tag:blogger.com,1999:blog-32749670214072575852024-02-22T03:34:43.968+01:00Biella Protestante - Valdesi a BiellaChiesa evangelica valdese di Biella e Piedicavallobithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.comBlogger1431125tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-62999684003475257532022-06-26T21:28:00.000+02:002022-06-26T21:28:47.861+02:00Predicazione di domenica 26 giugno 2022 su 2 Corinzi 4,5-10 a cura di Marco Gisola<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"> <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>2
Corinzi 4,5-10</b></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup>5</sup>
Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale
Signore, e quanto a noi ci dichiariamo vostri servi per amore di
Gesù; <sup>6</sup> perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra
le tenebre» è quello che risplendé nei nostri cuori per far
brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio, che rifulge
nel volto di Gesù Cristo. <sup>7</sup> Ma noi abbiamo questo tesoro
in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a
Dio e non a noi. <sup>8</sup> Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma
non ridotti all’estremo; perplessi, ma non disperati; <sup>9</sup>
perseguitati, ma non abbandonati; atterrati, ma non uccisi; <sup>10</sup>
portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la
vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo; </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Un
tesoro in vasi di terra, ovvero una cosa molto preziosa, anzi
preziosissima, contenuta e trasportata da contenitori molto molto
fragili: questa è l’immagine molto semplice e molto efficace che
l’apostolo Paolo usa per descrivere la realtà sua e di tutti i
cristiani.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Un
tesoro in vasi di terra: è chiaro che il tesoro è Gesù, nostro
Signore, è - come ha scritto Paolo - il Dio che ha voluto
risplendere “nei nostri cuori per fare brillare la luce della
conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Cristo”.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il
volto di Gesù ci rivela il volto di Dio, la volontà di Dio: questo
è il tesoro, questo è l’evangelo, la buona notizia che ci
annuncia che Cristo è venuto per rivelarci la grazia di Dio ed è
morto e risorto per la nostra salvezza.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il
tesoro è Gesù, la sua opera di salvezza e liberazione, il suo amore
che ci rende figli e figlie di Dio. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il
tesoro è la vocazione che ha rivolto ai suoi discepoli, che per
seguirlo hanno lasciato ciò che avevano, ma hanno trovato molte
sorelle e fratelli e un senso e uno scopo per la loro esistenza. Come
noi.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">È
la libertà che ha portato a chi viveva emarginato e prigioniero di
una malattia o di un pregiudizio e dunque la vita nuova che ha
offerto alle vittime dell’ingiustizia, ma anche ai colpevoli, come
Zaccheo, all’adultera che non ha condannato e ai lebbrosi che ha
guarito reinserendoli nella vita sociale e religiosa. È il regno di
Dio, che ha raccontato nelle sue parabole, in cui non vi sono né
primi né ultimi, ma tutti sono uguali. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il
tesoro è il perdono, ovvero la possibilità di ricominciare che ha
sempre offerto a tutti, a partire dai suoi discepoli, che spesso non
lo hanno capito, che a volte gli hanno chiesto esattamente il
contrario di quello che lui aveva sempre insegnato, che lo hanno
tradito e rinnegato, mentre Gesù non li ha mai abbandonati anche
quando loro lo hanno abbandonato.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Possibilità
di ricominciare e possibilità di riscatto che ha offerto a uomini e
donne, a farisei e a pubblicani, a ebrei e a pagani.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il
tesoro sta nel fatto che l’amore di Dio che Gesù ha incarnato è
arrivato fino alla croce, al dono totale di se stesso e che nella
risurrezione di Gesù Dio ha davvero fatto brillare la gloria di Dio
nel mondo e nascere una speranza nuova per tutti e tutte.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il
tesoro è Gesù ed è dunque l’annuncio di Gesù, l’annuncio che
Gesù è morto per noi ed è stato risuscitato. Il tesoro è dunque
l’evangelo, la buona notizia che per l’umanità è possibile una
nuova vita e dunque c’è speranza, speranza di perdono, speranza di
giustizia, speranza di pace.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ogni
domenica noi ci ritroviamo qui per riscoprire questo tesoro. Per
ascoltarne ogni volta l’annuncio, che risuscita anche noi. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Noi,
che siamo invece i vasi di terra; lo è Paolo, l’apostolo parla
innanzitutto di sé stesso e dei suoi compagni di predicazione, parla
delle difficoltà e delle ostilità che ha incontrato e incontra nel
suo cammino di apostolo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ma
con lui siamo tutti noi, tutti i cristiani e le cristiane. Vaso di
terra è la nostra fragile umanità con tutti i suoi limiti e difetti
e anche con il suo peccato. Il vaso di terra sono le nostre colpe e
il tesoro è il perdono di Dio, <span style="background: transparent;">che
non ci imputa le nostre colpe.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Vaso
di terra è anche la Bibbia, mentre il tesoro che essa contiene è la
Parola di Dio - con la P maiuscola. La Bibbia è vaso di terra perché
è stata scritta da esseri umani, ispirati ma pur sempre umani, e ha
bisogno della nostra preghiera e del nostro impegno per poter cercare
di comprenderla e interpretarla. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ma
anche la nostra interpretazione è un vaso di terra, e non va mai
confusa con il tesoro che è la Parola di Dio. Interpretazione
necessaria, eppure sempre provvisoria, che ha sempre bisogno dello
Spirito che ci aiuti a incontrare nella Bibbia il volto di Gesù che
brilla per noi, come luce di amore e di grazia.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Un
tesoro in vasi di terra: un’immagine composta da due parti che sono
tra loro contraddittorie e proprio per questo l’immagine è molto
efficace. Molto efficace perché molto semplice. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Eppure
è difficile tenere insieme le due parti; c’è sempre il rischio di
dimenticarne una o di metterla tra parentesi: c’è il rischio di
vedere solo il tesoro e pensare che siamo noi il tesoro, che la
chiesa è il tesoro, rischiando di non vedere più che invece siamo
solo il vaso, che è fragile e debole. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">E
se vediamo soltanto il tesoro, e non il vaso di terra che lo
contiene, il rischio è quello di cadere nell’orgoglio. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ma
c’è anche l’altro rischio, quello opposto, quello di vedere
soltanto il vaso di terra, soltanto la fragilità umana e allora il
rischio è la depressione, è il lamento: “siamo fragili, siamo
pochi, siamo anziani…” </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">E
dimenticare che proprio a questi fragili vasi è affidato il tesoro,
che non è mai il vaso, ma è pur sempre nel vaso, perché ci è
dato, affidato da Dio, il tesoro dell’evangelo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Dio,
che nella sua immensa libertà, ha scelto anche noi, anche questi
vasi che siamo noi, che sei tu, per affidare anche – non soltanto a
noi ma anche a noi, anche a te, il suo tesoro.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il
preziosissimo tesoro che è Gesù, che è l’evangelo della grazia,
dell’amore e della speranza, che ci viene raccontato e annunciato
dalla prima all’ultima pagina della Bibbia. Qui ci viene annunciato
da queste parole di Paolo, in un modo apparentemente poco evidente,
ma che mi sembra molto significativo. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Nel
brano che abbiamo letto Paolo parla delle proprie difficoltà e
tribolazioni nell’opera di annuncio dell’evangelo e scrive: “noi
siamo tribolati in ogni maniera ma non ridotti all’estremo,
perplessi ma non disperati, perseguitati ma non abbandonati,
atterrati ma non uccisi”.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">In
queste parole di Paolo c’è tutta l'immagine del tesoro nel vaso di
terra. Il vaso di terra è evidente, è lui, l’apostolo che subisce
tutte queste ostilità e vive tutte queste difficoltà. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ciò
che segnala la presenza del tesoro sono invece due paroline, piccole
ma importantissime: <u>ma non</u>: tribolati <u>ma non</u> ridotti
all’estremo, perplessi <u>ma non</u><span style="text-decoration: none;">
</span>disperati, perseguitati <u>ma non</u> abbandonati, atterrati
<u>ma non</u> uccisi.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Questo
“ma non” è l’effetto della grazia di Dio, del tesoro affidato
al vaso di terra che è Paolo e che siamo tutti noi.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Vaso
di terra che umanamente è tribolato, perplesso, perseguitato,
atterrato, <u>ma non</u><span style="text-decoration: none;"> </span><span style="text-decoration: none;">ridott</span><span style="text-decoration: none;">o</span><span style="text-decoration: none;">
all’</span><span style="text-decoration: none;">es</span><span style="text-decoration: none;">tremo,
</span><u>ma non</u><span style="text-decoration: none;"> </span><span style="text-decoration: none;">disperat</span><span style="text-decoration: none;">o,
</span><u>ma non</u><span style="text-decoration: none;"> </span><span style="text-decoration: none;">abbandonat</span><span style="text-decoration: none;">o,
</span><u>ma non</u><span style="text-decoration: none;"> </span><span style="text-decoration: none;">uccis</span><span style="text-decoration: none;">o.
</span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Questo
</span><u>ma non</u><span style="text-decoration: none;"> è l’opera
di </span><span style="text-decoration: none;">Dio, </span><span style="text-decoration: none;">che
ha affidato i</span><span style="text-decoration: none;">l</span><span style="text-decoration: none;">
tesoro dell’evangelo ai fragili vasi di terra che siamo, </span><span style="text-decoration: none;">è</span><span style="text-decoration: none;">
</span><span style="text-decoration: none;">l’opera di </span><span style="text-decoration: none;">Dio
</span><span style="text-decoration: none;">che </span><span style="text-decoration: none;">nella
sua grazia, ha scelto </span><span style="text-decoration: none;">anche
noi </span><span style="text-decoration: none;">per affidarci il suo
tesoro.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Queste
parole di Paolo mi aiutano a salutarvi, lasciandovi un augurio –
che poi tra cristiani l’augurio è in realtà una preghiera. Io
vorrei certo augurarvi ogni bene, salute e felicità… tutte cose
importanti nella vita. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Ma
</span><span style="text-decoration: none;">siamo vasi di terra e </span><span style="text-decoration: none;">il
</span><span style="text-decoration: none;">nostro bene, la nostra
salute e la nostra felicità dipendono da molte cose che non sono
sotto il nostro controllo. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">E
allora vi auguro e prego che questo “ma non” della grazia di Dio
operi in voi e per voi. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Vi
auguro e prego che, se vi capiterà di essere tribolati, il Signore
faccia sì che non siate ridotti all'estremo; </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">che
se vi capiterà di essere perplessi, confusi, disorientati, il
Signore faccia sì che non siate disperati, ovvero che non perdiate
mai la speranza; </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">che
se sarete perseguitati da qualche male o da qualche angoscia, il
Signore faccia sì che sappiate di non essere abbandonati; </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">che
se sarete atterrati, cioè gettati a terra, il Signore faccia sì che
non siate “uccisi”, ovvero che possiate non soccombere alle
fatiche e ai dolori della vita, e possiate ogni volta che cadete,
essere da lui rialzati.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Q</span><span style="text-decoration: none;">uesto
</span><span style="text-decoration: none;">è il tesoro
dell’evangel</span><span style="text-decoration: none;">o, </span><span style="text-decoration: none;">q</span><span style="text-decoration: none;">uest</span><span style="text-decoration: none;">a
era la fede di Paolo. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Possa
essere anche la nostra e vostra fede, ogni giorno della nostra vita.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-74128655620111956702022-06-23T22:58:00.003+02:002022-06-23T22:59:10.693+02:00Predicazione di domenica 19 giugno 2022 su Luca 16,19-31 a cura di Graziella Graziano<p style="text-align: center;"><b> Luca 16,19-31</b><br /></p><p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><b><span style="background: #ffffff;">19</span></b></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
«C'era un uomo ricco, che si vestiva di porpora e di bisso, e ogni
giorno si divertiva splendidamente; </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><b><span style="background: #ffffff;">20</span></b></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
e c'era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui,
pieno di ulceri, </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><b><span style="background: #ffffff;">21</span></b></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; e
perfino i cani venivano a leccargli le ulceri. </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><b><span style="background: #ffffff;">22</span></b></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di
Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><b><span style="background: #ffffff;">23</span></b></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
E nell'Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano
Abraamo, e Lazzaro nel suo seno; </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><b><span style="background: #ffffff;">24</span></b></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro
a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua,
perché sono tormentato in questa fiamma". </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><b><span style="background: #ffffff;">25</span></b></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
Ma Abraamo disse: "Figlio, ricòrdati che tu nella tua vita hai
ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma
ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato. </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><b><span style="background: #ffffff;">26</span></b></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine,
perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né
di là si passi da noi". </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><b><span style="background: #ffffff;">27</span></b></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
Ed egli disse: "Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a
casa di mio padre, </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><b><span style="background: #ffffff;">28</span></b></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, e non
vengano anche loro in questo luogo di tormento". </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><b><span style="background: #ffffff;">29</span></b></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
Abraamo disse: "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli".
</span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><b><span style="background: #ffffff;">30</span></b></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
Ed egli: "No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro,
si ravvedranno". </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><b><span style="background: #ffffff;">31</span></b></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
Abraamo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si
lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita"».</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">È
un testo molto conosciuto quello che il lezionario ci propone per
questa domenica, molto conosciuto, ma non per questo scontato o di
facile comprensione.</span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">Anche
le altre due letture che sono proposte per la giornata di oggi sono
connesse al tema della nostra predicazione, perché parlano di
ravvedimento, di non fidarsi di chi dice che va tutto bene, della
fede che salva e dell’amore.</span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">Torniamo
al testo allora. Mi sembra che ci siano alcune cose importanti da
sottolineare: la prima è che il ricco non è andato a finire nei
tormenti solo perché era ricco e che Lazzaro non è stato portato
dagli angeli in seno ad Abramo solo perché era povero.</span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">Il
ricco, non viene detto il suo nome, a differenza del povero, è
finito nei tormenti perché si vestiva lussuosamente e ogni giorno si
divertiva splendidamente e non pensava ad altro; nella sua vita, la
povertà degli altri, e le altre in generale non entravano nel suo
orizzonte, non avevano diritto di cittadinanza. Persino dopo morto
pensa di potersi comportare da padrone e si rivolge ad Abramo, non a
Lazzaro, pretendendo aiuto: prima dice ad Abramo di mandare Lazzaro a
rinfrescargli le labbra e poi gli chiede di mandarlo dai suoi
fratelli. Dunque, il ricco è lì soprattutto perché non ha capito e
continua a non capire, continua a pensare di poter controllare almeno
quello che succede ai suoi fratelli, visto che lui è morto, e di
poter continuare ad esercitare il controllo secondo il suo sistema
consolidato di potere/oppressione. </span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">Del
povero invece viene detto il nome: Lazzaro, che significa </span><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><i>Dio
aiuta</i></span><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">. Lazzaro è
povero e malato, non dice e non fa nulla. Vive la sua povertà e la
sua malattia e alla fine della storia è prelevato dagli angeli e
accudito da Abramo, Lazzaro può contare solo sull’aiuto che gli
viene da Dio.</span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">Ad
una prima lettura potremmo essere prese da una sorta di
soddisfazione; c’è giustizia alla fine: il ricco viene punito e il
povero viene ricompensato! Ma in realtà possiamo provare anche
fastidio di fronte ad un racconto che può suonare nel senso di
tenere a bada i poveri con la promessa di un aldilà migliore e di
fare paura ai ricchi minacciandoli con le pene dell’inferno. Ma
intanto in questo mondo i poveri soffrono la fame e la miseria e i
ricchi se la godono…</span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">La
lettura del vangelo però ci porta oltre, ci porta a fare i conti con
la realtà di un mondo dove le risorse sono finite: </span><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><i>tu
hai già avuto la tua parte</i></span><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">
dice Abramo al ricco. Non è tutto disponibile all’infinito. È
molto importante per il nostro mondo questa lezione, è sempre il
discorso dei dieci panini e delle dieci persone: al mondo ci sono
disponibili 10 panini e 10 persone che devono mangiare, quindi ce n’è
per tutte, ma nel nostro mondo ci sono due persone che mangiano 8
panini e 8 persone cui restano solo 2 panini: il 2% della popolazione
mondiale consuma l’80% delle risorse…</span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">E
lo stesso discorso si può spostare sul consumo dell’acqua. Mai
come in questo momento dovremmo essere in grado di capire che non ce
ne sarà per tutti come prima, che forse comincerà anche per il
nostro mondo occidentale a crearsi il bisogno di acqua, di energia,
di terra. Sono previsti, entro il 2030, 50 milioni di migranti per
sete.</span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">E
allora saremo chiamati a dare ascolto non ai falsi profeti che
promettono soluzioni facili e sempre dentro una logica di rapina del
suprematismo bianco, ma a chi ci dice che verranno tempi bui, in cui
in qualche modo dovremo cominciare a fare i conti con la rovina che
il nostro civilissimo mondo occidentale ha portato sul pianeta,
dovremo imparare a dare ascolto a chi richiama ad una responsabilità
personale e collettiva. E tutto questo lo dovremo fare e lo potremo
fare non per guadagnare il posto di Lazzaro, non per paura di
trovarci dalla parte dell’Ade dove c’è il ricco, ma perché ci
ricorderemo dell’amore di Dio per noi, come abbiamo sentito nella
lettera di Giovanni, perché </span><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><i>nell’amore
non c’è paura, chi ha paura teme il castigo, quindi chi ha paura
non è perfetto nell’amore</i></span><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">.
E ancora </span><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><i>chi non
ama suo fratello che ha visto non può amare Dio che non ha visto.</i></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">L’invito
insomma è quello di sempre, dell’intera Bibbia: guardarci intorno,
guardare fuori di noi, allargare il nostro orizzonte verso l’altro
e l’altra. E non è solo nel senso della pur sacrosanta attività
di diaconia, questo è certo un pezzo del nostro orizzonte, che però
non può e non deve diventare un alibi e non può esaurire il mandato
dell’amore. Il mandato dell’amore ci dice, certo, di aiutare i
fratelli e le sorelle in difficoltà, ma ci dice credo, di impegnarci
soprattutto per superare il sistema di ingiustizia che permea la
nostra vita e quella del mondo intorno a noi; ci chiede di non
abituarci allo spettacolo della guerra, di non smettere di indignarci
di fronte alle ingiustizie sociali, di vincere la tendenza a
chiuderci nelle nostre case protette; ci chiede insomma di sentirci
sempre mobilitati a testimoniare l’amore di Dio che Gesù è venuto
a compiere.</span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;">Da
questa parabola dell’evangelo di Luca ci viene un’altra lezione
importante: </span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><i><span style="background: #ffffff;">Abraamo
disse: "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli"</span></i></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">
e ancora </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><i><span style="background: #ffffff;">"Se
non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure
se uno dei morti risuscita"</span></i></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">.
È chiaro che attraverso queste parole noi scopriamo che il ricco, e
i suoi parenti che lui vorrebbe avvisare, non hanno seguito la Legge,
né i profeti. Queste parole, dette al tempo di Gesù, erano un
chiaro invito a seguire gli insegnamenti di quella parte della Bibbia
che noi oggi chiamiamo Antico Testamento o Primo Testamento; tutto
quello che c’è da sapere per testimoniare la fede in Dio si trova
già lì. Noi cristiani abbiamo il compimento di quella Parola in
Gesù Cristo, abbiamo la spiegazione di quella Parola nelle parabole
con le quali Gesù ci ha orientato nella lettura, parabole che sono
giunte fino a noi attraverso la redazione dei testi che compongono
quello che noi chiamiamo il Nuovo Testamento o Secondo Testamento,
che prosegue e vivifica l’Antico.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Allora
le parole che Luca mette in bocca ad Abraamo sono un chiaro invito ad
assumerci le nostre responsabilità di credenti salvati per grazia e
non per opere, fedeli alla Scrittura nel suo canone completo,
confortati dallo spirito santo che a Pentecoste Gesù, morto e
risorto per noi, ci ha lasciato: </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><i><span style="background: #ffffff;">sola
Scriptura</span></i></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">,
</span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><i><span style="background: #ffffff;">sola
gratia, sola fide, solus Christus, </span></i></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">questa
è la nostra fede.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">E
questo è anche il nostro compito: di leggere, meditare e
testimoniare la Scrittura che, sola, ci può orientare nella vita:
non nella vita della Chiesa, non nella vita religiosa, non nella vita
dello spirito, ma nella vita vera, quella che viviamo quotidianamente
nelle nostre case, nei luoghi di lavoro, nel sociale. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Non
è un invito a ritirarci in meditazione della Scrittura. È, al
contrario, un invito a portare la Scrittura nella nostra vita, a
vivere secondo quelle parole che possono davvero cambiare la nostra
prospettiva e il mondo intorno a noi; è un invito a scoprire il
mondo entrando in quella dimensione di vita che è la dimensione
dell’amore, così come la Bibbia ce lo fa conoscere: l’amore di
Dio per il mondo e per l’umanità intera, che in Cristo ha trovato,
per noi, il suo compimento perfetto.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Questa
parabola ci parla della necessità di ascoltare la Bibbia, nel senso
di fare ciò che essa prescrive, perché è nella nostra possibilità
farlo; ci dice che tutto quello che dobbiamo sapere e tutto quello
che possiamo essere e tutto quello che possiamo fare e tutto quello
che possiamo desiderare, è scritto lì. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Non
c’è altro. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">La
nostra vita, il nostro mondo, non sono altro che il dono d’amore di
Dio per tutti e tutte noi. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Questa
parabola ci dice anche che il Signore c’è per tutti e per ciascuna
e che lo si può trovare nella Bibbia e nei fratelli e nelle sorelle,
ma che per incontrarlo bisogna ascoltare la sua parola e grazie a
questa uscire da noi stessi per andare nel mondo e diventare
operatori di pace e di giustizia. Non sono due parole astratte, meno
che mai oggi, quando la pace sembra vacillare ovunque e la giustizia
sembra vestire sempre di più i panni del potere economico. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Non
vorrei trasformare l’evangelo di Luca in un manuale per la
rivoluzione perché non veniamo giustificati per mezzo delle opere
(nemmeno per quelle sociali), bensì per la fede in Gesù Cristo. È
la fede in Gesù Cristo che ci rende liberi di andare incontro a
Lazzaro, non la paura della punizione o la presunta assunzione di un
compito morale e sociale, ma non possiamo stare a guardare. Non siamo
spettatori ma protagonisti del cambiamento che può avvenire,
testimoni dell’evangelo e non lettori solamente, testimoni gioiosi
e convinti della salvezza che abbiamo ricevuto per grazia mediante la
fede. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">L’evangelista
si rivolgeva ad un pubblico che aveva in mente una teologia secondo
la quale il segno della benedizione di Dio era visibile
nell’abbondanza di beni materiali, la condizione di ricchezza
dimostrava il favore presso Dio. Luca era in polemica con i farisei
che credevano nel valore della ricchezza e della vita piena di
benedizioni materiali, cioè era in polemica con una lettura distorta
della Scrittura, che non riconosceva invece che Dio interviene a
favore dei deboli e degli oppressi e che chiede al suo popolo di
collaborare affinché la giustizia sia instaurata tra le nazioni.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Oggi
questa parabola è un atto di accusa nei confronti di chi pensa che
il mondo sia dato così come noi lo conosciamo e che le differenze
fanno parte di un ordine che non può, e persino non deve, essere
capovolto.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Noi
sappiamo invece che siamo chiamati tutti e tutte a testimoniare la
parola del Signore che converte noi e il mondo intorno a noi, che
salva e che redime, che restituisce la giustizia e che ci assicura
che la promessa del Regno è già stata mantenuta in Cristo. A noi
sta di renderla vera e operante.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, sans-serif;"><span style="background: #ffffff;">Amen</span></span></span></p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-82099980438389030372022-05-23T11:15:00.005+02:002022-05-23T11:15:56.064+02:00 Predicazione di domenica 22 maggio 2022 su Giovanni 14,23-29 a cura di Daniel Attinger<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>LA
PROMESSA DELLO SPIRITO SANTO</b></span></span></p><p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Giovanni 14,23-29 <br /></b></span></span></p>
<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm;">
<br />
</p><span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Gesù gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il
Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi udite
non è mia, ma è del Padre che mi ha mandato.</span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">
Vi ho detto queste cose, stando ancora con voi; </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio
nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho
detto.</span></span></span></span><br /><p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm;"><span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">
</span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il
vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti.</span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">
Avete udito che vi ho detto: "Io me ne vado, e torno da voi";
se voi mi amaste, vi rallegrereste che io vada al Padre, perché il
Padre è maggiore di me. </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ora ve l'ho detto prima che avvenga, affinché, quando sarà
avvenuto, crediate. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm;">
<br />
</p>
<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm;">
<br />
</p>
<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Cari
fratelli e sorelle,</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In
questa VI<sup>a </sup>domenica di Pasqua ci viene ricordato, una
volta ancora, il grande annuncio pasquale: Gesù Cristo, colui
che è stato crocifisso, è risorto ed è vivente! È un messaggio
così straordinario che occorrono ben otto domeniche, tutto il tempo
che passa tra Pasqua e la festa di Pentecoste che celebreremo
fra quindici giorni, per tentare di capire questo messaggio.
Anzi, a dire il vero, sono tutte le domeniche che, in un modo o in un
altro, ci offrono delle variazioni su quell’unico tema. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Per
renderci conto della nostra difficoltà a comprendere questo
messaggio, basti pensare che se vi dicessi che ho incontrato
l’altro giorno, per le strade di Biella, la signora Zaldera, che
era dei nostri, vi chiedereste, a giusta ragione, se non avessi perso
la testa. Il problema, infatti, consiste nel sapere cosa si
intende quando si parla di resurrezione.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Nella
Bibbia, indipendentemente dalla figura di Gesù, sono menzionati
alcuni casi di risurrezione: quello molto conosciuto di Lazzaro,
fratello di Marta e Maria, quello del ragazzo di Nain, che era
figlio unico di una donna vedova, o ancora quello della figlia di
Giairo. Ma in questi casi si parla di una realtà diversa dall’evento
di Pasqua. Infatti, quelle persone tornate in vita per la potenza di
Gesù sono poi morte una seconda volta ed aspettano anch’esse
la resurrezione dei morti che professiamo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Per
Gesù si tratta di qualcos’altro: perché Gesù risorto non è
identico a ciò che era prima. Da risorto, non lo si riconosce
subito; sembra poi che possa essere presente nel contempo in
diversi luoghi; entra d’improvviso in una stanza dove si trovano i
discepoli, le cui porte sono state accuratamente chiuse per paura
della gente; ma nello stesso tempo lo si può toccare, e mangia i
pezzi di pesce che i suoi discepoli gli offrono; e soprattutto,
Gesù risorto non muore più.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Per
una mente normale tutto ciò sa di inverosimile, per cui non è
affatto strano che molta gente pensi che i cristiani sono stati
vittime di allucinazioni.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ecco
per il problema. E allora cosa possiamo dire noi che, nonostante
tutto, crediamo nella risurrezione di Gesù? L’occasione di
una predicazione non basta evidentemente per dire la nostra fede. Ma
ogni predicazione può costituire un tassello che, aggiunto man mano
ad altri, forma alla fine un mosaico che dia una certa immagine della
risurrezione in cui crediamo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Oggi,
il tassello è la promessa dello Spirito santo di cui Gesù
parla ai suoi discepoli durante l’ultimo pasto che condivide con
loro, prima della sua passione e morte in croce.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Che
rapporto c’è tra questa promessa e la resurrezione? Il rapporto
non è immediato, ma vedremo che esiste ed è anche importantissimo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ascoltiamo
dunque il testo che abbiamo letto. Cosa dice?</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In
un primo tempo, Gesù parla dell’amore: “<i>Se uno mi ama, mio
Padre lo amerà e noi verremo a lui e resteremo stabilmente vicino a
lui</i>”. La risurrezione di Gesù non fa parte degli eventi
verificabili scientificamente: è un’esperienza che viviamo e
dalla quale nasce in noi l’amore; non l’amore spontaneo come
quello che nasce tra due persone che si trovano bene l’una con
l’altra, ma un amore che si rivela nell’obbedienza ai
comandamenti del Signore, e particolarmente al comandamento
nuovo appena dato ai discepoli: “Amatevi gli uni gli altri, come e
poiché io ho amato voi”. E Gesù ha appena mostrato cosa
significa questo amore quando ha lavato i piedi ai suoi discepoli,
anche a Giuda che lo tradiva e a Pietro che lo avrebbe rinnegato: si
tratta quindi di un amore che pur odiando il peccato, ama il
peccatore e va fino all’amore per i nemici, come ha insegnato
Gesù nel discorso sul monte.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Quest’esperienza
non fa parte delle nostre capacità; amare il nemico fino a preferire
che egli viva, anche se per questo io debba morire, è al di là di
ciò che si può chiedere a un essere umano. Ecco allora il secondo
tempo della parola di Gesù: <i>la promessa dello Spirito santo</i>.
Ma, perché lo possiamo ricevere, occorre la manifestazione
dell’amore totale di Gesù per noi, cioè la sua morte. Essa è la
prova che egli ha preferito la nostra vita alla sua, ma nel contempo,
avendo vissuto l’amore divino in pienezza, la sua morte è anche
ritorno al Padre da dove manda quello Spirito che lo animava quando
viveva tra noi. Di fatto, al momento della morte di Gesù, Giovanni
scrive: “chinato il capo, effuse lo Spirito”. La sua morte è
effusione dello Spirito.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;"><a name="_GoBack"></a>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ma
<i>cos’è questo Spirito</i>? Gesù lo chiama “Paraclito”,
parola che qualifica un avvocato in tribunale, oppure uno che esorta,
incoraggia e consola e dunque qualcuno che costituisce un sostegno
solido per la vita. Appena prima Gesù l’aveva chiamato un “altro
Paraclito”. Se è altro, ciò significa che succede a un “primo”,
cioè a Gesù stesso che era il primo Paraclito. Questo Spirito,
datoci da Dio, esercita dunque in noi lo stesso ruolo di quello che
Gesù esercitava nei confronti dei suoi discepoli: ci insegna
ogni cosa, ricordandoci e facendoci capire le parole che Gesù ha
proclamato. Ma non solo: questo Spirito è il portatore in noi della
pace, pace con se stessi, pace con gli altri e questo perché quando
lo Spirito ci è dato, è Dio stesso a fare in noi la sua dimora.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Forse
penserete che tutto ciò è un bel discorso, che rischia però di
essere vuoto perché nulla di ciò può essere controllato.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Invece,
non è così. Per capirlo occorre fermarsi brevemente su due
pensieri.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
primo concerne <i>la fede</i>: spesso pensiamo che la fede sia
l’adesione ad una credenza, a dei dogmi o a delle affermazioni
sulle quali fondiamo il nostro esistere. Ci facciamo cioè un’idea
intellettuale della fede, mentre in realtà la fede è
fondamentalmente un atto di fiducia, un abbandonarsi a Dio
con la convinzione che egli diventa l’attore stesso della
nostra vita, colui che la conduce e le dà la sua direzione. Il
credere è dunque qualcosa che gli altri possono vedere, e che
possono vedere nel comportamento e nella vita del credente.
Così, non possiamo vedere lo Spirito santo, ma lo possiamo vedere
agire in noi. Suscita in noi parole di consolazione, di
incoraggiamento, di speranza; fa di noi dei portatori di pace; ci
ispira gesti di amore, di tenerezza, di bontà. Fa che in noi
qualcosa della vita di Gesù diventi visibile agli occhi di
quelli con cui viviamo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ed
ecco il secondo pensiero: in queste condizioni, se cioè è lo
Spirito a suscitare in noi un comportamento che rivela la nostra
fede, allora occorre chiedere lo Spirito e chiederlo con insistenza,
affinché questo dono ci sia sempre rinnovato. Infatti, non
possediamo mai lo Spirito, perché è lui che ci possiede, ma il suo
dono è certo per chi lo chiede, come ci ha promesso Gesù
stesso: “Se voi che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai
vostri figli, tanto di più il Padre vostro celeste darà lo
Spirito santo a coloro che lo chiedono” (Lc 11,13). La domanda
dello Spirito santo è l’unica preghiera della quale sappiamo con
certezza che viene esaudita. Allora, non esitiamo a rinnovare
questa richiesta, e vedremo lo Spirito del Risorto agire in
noi e conformare la nostra vita alla sua, e diventeremo, come Lui,
testimoni dell’amore del Padre: questa sarà la risurrezione,
anche nostra.</span></span></p>
<p align="right" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Amen.
</span></span>
</p>
<p style="margin-bottom: 0.35cm;"><br />
<br />
</p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-77449893012475589562022-05-16T07:59:00.005+02:002022-05-16T07:59:57.888+02:00Predicazione di domenica 15 maggio 2022 su Colossesi 3,12-17 a cura di Marco Gisola<p align="center" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
</p>
<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Colossesi
3,12-17</b></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup>12</sup>
Vestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti
di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di
pazienza. <sup>13</sup> Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi
a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi
ha perdonati, così fate anche voi. <sup>14</sup> Al di sopra di
tutte queste cose vestitevi dell’amore che è il vincolo della
perfezione. <sup>15</sup> E la pace di Cristo, alla quale siete stati
chiamati per essere un solo corpo, regni nei vostri cuori; e siate
riconoscenti.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup>16</sup>
La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente, ammaestrandovi ed
esortandovi gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a
Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi, inni e cantici
spirituali. <sup>17</sup> Qualunque cosa facciate, in parole o in
opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio
Padre per mezzo di lui.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">1.
La parola di Dio di oggi parla di noi e parla a noi. Parla di noi
perché ci dice che cosa siamo, chi siamo: per Dio siamo “eletti di
Dio, santi e amati”. Questo siamo per Dio. Sono tutti verbi al
passivo, il cui soggetto ovviamente è Dio stesso: siamo eletti
perché Dio ci ha eletti, cioè scelti; siamo santi non secondo il
linguaggio comune per cui si intende persone quasi perfette, ma nel
senso letterale biblico che vuol di nuovo dire scelti, messi da parte
da Dio; e siamo amati perché Dio ci ha amati in Cristo e ci ama. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Per
Dio e grazie a Dio siamo tutto questo: siamo eletti, santi e amati.
Questo la parola di Dio dice di noi oggi, questo siamo in Cristo, per
pura grazia e libera decisione di Dio. Ora tutto questo è appunto
pura grazia, è libera decisione di Dio; non è un premio, non è un
diritto, non è un privilegio essere eletti, santi ed amati, ma è un
dono di Dio e come tutti i doni di Dio ci è dato affinché lo
viviamo con gli altri e per gli altri.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
in questo senso questo brano parla non solo di noi ma anche a noi: è
infatti un brano “esortativo”, come si dice, cioè un brano che
dà indicazioni e suggerimenti ai cristiani della chiesa di Colosse.
E infatti comincia con un verbo all’imperativo: “vestitevi”
come eletti di Dio santi e amati di sentimenti di misericordia, di
benevolenza, ecc. Potremmo dire: poiché avete avuto la grazia di
essere scelti da Dio per amore, ora vivete questo dono e questa
vocazione, “vestitevi”. Poco prima aveva scritto “vi siete
spogliati dell’uomo vecchio e vi siete rivestiti del nuovo”.
L’apostolo si rivolge qui a dei cristiani che erano pagani che
hanno vissuto un enorme cambiamento, che viene rappresentato
dall’immagine dello spogliarsi e del rivestirsi, cioè di cambiare
abito. Potremmo quasi dire, con un’altra metafora, cambiare pelle,
cambiare vita. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Di
che cosa bisogna rivestirsi, di che cosa devono vestirsi i cristiani
di Colosse – e noi con loro - giorno dopo giorno? Come tutte le
mattine quando ci alziamo ci mettiamo i vestiti con i quali andiamo
incontro al nostro prossimo, così dobbiamo vestirci di sentimenti di
misericordia, benevolenza, umiltà, mansuetudine, pazienza, dobbiamo
sopportarci gli uni gli altri e perdonarci a vicenda e sopra tutte
queste cose “vestirci dell’amore” scrive l’apostolo. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">L’apostolo
si rivolge a una comunità, non a delle persone singole e sole, ma a
“eletti, santi e amati” tutte parole al plurale, persone che sono
chiamate a vivere insieme la fede, la gioia e la riconoscenza a
Cristo. E vivere insieme la fede, la gioia, la speranza, la
riconoscenza verso il Signore significa ogni giorno relazionarsi con
il prossimo che Dio ci ha messo accanto. E questo è un impegno, anzi
un compito, quello di curare queste relazioni; curare le relazioni
con le sorelle e i fratelli è il compito che il Signore ci dà ogni
giorno: “vestitevi” di questi sentimenti, ogni giorno, come ogni
giorno ci mettiamo i vestiti.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Per
stare insieme agli altri e insieme agli altri vivere la fede è
necessario che coltiviamo e curiamo benevolenza, umiltà,
mansuetudine, pazienza ed è anche necessario qualche volta che ci
sopportiamo, perché il prossimo che il Signore mi ha messo accanto
non è sempre come io vorrei che fosse. E a volte dobbiamo anche
perdonarci a vicenda, perché le relazioni umane - anche quelle
fraterne e sorerne che ci sono date di vivere nella chiesa - a volte
lasciano delle ferite, perché siamo peccatori e se non fossimo
peccatori non saremmo qui, perché non saremmo cristiani! Perché i
cristiani sono peccatori e peccatrici perdonati.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">È
un compito che ci viene dato: il compito di curare il nostro essere
comunità e dunque curare le relazioni tra noi, tra i membri della
comunità. È un compito, perché non è spontaneo. Questi sentimenti
di misericordia, benevolenza, umiltà, ecc. non nascono
spontaneamente del nostro cuore come potrebbe farci pensare la parola
“sentimenti”. Questi sentimenti – che potremmo anche chiamare
modi di essere, modi di porsi davanti agli altri e con gli altri,
vanno coltivati, curati e fatti crescere.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">2.
E come può accadere questo? Come nascono, crescono e vengono
coltivati i sentimenti di cui parla l’apostolo? Questo ci viene
detto più o meno a metà di questo brano quando l’apostolo scrive:
“la parola di Cristo abiti in voi abbondantemente”. È la parola
di Dio che crea la chiesa ed è la parola di Dio che cura, coltiva e
fa crescere le relazioni all’interno della chiesa, che fa nascere e
crescere in noi misericordia, benevolenza, umiltà, mansuetudine,
pazienza… È la Parola di Dio che ci aiuta a sopportarci, perché
ci dice che il legame che ci lega non è fatto di simpatia o di
somiglianze, ma è fondato nella morte e resurrezione di Cristo. È
la parola di Dio che ci insegna a perdonare, perché come scrive qui
l’apostolo “come il signore vi ha perdonati così fate anche
voi”. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Siamo
perdonati, dunque perdoniamo, riconosciamo il dono del perdono che
Dio ci ha donato in Cristo come un enorme dono e viviamolo nel nostro
perdonare. Solo rimettendoci continuamente in ascolto della Parola di
Dio, lasciandoci giudicare e interrogare da lei, lasciandoci
consolare ed istruire da lei, possiamo tentare di vivere ciò che
l’apostolo descrive in queste righe. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">3.
E la conclusione del nostro brano mi sembra che menzioni i due
ambiti, i due luoghi dove siamo chiamati a vivere sentimenti di
misericordia, benevolenza umiltà, ecc.: il culto e la vita
quotidiana. <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">“La parola di
Cristo abiti in voi abbondantemente, ammaestrandovi ed esortandovi
gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto
l’impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali”. Il
luogo dove ci ammaestriamo ed esortiamo a vicenda è il culto, ed è
significativo che l’apostolo dia così tanta importanza al canto.
Il canto accompagna ogni momento del nostro culto, è lode,
confessione di peccato, confessione di fede, espressione di fiducia,
domanda, intercessione… nel canto esprimiamo ogni aspetto della
nostra fede, ogni aspetto della nostra </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">vita</span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">
</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>nella</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">
</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>fede</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">.
Il canto è comunitario, tutti vi partecipano, </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">ognuno
canta al Signore e tutti cantano insieme. È comunitario anche nel
modo in cui si canta: nessuno deve prevalere, nessuna voce deve
coprire quella degli altri; e tutti devono andare allo stesso tempo,
in modo che il canto sia davvero corale. </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Per
cantare insieme è necessario ascoltarsi a vicenda, un esercizio
indispensabile per il canto e anche per la vita!</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
l’altro ambito è quello della vita quotidiana: “Qualunque cosa
facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore
Gesù”: un’indicazione che ci appare generica, ma che è generica
per comprendere ogni ambito della nostra vita: “qualunque cosa…”,
“ogni cosa…” cioè tutto ciò che fate e dite (“parole e
opere”) sia guidato da quei sentimenti di misericordia, umiltà,
ecc. Non è poco e non è generico, ma è la nostra intera vita, che
è così testimonianza in atti e in parole dell’immenso dono di
grazia che abbiamo ricevuto in Cristo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">4.
E infine – scrive l‘apostolo - fate tutto ciò “ringraziando
Dio Padre per mezzo di lui”. Ve l’ho già citato altre volte
quello che dice il catechismo di Heidelberg, un catechismo riformato
del ‘500 che Paolo Ricca ha ritradotto e commentato alcuni anni fa.
Alla domanda “Quante cose è necessario che tu sappia per poter
felicemente vivere e morire in questa consolazione [cioè nel sapere
che si appartiene a Cristo]?” La risposta è: “tre cose: in primo
luogo quanto grandi sono il mio peccato e la mia miseria. In secondo
luogo, come vengo redento da tutti i miei peccati e dalla mia
miseria. E in terzo luogo come devo esser <u>grato</u> a Dio per
questa redenzione”.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Queste
parole dell’apostolo fanno parte di questo “terzo luogo”: la
nostra vita di cristiani è tutta un esprimere la nostra gratitudine
a Dio per la redenzione, cioè per la liberazione, per il perdono,
per la salvezza che ci ha donato in Cristo. Tutto ciò che facciamo e
diciamo – dice il nostro brano di oggi e il catechismo di
Heidelberg con lui – è espressione della nostra gratitudine a Dio.
Null’altro che gratitudine. Quel che riusciamo effettivamente a
vivere della misericordia, della benevolenza, della umiltà, della
mansuetudine, della pazienza, della sopportazione e del perdono di
cui si parla qui, è pura e semplice gratitudine. Se e quando
riusciamo a vivere qualche briciola di tutto ciò non è altro che
riconoscenza a Dio per ciò che ha fatto per noi. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Come
“come eletti di Dio, santi e amati” siamo chiamati a vestirci di
tutti questi sentimenti, di questo modo di essere non per essere
buoni – solo Dio è buono, ha detto Gesù – ma per essere grati
al Signore ed esprimere questa gratitudine nell’amore verso il
prossimo che lui ci ha dato. E possa la Parola di Dio abitare
abbondantemente in tutti noi e continuare a ricordarcelo e ad
insegnarcelo.</span></span></p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-29554416658147701102022-04-25T08:45:00.003+02:002022-04-25T08:45:30.253+02:00Predicazione di domenica 24 aprile 2022 su Colossesi 2,12-15 a cura di Marco Gisola <p align="center" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Colossesi
2,12-15</b></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><i><sup>12</sup>
siete stati con lui sepolti nel battesimo, nel quale siete anche
stati risuscitati con lui mediante la fede nella potenza di Dio che
lo ha risuscitato dai morti. <sup>13</sup> Voi, che eravate morti nei
peccati e nella incirconcisione della vostra carne, voi, dico, Dio ha
vivificati con lui, perdonandoci tutti i nostri peccati; <sup>14</sup>
egli ha cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci
condannavano, e l’ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce; <sup>15</sup>
ha spogliato i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico
spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce.</i></span></span><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Al
</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">venerdì santo e a
</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">P</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">asqua
</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">abbiamo annunciato che
G</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">esù Cristo è morto e
risorto per noi. Il testo di oggi</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">
ci</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"> dice che il venerdì
santo e </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">il giorno di
</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Pasqua siamo morti e
risorti anche noi: </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>siete
stati con lui sepolti nel battesimo, nel quale siete anche stati
risuscitati con lui mediante la fede nella potenza di Dio che lo ha
risuscitato dai morti. </i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">Questo
è il significato del battesimo </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">cristiano</span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">,
</span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">scrive
l’apostolo, </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">questo
è ciò che è stato proclamato il giorno in cui siamo stati
battezzati, non importa se molto o poco tempo fa, non importa se da
bambini o da adulti, se per aspersione o per immersione. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Il
</span><span style="font-style: normal;">tuo </span><span style="font-style: normal;">battesimo
ha questo significato: Gesù Cristo è morto e risorto anche per te.
Gesù Cristo è morto e risorto per tutta l’umanità, ma poiché è
morto e risorto per delle persone ben precise, con un nome e una
esistenza unici, nell’istante del battesimo si annuncia che Gesù
Cristo è morto per </span><span style="font-style: normal;">T</span><span style="font-style: normal;">izio
</span><span style="font-style: normal;">o</span><span style="font-style: normal;">
</span><span style="font-style: normal;">per C</span><span style="font-style: normal;">aia,
che veng</span><span style="font-style: normal;">ono</span><span style="font-style: normal;">
</span><span style="font-style: normal;">chiamati per nome </span><span style="font-style: normal;">mentr</span><span style="font-style: normal;">e
</span><span style="font-style: normal;">vengono </span><span style="font-style: normal;">battezzati</span><span style="font-style: normal;">.
</span><span style="font-style: normal;">Il testo dice </span><i>siete
stati </i><i><u>con lui</u></i><i> sepolti nel battesimo, nel quale
siete anche stati risuscitati </i><i><u>con lui</u></i><span style="font-style: normal;">.
Siamo stati sepolti e siamo anche già stati risuscitati con lui:
mentre lui, Gesù, veniva sepolto </span><span style="font-style: normal;">e
</span><span style="font-style: normal;">mentre veniva risuscitato, ci
portava con sé. Non ci portava </span><span style="font-style: normal;">né
nella tomba e nemmeno </span><span style="font-style: normal;">in
cielo ovviamente, ma ci portava in una nuova vita. </span>La morte e
resurrezione di Cristo ha fatto morire e risorgere anche noi, nel
senso che ha fatto iniziare per noi una nuova vita in Cristo, come
dice l’apostolo “<i>mediante la fede nella potenza di Dio che lo
ha risuscitato dai morti</i><span style="font-style: normal;">”.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Che
cosa caratterizza questa nuova vita? Questo brano parla di almeno due
caratteristiche: </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">1.
L</span><span style="font-style: normal;">a prima è il </span><span style="font-style: normal;"><u>perdono</u></span><span style="font-style: normal;">:
</span><i>Voi, che eravate morti nei peccati </i><i>[…]</i><i>, Dio
ha vivificati con lui, perdonandoci tutti i nostri peccati. </i><span style="font-style: normal;">Siamo
stati risuscitati perché siamo stati perdonati. </span><span style="font-style: normal;">Il
peccato è morte, il perdono è vita. Il peccato uccide, il perdono
fa risorgere. </span><span style="font-style: normal;">E non è un
modo di dire: il peccato, </span><span style="font-style: normal;">anche
</span><span style="font-style: normal;">quando </span><span style="font-style: normal;">non
toglie davvero la vita a </span><span style="font-style: normal;">qualcuno
- come nel caso della guerra, del terrorismo, dei femminicidi, ecc. -
</span><span style="font-style: normal;">è </span><span style="font-style: normal;">però
la </span><span style="font-style: normal;">morte di una relazione. </span><span style="font-style: normal;">E
</span><span style="font-style: normal;">il perdono è rinascita di
una relazione. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">F</span><span style="font-style: normal;">orse
“morte” ci sembra una parola troppo grossa, spesso le relazioni
non si interrompono, ma molte volte le relazioni si incrinano; non
son</span><span style="font-style: normal;">o</span><span style="font-style: normal;">
ucci</span><span style="font-style: normal;">s</span><span style="font-style: normal;">e,
</span><span style="font-style: normal;">ma </span><span style="font-style: normal;">sono
spesso </span><span style="font-style: normal;">vengono </span><span style="font-style: normal;">ferite
e </span><span style="font-style: normal;">le ferite </span><span style="font-style: normal;">faticano
a </span><span style="font-style: normal;">guari</span><span style="font-style: normal;">re</span><span style="font-style: normal;">.
Non ci si parla più, oppure ci si parla malamente o alle spalle. Il
perdono in questo senso è guarigione, </span><span style="font-style: normal;">a
volte vera e pr</span><span style="font-style: normal;">o</span><span style="font-style: normal;">pria</span><span style="font-style: normal;">
rinascita</span><span style="font-style: normal;"> di una relazione e
questa guarigione </span><span style="font-style: normal;">o rinascita
</span><span style="font-style: normal;">si chiama riconciliazione. È
ciò che ha fatto Gesù morendo in croce per noi, come dice
l’apostolo Paolo quando scrive che “Dio era in Cristo nel
riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro
colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione” (2 Cor
5,19).</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">E
</span><span style="font-style: normal;">il nostro brano di oggi </span><span style="font-style: normal;">dice
che </span><span style="font-style: normal;">erava</span><span style="font-style: normal;">mo</span><span style="font-style: normal;">
“morti nei peccati” </span><span style="font-style: normal;">e che
il perdono di Dio ci ha vivificati, ci ha riconciliati con Dio
stesso, ci ha fatto capire che mentre il peccato è divisione e
rottura, il perdono è riconciliazione, ri-unione </span><span style="font-style: normal;">e
con ciò</span><span style="font-style: normal;"> ci ha resi capaci di
cercare la riconciliazione.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Le
terribili notizie che ci arrivano ogni giorno dall’Ucraina, oltre a
mostrarci tutto il dramma delle vittime, dei profughi e della
distruzione, fa</span><span style="font-style: normal;">nno anche
riflettere su </span><span style="font-style: normal;">quanto odio
ven</span><span style="font-style: normal;">ga</span><span style="font-style: normal;">
seminato ogni giorno </span><span style="font-style: normal;">che la
</span><span style="font-style: normal;">guerra </span><span style="font-style: normal;">procede</span><span style="font-style: normal;">.
</span><span style="font-style: normal;">E a</span><span style="font-style: normal;">nche
quando la guerra finirà, l’odio purtroppo rimarrà a lungo. Quando
le morti delle persone termineranno, rimarrà la morte dentro </span><span style="font-style: normal;">le
</span><span style="font-style: normal;">persone, nel cuore di molte
persone vive, </span><span style="font-style: normal;">ma con il cuore
pieno di odio</span><span style="font-style: normal;">. Solo la
riconciliazione potrà fare rivivere quelle relazioni interrotte e
uccise dal dramma della guerra. </span><span style="font-style: normal;">Prima
bisognerà </span><span style="font-style: normal;">ovviamente fa</span><span style="font-style: normal;">re</span><span style="font-style: normal;">
giustizia, </span><span style="font-style: normal;">e poi, </span><span style="font-style: normal;">per
rivivere, dopo la guerra e dopo tutto quell’odio, per risorgere
dalle ceneri della guerra, sarà necessario un lungo cammino di
riconciliazione. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Non
esagera l’apostolo quando dice che è questione di vita e di morte,
perché il peccato uccide, il perdono fa rivivere, </span><span style="font-style: normal;">il
peccato separa, il perdono riconcilia</span><span style="font-style: normal;">.
La riconciliazione con Dio l’ha fatta per noi Dio stesso, in
Cristo. In lui, nella sua morte e resurrezione, siamo anche noi morti
e risorti a nuova vita. </span><span style="font-style: normal;">Risuscitati
perché perdonati.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">2.
La seconda caratteristica della nuova vita è la <u>libertà</u>.
Siamo stati risuscitati perché siamo stati liberati. La parola
libertà non c’è nel testo, ma possiamo leggere così l’ultima
frase del brano che abbiamo letto, che a prima vista non è così
chiara, quando dice che Dio <i>ha spogliato i principati e le
potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro
per mezzo della croce.</i></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">I
“principati” e le “potenze” sono parole che non usiamo più,
perché non fanno parte del nostro linguaggio e della nostra cultura.
Nel linguaggio del primo secolo “principati” e “potenze”
erano delle forze che si pensava potessero dominare gli esseri umani,
ed erano legate a una visione del mondo di cui facevano parte anche i
demoni, che incontriamo così spesso nel NT. I principati e le
potenze sono forze che dominano la volontà umana; i demoni sono
forze che si impossessano della volontà umana e fanno fare alle loro
vittime ciò che vogliono. È ovvio che questo modo di pensare per
noi è superato. Ma ciò che questo modo di pensare e questo
linguaggio esprimono è invece sempre straordinariamente attuale. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ci
sono tante forze che cercano di dominare la nostra volontà. A
partire da quella antichissima che nella Bibbia va sotto il nome di
“mammona”: tutto ciò che ha a che fare non solo con la ricchezza
– perché è una forza che ha molto potere anche su chi ricco non è
– quanto piuttosto con il possesso. E dunque la moda, il mercato,
la finanza, gli oggetti che si desidera possedere. E pensiamo a
quell’altra potenza che va sotto il nome di “successo”, che una
volta era riservato a personaggi dell’arte e dello spettacolo e
oggi, nel mondo dei “social” è invece ricercato da tutti coloro
che vogliono essere “influencer”, parola che in sé contiene
l’idea del successo ma anche del potere, il potere di influenzare
gli altri. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
per tornare a ciò che dicevamo prima, quale potenza ha l’odio, una
vera e propria potenza demoniaca, che spinge gli esseri umani a
individuare un nemico, un diverso, uno che può diventare nostra
vittima. A volte purtroppo è odio religioso, quando la religione
sfocia nel fanatismo. A volte è odio nazionalistico, quando il
nemico è lo straniero. A volte è la persona che ha la pelle di un
altro colore, a volte il nemico di turno invece ha lo stesso colore
di pelle, ma è omosessuale o disabile. A volte è semplicemente uno
che tifa per una squadra di calcio diversa… Non è forse l’odio
una fortissima potenza diabolica, nel senso biblico della parola,
cioè che divide, che separa gli esseri umani gli uni dagli altri e
li mette gli uni contro gli altri…?</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">T</span><span style="font-style: normal;">utte
queste potenze che ci mettono gli uni contro gli altri sono state
“spogliate” dice il nostro brano, e Dio ha </span><i>trionfato su
di loro per mezzo della croce</i><span style="font-style: normal;">.
</span><span style="font-style: normal;">Ce ne ha liberato. </span><span style="font-style: normal;">Ha
trionfato perdendo, a viste umane; ma solo a viste umane. In realtà
ha vinto, ha sconfitto l’odio, </span><span style="font-style: normal;">ma</span><span style="font-style: normal;">
</span><span style="font-style: normal;">non chi odia. Gesù – lo
abbiamo detto nel culto del giovedì santo – secondo il vangelo di
Luca è morto perdonando, pronunciando un’ultima parola di
riconciliazione. La riconciliazione è stato il trionfo che è
avvenuto sulla croce.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">E
dunque la croce ci ha liberati da tutte queste potenze, dal potere
che tutte queste forze hanno su di noi, perché è attraente
possedere, influenzare, dominare. Persino odiare è molto attraente
per alcuni, perché </span><span style="font-style: normal;">l’odio
</span><span style="font-style: normal;">è il motore che ci sping</span><span style="font-style: normal;">e</span><span style="font-style: normal;">
</span><span style="font-style: normal;">a voler dominare sugli altri.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">S</span><span style="font-style: normal;">ulla
croce è stato inchiodato “</span><i>il documento a noi ostile</i><span style="font-style: normal;">”,
</span><span style="font-style: normal;">scrive l’apostolo, un
termine un po’ oscuro, che potrebbe essere una sorta di elenco di
debiti o di prescrizioni legalistiche, comunque qualcosa che vincola
e che lega. </span><span style="font-style: normal;">P</span><span style="font-style: normal;">otremmo
dire che sulla croce è stata crocifissa la nostra schiavitù. </span></span></span></p><p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;"> </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Siamo
stati risuscitati perché siamo stati perdonati </span><span style="font-style: normal;">e</span><span style="font-style: normal;">
perché siamo stati liberati. </span><span style="font-style: normal;">Questo
è il meraviglioso </span><span style="font-style: normal;">dono </span><span style="font-style: normal;">che
ci è stato fatto tra il venerdì santo </span><span style="font-style: normal;">e
l</span><span style="font-style: normal;">a Pasqua e che viene
proclamato su ciascuno e ciascuna di noi nel nostro battesimo. </span><span style="font-style: normal;">I</span><span style="font-style: normal;">l
dono del perdono e della libertà. Perdonati in Cristo e liberati in
Cristo, perché morti e risuscitati con lui. Questo è l’evangelo,
la bella notizia che riceviamo questa domenica dopo Pasqua e ogni
giorno della nostra vita, </span><span style="font-style: normal;">che
possiamo </span><span style="font-style: normal;">ricominciare nel
perdono e nella liberazione che opera in noi la grazia di Dio.</span></span></span></p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-80697862277060658292022-04-17T19:33:00.003+02:002022-04-17T19:33:28.120+02:00Predicazione della domenica di Pasqua (17 aprile 2022) su Marco 16,1-8 a cura di Marco Gisola<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"> <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Marco
16,1-8</b></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup>1</sup>
Passato il sabato, Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo, e Salome
comprarono degli aromi per andare a ungere Gesù. <sup>2</sup> La
mattina del primo giorno della settimana, molto presto, vennero al
sepolcro al levar del sole. <sup>3</sup> E dicevano tra di loro: «Chi
ci rotolerà la pietra dall’apertura del sepolcro?» <sup>4</sup>
Ma, alzati gli occhi, videro che la pietra era stata rotolata; ed era
pure molto grande. <sup>5</sup> Entrate nel sepolcro, videro un
giovane seduto a destra, vestito di una veste bianca, e furono
spaventate. <sup>6</sup> Ma egli disse loro: «Non vi spaventate! Voi
cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è
risuscitato; non è qui; ecco il luogo dove l’avevano messo. <sup>7</sup>
Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in
Galilea; là lo vedrete, come vi ha detto». <sup>8</sup> Esse,
uscite, fuggirono via dal sepolcro, perché erano prese da tremito e
da stupore; e non dissero nulla a nessuno, perché avevano paura.</span></span></p>
<p style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Gesù
è risorto e la sua resurrezione fa paura! Questa è la prima
impressione che ci dà questo racconto del vangelo di Marco, che
termina - in un modo che ci sembra strano - con la paura delle donne
che fuggono dal sepolcro e non dicono nulla a nessuno. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Gesù
è risorto, ma non ci crediamo. Gesù è risorto, ma fuggiamo via,
come per non avere più davanti agli occhi quella tomba vuota,
quell’assenza di una salma che avremmo voluto trovare.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Così
finisce questo brano, ma così probabilmente finiva l’intero
vangelo di Marco. Molti manoscritti del vangelo di Marco finivano qui
e i versetti che noi troviamo dopo sono stati aggiunti in un secondo
momento, da qualcuno che probabilmente era scandalizzato dal fatto
che un vangelo finisse così.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Questo
racconto ci stupisce, ci sconcerta, ma forse… forse è proprio
questo il racconto più autentico della nostra reazione davanti alla
resurrezione di Gesù. Dico “nostra” appositamente, nostra e non
delle donne, che sarebbe troppo facile giudicare col senno di poi.
Quelle donne - ma è più corretto dire quelle discepole - siamo noi.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Immaginiamoci
la scena: Gesù è morto, le discepole hanno comprato gli aromi e i
profumi per sistemare il corpo di Gesù. Hanno aspettato che passasse
il sabato, il giorno del riposo, in cui non si deve compiere alcun
lavoro. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">E
poi, la sorpresa: la pietra rotolata, la tomba aperta, il corpo non
c’è e invece dentro il sepolcro c’è un giovane seduto – è
seduto e dunque evidentemente le aspettava! - è vestito di una veste
bianca che indica che viene da Dio, che è un suo messaggero, e dice
loro cose incredibili.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm; page-break-before: always;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Eh
sì, le discepole hanno paura, ma non perché sono paurose, ma perché
ciò che vedono e ascoltano è incredibile e le sconvolge totalmente.
Non solo per ciò che vedono – cioè l’angelo, che già è una
scena piuttosto sconvolgente - ma anche per ciò che non vedono,
ossia il corpo di Gesù. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Immaginiamoci
come reagiremmo noi se dopo la morte di un nostro caro il suo corpo
sparisse nel nulla!</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">E
infine, in un crescendo di tensione, sconvolte per ciò che
ascoltano, per l’annuncio che ricevono: egli è risuscitato, non è
qui. Che non era lì lo avevano capito, ma “risuscitato” è un
annuncio troppo grande e troppo bello, così grande e bello che fa
paura, è difficile da credere.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Così
siamo anche noi, se vogliamo essere sinceri, davanti all’annuncio
della resurrezione di Gesù; sconcertati. E se non siamo anche
spaventati, è solo perché dopo tanto tempo che lo ascoltiamo ci
siamo abituati. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">È
troppo, è un annuncio troppo grande per la nostra piccola fede. La
conclusione del vangelo di Marco ci vuol dunque dire che la
resurrezione di Gesù è un messaggio così grande che incontra tutta
la nostra umana diffidenza. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ovviamente,
dobbiamo anche dire che se il vangelo di Marco – e anche gli altri
tre – sono stati scritti, se questi fatti sono stati raccontati e
ri-raccontati, è perché poi l’annuncio della resurrezione è
stato creduto. Sennò nemmeno noi saremmo qui.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ci
è voluto un po’ di tempo, ci sono voluti gli incontri con Gesù
risorto, c’è voluto – diciamo così – un grosso lavoro dello
Spirito Santo, ma poi alla fine l’incredibile è stato creduto.
L’incredibile notizia che la vita ha vinto sulla morte è stata
creduta.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Questo
racconto del vangelo di Marco è particolare proprio perché tiene
insieme queste due cose: ci dice contemporaneamente che Gesù è
risorto, ovvero ci annuncia il meraviglioso evangelo di Pasqua della
vittoria della vita sulla morte, e contemporaneamente ci dice che le
prime persone che ricevono questo annuncio non ci credono, hanno
paura e fuggono.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Marco
non è un ingenuo, piuttosto vuole mostrarci che non è affatto
scontato e non è affatto facile credere alla resurrezione. Marco
vuole semplicemente dire le cose come stanno: Gesù è risorto, ma
non è facile crederci. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Anzi,
per essere corretti dobbiamo ribaltare la frase: Marco ci vuole dire
che non è scontato crederci, ma <u>Gesù è risorto</u>. Gesù è
risorto nonostante le nostre difficoltà e i nostri dubbi. Solo così,
solo se ribaltiamo questa prospettiva il racconto è veramente
evangelo, buona notizia, altrimenti è solo umano scetticismo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Facciamo
fatica a crederci, ma Gesù è risorto. Gesù è risorto nonostante i
nostri umani dubbi e le nostre domande. L’incredibile è vero, è
accaduto, Gesù è risorto: questo è l’evangelo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il
centro del racconto non è la sua conclusione, non è la paura e il
silenzio delle discepole, in questa paura e in questo silenzio c’è
solo tutta la nostra umanità. Il centro del racconto è nelle parole
dell’angelo, nell’annuncio, che va ripetuto, che va annunciato a
tutto il mondo: Gesù è risorto, la morte è vinta.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">L’angelo
aveva detto «non vi spaventate» e le discepole hanno paura lo
stesso. L’angelo aveva detto «andate a dire ai suoi discepoli …
che egli vi precede in Galilea» e loro stanno zitte. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ma
il loro silenzio e la loro fuga non cancella il fatto che Gesù è
risorto e non elimina la necessità di annunciarlo. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">È
solo che per loro è troppo presto, che la rassegnazione è ancora
troppa per essere superata. Ed è per questo che ci sono stati altri
incontri e altri annunci ed è per questo che anche noi continuiamo
ad annunciarlo: perché è vero, nonostante appaia incredibile. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">E
che cosa continuiamo ad annunciare, o meglio: quale annuncio
continuiamo a ricevere? Oltre all’annuncio del fatto che Gesù è
risorto, l’angelo dice due cose alle tre discepole: dice loro “non
vi spaventate!” e “andate”. L’annuncio della risurrezione di
Gesù consola e invia.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">L’annuncio
della risurrezione di Gesù consola, perché dona la speranza che
vince la paura e la rassegnazione. Gesù è risorto, la morte è
vinta, ed è la morte che fa paura. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">È
tutto ciò che porta morte che fa paura: l’odio, la
discriminazione, la sete di dominio, l’istinto violento, e tanti
altri sentimenti che stanno dentro di noi e che vediamo tutti insieme
nelle immagini che ci arrivano dall’Ucraina, ma non solo
dall’Ucraina! </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm; page-break-before: always;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Tutto
ciò fa paura, ma l’evangelo di Pasqua ci dice che la morte è
vinta e che tutto ciò che porta morte non ha l’ultima parola. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">E
poi l’annuncio della risurrezione di Gesù invia, perché chi ha
ricevuto questo annuncio ne diventa debitore verso gli altri. Chi ha
ricevuto questo annuncio è debitore di speranza. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">E
tra l’altro è interessante che nella continuazione del capitolo,
che come dicevo è probabilmente un aggiunta fatta in un secondo
momento, chi ha fatto questa aggiunta ha ripreso l’episodio in cui
Gesù appare a Maria Maddalena. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Maria
Maddalena è una delle tre discepole del nostro testo. Quindi questa
aggiunta ci vuole dire che il Signore non si è arreso al silenzio
delle discepole che erano andate al sepolcro, ed è andato lui stesso
incontro a una di esse a mostrarsi e a farsi riconoscere.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">E
infatti alle discepole al sepolcro l’angelo aveva detto «Gesù vi
precede in Galilea, là lo vedrete». Bisogna partire, andare a
incontrare Gesù, che è tornato dove tutto è iniziato e dove tutto
ora ricomincia in modo nuovo. Prima si va a incontrare Gesù e poi si
va ad annunciarlo agli altri.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">La
nostra Galilea è la Bibbia, è il culto, è ogni occasione in cui la
Parola di Dio viene letta, annunciata e ascoltata, perché è nella
sua parola che incontriamo il risorto e riceviamo l’annuncio che
consola e che invia. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ogni
volta che veniamo qui, veniamo consolati e inviati dall’evangelo
che ci dice che Gesù è risorto e che non c’è motivo di avere
paura.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Quel
giorno, tre discepole sono andate di mattina presto al sepolcro di
Gesù per occuparsi della salma del loro amico e maestro. Lì hanno
visto e ascoltato cose straordinarie, la tomba vuota, il messaggero
di Dio, l’annuncio che Gesù è risorto. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Tre
discepole sono fuggite impaurite e non hanno detto nulla. Ma non è
finita lì. Quell’annuncio non poteva essere taciuto, non è stato
taciuto. Quelle tre discepole e poi altre e altri, molte altre e
molti altri hanno di nuovo ricevuto quell’annuncio, che è passato
di voce in voce, fino ad oggi, fino a noi.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Anche
a noi oggi l’evangelo dice: non spaventatevi, Gesù è risuscitato,
la morte è vinta, Gesù vi precede in Galilea, dove tutto ricomincia
e tutto sarà nuovo. Sembra incredibile, ma è vero: Cristo è
risorto, tutto ricomincia, in lui tutto è nuovo.</span></span></p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-62437100474103354932022-04-17T19:31:00.003+02:002022-04-17T19:31:32.174+02:00Predicazione del Venerdì Santo (15 aprile 2022) su Luca 23,32-49 a cura di Marco Gisola<p> </p><p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Luca
23,32-49</b></span></span></p>
<p style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup>32</sup>
Ora, altri due, malfattori, erano condotti per essere messi a morte
insieme a lui. <sup>33</sup> Quando furono giunti al luogo detto «il
Teschio», vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro
a sinistra. <sup>34</sup> Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché
non sanno quello che fanno». Poi divisero le sue vesti, tirandole a
sorte. <sup>35</sup> Il popolo stava a guardare. E anche i magistrati
si beffavano di lui, dicendo: «Ha salvato altri, salvi se stesso, se
è il Cristo, l’Eletto di Dio!» <sup>36</sup> Pure i soldati lo
schernivano, accostandosi, presentandogli dell’aceto e dicendo: <sup>37</sup>
«Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!» <sup>38</sup> Vi era
anche questa iscrizione sopra il suo capo: QUESTO È IL RE DEI
GIUDEI. <sup>39</sup> Uno dei malfattori appesi lo insultava,
dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» <sup>40</sup>
Ma l’altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di
Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? <sup>41</sup> Per noi è
giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre
azioni; ma questi non ha fatto nulla di male». <sup>42</sup> E
diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!» <sup>43</sup>
Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in
paradiso». <sup>44</sup> Era circa l'ora sesta, e si fecero tenebre
su tutto il paese fino all'ora nona; <sup>45</sup> il sole si oscurò.
La cortina del tempio si squarciò nel mezzo. <sup>46</sup> Gesù,
gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo
spirito mio». Detto questo, spirò. <sup>47</sup> Il centurione,
veduto ciò che era accaduto, glorificava Dio dicendo: «Veramente,
quest'uomo era giusto». <sup>48</sup> E tutta la folla che assisteva
a questo spettacolo, vedute le cose che erano accadute, se ne tornava
battendosi il petto. <sup>49</sup> Ma tutti i suoi conoscenti e le
donne che lo avevano accompagnato dalla Galilea stavano a guardare
queste cose da lontano.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">1.
«Questo è il re dei giudei» queste parole scritte e affisse alla
croce di Gesù rappresentano l’accusa per cui Gesù viene messo a
morte. Ma queste parole di accusa, questa sentenza di condanna
diventa paradossalmente l’annuncio dell’evangelo e la risposta
alla domanda che accompagna tutto il vangelo di Luca, ovvero chi è
Gesù.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Per
chi ha messo Gesù in croce è appunto la sentenza di condanna:
quest’uomo viene crocifisso perché pretende di essere il re dei
giudei, ma non lo è, mente, e dunque è pericoloso e merita la
morte. Per noi che leggiamo il vangelo di Luca questa parola scritta
è la verità; la verità apparentemente incredibile: un re che non
siede su un trono con sudditi intorno pronti ad obbedirgli, ma un
uomo crocifisso, circondato da persone che lo prendono in giro; e da
un po’ più lontano da persone che lo piangono.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">È
un paradosso, e nella tragedia c’è anche molta ironia: qualcuno
doveva pur dirlo che quell’uomo è il re dei giudei, ovvero il
messia, il figlio di Dio venuto nel mondo. E chi lo dice è colui che
formalmente lo ha fatto crocifiggere, ovvero <span style="background: transparent;">Pilato</span>,
che ha fatto mettere questa scritta. Nel vangelo di Giovanni viene
detto che questa frase è scritta in ebraico, in latino e in greco
ovvero nelle tre grandi lingue internazionali del tempo, e anche in
questo c’è una grande ironia: tutto il mondo deve sapere che
quell’uomo è il re dei giudei. Tutto il mondo deve saperlo, anche
se nessuno può crederlo, perché non è un re seduto sul trono, ma
un moribondo sulla croce.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Dunque
l’evangelo viene proclamato nella e sulla croce di Gesù e viene
annunciato mentre intorno a Gesù stesso tutti lo negano con le prese
in giro e le provocazioni che gli rivolgono: «se tu sei il re dei
giudei, salva te stesso». In questa affermazione provocatoria viene
fuori la logica umana: se sei il re dei giudei, se sei il figlio di
Dio, fai qualcosa e salvati. Le stesse provocazioni erano state
proposte a Gesù sotto forma di tentazioni dal diavolo nel deserto:
«<u>se</u> tu sei figlio di Dio dì a questa pietra che diventi
pane», «<u>se</u> tu sei figlio di Dio gettati giù dal tempio».
Insomma usa il tuo potere per te, per il tuo bene e per la tua
salvezza. E invece no: Gesù ha usato la sua potenza per gli altri e
mai per se stesso, per salvare altri, non se stesso. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
proprio per questo è il figlio di Dio, il re dei giudei, ma non lo è
come lo vorrebbero gli altri o come gli altri si aspetterebbero. Ma è
il figlio di Dio come Dio lo vuole, è il Figlio di Dio che muore per
salvare gli altri, anziché - come spesso hanno fatto i re e i
potenti da che mondo è mondo - mandare gli altri a morire per
salvare se stesso.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ma
non dichiariamoci innocenti troppo velocemente: le provocazioni o
tentazioni delle persone che stanno intorno alla croce possono essere
anche le nostre. Non affrettiamoci a prendere le distanze, perché
cadiamo anche noi in questo errore: ci cadiamo ogni volta che
vorremmo che Dio fosse a nostra immagine e somiglianza anziché noi
alla sua, ogni volta che vorremmo che Dio facesse la nostra volontà,
anziché noi fare la sua.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Dunque
nella tragedia della croce e nel paradosso della croce viene detta la
verità, che non può essere taciuta, anche se nessuno al momento
sembra crederla: «questo è il re dei giudei», quest’uomo è il
messia che Dio ha mandato in mezzo a noi. Così, inconsapevolmente,
in questo modo paradossale, drammatico e ironico al tempo stesso,
l’evangelo viene proclamato nella crocifissione di Gesù. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">2.
Gesù non muore da solo: ci sono due uomini crocifissi accanto a lui.
Questo ci dice da un lato che Gesù è solidale con tutti i
crocifissi. Gesù è vittima della giustizia/ingiustizia umana che
arriva alla pena di morte; si fa dunque solidale con le vittime, con
tutti coloro che muoiono uccisi da altri esseri umani, ieri come
oggi. Ma non solo: Gesù fa la fine dei malfattori, dei criminali che
vengono espulsi, eliminati dalla società perché pericolosi con la
pena di morte. Dunque Gesù muore innocente in mezzo a dei colpevoli
che anch’essi muoiono. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
dunque Gesù si fa solidale non solo con le vittime innocenti, ma con
i colpevoli. Muore con questi due uomini che sono colpevoli, anche se
non sappiamo di che cosa. Gesù non muore da solo, perché fino in
fondo si immerge e si identifica - lui innocente - con l’umanità
colpevole. Noi compresi, che siamo colpevoli davanti a lui.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
vangelo di Luca è l’unico che ci racconta questo dialogo di Gesù
con gli altri due uomini crocifissi. Negli altri vangeli ci viene
soltanto detto <span style="background: transparent;">che anche loro
due lo </span><span style="background: transparent;">insult</span><span style="background: transparent;">a</span><span style="background: transparent;">no,
qui </span>invece solo uno lo fa e l’altro non solo non lo insulta,
ma rimprovera il compagno. E poi fa a Gesù una richiesta, quella che
in fondo possiamo considerare una preghiera: «ricordati di me quando
entrerai nel tuo regno». Dice «nel tuo regno» e dunque ciò
significa che, oltre alla scritta preparata da Pilato, anche
quest’uomo crocifisso con Gesù lo riconosce come re.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">È
un messaggio molto forte: quest’uomo - uno dei due crocifissi con
lui - confessa la sua fede nel crocifisso: Gesù infatti è già
sulla croce. E poco dopo il centurione ai piedi della croce
proclamerà che «veramente quest’uomo era giusto». Un delinquente
e un soldato pagano, due persone non certo molto religiose… Non
possiamo e non dobbiamo indagare quale fede o quanta fede o come sia
nata questa fede di quest’uomo crocifisso con Gesù. Di lui non
sappiamo nulla. Abbiamo solo le sue parole e soprattutto abbiamo le
parole di Gesù che prendono sul serio la richiesta, o meglio: la
preghiera di quest’uomo e riconosce la sua fede. E infatti gli
risponde: «io ti dico in verità oggi tu sarai con me in paradiso».</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Questa,
secondo il vangelo di Luca, è l’ultima parola che Gesù rivolge ad
un altro essere umano. Poco dopo parlerà ancora, ma parlerà a Dio,
dicendogli «Padre nelle tue mani rimetto lo spirito mio» e poi
spirerà. L’ultima parola detta ad un essere umano è questa parola
di perdono, rivolta al suo “con-crocifisso”. L’ultima parola è
per un colpevole al quale annuncia il perdono di Dio. Fino alla fine
Gesù ha proclamato e annunciato il perdono di Dio, fino a un attimo
prima di morire. Questo ci dice che per qualunque essere umano
colpevole c’è sempre la possibilità di cambiare e di chiedere
perdono: non è mai troppo tardi. Questa scena ce lo dice
chiaramente. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Poco
prima Gesù aveva detto quell’altra parola che – anche questa –
ci riporta soltanto il vangelo di Luca: «Padre, perdona loro, perché
non sanno quello che fanno». Luca ci tiene in modo del tutto
particolare a dire ai suoi lettori che le ultime parole di Gesù sono
parole di perdono. Ci tiene a sottolineare fino alla fine che questa
è la ragione per cui Gesù è venuto nel mondo e che per questo ha
dovuto morire della morte di croce: mostrare al mondo la potenza
della grazia di Dio che si rivela nella debolezza.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Gesù
perdona l’uomo crocifisso con lui, che a modo suo gli chiede
perdono, riconoscendolo re. E perdona – o chiede a Dio di perdonare
– anche coloro che lo stanno crocifiggendo, che non gli hanno
affatto chiesto perdono, ma anzi lo stanno insultando e facendo
soffrire.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Pura
grazia. Questo è il Cristo crocifisso e morente che Luca ci dipinge
e ci racconta in questa scena memorabile. La croce sembra la
sconfitta di Gesù, è invece la sconfitta e il giudizio per chi lo
ha crocifisso. Ma è al tempo stesso la grazia per loro, persino per
loro. Per questo – con buona pace di Pilato e di chi gli urla
contro sotto la croce – egli è davvero il re dei Giudei, il figlio
di Dio venuto nel mondo. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Da
quella croce, arriva persino per loro l’annuncio della grazia di
Dio. Da quella croce quel meraviglioso annuncio arriva a tutti coloro
che in ogni luogo e in ogni tempo ricevono l’evangelo che annuncia
che il Cristo crocifisso è il Signore della grazia. E arriva stasera
anche a noi, che su quella croce siamo giudicati e salvati e accolti
da lui nel suo regno. </span></span>
</p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-42218891512647848692022-03-28T18:09:00.003+02:002022-03-28T18:09:21.703+02:00 Predicazione di domenica 27 marzo 2022 su 2 Corinzi 1,3-11 a cura di Marco Gisola<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
</p>
<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>2
Corinzi 1,3-11</b></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup>3</sup>
Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il
Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, <sup>4</sup> il
quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, mediante la
consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo
consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione; <sup>5</sup>
perché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così, per
mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. <sup>6</sup>
Perciò se siamo afflitti, è per la vostra consolazione e salvezza;
se siamo consolati, è per la vostra consolazione, la quale opera
efficacemente nel farvi capaci di sopportare le stesse sofferenze che
anche noi sopportiamo. <sup>7</sup> La nostra speranza nei vostri
riguardi è salda, sapendo che, come siete partecipi delle
sofferenze, siete anche partecipi della consolazione.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup>8</sup>
Fratelli, non vogliamo che ignoriate, riguardo all’afflizione che
ci colse in Asia, che siamo stati grandemente oppressi, oltre le
nostre forze, tanto da farci disperare perfino della vita. <sup>9</sup>
Anzi, avevamo già noi stessi pronunciato la nostra sentenza di
morte, affinché non mettessimo la nostra fiducia in noi stessi, ma
in Dio, che risuscita i morti. <sup>10</sup> Egli ci ha liberati e ci
libererà da un così gran pericolo di morte, e abbiamo la speranza
che ci libererà ancora. <sup>11</sup> Cooperate anche voi con la
preghiera, affinché per il favore divino che noi otterremo per mezzo
della preghiera di molte persone siano rese grazie da molti per noi.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Consolati
per consolare. Così potremmo sintetizzare in tre parole il nucleo
delle parole di Paolo in questo inizio della sua seconda lettera ai
Corinzi. Sono parole scritte da un apostolo a cui le afflizioni –
per usare la parola che lui stesso usa – non sono state
risparmiate, e indirizzate a una comunità che sta vivendo anch’essa
delle afflizioni, cioè che – a quanto scrive Paolo - sta anch’essa
soffrendo. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">A
Paolo non sono state risparmiate le afflizioni. Lo sappiamo da ciò
che scrive lui, lo sappiamo da ciò che ci raccontano gli Atti degli
apostoli. In queste poche righe Paolo dice che è stato così tanto
oppresso “tanto da farci disperare perfino della vita”. “Anzi –
continua - avevamo già noi stessi pronunciato la nostra sentenza di
morte”. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Insomma
Paolo aveva proprio pensato di essere arrivato alla fine della sua
esistenza e della sua missione. Non sappiamo che cosa gli fosse
successo, Paolo non ce lo dice; ci dice però che ha visto la morte
da vicino e ne è scampato. Paolo è stato consolato. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ma
in ogni caso, anche se fosse giunta la sua ora, confidava “in Dio,
che risuscita i morti”. Anche questa era la sua consolazione.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">È
questo Paolo, che ha avuto la vita salva per un soffio, che scrive
alla chiesa di Corinto, che anch’essa soffre, non sappiamo
esattamente per cosa, ma probabilmente a causa dall’ostilità che
viene da fuori della comunità, dal mondo pagano in cui si trova la
chiesa di Corinto. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Quando
parla di sofferenze, Paolo quasi sempre intende le sofferenze che
nascono dal fatto di essere cristiani, di essere discepoli e
discepole di Gesù Cristo: ostilità, persecuzioni, discriminazioni. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In
questo senso forse ci sentiamo un po’ distanti da queste parole,
noi non siamo perseguitati o discriminati; gli evangelici in Italia
lo sono stati per secoli ma ora non lo sono più. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Brani
come questo allora possono aiutarci a rivolgere il nostro sguardo ai
molti cristiani che nel mondo ancora oggi sono perseguitati a causa
della loro fede, che non sono pochi. Noi oggi viviamo la nostra fede
senza difficoltà, ma per molti cristiani nel mondo non è così.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Le
nostre afflizioni e preoccupazioni sono altre, sono il timore di
essere irrilevanti nel mondo in cui viviamo, il disinteresse che la
stragrande maggioranza delle persone ha nei confronti dell’evangelo,
il calo di presenza nelle nostre chiese. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Oppure,
guardando oltre la vita delle nostre chiese, in queste settimane sono
la paura e angoscia che causa in tutti noi la guerra in Ucraina.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
Parola di Dio di oggi viene innanzitutto a dirci che Dio consola. E
che cos’è la consolazione? La consolazione di Dio è almeno due
cose: la prima cosa che Paolo sottolinea in questo brano è che la
consolazione “opera efficacemente nel farvi capaci di sopportare le
stesse sofferenze che anche noi sopportiamo”. Usa il verbo
<i>sopportare</i>.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ci
sono delle cose, delle afflizioni, che vanno sopportate. Sopportare
non è un verbo solo negativo come può sembraci. Sopportare è il
primo passo per poter affrontare, combattere, resistere sofferenze e
difficoltà. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Se
non si sopporta, si soccombe. Sopportare è invece la condizione
necessaria per superare la sofferenza. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Lo
sa bene – immagino - chi ha una malattia grave o una disabilità;
per poter guarire da una malattia o convivere con una disabilità, il
primo passo è sopportare, che vuol anche dire non arrendersi. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Questo
“opera efficacemente” la consolazione di Dio in noi. In queste
parole: “opera efficacemente” Paolo ci sta dicendo che la Parola
di Dio non sono solo parole, ma vuole dirci che Dio <u>opera</u>
attraverso la sua Parola, che è efficace. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
consolazione che viene da Dio non è una pacca sulla spalla, è
l’opera dell’evangelo che converte e trasforma la nostra mente,
cioè il nostro modo di vedere il mondo e le cose intorno a noi. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Da
questa conversione del nostro modo di vedere e del nostro stato
d’animo nasce il secondo frutto di questa consolazione, che è la
speranza. Sopportazione e speranza non sono in contraddizione, ma
vanno insieme, sono due frutti della consolazione di Dio. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Paolo
non dispera, ma anzi spera: “Egli ci ha liberati e ci libererà da
un così gran pericolo di morte, e abbiamo la speranza che ci
libererà ancora”. Persino la morte era pronto ad affrontare senza
perdere la speranza in “Dio che risuscita i morti”. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Questa
è la consolazione che i cristiani ricevono da Dio nel mezzo delle
loro afflizioni, che da un lato Dio aiuta a sopportare e dall’altro
aiuta ad affrontare con speranza. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ma
poi c’è la seconda parte di ciò che ho detto all’inizio per
riassumere questo brano di Paolo: consolati per consolare. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
consolazione ricevuta non si ferma lì, non si ferma a chi l’ha
ricevuta: Dio “<i>ci consola in ogni nostra afflizione affinché,</i><i>
</i><i>mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio
consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque
afflizione</i>”.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Non
siamo consolati e basta, che già sarebbe un dono enorme, essere
consolati mentre si vive un’afflizione o un momento difficile della
nostra vita. Siamo consolati “<span style="text-decoration: none;">affinché”</span>
– c’è dunque un altro scopo che va oltre noi stessi – affinché
“possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione”.
</span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Come
ogni dono che riceviamo da Dio, anche il dono della consolazione non
lo riceviamo per tenercelo, ma lo riceviamo per darlo ad altri, per
condividerlo. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
dunque, appunto: consolati per consolare. La consolazione reciproca è
la vocazione rivolta a tutti i cristiani. Già Lutero ha usato
proprio questa parola “consolazione” per definire il ministero
reciproco che i cristiani hanno gli uni nei confronti degli altri:
<i>mutua con</i><i>s</i><i>olatio</i>, diceva in un latino che
possiamo capire tutti, cioè: consolazione reciproca.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Questo
è il ministero che abbiamo tutti e tutte gli uni nei confronti degli
altri. Non c’è cristiano che non abbia questo ministero, che non
sia chiamato a questo servizio, perché non c’è cristiano che non
sia consolato da Dio attraverso la parola dell’evangelo, che crea
speranza.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Forse
l‘unica eccezione è chi sta davvero troppo male, nel fisico e
nell’animo, e non riesce a consolare nessuno, ma ha bisogno solo di
ricevere consolazione. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ma
altrimenti, tutti e tutte siamo chiamati a questo servizio, che
inizia dall’ascolto del fratello o della sorella, che deve potersi
sentire di raccontare le sue afflizioni, in una relazione fondata
sulla sincerità e sulla fiducia.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Le
chiese sono chiamate a essere luoghi di consolazione reciproca, ogni
incontro tra cristiani – dentro e fuori le chiese - dovrebbe poter
essere opportunità di consolazione reciproca. I cristiani,
nell’ascolto della parola di Dio, vengono consolati e imparano a
consolare. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Noi,
qui riuniti oggi nel culto, veniamo consolati dalla Parola di Dio che
ci viene incontro in queste parole dell’apostolo Paolo e impariamo
a consolare.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
impariamo – o impariamo di nuovo - che questo servizio è allo
stesso tempo offerto e chiesto a noi tutti/e. Non c’è nessuno che
non abbia bisogno di essere consolato e non c’è nessuno che non
possa consolare. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Questo
è la chiesa: sorelle e fratelli bisognosi di consolazione che
diventano a loro volta consolatori o consolatrici. La chiesa è
composta da donne e uomini consolati per consolare. Nella
consolazione che riceviamo in Cristo nell’annuncio dell’evangelo
nasce la comunione tra noi che ci permette di consolarci gli uni gli
altri.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Tutto
ciò nasce dall’evangelo, che riceviamo nella predicazione della
Parola di Dio che ci promette che non c’è afflizione senza
consolazione da parte di Dio. E che non c’è consolazione ricevuta
che non possa diventare consolazione offerta e condivisa.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Davvero
dunque, come scrive Paolo, “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro
Signore Gesù Cristo…, il quale ci consola in ogni nostra
afflizione” e, mentre ci consola, ci rende consolatori e
consolatrici delle nostre sorelle e dei nostri fratelli, cosicché il
suo dono della consolazione non smetta mai di operare efficacemente e
tutti possano essere consolati.</span></span></p>
<p> </p>bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-41164622641547423402022-03-15T21:43:00.003+01:002022-03-15T21:43:56.447+01:00Predicazione di domenica 13 marzo 2022 su Matteo 26,36-46 a cura della pastora Joylin Galapon<p>Domenica scorsa abbiamo avuto in mezzo a noi la pastora Joylon Galapon che prenderà servizio nella nostra chiesa a partire dal mese di luglio. Pubblichiamo la sua predicazione su Matteo 26,36-46</p><p style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"> <b> <span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Matteo 26:36-46</span></span></span></b></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>36
Allora Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse
ai discepoli: «Sedete qui finché io sia andato là e abbia
pregato». 37 E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo,
cominciò a essere triste e angosciato. 38 Allora disse loro:
«L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e
vegliate con me». 39 E, andato un po' più avanti, si gettò con la
faccia a terra, pregando, e dicendo: </i><i><u>«Padre mio, se è
possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio
io, ma come tu vuoi». </u></i><i>40 Poi tornò dai discepoli e li
trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati
capaci di vegliare con me un'ora sola? </i></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>41
Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è
pronto, ma la carne è debole». 42 Di nuovo, per la seconda volta,
andò e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo
calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua
volontà». </i></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>43
E, tornato, li trovò addormentati, perché i loro occhi erano
appesantiti. 44 Allora, lasciatili, andò di nuovo e pregò per la
terza volta, ripetendo le medesime parole. </i></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>45
Poi tornò dai discepoli e disse loro: «Dormite pure oramai, e
riposatevi! Ecco, l'ora è vicina, e il Figlio dell'uomo è dato
nelle mani dei peccatori. 46 Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi
tradisce è vicino».</i></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>Sermone</b></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>Care
sorelle e cari fratelli nel Signore,</b></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Cosa
ricordiamo del luogo del Getsemani?</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Quali
immagini abbiamo di questo luogo?</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>La
memoria del Getsemani</b> è il luogo più intimo della preghiera
rivolta dal figlio al Padre.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Gesù
rivolge a suo Padre "Abba", Dio mio, una preghiera di
supplica.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Egli
lo prega di non lasciarlo soffrire.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">A
suo Padre, l'unico che può rispondere la sua richiesta. Solamente
Lui può esaudirla. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Nel
suo momento di angoscia e tristezza Gesù pregò al Padre: <u>Abbà,
Padre mio.</u></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ha
rivolto questa parola di supplica al Padre come segno di quel<u>
legame profondo</u>, di quell'amore paterno che ognuno di noi
comprende: come nostro Padre Dio si prende cura delle sue figlie e
dei suoi figli. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Mentre
Gesù gli parla, invocando il nome di suo Padre, gli rivolge una
preghiera di supplica davanti <u>al rischio della morte</u>. Dobbiamo
guardare con chiarezza e meditare su ciò che è stata quella morte.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Queste
sono le parole che ci ricordano della richiesta insistente (3 volte)
affinché il Padre non permetta che avvenga la sua fine (la sua
morte). <i>«Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo
calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».</i></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Per
ben tre volte vengono espresse le stesse parole al Padre di non
permettergli di soffrire. Avrebbe potuto evitarlo? No! La
consapevolezza di essere il suo unico figlio non lo esime da ciò che
il Padre vuole da lui. Dio è onnipotente. Non può distruggere il
male senza fare di suo figlio la sua vittima? Evidentemente, la
risposta a questa angosciosa domanda era negativa. Non c'era altro
modo.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>Gesù
disse:<<Se questo è possibile>> </b>- </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Egli
non parla della possibilità di una fuga fisica verso le aride
colline alla richiesta che il messia soffra la periferia della città,
ma della <u>possibilità che Dio stabilisca il suo regno</u> senza
una onta(infamia) pubblica e una morte atroce.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><<Se
è possibile>> ma sarà quel che sarà. Accadrà ciò che
doveva accadere. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">La
richiesta di Gesù e la volontà del Padre saranno prese in
considerazione come il compimento (in atto, compiuto) per un fine
ultimo. Non c'è altro modo, non c'è altra scelta da fare se non
quel puro atto di dono di Dio che dimostra, prima di tutto a se
stesso, poi al suo amato, prediletto Figlio: <i><<Questo è il
mio figlio diletto; ascoltatelo>></i>. Matteo 17,5; Marco 9,7;
Luca 9,35</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b><<Si
gettò </b>la faccia a terra>>. Immaginiamo i gesti compiuti da
Gesù: Si alzò, cadde a terra, tutto il suo corpo si appoggiò a
terra. Il gesto compiuto da Gesù nel pregare con le mani appoggiate
per terra, abbracciando la terra, <b>dimostra</b> in tal modo il
sentimento di umiltà, di voler accogliere Dio, appoggiandosi sulla
terra, laddove l'umanità si riconosce come tale. La richiesta di
rinuncia, con l'abbandono della terra, fa capire che l'uomo, fatto di
polvere, al contempo si affida al suo Creatore. Giobbe disse: <<Nudo
sono uscito dal grembo di mia madre e nudo tornerò in grembo alla
terra>> Giobbe 1,21 </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><a name="it-NR2006-29395"></a><a name="it-NR2006-29396"></a><a name="it-NR2006-29397"></a><a name="it-NR2006-29398"></a><a name="it-NR2006-29399"></a>
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il
fatto che Gesù abbia accettato la natura umana, di essere uguale
all'uomo, è un segno della sua sottomissione a Dio Padre Divino.
Questa differenza di essere divino e allo stesso tempo umano era
espressione di accettazione della propria </span></span><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>sottomissione</b></span></span><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">
al piano di Dio. Ciò è stato riassunto nella lettera di Paolo alla
comunità di </span></span><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">F</span></span><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">ilippi
al capitolo 2 dal verso 5 al 9: </span></span><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i><<</i></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>5 </b></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>Abbiate
in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, </i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>6 </b></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>il
quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale
a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente[</i></span></span></span><span style="color: navy;"><span lang="zxx"><u><a class="western" href="https://www.biblegateway.com/passage/?search=Filippesi+2%3A5-9&version=NR2006#fit-NR2006-29396a"><span style="color: #4a4a4a;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>a</i></span></span></span></a></u></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>], </i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>7 </b></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>ma
svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli
uomini; </i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>8 </b></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>trovato
esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente
fino alla morte, e alla morte di croce. </i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>9 </b></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>Perciò
Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome[</i></span></span></span><span style="color: navy;"><span lang="zxx"><u><a class="western" href="https://www.biblegateway.com/passage/?search=Filippesi+2%3A5-9&version=NR2006#fit-NR2006-29399b"><span style="color: #4a4a4a;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>b</i></span></span></span></a></u></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>] che
è al di sopra di ogni nome,</i></span></span></span><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>
…>></i></span></span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">La
distinzione dei ruoli tra loro(tra Dio e Gesù), di conseguenza,
mostra la volontà di compiere entrambe le missioni nei confronti
dell'umanità - ruoli pienamente assegnati e assunti come segno della
giustizia, della libertà e della promessa pianificata e realizzata
di salvezza del mondo intero per tutto il tempo della storia.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">A
nome della chiamata di Gesù (ministero, servizio) è al servizio del
Padre e dell’uomo. Alla volontà assoluta di Dio gli deve tutto.
Come disse:: <i><<Il mio cibo è fare la volontà di colui che
mi ha mandato, e compiere l’opera sua>> </i>Gv.4,34.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Gesù
prese con sé i suoi tre discepoli. Li esortò a vegliare, a pregare
con lui, in modo che non fossero tentati da Satana, (lo spirito
maligno). Tuttavia, erano così assonnati e stanchi che non furono in
grado di stare in guardia quando lui chiese loro di fare la
guardia(vegliare, sorvegliare). Nonostante Gesù fosse in mezzo ai
suoi tre discepoli, era solo. Il solo a sentire e a percepire la
sofferenza era Gesù. Fu l'unico ad avere questa sensazione
travolgente, consapevole di ciò che stava per accadere. Egli
espresse la sua amara delusione quando i suoi seguaci più vicini si
dimostrarono incapaci di lottare con lui: Allora, non siete stati
capaci di vegliare con me un'ora?</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">I
discepoli di Gesù e i suoi amici più stretti non facevano parte del
compimento della missione scelta da Gesù e che Dio voleva che si
compisse. Al contrario, sono stati considerati come complici di
questo atto di negazione, di violenza, di tortura e poi di morte. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Dio
non ha imputato loro la colpa, poiché saranno i testimoni della sua
volontà, quindi della testimonianza futura, di quanto leggiamo negli
atti degli apostoli, e nelle lettere dell’apostolo Paolo alle prime
comunità.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><u>Il
nome 'figlio dell'uomo' è confermato.</u></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><u>Gesù
è</u> un uomo perfetto, nato figlio dell'uomo, che come tale
dimostra la sua sottomissione, l'obbedienza a colui che lo ha creato
e che ha predestinato il suo ruolo (missione, vocazione) in questo
mondo. Gesù, quindi, come figlio di Dio compirà sua missione come
uomo pieno di timore (amore e riverenza) verso Dio.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Qui,
in questo passo biblico, in questo brano particolare ci viene
ricordato tutto il cammino di Gesù, che sarà il primo discepolo e
poi maestro (della vita) dei suoi discepoli.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Come
disse a coloro che lo seguirono, ognuno deve lasciare, odiare,
rinunciare alla famiglia(alla propria vita) e poi portare la propria
croce. Seguire Gesù, seguire le sue orme, i suoi insegnamenti, le
sue parole e le sue azioni costituiscono tutta la strada e il cammino
del discepolato.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Qual
è la regola fondamentale? <b>Chi</b> ascolta la Parola di Dio
diventa un credente, uno che è disposto a rinunciare alla propria
volontà per il bene di molti, per il bene di una comunità. Quelli
di noi che hanno scelto di essere al servizio della Parola di Dio
devono fare i conti con questa scelta. La scelta di servire e di
mettersi al servizio di Dio per compiere la sua volontà è una
<b>scelta ponderata;</b> si rinnova ogni giorno, ponendosi sempre
come obiettivo il meglio.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Nella
nostra epoca, questa scelta di servire e di essere al servizio della
Parola è diventata più difficile da intraprendere, soprattutto da
parte dei credenti, proprio perché non è una scelta qualsiasi, <b>è
la scelta di Dio</b>. La Facoltà di Teologia è in crisi perché ci
sono poche persone iscritte al pastorato, in quanto non si tratta di
una volontà immediata da fare, è una scelta che va ambita (va
perseguita con perseveranza, costanza) . </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Si
tratta della volontà di Dio. È una preghiera persistente a Dio che
deve concederla. Molti pregano per avere più operai, perché la
messe è grande. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">L'esempio
è la chiamata per rivelazione dell'apostolo Paolo: un convertito;
era un persecutore dei seguaci di Gesù ed è diventato un
perseguitato a causa della <b>Parola viva cioè l’evangelo della
CROCE. </b></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">La
preghiera di Gesù di supplica di non soffrire, di non portare la
croce di quel CALICE, è per noi oggi una <b>consolazione</b> perché
il Signore ci ha dato la possibilità di capire con la nostra fede
data da lui, il Vangelo della salvezza in Cristo Gesù (puramente
compiuta nel nome suo, di CG).</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Dobbiamo
ricordare tutto, dobbiamo conservare nel nostro cuore il messaggio
della croce di Gesù, portando il peso del nostro peccato(le nostre
mancanze, le nostre debolezze, le nostre obiezioni).</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Dobbiamo
inchinarci a Dio, inginocchiarci davanti a Dio per il Figlio che non
si è voltato dalla nostra menzogna, dalla nostra viltà. Ha
abbracciato la terra, non si è allontanato dalla morte di un uomo
peccatore e ha dato la sua vita in cambio di quella morte. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">***</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Gesù
è morto per me, per te, per Putin, per molti.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Che
cosa sta succedendo? Il mondo geme e a causa di un potente malvagio
gli innocenti muoiono. Vorrei condividere con voi una mia riflessione
personale sulla guerra di oggi.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"> <span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Qualche
tempo fa ero convinta e l'ho detto ad altri che il coronavirus 19 è
un nemico invisibile, è difficile da colpire perché non lo si vede,
è subdolo, è nascosto, ma quando si manifesta lo si sa bene,
colpisce l'organo respiratorio dell'essere umano mostrando la sua
crudeltà e cattiveria, uccidendo senza mezze misure le persone
deboli come hanno vissuto molte persone anziane e malate. Agisce
direttamente sui polmoni, l'organo fondamentale per la respirazione.
Dio creatore ha dato a tutti noi questo organo per poter respirare.
Sono più di due anni che lo combattiamo, e abbiamo intravisto in un
certo senso una liberazione, che secondo gli scienziati, il momento è
finalmente arrivato per superare questa malattia con i vaccini.
Finalmente la guerra pandemica può definirsi conclusa.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Col
cuore pieno di gioia, mi sono detto che finalmente dopo 4 anni potrò
anche programmare il mio viaggio per visitare la mia terra natia.
Che grande risultato! Questo è di nuovo un sogno poiché un' altra
prova è arrivata, con un altro tipo di guerra.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Dal
24 febbraio la guerra è iniziata ed è visibile a tutti noi, perché
è concepita (architettata, pianificata) dal presidente russo Putin.
Egli ha invaso, con la sua astuzia, una nazione chiamata Ucraina, che
fino a poco tempo fa viveva in pace. Credevo che l'uomo nemico,
essendo visibile, fosse facile da colpire. Ebbene, la convinzione che
avevo prima, secondo cui il coronavirus sia più difficile da colpire
perché invisibile rispetto all' uomo che è visibile, non è più
valida. Ma mi sbagliavo allora. In realtà, non è facile catturarlo
ora, se è lui il colpevole, perché non è solo. È circondato dalle
persone che sono le sue ali: loro e le loro armature. Putin è pieno
di armature da battaglia. È un guerriero, potente, come una bestia
selvaggia e feroce che non è facile da domare perché lo spirito
maligno che lo domina lo circonda, lo protegge.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">La
lettura continua delle parole di Dio che si è allieto a partire dal
popolo di Israele come dice allora a Mosè: <i><< ho visto, ho
visto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il
grido che gli strappano i suoi oppressori; infatti io conosco i suoi
affanni. Sono sceso per liberarlo dalla mano degli egiziani e per
farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso, in un paese
nel quale scorrono il latte e il miele.>></i> Esodo 3:7-8.
Siamo chiamati a leggere, quindi a dimorare nella parola del Signore
cosicché Egli stesso possa trovare la sua dimora in noi. Noi siamo
il tempio di Dio. Può essere che anche noi contribuiamo nel
presente alla sua volontà di salvare il nostro nemico e il suo
nemico, e non solo, dato che ci sono ancora tanti nostri nemici
creature di Satana. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Certo,
la salvezza del Signore Dio è vicina a quelli che lo temono, perché
la gloria abiti nel nostro paese, nel mondo intero. Amen.</span></span></span></p>
<p align="right" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Calibri Light, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Joylin
Galapon</span></span></span></p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-310607895220762072022-03-06T23:04:00.002+01:002022-03-06T23:04:17.700+01:00 Predicazione di domenica 6 marzo 2022 su 2 Corinzi 6,1-10 a cura di Marco Gisola
<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>2
Corinzi 6,1-10<br /></b></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup>1</sup>
Come collaboratori di Dio, vi esortiamo a non ricevere la grazia di
Dio invano; <sup>2</sup> poiché egli dice: «Ti ho esaudito nel
tempo favorevole e ti ho soccorso nel giorno della salvezza». Eccolo
ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza! <sup>3</sup>
Noi non diamo nessun motivo di scandalo affinché il nostro servizio
non sia biasimato; <sup>4</sup> ma in ogni cosa raccomandiamo noi
stessi come servitori di Dio, con grande costanza nelle afflizioni,
nelle necessità, nelle angustie, <sup>5</sup> nelle percosse, nelle
prigionie, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; <sup>6</sup>
con purezza, con conoscenza, con pazienza, con bontà, con lo Spirito
Santo, con amore sincero; <sup>7</sup> con un parlare veritiero, con
la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra;
<sup>8</sup> nella gloria e nell’umiliazione, nella buona e nella
cattiva fama; considerati come impostori, eppure veritieri; <sup>9</sup>
come sconosciuti, eppure ben conosciuti; come moribondi, eppure
eccoci viventi; come puniti, eppure non messi a morte; <sup>10</sup>
come afflitti, eppure sempre allegri; come poveri, eppure arricchendo
molti; come non avendo nulla, eppure possedendo ogni cosa!</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">“<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Eccolo
ora il tempo favorevole, eccolo ora il giorno della salvezza!”
Tutti noi veniamo questa mattina al culto con negli occhi tutte le
terribili immagini della guerra in Ucraina e di tutto quello che
comporta, dalle vittime ai profughi, e ci sentiamo dire queste
parole: Eccolo ora il tempo favorevole!</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">A
noi sembra tutt’altro che un tempo favorevole, ci sembra un tempo
molto sfavorevole, un tempo triste, casomai un tempo per pregare,
come molti hanno fatto in molte chiese in tutto il mondo, oppure per
manifestare per la pace, come si è fatto anche qui a Biella.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Eppure
la Parola di Dio ci dice che è proprio ora il tempo favorevole, il
giorno della salvezza; che non vuol dire il tempo in cui va tutto
bene, ma il tempo in cui Cristo deve essere annunciato. Paolo qui sta
infatti parlando del suo ministero e delle condizioni e dei modi in
cui lo sta portando avanti.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Da
ciò che Paolo scrive si vede chiaramente che, umanamente parlando,
non è affatto un tempo favorevole. Paolo parla infatti di
afflizioni, necessità, percosse, prigionia, cioè di tutta una serie
di brutte esperienze che lui ha fatto o sta facendo, brutte
esperienze che il suo apostolato lo ha portato a vivere. Queste sono
le condizioni in cui Paolo svolge il suo ministero.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Un
tempo per nulla favorevole dal punto di vista umano, un tempo anzi
doloroso e faticoso. Ma proprio in questo tempo doloroso e faticoso,
Paolo predica; anzi questo tempo è così faticoso perché Paolo
predica e annuncia l’evangelo. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">E
lo fa con purezza, con conoscenza, con pazienza, con bontà, con lo
spirito santo, con amore sincero, con un parlare veritiero, con la
potenza di Dio, eccetera. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">E
benché Paolo stia vivendo grosse difficoltà e probabilmente subendo
ostilità, questo è il modo in cui annuncia l’evangelo, questo è
in modo in cui l’evangelo va annunciato. Alle percosse, alle
prigionie, ai tumulti, Paolo risponde con pazienza, bontà, amore
sincero, parlare veritiero… </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">In
poche parole: non è ostile nei confronti di chi gli è ostile.
Perché così Cristo deve essere annunciato. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">E
proprio questo è il tempo in cui Cristo deve essere annunciato. E
questo tempo non è un generico “sempre”; se diciamo che Cristo
va “sempre” annunciato, diremmo una cosa bella e giusta, ma molto
generica. Dunque non un generico “sempre”, ma un concretissimo
“ora”: Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della
salvezza!</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">E
dunque anche <u>ora</u>. Anche ora che c’è una guerra alle porte
dell’Europa, anzi: in Europa. E L’evangelo e la pace vanno o
dovrebbero andare mano nella mano. Laddove l’evangelo è
annunciato, creduto e vissuto, dovrebbe regnare la pace. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ma
l’evangelo può essere vissuto solo se creduto, e può essere
creduto solo se è annunciato, e dunque è indispensabile che noi
cristiani cominciamo a lavorare per la pace annunciando l’evangelo,
che è il messaggio della pace che Dio ha fatto con l’umanità
peccatrice. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Poi
certo è fondamentale anche pregare, e del resto la preghiera nasce
dall’annuncio; è importante manifestare per mostrare il proprio
dissenso da chi la guerra la vuole e la provoca; ed è necessario
anche agire nella solidarietà, nell’accoglienza dei profughi e in
tutti gli altri modi che ci è possibile.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ma
come cristiani il nostro agire è un agire per fede, è anzi come
dice Paolo, fede che opera per mezzo dell’amore. È la nostra fede
che opera per mezzo dell’amore, fede nel Cristo crocifisso che è
stato vittima dell’ingiustizia e della paura degli esseri umani di
perdere il loro potere.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Fede
nel Cristo, che “è la nostra pace” come scrive la lettera agli
Efesini (2,14) perché ha fatto pace tra Dio e l’umanità e ha
riconciliato ebrei e i pagani. Annunciare l’evangelo è allora uno
dei modi per educare alla pace, è anzi per noi cristiani il primo
modo di educare alla pace; attraverso l’ascolto dell’evangelo Dio
stesso ci educa, ci insegna la pace. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">C’è
un brano biblico molto conosciuto, che forse in questi giorni è
risuonato nelle nostre orecchie e che troviamo sia nel profeta Isaia,
sia nel profeta Michea, la cosiddetta profezia del pellegrinaggio dei
popoli a Gerusalemme, in cui è detto che i popoli </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">“<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">trasformeranno
le loro spade in vomeri d’aratro, e le loro lance, in falci; una
nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non
impareranno più la guerra” (Isaia 2,4; Michea 4,3).</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">In
questo testo si usa il verbo “imparare”: “non impareranno più
la guerra”. Perché la guerra si impara, si impara non solo a
farla, con esercitazioni e addestramenti, ma si impara anche a
volerla. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Perché
la guerra, come ogni tipo di conflitto, anche personale, inizia nella
nostra testa e nel nostro cuore. Si può imparare a relazionarsi con
l’altro – singolo o popolo – con volontà di dominio e con
violenza, oppure con rispetto e col dialogo. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Queste
cose, come quasi tutte le cose, si imparano e si imparano da ciò che
ci viene insegnato e da ciò che viviamo. L’evangelo ci insegna la
pace, perché ci dice che siamo tutti uguali e tutti ugualmente amati
da Dio in Cristo, nel quale siamo sorelle e fratelli e non nemici.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Al
contrario, la volontà di dominio, di prevalere sull’altro, che
arriva a volte fino alla volontà di eliminarlo, è il peccato
“originale”, cioè che caratterizza l’umanità fin dalla sua
origine. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Non
penso tanto ad Adamo ed Eva, ma a Caino e Abele. Persino Putin dice
che Russi e Ucraini sono popoli fratelli. Ma in questo momento sono
popoli fratelli come fratelli erano Caino e Abele. Un fratello
aggredisce l’altro e lo uccide. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Siamo
così noi esseri umani, Caino e Abele siamo noi, non siamo meglio di
loro. Troppo spesso nella storia dell’umanità – e nelle piccole
storie della cronaca (che spesso è cronaca nera!) delle nostre città
e dei nostro paesi - ci si divide in vittime e carnefici. Tante
piccole guerre quotidiane avvengono ogni giorno per le strade e nelle
case e i femminicidi ne sono un esempio evidente.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">L’evangelo,
dicevo, ci insegna la pace. Ma in realtà fa di più che insegnare,
fa di più che educare; l’evangelo converte. L’evangelo – cioè
Dio - vuole convertire Caino e vuole che non vi siano più Abele. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Per
questo l’annuncio dell’evangelo è annuncio di pace: innanzitutto
perché è l’annuncio della pace che Dio ha fatto con noi e poi è
l’annuncio che ci può convertire alla pace e alla riconciliazione.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Questo
è l’evangelo che siamo chiamati anche noi ad annunciare <u>ora</u><span style="text-decoration: none;">,
</span><span style="text-decoration: none;">anche in questo momento
drammatico per l’Europa.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">L’</span><span style="text-decoration: none;">evangelo
non è sempre ascolt</span><span style="text-decoration: none;">at</span><span style="text-decoration: none;">o
e accolto. Questo Paolo lo esprime nell’ultima parte del brano che
abbiamo letto: </span><i><span style="text-decoration: none;">considerati
come impostori, eppure veritieri; come sconosciuti, eppure ben
conosciuti; come moribondi, eppure eccoci viventi; come puniti,
eppure non messi a morte; come afflitti, eppure sempre allegri; come
poveri, eppure arricchendo molti; come non avendo nulla, eppure
possedendo ogni cosa!</span></i></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">I</span><span style="text-decoration: none;">n
queste parole molto dense c’è di nuovo tutta l’ostilità e le
difficoltà che Paolo e gli altri apostoli incontrano: sono accusati
di essere impostori, sono puniti e perseguitati e di conseguenza
vivono ne</span><span style="text-decoration: none;">l</span><span style="text-decoration: none;">le
ristrettezze.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Eppure…
eppure, dice Paolo, sono veritieri, sono ben conosciuti a Dio che li
guarda e li ama, non sono messi a morte, cioè non sono fermati nel
loro annuncio; non possiedono nulla ma hanno tutto, perché sanno di
avere ricevuto i doni di Dio, con cui riescono persino ad arricchire
molti. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">In
questo “eppure” c’è la forza dell’evangelo. Forza che non fa
male, </span><span style="text-decoration: none;">che </span><span style="text-decoration: none;">non
è usata contro qualcuno ma è usata </span><i><span style="text-decoration: none;">per</span></i><span style="text-decoration: none;">,
</span><i><span style="text-decoration: none;">a favore di</span></i><span style="text-decoration: none;">
molti. Di quei molti che vengono arricchiti perché l’evangelo li
raggiunge e li converte dall’odio all’amore, dall’ostilità
alla comunione, dalla guerra alla pace.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Per
questo ora è e continua ad essere il tempo favorevole, il tempo di
annunciare l’evangelo di Gesù Cristo, la nostra pace. </span></span>
</p>
<p> </p>bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-47126055970255564162022-02-28T08:37:00.007+01:002022-02-28T08:37:59.264+01:00 Predicazione di domenica 27 febbraio 2022 su Ebrei 4,12-13 a cura di Marco Gisola<p align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Ebrei
4,12-13</b></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.4cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>Infatti
la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque
spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo
spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i
pensieri del cuore. </i></span></span><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>E
non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma
tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al
quale dobbiamo render conto.</i></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Siamo
ancora nel mese in cui cade la festa del 17 febbraio festa della
libertà, della libertà civile innanzitutto, perché la libertà che
le lettere patenti di Carlo Alberto concessero ai valdesi nel 1848
era soltanto libertà civile e non di culto. Ma il 17 febbraio
ringraziamo il Signore anche perché – benché non fosse loro
concesso – i valdesi hanno potuto senza troppe ostilità da parte
delle autorità politiche iniziare la loro opera di predicazione
dell’evangelo in tutta Italia.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
testo di oggi - che è in realtà quello di domenica scorsa - non
parla di libertà, bensì di giudizio. E allora la domanda che
possiamo farci è: c’entra qualcosa la nostra libertà con il
giudizio di Dio, così come ci è descritto qui? Il testo di Ebrei a
prima vista sembra un po’ inquietante, innanzitutto perché
paragona la Parola di Dio a un’arma (e proprio in questi giorni che
vorremmo che le armi in Ucraina tacessero!). </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Anche
se forse, vista la descrizione che fa il testo di ciò che questa
spada compie - entrare dentro di noi e dividere l’anima dallo
spirito, le giunture delle midolla – più che una spada sembra
essere un bisturi che compie un’operazione chirurgica. Sta di fatto
che – come chi subisce un intervento chirurgico è nudo davanti al
chirurgo – così noi siamo nudi davanti a Dio, ovvero non possiamo
nasconder<u>ci</u> e non possiamo nasconder<u>gli</u> nulla, perché
a lui tutto è visibile e a lui dobbiamo rendere conto.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">C’entra
qualcosa questo discorso con la libertà? Non c’entra con la
libertà civile, con i diritti, con la cittadinanza. No, con questo
non c’entra e in fondo non c’entra nemmeno direttamente con la
libertà di predicare e di annunciare l’evangelo. C’entra però,
almeno secondo me, con un altro tipo di libertà, una libertà che
potremmo chiamare spirituale, esistenziale. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Innanzitutto
non dobbiamo confondere il giudizio con la condanna. Qui giudizio non
significa condanna, il giudizio è l’azione di Dio di vederci e di
scrutarci, il fatto che Dio ci vede e ci conosce persino meglio di
quanto e come noi stessi ci conosciamo o crediamo di conoscerci.
Perché noi <u>crediamo</u> di conoscerci. Riguardo a questo apro una
breve parentesi: quando facevo le scuole medie l’ insegnante di
italiano ci fece leggere un famoso romanzo di Pirandello, “Uno
nessuno e centomila”. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
storia inizia con una scena in cui il protagonista si guarda allo
specchio e mentre lui fa questo la moglie gli chiede se si stia
guardando il suo naso, che è un po’ storto. Ma come storto? chiede
il marito, io non ho il naso storto. E invece sì, gli dice la
moglie, lo vedono tutti che hai il naso storto. E da questo episodio,
quest’uomo comincia una riflessione su se stesso; capisce che gli
altri lo vedono in un modo diverso da come lui stesso si vede, e
ovviamente non solo il suo naso, non solo fisicamente, ma come
persona, come carattere, come atteggiamenti. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Lui
pensava di essere uno, cioè uno uguale per tutti, e invece si
accorge di essere tante persone diverse (usa il numero centomila),
tante quante sono le persone che lo osservano, e quindi cade nella
crisi di non essere in fondo nessuno; da qui il titolo “Uno nessuno
e centomila”.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Cosa
c’entra questo col testo biblico di oggi? L’accostamento sta nel
fatto che, proprio come il protagonista di questo romanzo, anche noi
non siamo quello che pensiamo di essere, non siamo come ci vediamo.
Solo Dio ci vede come siamo, perché Dio entra dentro di noi
attraverso la sua parola. La Parola di Dio non è una parola che si
ascolta soltanto, non raggiunge soltanto le nostre orecchie e la
nostra mente, non è soltanto una parola che fa riflettere o
emoziona. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.1cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Secondo
questa immagine, la Parola di Dio entra dentro di noi. Questa
immagine della Parola di Dio che entra in noi ci vuole dire che Dio
scruta, osserva la nostra vita e osserva anche ciò che non vorremmo
fargli vedere, ciò che forse non vorremmo fare vedere a nessuno. Che
forse vorremmo nascondere persino a noi stessi. Se ogni persona che
conosciamo e ci incontra ha uno sguardo parziale di noi, la Bibbia ci
dice in fondo che anche noi stessi abbiamo uno sguardo solo parziale
su di noi, pensiamo di conoscerci, pensiamo di essere coerenti e più
o meno gli stessi davanti a tutte le persone che incontriamo, ma non
è così.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; page-break-before: always;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Lo
dice la psicologia, lo sapeva Pirandello e prima di lui lo sapeva la
Bibbia: l’immagine della nudità è molto esplicita: come ognuno si
veste per coprire il suo corpo, così ognuno di noi indossa una
maschera per presentarsi in un certo modo, anzi centomila maschere
per centomila persone davanti a cui dobbiamo andare. Solo davanti a
Dio siamo nudi, solo davanti a Dio non abbiamo maschere. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">L’immagine
della nudità fa pensare a due cose: a un’immagine biblica, quella
di Adamo e Eva che sono nudi nell’Eden e se ne vergognano soltanto
dopo la disobbedienza. Prima erano nudi e stavano bene, sia l’uno
davanti all’altra sia davanti a Dio. Dopo non stanno più bene, si
vergognano perché hanno qualcosa da nascondere, che non è tanto il
loro corpo, ma è ciò che hanno fatto.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">L’altra
immagine è quella dei bambini piccoli. I bambini piccoli in genere
non hanno problemi a stare nudi in casa o persino davanti a
sconosciuti, pensiamo alla spiaggia. Non hanno ancora il senso del
pudore e quindi nella loro mente non hanno nulla da nascondere, non
sentono il bisogno di nascondere il loro corpo. Tutte e due queste
immagini. Adamo ed Eva nudi nell’Eden e i bambini nudi in casa o in
spiaggia, se ci pensiamo bene hanno a che fare con la fiducia. Adamo
ed Eva nell’Eden si fidano l’uno dell’altra e di Dio; i bambini
si fidano di tutti, per questo non devono nascondere nulla.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">E
allora possiamo forse leggere questo brano biblico in </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">un</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
modo </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">che
non è</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">per
nulla</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
inquietante. Non possiamo nascondere nulla a Dio: e allora </span></span><span style="font-style: normal;"><u><span style="font-weight: normal;">non
abbiamo bisogno</span></u></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
di nascondere nulla a Dio. Siamo nudi davanti a Dio, sì, ma non come
adulti davanti a uno sconosciuto, ma come bambini di pochi mesi in
braccio ai loro genitori. E la fiducia va a braccetto con la libertà;
potremmo dire: come un bambino piccolo si sente liber</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">o</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
di scorrazzare nud</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">o</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
per casa, noi siamo liberi di stare nudi davanti a Dio, ovvero di non
cercare di nascondergli nulla, </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ma
</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">non
solo perché non possiamo, ma perché non ce n’è bisogno.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
parola di Dio penetra dentro di noi come una spada, o meglio come un
bisturi e ci vede dal di dentro, vede anche ciò che non esprimiamo
perché non vogliamo esprimere o non abbiamo il coraggio di
esprimere. Vede anche ciò che nascondiamo a noi stessi, che non
vogliamo vedere di noi stessi come il naso storto del romanzo di
Pirandello.</span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ecco
la libertà di cui ci parla – indirettamente - questo brano, che
non è la libertà civile del 17 febbraio e nemmeno la libertà di
annunciare l’evangelo, ma è la libertà che precede tutte le
altre, ovvero la libertà di essere noi stessi davanti a Dio. Ma non
liberi di essere come <u>vogliamo</u> essere o come <u>vorremmo</u>
essere, ma come siamo e come Dio ci vede, vedendo anche quel che noi
non vediamo di noi stessi. Libertà che comprende anche la libertà
di accettare il giudizio di Dio, anzi inizia con l’accettare il
giudizio di Dio, perché la grazia inizia col giudizio e accettare il
giudizio – o se volete lo sguardo – di Dio su di noi è già
frutto della grazia.</span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Siamo
liberi di non dover indossare vestiti o maschere davanti a Dio,
perché lui ci conosce, non abbiamo bisogno di atteggiarci a ciò che
non siamo o recitare dei ruoli. Senza questa libertà, profonda, che
ci può venire soltanto dalla Parola di Dio, le altre importantissime
libertà, quella civile e quella di culto, saranno zoppe, perché non
saremmo capaci di usarle.</span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Un’ultima
parola ancora sulla guerra. Nell’ottica di ciò che abbiamo detto
finora, chi vuole la guerra e la mette in atto vuole in fondo
impedire che la Parola di Dio entri dentro di lui e lo metta a nudo.
Chi vuole la guerra e la vive come una dimostrazione di forza al
contrario si veste ben bene, indossa una divisa, si chiude dentro un
carro armato o un aereo, indossa la maschera del guerriero, perché
così vuole essere visto e riconosciuto dagli altri.</span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Non
è questa la libertà secondo Dio, non è questa la libertà che Dio
ci dona attraverso la sua parola. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ma
“nessuna creatura” può “nascondersi davanti a lui; ma tutte le
cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale
dobbiamo render conto”.</span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">È
un giudizio per chi vuole nascondersi davanti a Dio, ma è una
liberazione per chi riconosce la propria nudità e la propria colpa
davanti a lui e da Dio riceve il nuovo vestito della grazia,
indossando il quale può camminare libero nel mondo dove il Signore
ci invia ad annunciare il suo evangelo di pace e di libertà.</span></span></p>
<p> </p>bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-2334700523853580112022-02-14T18:10:00.002+01:002022-02-14T18:10:46.562+01:00Predicazione di domenica 13 febbraio 2022 su Geremia 9,23-24 a cura di Andrea Mela<p> </p><p style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;"><b>Geremia
9, 23-24</b> </span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">23
Così parla il SIGNORE: «Il saggio non si glori della sua saggezza,
il forte non si glori della sua forza, il ricco non si glori della
sua ricchezza;</span></span></span></span></p><span style="font-family: times;">
</span><p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">24
ma chi si gloria si glori di questo: che ha intelligenza e conosce
me, che sono il SIGNORE. Io pratico la bontà, il diritto e la
giustizia sulla terra, perché di queste cose mi compiaccio», dice
il SIGNORE.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="text-decoration: none;"></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-decoration: none;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Ci
troviamo oggi di fronte a due versetti che, a prima vista, possono
somigliare ad altri che troviamo nei libri sapienziali della Bibbia. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Ad
esempio nel libro dei Proverbi leggiamo:</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">-
Non ti vantare del domani, poiché non sai quel che un giorno possa
produrre. Altri ti lodi, non la tua bocca; [ti lodi] un estraneo, non
le tue labbra (27, 1-2);</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">-
Non fare il vanaglorioso in presenza del re e non occupare il posto
dei grandi (25, 6).</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Del
resto anche i nostri proverbi popolari consigliano di evitare di
farsi vanto delle proprie presunte virtù (forza, bellezza, ricchezza
o sapienza). Penso in particolare a quello che dice: «chi si loda
s'imbroda», cioè chi loda sé stesso in realtà agli occhi degli
altri si sporca perché appare falso e antipatico. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Ma
nella Bibbia c'è qualche cosa di più perché le qualità umane,
anche le migliori (come la saggezza e la sapienza) vengono messe a
confronto con le caratteristiche di Dio. Certo qualcuno giustamente
penserà che questo è un confronto impossibile. Quale essere umano
può misurarsi in modo sincero con Dio senza dover constatare la
propria totale inadeguatezza?</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Eppure
Gesù, nel sermone sul monte, chiede proprio questo rivolgendosi non
solo ai suoi discepoli ma alle folle che lo seguivano: «Voi dunque
siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt.
5,48).</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Teniamo
quindi presente la meta verso cui la parola del Signore ci orienta.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Ma
a chi si rivolge invece Geremia con questo suo invito a non
gloriarsi? È importante scoprirlo per non rischiare di intendere le
parole del profeta solo come un'esortazione morale, giusta, ma
un po' generica e astratta. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Queste
parole infatti giungono al termine di un lungo e terribile lamento
funebre perché la distruzione e la morte passano su Gerusalemme e,
se questo avviene – grida Geremia – la responsabilità ricade sui
suoi capi: dal re di Giuda agli ufficiali militari, ai possidenti
terrieri e persino i capi religiosi non sono da meno come si legge al
cap. 8 (10b-11): «sono tutti avidi di guadagno; dal profeta al
sacerdote, tutti praticano la menzogna. Essi curano alla leggera la
piaga del mio popolo; dicono: "Pace, pace", mentre pace non
c'è». </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Tutti
costoro si reputano saggi, potenti e ricchi. Si illudono di poter
fronteggiare con improbabili alleanze la minaccia che incombe su
Giuda da parte della potenza babilonese. Ma ecco l'accusa: </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">«...sono
diventati potenti nel paese, ma non per agire con fedeltà, poiché
passano di malvagità in malvagità e non conoscono me» dice il
SIGNORE. (cap. 9, v. 3). </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">E
Geremia domanda: (v. 12): «Chi è il saggio che capisca queste
cose?»</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Vorrei
fermarmi un attimo su questa domanda perché mi sembra molto attuale
proprio nel periodo che stiamo vivendo. Chi è il saggio o il
sapiente? (la parola ebraica ha entrambi i significati). Già allora
evidentemente c'era un po' di confusione fra questi due termini e
anche oggi molte persone dotate di grande cultura, forte erudizione
(diciamo i "sapienti"), pensano con questo di possedere
anche grande saggezza e spesso non esitano a vantarsene. Bisogna
allora chiarire che cosa vuol dire saggezza. Il vocabolario Treccani
la definisce così: "capacità di seguire la ragione nel
comportamento e nei giudizi, moderazione nei desideri, equilibrio e
prudenza nel distinguere il bene e il male, nel valutare le
situazioni e nel decidere, nel parlare e nell’agire". </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Mi
pare un'ottima definizione, ma come si acquisiscono queste capacità?
È sufficiente lo studio, la riflessione, l'intelligenza? </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Queste
cose sono certamente utili, anzi necessarie, e l'epoca in cui viviamo
ha accumulato una immensa mole di conoscenze, nei vari campi del
sapere umano proprio grazie allo studio, alla riflessione,
all'intelligenza di chi ci ha preceduto. Tuttavia non è riuscita a
costruire una base altrettanto vasta di saggezza. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">La
carenza di saggezza, tra l'altro, provoca oggi un'assurda
contrapposizione: da un lato ci sono coloro che pensano che la
scienza possa spiegare ogni cosa, risolvere ogni problema, ne fanno
quasi una divinità e, dall'altro, coloro che la temono senza neppure
conoscerla, sono diffidenti a priori perché la considerano sempre
asservita ad interessi privati.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Davvero
manca spesso l'equilibrio e la prudenza nel distinguere, nel
valutare, nel decidere, nel parlare e nell’agire, e la situazione
di pandemia ha fatto crescere ancor più i sentimenti di sfiducia e
di frustrazione. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">«Chi
è il saggio che capisca queste cose?» domandava Geremia e oggi di
fronte ad una minaccia imprevista, mai sperimentata, non è facile
orientarsi. Di chi ci si può fidare? A quali saggi governanti, a
quali scienziati dare retta? </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Ovviamente
non ho una risposta precisa ma penso che le parole di Geremia possano
essere per noi di grande aiuto.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Nell'invitare
i potenti a non gloriarsi (cioè a non rendere gloria a sé stessi)
il Signore implicitamente ci dice che è meglio non fidarsi troppo di
quelli che lo fanno. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Geremia
non disprezza affatto la saggezza e la forza umane né critica la
ricchezza in sé stessa. Il peccato non consiste nel possedere questi
doni ma nell'usarli malamente cioè, come scrive il profeta, "non
per agire con fedeltà".</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Il
riferimento è naturalmente alla fedeltà al patto del Sinai (Esodo
19) quando, come ricorderete, il Signore disse a Mosè (v. 5-6):
«Ora, se volete ascoltare la mia voce e custodite la mia alleanza,
sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la
terra è mia; e mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione santa».
</span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Tutta
la terra appartiene a Dio, tutti i popoli sono suoi figli e sono
amati nello stesso modo, ma Israele ha un carattere speciale, è un
tesoro particolare, è un po' come il figlio primogenito, l'aiuto su
cui i genitori possono sempre contare. Pertanto è chiamato ad essere
"un regno di sacerdoti" vale a dire un regno che serve,
anziché uno che comanda, e "una nazione Santa" cioè un
popolo messo a parte per uno scopo preciso. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Per
essere questo tipo di popolo Israele deve incarnare in ogni suo
aspetto il disegno di Dio nel mondo, diventare l'ambasciatore di Dio
fra le nazioni. Ma il popolo è fatto di esseri umani; perciò il
Signore dice loro: sei saggio, forte, ricco? Bene! Ma se credi che
questo appartenga a te e sia il tuo vanto, vuol dire che la tua
saggezza è ben poca cosa, la tua forza una pura illusione e la tua
ricchezza è effimera come un fiore che sboccia e appassisce nel
volgere di un giorno. Gloriarti di queste cose le fa impoverire, le
riduce in cenere, non servono più a nulla, anzi portano alla rovina.
Infatti, se ciascuno celebra sé stesso, si vive in una società del
tutti contro tutti. Se ogni popolo, ogni nazione celebra sé stessa,
quale altra conseguenza potremo avere se non una guerra totale?</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Ma
il Signore dice che un'alternativa esiste: c'è qualche cosa di cui è
possibile gloriarsi. Rileggiamo le parole del profeta (v. 24):</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">«...
chi si gloria si glori di questo: che ha intelligenza e conosce me,
che sono il SIGNORE. Io pratico la bontà, il diritto e la giustizia
sulla terra, perché di queste cose mi compiaccio».</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Questo
versetto è bellissimo perché cambia completamente la prospettiva,
non è la reazione di un dio permaloso che si è offeso perché non
riceve la dovuta attenzione dal suo popolo, è invece una prospettiva
tutta nuova e diversa da quella che nasce dall'autocompiacimento
umano. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Ci
sono alcune parole in questo versetto che vorrei sottolineare: la
prima è "intelligenza". Avere intelligenza qui non vuol
dire essere geniali, avere doti intellettuali straordinarie. Il senso
è piuttosto quello più vicino al significato etimologico del
termine cioè vuol dire avere la capacità di scegliere e di
distinguere ciò che è dell'uomo e ciò che è di Dio. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Intelligenza,
come dice Gesù, è saper «Rendere a Cesare quello che è di Cesare,
e a Dio quello che è di Dio» ( Mt. 22,21; Mc. 12,17; Lc. 20,25). </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">O,
come dice un altro dei proverbi biblici, "conoscere il Santo è
l'intelligenza" (Prov 9, 10b).</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Le
altre parole sono: "praticare, bontà, diritto e giustizia".
</span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Ecco
che cosa il Signore contrappone alle vanterie umane: prima di tutto
il "praticare". Dio non usa per sé degli aggettivi e così
ci insegna che ciò che conta non è essere saggi, buoni, giusti ma
agire come tali. È molto facile (e lo dico soprattutto a me stesso)
predicare la bontà e la giustizia. Molto più difficile è
perdonare, riconciliarsi, rinunciare a qualche vantaggio, a qualche
cosa che possediamo per aiutare altri. Ancora più arduo è mettere
in pratica il diritto e la giustizia, specialmente se comprendiamo il
senso che la parola di Dio attribuisce a questi termini. Spesso oggi
noi li fraintendiamo: non riusciamo a scorgere i limiti dei nostri
diritti e usiamo la giustizia come un arma di difesa dai torti subiti
ma a volte anche di offesa, di minaccia o di vendetta. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">La
giustizia di Dio è tutt'altra cosa: essa risana le ferite,
ricostruisce le relazioni distrutte, indica una via di pace, si
prende cura della vittima in ogni aspetto della sua sofferenza, senza
però dimenticare che anche l'aggressore deve essere ristabilito
nella sua umanità e non solo punito, deve imparare a scegliere il
bene anziché il male. Gesù ha detto: «Non sono i sani che hanno
bisogno del medico, ma i malati. Io non sono venuto a chiamare dei
giusti, ma dei peccatori» (Marco 2,17). </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Grazie
a lui possiamo anche noi cercare di conoscere il Signore, con fatica
forse, ma anche con fiducia perché lui per primo desidera farsi
conoscere e donarci un po' della sua bontà e della sua giustizia.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Se
riusciamo, insieme agli altri, ad afferrare la mano che in Cristo Dio
ci tende, la relazione con lui ci cambierà e potremo permettergli di
essere, anche attraverso di noi, il Dio che mette in pratica la
bontà, il diritto e la giustizia sulla terra. Questa è l'unica base
solida della nostra speranza per un mondo nuovo e radicalmente
diverso da quello in cui viviamo. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Palatino-Roman, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="text-decoration: none;">Il
Signore ci conceda di saper costruire su questa base.</span></span></span></span></p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-62090213488393432012022-02-03T11:03:00.002+01:002022-02-03T11:03:32.766+01:00Predicazione di domenica 30 gennaio 2022 su Esodo 34,29-35 a cura di Marco Gisola<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"> <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Esodo
34,29-35</b></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><i><sup>29</sup>
Poi Mosè scese dal monte Sinai. Egli aveva in mano le due tavole
della testimonianza quando scese dal monte. Mosè non sapeva che la
pelle del suo viso era diventata tutta raggiante mentre egli parlava
con il SIGNORE. <sup>30</sup> Aaronne e tutti i figli d’Israele
guardarono Mosè, e videro che la pelle del suo viso era tutta
raggiante. Perciò ebbero paura di avvicinarsi a lui. <sup>31</sup>
Ma Mosè li chiamò, e Aaronne e tutti i capi della comunità
tornarono a lui, e Mosè parlò loro. <sup>32</sup> Dopo questo,
tutti i figli d’Israele si avvicinarono, ed egli impose loro tutto
quello che il SIGNORE gli aveva detto sul monte Sinai. <sup>33</sup>
Quando Mosè ebbe finito di parlare con loro, si mise un velo sulla
faccia. <sup>34</sup> Ma quando Mosè entrava alla presenza del
SIGNORE per parlare con lui, si toglieva il velo, finché non tornava
fuori; poi tornava fuori e diceva ai figli d’Israele quello che gli
era stato comandato. <sup>35</sup> I figli d’Israele, guardando la
faccia di Mosè, vedevano la sua pelle tutta raggiante; Mosè si
rimetteva il velo sulla faccia, finché non entrava a parlare con il
SIGNORE.</i></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
volto di Mosè è splendente quando scende dal monte Sinai con le
nuove tavole della legge. Questo evento strano ed eccezionale avviene
la <u>seconda</u> volta che Mosè scende dal monte Sinai: la prima
volta che era sceso con le tavole della legge aveva trovato il popolo
che ballava intorno al vitello d’oro e dalla rabbia aveva spezzato
le prime tavole della legge che Dio gli aveva date sul Sinai. Un
gesto che era stato molto di più che un gesto impulsivo, ma il segno
che con la costruzione del vitello d’oro Israele aveva rotto il
patto con Dio; e dunque anche le tavole della legge, che
rappresentavano il patto tra Dio e Israele, dovevano in qualche modo
essere rotte. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Mosè
aveva poi chiesto a Dio di perdonare il popolo, e aveva intavolato
una specie di trattativa con Dio, il quale voleva lasciar perdere il
popolo e ricominciare da capo soltanto con Mosè. Ma Mosè riesce a
convincerlo e Dio lo fa risalire sul monte, dove “passa” davanti
a Mosè in un gesto di rivelazione unica e straordinaria. E poi Dio
stesso riscrive le tavole della legge, identiche alle prime due, e
riferisce a Mosè una serie di altri insegnamenti. Ed ecco che Mosè
ora scende da questo secondo incontro con Dio; questa volta però c’è
una novità: il suo volto è diventato splendente, raggiante, un
segno del fatto che ha incontrato Dio, potremmo dire un riflesso
della gloria di Dio.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Però
lui non lo sa, non se ne rende conto e se ne accorge solo quando
torna in mezzo al popolo. Questa volta il popolo è rimasto
fedelmente ad aspettarlo e quando vede il volto splendente di Mosè
ha paura e fugge lontano da Mosè; e ne ha tutte le ragioni, perché
non sa che cosa sia successo. Mosè però li richiama e il popolo si
avvicina a lui e si tranquillizza e ascolta quello che Mosè ha da
dire. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Come
interpretare questo fatto? Questo volto di Mosè che è stato
trasfigurato – se vogliamo usare questo verbo – dal suo incontro
con Dio? </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
fatto che Mosè non se fosse nemmeno accorto, mi fa pensare che
questo miracolo Dio lo faccia non tanto per Mosè, quanto per il
popolo, per dare un segno al popolo, che lo aveva tradito. Per la
storia del vitello d’oro, Dio si era molto arrabbiato con il
popolo, aveva praticamente deciso di abbandonarlo, di lasciarlo
andare al suo destino. Se leggiamo il cap. 32 sembra proprio che la
pazienza di Dio sia finita. Ma questa storia che ci viene raccontata
qui è proprio un segno di ciò che dice il salmo 30 (v. 5): “Poiché
l’ira sua è solo per un momento, ma la sua benevolenza è per
tutta una vita”.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
prima volta che Mosè era sceso dal Sinai il suo volto non era
splendente – casomai era “nero” per la rabbia, perché Dio, sul
monte, gli aveva già detto del tradimento del popolo! E ora è quasi
come se questa seconda volta, passata la giusta ira per l’infedeltà
di Israele, Dio voglia dare al popolo un ulteriore segno, come se Dio
volesse dare al popolo un segno in più perché il popolo abbia
fiducia in lui.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
volto splendente di Mosè è per il popolo un segno della gloria di
Dio, che Mosè ha visto passare sul monte, e che ha reso il suo volto
raggiante, e un segno della grazia di Dio, che ha deciso di non
abbandonare Israele, come aveva pensato per un momento, ma invece di
continuare il cammino con lui verso la terra di Canaan. È un segno
per dire al popolo che può ascoltare con fiducia le parole di Dio
che Mosè gli riferirà e che potrà poi con speranza riprendere il
cammino verso la terra di Canaan.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ma
questi versetti non ci parlano solo del momento in cui Mosè scende
dal monte con il volto splendente. Ci viene detto che il volto di
Mosè continua a splendere anche dopo, non sappiamo per quanto tempo
– perché di questo volto splendente di Mosè non si parlerà più
nel libro dell’Esodo – ma di sicuro per un certo tempo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
brano ci racconta infatti che dopo l’incontro sul monte Sinai, Mosè
continua a parlare con Dio e questo dialogo avviene in un posto
preciso, che è la cosiddetta tenda dell’incontro. Mosè ha questo
privilegio di parlare con Dio a tu per tu e questo avviene nella
tenda dell’incontro.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
cosa curiosa che ci narra questo racconto è che il volto di Mosè
continua a splendere e che Mosè si copre il volto con un velo, ma lo
toglie quando parla con Dio e quando parla con il popolo. Il popolo
quindi può guardare senza problemi il suo volto splendente, si era
spaventato la prima volta ma poi la paura era passata. Mosè sta
dunque a volto scoperto quando ascolta la parola di Dio e quando la
comunica al popolo. Si copre invece il volto quando non fa da
mediatore tra Dio e il popolo. Quando fa altro, quel volto splendente
va coperto; quando ciò che Mosè dice e fa non ha a che fare con la
parola di Dio, deve coprirsi il volto.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Perché
mai Mosè si copre il volto quando non parla con Dio e non parla al
popolo? Il racconto non ci spiega la ragione, e quindi possiamo solo
fare delle ipotesi. Quando Mosè non svolge il suo compito di
mediatore tra Dio e il popolo, o di annunciatore della Parola di Dio,
deve coprirsi, forse perché quando non svolge questo compito <u>è
uno come tutti gli altri</u>. La gloria di Dio deve vedersi sul suo
volto <u>soltanto</u> quando parla in nome di Dio, non quando parla o
agisce in nome suo. Perché è la gloria <u>di Dio</u>, non di Mosè.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
suo volto splende, e questo è una sorta di miracolo o di dono di Dio
perché sia chiaro a tutto il popolo che ciò che Mosè dice non è
farina del suo sacco, ma è Parola di Dio, non sono i suoi pensieri
ma è la volontà di Dio. Quando Mosè invece esprime opinioni sue o
il suo pensiero, allora la gloria di Dio non c’entra nulla e deve
coprirla, deve nasconderla. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Mosè
porta su di sé, sul suo volto, questo segno della presenza e della
gloria di Dio e potrebbe essere tentato di abusarne, di trasformarlo
in uno strumento di potere sul popolo e non di servizio al popolo.
Potrebbe essere tentato di far passare la sua volontà per volontà
di Dio e di usare il suo volto splendente per far credere agli altri
quello che vuole.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ma
Mosè non lo fa, è fedele, e per distinguere chiaramente quando
parla in nome di Dio e quando invece parla in nome suo, si vela o si
svela il volto, perché sia chiaro che solo dopo che ha incontrato
Dio nella tenda parla in nome suo (di Dio) – e allora mostra il suo
volto raggiante. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Altrimenti
lo copre e quando ha il volto coperto è chiaro che ciò che Mosè fa
e dice è decisione sua e non di Dio. Questa mi sembra una possibile
spiegazione di questo stranissimo fenomeno, che è narrato solo di
Mosè e solo qui, in questo breve racconto.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
per concludere torno su ciò che ho già accennato poco fa: solo <u>dopo</u>
che ha ascoltato la Parola di Dio, solo dopo che lo ha incontrato
nella tenda dell’incontro, Mosè è autorizzato a parlare in nome
di Dio. Mosè è sempre Mosè, il suo volto è sempre raggiante, ma
non parla sempre in nome di Dio, non dice sempre la volontà di Dio. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Parla
in nome di Dio solo <u>dopo</u><span style="text-decoration: none;">
averlo ascoltato. Certo lui – rispetto a noi – aveva il </span><span style="text-decoration: none;">g</span><span style="text-decoration: none;">ro</span><span style="text-decoration: none;">ss</span><span style="text-decoration: none;">o
privilegio di parlare con Dio a tu per tu! Vorremmo averla noi una
tenda dell’incontro dove Dio viene a parlarci e a dirci esattamente
che cosa </span><span style="text-decoration: none;">fare e che cosa
</span><span style="text-decoration: none;">dire agli altri! </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="text-decoration: none;">Ma
se persino Mosè parlava solo </span><u>dopo</u><span style="text-decoration: none;">
aver ascoltato, a maggior ragione questo vale per noi, che Dio lo
ascoltiamo attraverso la Scrittura, che – se possiamo dire così –
è la </span><u>nostra</u><span style="text-decoration: none;"> tenda
dell’incontro. Dio ci incontra qui, nella Bibbia; </span><span style="text-decoration: none;">quando
apriamo la Bibbia è come se entrassimo nella tenda dell’incontro
per ascoltare quello che Dio ha da dirci.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
allora anche il nostro volto – di noi che entriamo in questa tenda
dell’incontro e ascoltiamo la Parola di Dio – anche il nostro
volto può diventare raggiante. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Senza
osare nemmeno lontanamente paragonarci a Mosè, anche il nostro volto
può diventare raggiante, perché raggiante è il volto di chi
ascolta la parola di Dio, di chi viene raggiunto dalla sua gloria, la
gloria di Dio che si adira per il nostro peccato, ma solo per un
momento, e poi – come ha riscritto le tavole della legge - si mette
pazientemente a riscrivere per noi le parole della grazia, della
speranza e della gioia.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
con quelle parole, anzi con quella Parola, riprende con noi il
cammino della vita che ora è illuminato dalla sua grazia. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; text-decoration: none;">
<br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-53366205780443047422022-01-16T18:06:00.004+01:002022-01-16T18:07:41.932+01:00 Predicazione di domenica 16 gennaio 2022 su 1 Corinzi 2,1-5 a cura di Marco Gisola<p style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; text-align: center;"><span style="font-size: small;"><b> <span face="Trebuchet MS, sans-serif"><sup><span style="font-family: Times New Roman, serif;"> 1 Corinzi 2,1-5</span></sup></span></b></span></p><p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif" style="font-size: small;"><i><span style="font-family: Times New Roman, serif;">E io, fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunciarvi la
testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza; </span><span style="font-family: Times New Roman, serif;">poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo
e lui crocifisso. </span><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran
tremore; </span><span style="font-family: Times New Roman, serif;">la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi
persuasivi di sapienza, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, </span><span style="font-family: Times New Roman, serif;">affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma
sulla potenza di Dio.</span></i></span></p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Che
cosa sappiamo di Dio? E come facciamo a sapere qualcosa di Dio?
Queste sono le domande – e che domande! – a cui Paolo risponde in
queste parole che scrive ai cristiani di Corinto.</span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Sapere!
Sapere è una delle cose che più determina la vita dell’essere
umano. L’essere umano è curioso per natura, vuole andare oltre
quello che già sa <span face="Trebuchet MS, sans-serif">per</span>
sapere, per scoprire sempre di più. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Questa
curiosità ha portato molto bene e molto male all’umanità: ha
permesso lo sviluppo della scienza e della tecnologia – basta
pensare alla medicina e alla chirurgia - e ha portato anche alla
costruzione di armi sempre più sofisticate e più distruttive. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Questo
desiderio di sapere <span face="Trebuchet MS, sans-serif">ha portato
l’essere umano anche a</span> interrogarsi sul senso della vita,
sulla propria origine e sul <span face="Trebuchet MS, sans-serif">proprio
</span>destino e lo ha portato anche a interrogarsi su Dio. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">La
fede cristiana e la fede ebraica, dentro la quale quella cristiana è
nata, sono concordi nell’affermare che noi conosciamo di Dio solo
quello che Dio ci fa sapere. Sappiamo di Dio solo ciò che Dio ci
rivela di sé. Altro – con le nostre forze, la nostra intelligenza,
il nostro studio – non possiamo sapere.</span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Questo
è ciò che dice anche Paolo in questo brano. Paolo era un uomo colto
e di certo non disprezzava la cultura, lui che viveva in due culture,
perché è nato in quella ebraica, <span face="Trebuchet MS, sans-serif">ed
è cresciuto in quella ebraica e anche in</span> quella greca. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Paolo
dice che per arrivare a Dio la nostra sapienza, la sapienza umana,
non serve a nulla. Zero. Ci serve un’altra sapienza, che però non
possiamo ottenere da noi stessi, per cui non servono intelligenza,
non servono i libri e neanche tutta la nostra tecnologia moderna.</span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Ciò
che possiamo sapere, e ciò che ci serve sapere di Dio e su Dio, ci
può solo essere dato, ci può solo essere detto da Dio stesso;
questo è il significato del verbo “rivelare”.</span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Ma
Paolo qui va oltre: in estrema sintesi dice che <u>una cosa sola</u>
ci è necessario sapere, abbiamo bisogno di conoscere una cosa sola:
ovvero che Gesù di Nazareth, il Cristo, il messia d’Israele, è
stato crocifisso per noi: “mi proposi di non sapere altro fra voi,
fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso”. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Non
c’è altro da sapere. O meglio, c’è moltissimo altro da sapere,
a partire dalla conoscenza della Bibbia, della teologia, da ciò che
hanno detto, fatto e scritto i cristiani in venti secoli di storia. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">La
nostra chiesa ha un giornale, diverse riviste, la nostra facoltà ha
una biblioteca di decine di migliaia di libri, le nostre chiese
organizzano continuamente momenti di dibattito e di riflessione. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Il
desiderio di sapere e di conoscere è non solo umano, ma vitale, per
imparare sempre qualcosa di nuovo. La conoscenza aiuta la nostra fede
e la nostra vita, il dibattito fa crescere. Ma la sapienza umana non
aggiunge nulla alla fede. È bello e utile sapere sempre qualcosa di
più, ma chi sa di più non crede di più, né meglio degli altri. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Per
credere basta sapere quello che dice qui Paolo, basta conoscere il
cuore dell’evangelo: Gesù Cristo è morto per noi, Gesù Cristo è
morto per te. Se sai questo, sai tutto ciò che ti serve sapere per
la tua salvezza, e dunque per vivere nella riconoscenza e <span face="Trebuchet MS, sans-serif">nel</span>la
speranza. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif">Vi
avrò già raccontato ciò che mi raccontò molti anni fa un fratello
di una delle nostre chiese di suo padre, un contadino siciliano, un
bracciante, che divenne evangelico in una delle nostre chiese. Questo
uomo era analfabeta, ma ogni mattina prima di andare nei campi
pregava, pensando di </span><span face="Trebuchet MS, sans-serif">n</span><span face="Trebuchet MS, sans-serif">on
essere visto </span><span face="Trebuchet MS, sans-serif">dai suoi
figli.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif">Era
analfabeta, non sapeva leggere, ma sapeva parlare con Dio, </span><span face="Trebuchet MS, sans-serif">perché
sapeva l’essenziale; qu</span><span face="Trebuchet MS, sans-serif">esta
era la sua sapienza. Il figlio – </span><span face="Trebuchet MS, sans-serif">che
non c’è più da alcuni anni – </span><span face="Trebuchet MS, sans-serif">studiò,
</span><span face="Trebuchet MS, sans-serif">diventò infermiere,
sindacalista e predicatore locale. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif">La
sua sapienza umana gli servì come riscatto sociale e come occasione
di servire il prossimo e la sua chiesa. Ma </span><span face="Trebuchet MS, sans-serif">suo
padre analfabeta </span><span face="Trebuchet MS, sans-serif">era
stato per lui un maestro, perchè </span><span face="Trebuchet MS, sans-serif">sapeva
l’essenziale per credere e per parlare con Dio. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="break-before: page; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm; page-break-before: always;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">Cosa
significa sapere l’essenziale, conoscere Gesù Cristo e lui
crocifisso? La croce ci trasmette una duplice sapienza, ci dice </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">cioè
</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">chiaramente
due cose, che devono </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">st</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">are
insieme: la croce ci dice il nostro peccato e ci dice la misericordia
di Dio.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">La
croce rappresenta da un lato una condanna, una condanna a morte. Gesù
muore, condannato a morte, a una terribile morte, da noi esseri
umani. Gesù muore innocente, condannato a morte da noi colpevoli. La
croce è il segno molto concreto della nostra colpa, del nostro
rifiuto di Dio e del suo figlio che Dio ha mandato per noi.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">Non
possiamo </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">evitare,
</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">“bypassare”
questo significato della croce. </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">La
croce ci fa vedere prima di tutto la nostra colpa. Se non ci fosse la
nostra colpa, Gesù non sarebbe morto sulla croce.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">E
poi ci dice la misericordia di Dio. La morte di Gesù è condanna, ma
è anche dono; è colpa (nostra), ma è anche perdono (nostro, da
parte e per grazia di Dio). </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">La
croce tiene insieme queste due cose, che sono inseparabili. </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">In
Cristo n</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">on
c’è perdono senza colpa e non c’è colpa senza perdono. A chi
riconosce la propria colpa, essa è perdonata. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">A
chi si specchia nella croce, che ci dice chi siamo, in quello
specchio vede </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">nel
volto di Cristo la propria colpa, ma vede anche </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">il
suo nuovo volto, il volto </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">di
chi ha </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">incontr</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">ato
la grazia di Dio. L</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">a
croce ci mostra la nostra miseria, la miseria della nostra colpa, per
farci scoprire, anzi facendoci scoprire, contemporaneamente, la
meraviglia del perdono.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">Q</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">uesto
Paolo è andato a predicare a Corinto, </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">un
messaggio che nel capitolo precedente aveva appena definito “la
pazzia della predicazione”. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Annunciare
il Cristo crocifisso, ovvero il messia messo a morte anziché un
messia dominatore e trionfante, era un messaggio folle. Paolo. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Sempre
pochi versetti prima ha scritto “noi predichiamo Cristo crocifisso,
che per i Giudei è scandalo e per gli stranieri pazzia”</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">U</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">n
messaggio apparentemente folle e debole come può esserlo una croce e
un messaggero altrettanto debole: </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">“</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">Io
sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran
tremore”, </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">dice
Paolo. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">L</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">a
forza non sta nel messaggero, ma nello Spirito di Dio che vuole
mostrare la sua potenza attraverso la debolezza apparente </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">del
messaggio, </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">del</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">l’evangelo
della croce,</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">
e la debolezza reale del messaggero: “</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">la
mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi
persuasivi di sapienza, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza”.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">Q</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">ual</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">e</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">
dimostrazione di Spirito e di potenza avrà dato Paolo ai </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">C</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">orinzi?
La prima dimostrazione di potenza che l’annuncio dell’evangelo ci
dà è la nascita della fede, che non nasce dalla bravura o dalla
forza del predicatore, dalla sua abilità a parlare, ma solo ed
esclusivamente dall’azione dello Spirito.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">Con
debolezza, con timore e tremore Paolo è andato a predicare a
Corinto, “</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">affinché
la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla
potenza di Dio”.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">L</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">a
potenza di Dio che si è rivelata nella croce, perché fin qui, fino
alla croce di Gesù è arrivato l’amore di Dio per noi. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">La
potenza di Dio che non si impone, ma si mette nelle mani degli esseri
umani. Che non costringe, ma vuole convincere </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">e</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">
</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">convertire</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">.
Che non domina, ma serve. Che non urla, ma annuncia, racconta,
testimonia, </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">che
vuole passare attraverso la voce e la v</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">i</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">ta
di donne e uomini deboli, che hanno timore e tremore a parlare di
Dio, pieni di contraddizioni, pieni di dubbi e di domande. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">Che
però una cosa la sanno, una cosa sola: Gesù Cristo e lui
crocifisso, la nostra colpa che </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">Gesù
</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">ha
preso su di sé e il nostro perdono che </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">Dio,
nella croce di Cristo, </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">ha
abbondantemente riversato su di noi per pura grazia.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;">Per
andare nel mondo a testimoniare l’amore di Dio, per vivere nella
fiducia, per operare nella speranza, per provare a costruire
relazioni umane autentiche e relazioni sociali libere e giuste, ci
basta sapere questa cosa sola: Gesù Cristo e lui crocifisso, per
noi, per te, per l’umanità.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.3cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: small;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">Questa
cosa sola, che lo Spirito ci ricorda e ci ripete ogni volta che
apriamo la sua </span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">P</span></span><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-style: normal;">arola.
</span></span></span></span>
</p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-64965901928506544322022-01-09T21:45:00.009+01:002022-01-09T22:04:44.557+01:00Predicazione di domenica 9 gennaio 2022 (Epifania) su Matteo 2,1-12 a cura di Daniel Attinger<span style="font-family: trebuchet;"></span><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> <b>“DOV’È IL RE DEI GIUDEI CHE È NATO ?” </b></span></span></p><p style="text-align: center;"><b><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></b></p><p style="text-align: center;"><b><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></b></p><p style="text-align: center;"><b><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></b></p><p style="text-align: center;"><b><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Matteo 2,1-12</span></span></b></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><i><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;">1 Gesù era nato in Betlemme di Giudea, all'epoca del re Erode. Dei magi d'Oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: 2 «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo».</span></span></i></p><p><i><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> 3 Udito questo, il re Erode fu turbato, e tutta Gerusalemme con lui. 4 Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informò da loro dove il Cristo doveva nascere. 5 Essi gli dissero: «In Betlemme di Giudea; poiché così è stato scritto per mezzo del profeta:</span></span></i></p><p><i><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> 6 "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la minima fra le città principali di Giuda; perché da te uscirà un principe, che pascerà il mio popolo Israele"».</span></span></i></p><p><i><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> 7 Allora Erode, chiamati di nascosto i magi, s'informò esattamente da loro del tempo in cui la stella era apparsa; 8 e, mandandoli a Betlemme, disse loro: «Andate e chiedete informazioni precise sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch'io vada ad adorarlo».</span></span></i></p><p><i><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> 9 Essi dunque, udito il re, partirono; e la stella, che avevano vista in Oriente, andava davanti a loro finché, giunta al luogo dov'era il bambino, vi si fermò sopra. 10 Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre; prostratisi, lo adorarono; e, aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra. 12 Poi, avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, tornarono al loro paese per un'altra via.</span></span></i></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Care sorelle e cari fratelli, </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Oggi celebriamo la solennità dell’Epifania che in realtà cade il 6 gennaio, ma ciò che conta, in fin dei conti, non è la data della festa, che resta arbitraria e forse ha sostituito, nei primi secoli del cristianesimo, in Egitto, una festa pagana in relazione con la crescita delle acque del fiume Nilo o la nascita di qualche divinità, e a Roma una festa legata ai Saturnali, ma ciò che vi si celebra. Solo che, di nuovo, c’è ambiguità: in Oriente si celebra quel giorno il battesimo di Gesù da parte di Giovanni Battista e, tra i cristiani armeni, la nascita di Gesù; in Occidente invece è la “Festa dei re”, ma di quali re si tratta? Pensiamo evidentemente ai saggi venuti da Oriente, i cui nomi sono stati addirittura tramandati dalla tradizione. In realtà però né i loro nomi, né il loro numero, e nemmeno il titolo di “re” sono conosciuti dall’evangelo, che parla solo di “magi”, cioè di dignitari della religione zoroastriana, la religione della Persia dell’epoca. Ricordiamo che la Persia non faceva parte dell’Impero Romano, motivo per cui era un po’ come la Kamchatka della mia infanzia, cioè più o meno una terra situata aldilà di ogni limite geografico. </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Tuttavia, se ci atteniamo al testo, vediamo che vi si parla sì di re: ma essi non sono tre, bensì soltanto due. </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Il primo è il “re Erode”, il signore della Giudea, al servizio di Augusto, imperatore di Roma: segno permanente che gli ebrei sono sotto dominazione, e dunque quasi schiavi, non già in Egitto o a Babilonia, come per il passato, ma sulla loro propria terra. L’altro re è quel “re dei giudei … appena nato” di cui parlano i magi: un neonato dalle origini oscure che si trova in qualche grotta della città di Betlemme, come riferisce la tradizione, che su questo punto, è credibile, perché in quel tempo, la maggior parte delle case di Betlemme erano formate da una stanza costruita davanti ad una grotta, la quale costituiva la gran parte della casa. </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> In questa festa, dunque, tramite questi messaggeri pagani che sono i magi, due re si affrontano. Confronto perfettamente impari, poiché uno, Erode, ha tutti i poteri – ma poteri distruttivi come dimostrerà la sua decisione di procedere al massacro di tutti i bambini di Betlemme sotto i due anni – mentre l’altro, Gesù, è solo uno neonato “adagiato in una mangiatoia”, come ci ricorda l’evangelo secondo Luca (Lc 2,12): un re in una mangiatoia, come fieno pronto ad essere divorato…, ma re rivestito della forza disarmante del sorriso di un bambino. </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Avvertiti dalla loro scienza astronomica – per non dire astrologica – della nascita del re dei Giudei, i magi partono e giungono nei pressi di Gerusalemme. Ma, avendoli la loro scienza momentaneamente traditi, essi confidano nella loro ragione: “Dal momento che si tratta del re dei Giudei, lo troveremo ovviamente nel palazzo reale!” Ma là, non si sa nulla, anzi peggio, la loro domanda suscita il panico e lo spavento; il potere reale è forse in pericolo? Il sinedrio, l’autorità religiosa di Gerusalemme, è immediatamente convocato. </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Si fa quindi appello alla sapienza religiosa, quella degli esegeti, dei teologi e dei moralisti. Per loro non c’è dubbio: se è nato il re dei Giudei è necessariamente nato a Betlemme; lo dice la Bibbia, anche se non viene letta in modo del tutto corretto, giacché essa non dice: </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto da meno tra le città egemoni di Giuda; da te infatti uscirà colui che conduce Israele, uno che pascerà il mio popolo, </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> come abbiamo sentito, bensì: </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> E tu, Betlemme, Efrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che sarà governatore in Israele (Mi 5,1). </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Da ciò si trae l’evidente conclusione che la sapienza umana ha bisogno della sapienza religiosa. Sarà magari anche vero, ma non è la conclusione dell’evangelista che, dopo aver parlato di un accordo segreto tra i magi e il re, fa riapparire la stella, la quale, questa volta, conduce i magi fino al Luogo... A Betlemme si racconta addirittura che la stella, giunta sul posto, precipitò in un pozzo che esiste tuttora, e nel quale si dice che talvolta si può vedere, ancora oggi, il suo bagliore! </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> La sapienza umana, dunque, illuminata certo da quella religiosa e dalle Scritture, ha messo i magi in movimenti e li ha condotti fino a Colui che li aveva cercati prima ancora che essi lo cercassero. I rappresentanti della saggezza religiosa invece, quelli che sanno, non si sono mossi: né il re (che, spaventato, sta già meditando altri progetti mortiferi), né i saggi del sinedrio. </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Che significa tutto ciò? Forse la negazione del valore della saggezza religiosa in favore di quella puramente umana che ha condotto i magi (con l’aiuto momentaneo della saggezza religiosa) all’adorazione del re dei Giudei? Non credo. Matteo inizia qui piuttosto un programma che attraverserà tutto il suo evangelo. Si tratta di un forte ammonimento per tutti i detentori della saggezza religiosa (non solo quelli di ieri, ma anche quelli di oggi a cominciare da me che pretendo di commentare la Scrittura). </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Nell’evangelo di oggi, dotti esegeti e commentatori delle Scritture sanno, ma non si muovono. Al capitolo 4, nell’episodio delle tentazioni di Cristo, si vedrà persino il diavolo impossessarsi delle Scritture per avviare una disputa esegetica con Gesù, ma appunto per tentarlo e incitarlo ad andare contro la volontà di Dio. Più avanti sentiremo Gesù rallegrarsi del fatto che il Padre ha “nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, per rivelarle solo ai piccoli, privi di parola” (Mt 11,25). Più avanti ancora, al capitolo 23, Gesù pronuncerà un lamento funebre sugli scribi e i farisei che dicono ma non fanno: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti che chiudete il regno dei cieli in faccia agli uomini …” E questi diventeranno, alla fine dell’evangelo, quelli che accuseranno e condanneranno il re dei Giudei (Mt 26,66), adempiendo così esattamente il programma ideato da Erode all’inizio dell’evangelo. </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Perché questa forte critica alla saggezza religiosa? </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Perché, più di ogni altra, è minacciata dalla doppiezza e dall’ipocrisia: può certamente annunciare la verità di Dio; anche Gesù lo riconosce quando dichiara: “Fate e osservate con impegno tutte le cose che vi dicono, ma non fate secondo le loro opere …” (Mt 23,3), ma questa saggezza può anche, con le sue stesse riflessioni, condannare a morte una volta ancora il re dei Giudei. </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> È forse la condanna della saggezza religiosa? No! Infatti Matteo sembra annoverarsi lui stesso tra questi scribi, quando scrive, alla fine del grande discorso in parabole che Gesù pronuncia sul regno dei cieli: “Ogni scriba che diventa discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa: egli tira fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie” (Mt 13,52). Molti studiosi dicono infatti che troviamo là come la firma dell’evangelista! </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Allora questa critica della saggezza religiosa costituisce piuttosto un serio avvertimento che intende invitarci a comportarci non come quei membri del sinedrio, ma come i magi: giunti là dove si trovava il neonato, non furono delusi dalla sua fragilità e dalla sua povertà, ma lo adorarono o “si prostrarono davanti a lui”, come scrive Matteo. E poi, “aperti i loro tesori, gli offrirono doni: oro, incenso e mirra” (v. 11). Al di là del significato simbolico verosimile di questi doni (l’oro rappresentando il potere regale, l’incenso il ruolo sacerdotale e la mirra, presagio della sepoltura di Gesù), ciò che conta è che i magi offrono al bambino “i loro tesori”. Anche noi abbiamo dei tesori che possiamo offrire al Signore. Matteo ci ricorda qual è il tesoro di ogni essere umano: “Dov’è il tuo tesoro, dice Gesù, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21). </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> A ciò deve condurre ogni sapienza, e in particolare quella religiosa, se non vuole essere ipocrita o arrogante: al dono del proprio tesoro, cioè al dono di sé a Cristo che, allora, diventa la nostra stessa vita e ci rende testimoni veraci e autentici del suo amore e della sua “potenza”. </span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"></span></span></p><p><span style="font-size: small;"><span style="font-family: trebuchet;"> Questo è anche l’augurio che esprimo per ciascuno di noi all’inizio di questo nuovo anno: che sappiamo donarci interamente al Signore, per poter dire con l’apostolo: “Io vivo sì, ma non più io, è invece il Cristo che vive in me” (Gal 2,20), perché come dice ancora: “Per me vivere è Cristo!” (Fil 1,21). </span></span></p>bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-84412575952288078182022-01-03T16:36:00.005+01:002022-01-03T16:36:55.648+01:00Predicazione di domenica 2 gennaio 2022 su 1 Giovanni 1,1-4 a cura di Marco Gisola<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"> <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>1
Giovanni 1,1-4</b></span></span></p>
<p style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup><i>1</i></sup><i>
Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo
visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le
nostre mani hanno toccato della parola della vita </i><sup><i>2</i></sup><i>
(poiché la vita è stata manifestata e noi l’abbiamo vista e ne
rendiamo testimonianza, e vi annunciamo la vita eterna che era presso
il Padre e che ci fu manifestata), </i><sup><i>3</i></sup><i> quel
che abbiamo visto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché voi
pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il
Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. </i><sup><i>4</i></sup><i>
Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia completa.</i></span></span></p>
<p style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">1.
La parola della vita è stata vista, udita, persino toccata. Perché
la parola della vita si è incarnata nella persona di Gesù di
Nazaret. La parola della vita - cioè la Parola di Dio - ha preso su
di sé la nostra umanità, ha preso corpo e ha camminato per le
strade della Galilea e della Giudea venti secoli fa, ha insegnato, ha
portato guarigione e perdono a donne e uomini feriti nel corpo, nella
mente e nell’animo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">L’autore
della prima lettera di Giovanni vuole riaffermare con forza che nella
persona di Gesù è Dio stesso che è venuto nel mondo, per questo
insiste sul fatto che la parola della vita – cioè la parola di Dio
incarnata nella persona di Gesù – è stata vista, udita e toccata.
Toccata come si può toccare qualunque corpo umano. Qui Giovanni non
usa la parola “incarnazione”; questo termine è stato creato
dopo, a partire dalle parole dell’evangelista Giovanni, che ha
scritto che “la parola è diventata carne ed ha abitato per un
tempo fra di noi”. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
nostro testo non usa la parola “incarnazione”, ma ciò di cui
parla è quello, ed è l’evento fondante della fede cristiana.
L’inizio della sua lettera vuole infatti affermare subito
l’incarnazione della parola della vita e rispondere alla domanda:
chi è Gesù? </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In
questi ultimi decenni si è visto un rinnovato interesse per Gesù;
molti si interessano a lui come ad un maestro che ha insegnato delle
cose importanti, ed è un interessamento di cui ci si può
rallegrare, ma la fede cristiana è più di questo, la fede è
riconoscere che in Gesù si incontra Dio stesso. Se in Gesù
riconosco solo il maestro, solo il profeta, solo un esempio per la
mia vita, solo una guida spirituale, solo un guaritore, tutto ciò è
positivo, ma queste cose non sono il centro, e non sono tutto. Queste
sono le conseguenze del fatto che Gesù è il figlio di Dio. Gesù è
anche un maestro, anche un profeta, anche un esempio, ma è tutto ciò
perché e nella misura in cui è il figlio di Dio.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
fede sorge quando in Gesù si incontra non solo il maestro e il
profeta, ma Dio stesso, quando si riconosce in lui la “parola della
vita”. Questo vuole riaffermare l’autore della prima lettera di
Giovanni, che scrive la sua lettera alla seconda o terza generazione
di cristiani. Scrive cioè a persone che – come noi oggi – non
avevano incontrato Gesù in carne ed ossa, perché egli scrive
diversi anni dopo la morte e resurrezione di Gesù. Chi scrive la
lettera lo aveva incontrato, chi legge la lettera no. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Giovanni
infatti ci tiene a sottolineare che lui lo ha incontrato; per questo
afferma chiaramente che lo ha udito, visto, contemplato, e persino
toccato con le sue mani. Vuole eliminare ogni dubbio in chi legge la
sua lettera: la carne di Gesù era proprio vera, non era un fantasma,
non era uno spirito. Si poteva toccare come si può toccare ogni
essere umano. Lui lo ha incontrato, i discepoli lo hanno incontrato,
molta gente in quel poco tempo in cui Gesù ha predicato e guarito
pubblicamente lo ha visto, udito e persino toccato. Ma questo, per
forza di cose, è rimasto un privilegio di pochi, un privilegio di
quella generazione. Proprio perché Gesù è il figlio di Dio
incarnato ed è venuto nel mondo come essere umano, è venuto nel
tempo, in un tempo ben preciso e delimitato. </span></span></p><p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"> </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">2.
Ed ora? Il messaggio di Gesù, dopo la sua morte e resurrezione, è
destinato ad esaurirsi? O qualcuno deve sostituirlo? E come si fa a
sostituire il figlio di Dio? Nessuno lo può sostituire! La risposta
che <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">gli apostoli, ovvero </span>coloro
che hanno visto Gesù, avrebbero potuto dare è questa: noi
sostituiamo Gesù, così come ad un maestro succedono i suoi
discepoli. Ma Gesù non è sostituibile, proprio perché non era
soltanto un maestro; un maestro può essere sostituito, un discepolo
può diventare maestro, ma Gesù è il figlio di Dio e un discepolo
del figlio di Dio non può sostituirlo. La sua venuta nel mondo è
stata un evento unico e Gesù è insostituibile.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
risposta che sta dietro alle parole dell’autore di questa lettera è
che solo l’annuncio della parola della vita può sostituire la
parola della vita stessa. Solo l’annuncio di Gesù può sostituire
Gesù. Potremmo dire: solo il Gesù annunciato può sostituire il
Gesù udito, visto e toccato. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Dunque
è l’annuncio, la predicazione, la testimonianza, il racconto di
ciò che Gesù è stato, ha detto e ha fatto che lo rende presente,
se lo Spirito di Dio ce lo rende presente, “dove e quando Dio
vuole”, come dice una confessione di fede della Riforma.
L’annuncio, la predicazione dell’evangelo, è anche il senso
principale dell’esistenza della chiesa, <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">che
è la comunità di coloro che hanno ricevuto l’annuncio e </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">s</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">ono
chiamati a ri-annunciarlo.</span></span></span></p><p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"> </span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">3.
Torniamo all’espressione “parola della vita” con cui viene
definito Gesù, una bellissima definizione. Parola della vita perché
è risorto dai morti e quindi ha sconfitto la morte. Ma parola della
vita anche perché Gesù ha fatto rivivere molte persone che non
erano morte biologicamente, ma erano morte o moribonde
spiritualmente, socialmente. Ha dato nuova vita a chi era malato o
disabile e quindi anche emarginato. Ha dato nuova vita a persone
attraverso il perdono di Dio.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
parola della vita che siamo chiamati ad annunciare si oppone a ogni
cosa e ad ogni forza che porta morte e ad ogni cosa che rende la vita
meno vita, cioè meno dignitosa, meno libera, meno giusta. E questa è
dunque la nostra vocazione. Annunciare la parola della vita e operare
contro ciò che porta morte e <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">operare
</span>invece a favore di ciò che porta vita e le restituisce
dignità, giustizia, libertà.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ci
sono due parole nel nostro testo per definire qual è l’obiettivo
dell’annuncio della parola: comunione e gioia: “quel che abbiamo
visto e udito, noi lo annunziamo pure a voi, perché siate in
<u>comunione</u> con noi; e la nostra <u>comunione</u> è con il
Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo”. Il primo scopo
dell’annuncio <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">è</span> la
comunione, è l’essere in comunione con Cristo e quindi in
comunione con tutti coloro che ascoltano la stessa parola della vita
e che credono che in Gesù di Nazaret si incontra Dio stesso. Nella
sua grazia Dio ci rende suoi figli, lo abbiamo detto a Natale, ci fa
diventare suoi, gli apparteniamo e di conseguenza apparteniamo gli
uni agli altri. Siamo in comunione con Dio Padre, Figlio e Spirito
Santo e quindi siamo in comunione tra noi.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
poi la gioia: “vi scriviamo queste cose perché la nostra <u>gioia</u>
sia completa”; ma vi sono altre versioni antiche di questa lettera
che dicono “perché la <u>vostra</u> gioia sia completa”. Certo
c’è gioia in chi porta il messaggio e c’è gioia in chi lo
riceve, ma se fosse questa seconda versione quella corretta, il
significato sarebbe che chi porta questo messaggio, lo fa per creare
gioia in chi lo ascolta. L’evangelo è un messaggio di gioia,
proprio come il Natale appena trascorso è una festa di gioia, perché
abbiamo ricordato il dono che Dio ci ha fatto, mandando per noi il
suo unico figlio nel mondo e chi riceve questo annuncio ha motivo di
gioire. Una nuova vita, fatta di comunione e di gioia: questo è
l’evangelo di Gesù Cristo, “parola della vita”. Ci dia il
Signore di riconoscere e fare nostra questa parola della vita, e ci
dia il coraggio di annunciarla contro tutte le parole della morte che
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">ci sono</span> intorno a noi. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Contro
le parole della morte e a favore di una vita libera e dignitosa per
ogni essere umano, il Signore ci vuole annunciatori della parola
della vita, che Gesù il nostro Signore e salvatore, che è capace di
creare di comunione e di donare gioia a chi l’ascolta e la vive.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-57214388288209857522021-12-30T21:09:00.000+01:002021-12-30T21:09:05.696+01:00 Predicazione di domenica 26 dicembre 2021 su Isaia 7,10-14 a cura di Marco Gisola<p align="center" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"> <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Isaia 7,10-14</b></span></span><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><strong></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>Il
SIGNORE parlò di nuovo ad Acaz, e gli disse: </i></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>«Chiedi
un segno al SIGNORE, al tuo Dio! Chiedilo giù nei luoghi sottoterra
o nei luoghi eccelsi!» </i></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>Acaz
rispose: «Non chiederò nulla; non tenterò il SIGNORE». </i></span></span><strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>
</i></span></span></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>Isaia
disse: «Ora ascoltate, o casa di Davide! È forse poca cosa per voi
lo stancare gli uomini, che volete stancare anche il mio Dio? </i></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>Perciò
il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane concepirà,
partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele. </i></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;">“<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
Signore stesso vi darà un segno”. Questa antica promessa fatta da
Dio al suo popolo attraverso il profeta Isaia è l’evangelo di
questa domenica dopo Natale. Il segno che Dio vuole dare al suo
popolo è che la “giovane” partorirà un figlio cui sarà dato
nome Emmanuele. E proprio questo brano di Isaia è ripreso dal
vangelo di Matteo che dice che questa profezia si adempie con la
nascita di Gesù. È lui l’Emmanuele, il Dio con noi.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
testo ci presenta un breve dialogo tra Dio e il re Acaz, re di Giuda.
Il re Acaz è in una brutta situazione, c’è una guerra alle porte
ed è tentato di allearsi con l’Assiria, un regno grande e potente.
Ma allearsi con l’Assiria significa sottomettersi a questo grande
regno e anche sottomettersi alle sue divinità.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Dio
non vuole questo e invita Acaz a chiedere un segno, un segno a sua
scelta: “<i>Chiedilo giù nei luoghi sottoterra o nei luoghi
eccelsi!</i><span style="font-style: normal;">”. Insomma Dio è
disposto a dare un segno straordinario perché Acaz torni a fidarsi
di lui.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Acaz
però rifiuta di chiedere un segno, e trova una scusa molto pia, dice
che non vuole tentare il Signore. Ma in realtà è perché non si
fida di Dio, o meglio si fida di più dell’Assiria che di Dio. Dio
ovviamente non è contento e manda Isaia a chiedere al popolo se, non
contenti di stancare gli uomini, vogliano ora stancare anche Dio,
cioè provocarlo con la loro mancanza di fiducia.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
Dio, attraverso Isaia, proclama che un segno lo darà lo stesso. E il
segno sarà un bambino che nasce: una giovane partorirà un bambino.
Probabilmente questo bambino è il re che avrebbe sostituito il re
Acaz e che sarebbe stato, questa volta, un re giusto e fedele. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Dio
aveva proposto ad Acaz di chiedere un segno straordinario, un segno
che voleva lui, Acaz ha rifiutato e ora Dio sceglie di dare lo stesso
un segno. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Però
qui c’è qualcosa di strano: questo segno non è straordinario, è
un segno molto ordinario: una donna che partorisce, un bambino che
nasce, cose che accadono ogni giorno centinaia di volte.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Questo
racconto ha degli echi nei racconti della nascita di Gesù. In Matteo
come abbiamo detto è citato esplicitamente per dire che la nascita
di Gesù è la realizzazione di questa promessa di Dio.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Nel
vangelo di Luca non è citato, ma nel racconto di Luca troviamo la
parola “segno” detta dall’angelo ai pastori: “Oggi, nella
città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il
Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto
in fasce e coricato in una mangiatoia”.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In
Luca è proprio come in Isaia: il segno è un bambino appena nato.
Per di più, coricato in una mangiatoia, in un riparo di fortuna
perché i genitori erano in viaggio e non hanno trovato altro riparo
che una stalla. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Quel
bambino – dice l’angelo – è il “salvatore che è il Cristo,
il Signore”, ma per ora è solo un bambino avvolto in fasce e
coricato in una mangiatoia. Non è un condottiero, non è un uomo
forte e potente, non è un re. È un neonato.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">È
veramente “il salvatore, il Cristo, il Signore”, ma non si vede.
Il segno che Dio dà – in Isaia come in Luca – non è ciò che
vorremmo vedere, non è evidente, non è straordinario.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Che
cosa è un segno? Un segno non è una dimostrazione, una prova, ma è
appunto un “segno”, qualcosa che significa, che segnala, che
indica qualcos’altro. Un segno chiede la nostra fede.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm; orphans: 0; widows: 0;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Chiede
la nostra fede perché </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">vedendo
il segno siamo invitati a credere a ciò che quel segno ci indica. E
questo segno chiede la nostra fede anche perché </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">è
un segno debole e fragile. Come tutta la storia della nascita di
Gesù. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm; orphans: 0; widows: 0;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Luca
ci racconta la storia del censimento, del viaggio di Giuseppe e
Maria, del fatto che non c’è posto per loro nell’albergo, della
mangiatoia che si trova in una stalla o in una grotta adibita a
stalla… e poi i pastori, uomini impuri a causa del loro mestiere
che sono i primi a visitare Gesù e ad adorarlo.</span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Matteo
ci racconta la storia della strage degli innocenti, cioè dei bambini
che il re Erode fa uccidere perché è geloso e vuole eliminare colui
che pensa possa essere il suo rivale. E poi la storia dei Magi,
uomini saggi, astronomi che vengono da lontano ad adorare Gesù…
Insomma una storia di persone marginali, che stanno alla periferia
della società e della storia. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Un
segno fragile, che in sé non ha nulla di straordinario, un bambino
che non si distingue da tutti gli altri bambini che sono nati, che
nascono oggi e che nasceranno in questo mondo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Gesù
sarà un segno fragile dall’inizio alla fine, e soprattutto alla
fine, nella passione e nella croce, verrà fuori tutta la sua
fragilità. È un segno </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>volutamente</i></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">
fragile, perché Dio </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>ha
voluto </i></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">con
l’incarnazione rivelarsi attraverso la fragilità umana </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">per
portare perdono e speranza ai noi fragili esseri umani.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ma
rivelarsi attraverso la fragilità umana non vuol dire per Dio essere
meno Dio. Dio, in Gesù di Nazaret, nel neonato nella mangiatoia, è
altrettanto Dio di quando separava le acque del Mar Rosso per portare
Israele fuori dall’Egitto, altrettanto Dio di quando faceva trovare
la manna nel deserto e faceva scaturire acqua dalla roccia per
dissetare il suo popolo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Nella
</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">fragilità
di Gesù </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">sta</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">
la forza di Dio, </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">sta</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">
la forza del regno che Gesù porta in prima persona. </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Forza
del regno che molte delle persone che Gesù ha incontrato hanno
sperimentato: coloro che Gesù ha guarito, coloro a cui ha portato il
perdono di Dio. Tutte le persone che erano a terra – </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">fisicamente
e spiritualmente - </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">e
Gesù ha rialzato con la forza della sua parola.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">E
a Pasqua la forza del regno </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">vincerà
</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">persino
la morte, </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">e
vincerà </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">non
annientando </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">chi
lo aveva ucciso, </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">ma
perdonando i suoi carnefici</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">.
È la forza di chi vuole vincere senza sconfiggere, senza annientare,
è la forza dell’amore e del perdono.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Vera
forza, </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">m</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">a
</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">non
come la intendiamo noi, </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">cioè
</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">come
forza da usare </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;"><u>contro</u></span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">
</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">altr</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">i
esseri umani, </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">bensì
</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">forza
come la intende Dio, forza </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;"><u>per</u></span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">
il bene e la gioia degli esseri umani. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">E
se ci pensiamo bene, anche la resurrezione – cioè la più grande
opera che Dio abbia comp</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">i</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">uta
– non è evidente, molti non ci crederanno, diranno che il corpo di
Gesù è stato rubato. Anche lì, a parte i pochi che hanno
incontrato il risorto, tutti gli altri hanno solo un segno, che è la
tomba vuota. La tomba vuota è un segno altrettanto debole quanto il
neonato coricato nella mangiatoia.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">La
forza di Dio si incarna nella fragilità umana del neonato di
Betlemme, </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">segno
della sua presenza in mezzo a noi. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Segno
che chiede la nostra fede, che ci chiede di riconoscere nel neonato
coricato nella mangiatoia il “salvatore, Cristo e Signore”, che
ci chiede di riconoscere nel crocifisso non la sconfitta di Dio ma la
vittoria del suo amore, che ci chiede di riconoscere nella tomba
vuota non un inganno ma la forza della sua resurrezione.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Gesù
nasce, Gesù viene </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">in
mezzo a noi</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">;
nel neonato coricato nella mangiatoia abbiamo un segno, un segno
delle grandi cose che Dio ha promesso di fare per noi e che ha fatto
nella vita, morte e resurrezione di suo figlio. </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
Signore è fedele e mantiene le sue promesse. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Questo
segno ci è dato, la promessa di Dio ci è data. Ciò che è iniziato
quella notte a Betlemme </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">nessuno
ha potuto fermarlo, </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">nemmeno
la croce </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">ha
potuto fermarlo</span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">,
</span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">perché
</span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><u>non
può</u></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">
essere fermato. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In
questo segno e in questa promessa si fondano tutta la nostra fede,
tutta la nostra speranza e tutta la nostra gioia.</span></span></p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-66045548461862685132021-12-30T21:07:00.006+01:002021-12-30T21:09:35.689+01:00Predicazione del giorno di Natale 2021 su 1 Giovanni 3,1-2 a cura di Marco Gisola<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"> <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>1
Giovanni 3,1-2</b></span></span></p><p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>(culto insieme alla chiesa avventista)</i></span></span><b> <br /></b></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup><i>1</i></sup><i>
Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere
chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci
conosce: perché non ha conosciuto lui. </i><sup><i>2</i></sup><i>
Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato
ciò che saremo. Sappiamo che quando egli sarà manifestato saremo
simili a lui, perché lo vedremo com’egli è.</i> </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Oggi,
care sorelle e fratelli, siamo qui per celebrare la nascita di Gesù,
la venuta del figlio di Dio nel mondo. Il brano proposto per oggi dal
nostro lezionario non è un classico brano natalizio, come quelli che
abbiamo ascoltato nelle altre due letture, ma è un brano della prima
lettera di Giovanni che, scrivendo alle comunità a cui manda questa
lettera, dice ai membri di quelle chiese che Dio ci ha manifestato il
suo amore al punto di darci di “essere chiamati figli di Dio”.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
giorno in cui celebriamo la nascita del Figlio di Dio (con la F
maiuscola!), la Scrittura ci viene a dire che noi siamo per grazia
chiamati figli di Dio (con la f minuscola). Per dirla con
un’immagine: nel giorno in cui nasce Gesù, nasciamo anche noi. In
Gesù, diventiamo figli anche noi. L’apostolo Paolo parlerà di
“adozione”: “avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il
quale gridiamo: «Abbà! Padre!»” (Romani 8,15). Adozione, perché
Gesù è il figlio di Dio, e noi lo siamo – o lo diventiamo –
soltanto in lui e attraverso di lui.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">È
attraverso Gesù e grazie a Gesù che possiamo chiamare Dio nostro
padre, come Gesù stesso ci ha insegnato a fare nel Padre Nostro. Non
perché ce lo meritiamo o ce lo guadagniamo, ma per pura grazia. In
Cristo siamo figli adottivi, figli che il Padre di Gesù ha <u>deciso</u>
di adottare, per amore e solo per amore: “Vedete quale amore ci ha
manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio”. Non
è un nostro diritto essere figli di Dio, e non è un nostro merito:
dipende esclusivamente dall’amore di Dio, dalla scelta di Dio di
mandare il suo figlio nel mondo. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
infatti, probabilmente a noi viene spontaneo reagire dicendo: ma io
non mi merito di essere chiamato figlio di Dio, è troppo per una
persona piccola come me, con tutti i miei difetti e i miei peccati! E
in effetti è troppo! Non ce lo meritiamo, non potremmo mai osare
chiamarci figli di Dio, di definirci così davanti agli altri.
Sarebbe estremamente presuntuoso. Noi non possiamo chiamarci figli di
Dio. Dio invece sì, lui può, solo lui può chiamarci così. Se lo
diciamo noi è presunzione, è orgoglio. Se lo dice lui è dono, è
grazia. È una cosa che non possiamo dirci da noi stessi, ma che
possiamo solo <u>sentirci dire</u> da Dio, attraverso la sua parola.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Oggi
il Signore, attraverso la sua parola rivelata nella scrittura, ci
dice questo, che siamo suoi figli, perché lui ci ha fatti diventare
suoi figli, in Cristo, nella sua morte e resurrezione. E dunque è
pura grazia, dono al cento per cento. Dio ci considera suoi figli e
ci ama come figli. Essere figli di Dio non è un premio, non è uno
status, non è un onore, non vuol dire entrare a far parte di una
categoria privilegiata. Essere figli di Dio – o per essere più
precisi: essere stati resi figli di Dio da Dio stesso – è una
relazione e una vocazione.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">È
una <u>relazione</u>, una relazione padre-figlio, padre-figlia. <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">È
ovvio che questa immagine non ci vuol dire che Dio è di sesso
maschile, perché Dio è Dio e i generi appartengono all’umanità.
Dio è padre nostro in quanto padre di Gesù e in Gesù ci adotta
come suoi figli e figlie. Una relazione che sicuramente nella società
del tempo di Gesù non era paritaria; padre e figlio in quella
società non sono sullo stesso piano. Il figlio dipende dal padre e</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">d
è tenuto ad</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"> asc</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">o</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">lta</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">re</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">
il padre </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">e a seguire la
sua volontà</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">. E </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">allo
stesso modo </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">noi
dipendiamo da </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Dio</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">,
che ci ha dato la vita e </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">che
</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">in Cristo ci da la nuova
vita. E siamo chiamati ad ascoltare la sua parola </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">e
a seguire la sua volontà </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">per
costruire e orientare la nostra v</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">i</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">ta.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">È
una relazione fatta di dialogo e di fiducia; perché noi siamo
chiamati ad ascoltare Dio, ma anche Dio ascolta noi, suoi figli e
figlie, e ascolta le nostre preghiere. Il Dio biblico è un Dio che
parla, ma anche un Dio che ascolta. Ed è in questo dialogo che la
relazione cresce e si approfondisce.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
poi l’essere figli è una <u>vocazione</u>, cioè un compito:
l’essere figli prevede delle responsabilità. La parola
responsabilità viene dal verbo rispondere: siamo chiamati a
rispondere con la nostra vita all’immenso dono dell’amore di cui
Dio ci ama e grazie al quale ci chiama suoi figli e figlie. Spesso
nella storia i credenti si sono ritenuti superiori agli altri, a
volte persino al punto da disprezzare gli altri. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ma
l’unica cosa che abbiamo “in più” rispetto agli altri è la
responsabilità di ascoltare la parola di Dio, di testimoniarla con
le nostre parole e con le nostre scelte.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Questo
significa essere figli e figlie di Dio: </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">il
dono di questa relazione che Dio crea con noi, adottandoci come figli
e figlie in Cristo, relazione che dona gioia e speranza, e il compito
di ascoltare la sua parola e viverla nelle nostre scelte quotidiane.
Q</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">uesta relazione con
Dio, </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">che dà senso e
speranza al nostro presente,</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">
guarda </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">anche </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">al
futuro, contiene una promessa: ora siamo figli, “</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">ma
non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quando
egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo
com’egli è”.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Queste
parole dell’apostolo osano guardare oltre la nostra realtà, e
gettare lo sguardo alla realtà del regno. Qui, in questa nostra vita
terrena siamo figli, siamo stati adottati per grazia, ma nel regno
saremo addirittura “simili a lui”. Simili a Dio è
un’espressione enigmatica, che si riferisce al fatto che con Dio
avremo una piena comunione, che noi saremo con lui e lui sarà con
noi. Qui l’apostolo cerca di dire l’indicibile, di esprimere
l’inesprimibile. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Da
voce alla promessa che è rivolta ai figli e alle figlie. Una
promessa che da senso, gioia e speranza alla nostra vita qui ed ora.
Non è manifesto quel che saremo, non si sa, non lo sappiamo ed è in
fondo inutile saperlo. Ciò che è invece fondamentale che sappiamo è
che saremo simili a Dio, cioè saremo con Dio e non vivremo più
immersi nelle domande e nei dubbi, ma vedremo Dio faccia a faccia.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Oggi,
care sorelle e fratelli, siamo qui per celebrare la nascita di Gesù,
la venuta del figlio di Dio nel mondo. Siamo qui per celebrare un
inizio. Ma il testo di oggi ci fa guardare alla fine, al regno.
Perché la fine è già contenuta in quell’inizio.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In
quell’inizio, in quel bambino coricato nella mangiatoia, in quel
bambino che nasce durante un viaggio e appena nato è già profugo,
perché i suoi genitori devono fuggire in Egitto per salvare la vita
di Gesù, in quell’inizio c’è già il nostro presente e il
nostro futuro.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Quell’inizio
cambia la storia, cambia la nostra storia personale. Pensate a che
cosa saremmo oggi se Gesù non fosse nato, se il figlio di Dio non
fosse venuto nel mondo. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In
quell’inizio c’è il nostro presente di figli e figlie, nel suo
figlio Gesù Cristo Dio rende noi figli e figlie adottivi. Un dono e
una vocazione, un dono che dà gioia e una vocazione che dà senso
alla nostra vita.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
in quell’inizio c’è il nostro futuro, che non è ancora
manifesto, perché è nelle mani di Dio ed è più grande di quello
che possiamo immaginare.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Tra
parentesi, visto che oggi siamo qui a celebrare questo culto insieme
membri di chiese diverse, trovo che il messaggio che ci viene dalla
Parola di Dio di oggi sia molto adatto al nostro essere insieme. Noi
siamo oggi qui insieme avventisti e valdesi, ma Dio non vede in noi
degli avventisti e dei valdesi, Dio vede in noi “soltanto” dei
figli e delle figlie. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Non
vede in noi ciò che la storia, la teologia, gli eventi storici hanno
fatto di noi, ma vede in noi ciò che lui ha fatto di noi: figli e
figlie, niente di più (perché di più non c’è…!) e niente di
meno.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Perché
l’azione della grazia di Dio è più grande delle nostre realtà
storiche, più grande delle nostre chiese, che pure amiamo e di cui
siamo membri attivi. E il nostro futuro, di tutti noi, che siamo
avventisti o valdesi, è nelle sue mani, per tutti noi vale la
parola: non è ancora manifesto ciò che saremo. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ciò
che siamo – figli e figlie – e ciò che saremo è nelle mani di
Dio e della sua immensa grazia. </span></span>
</p>
<p align="left" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
tutto ha avuto inizio in quella notte a Betlemme, inizio che contiene
già tutto ciò che Gesù farà per noi, tutto il nostro presente e
tutto il nostro futuro.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ci
dia il Signore di essere figli e figlie che lo ascoltano, lo
seguono, lo lodano, e che vivono, gioiscono e sperano in lui che ci
ha amati così tanto da chiamarci suoi figli. </span></span>
</p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-15823959643038279482021-12-05T18:49:00.005+01:002021-12-05T18:49:37.556+01:00 Predicazione di domenica 5 dicembre 2021 (2a di avvento e Domenica della Diaconia) su Rut 1,1-17 a cura di Marco Gisola<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; orphans: 2; widows: 2;"> <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Rut
1,1-17</b></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>1
Al tempo dei giudici ci fu nel paese una carestia, e un uomo di
Betlemme di Giuda andò a stare nelle campagne di Moab con la moglie
e i suoi due figli. 2 Quest'uomo si chiamava Elimelec, sua moglie,
Naomi, e i suoi due figli, Malon e Chilion; erano efratei, di
Betlemme di Giuda. Giunsero nelle campagne di Moab e si stabilirono
là.</i></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>3
Elimelec, marito di Naomi, morì, e lei rimase con i suoi due figli.
4 Questi sposarono delle moabite, delle quali una si chiamava Orpa, e
l'altra Rut; e abitarono là per circa dieci anni. 5 Poi Malon e
Chilion morirono anch'essi, e la donna restò priva dei suoi due
figli e del marito. 6 Allora si alzò con le sue nuore per tornarsene
dalle campagne di Moab, perché nelle campagne di Moab aveva sentito
dire che il SIGNORE aveva visitato il suo popolo, dandogli del pane.
7 Partì dunque con le sue due nuore dal luogo dov'era stata, e si
mise in cammino per tornare nel paese di Giuda.</i></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>8
E Naomi disse alle sue due nuore: «Andate, tornate ciascuna a casa
di sua madre; il SIGNORE sia buono con voi, come voi siete state con
quelli che sono morti, e con me! 9 Il SIGNORE dia a ciascuna di voi
di trovare riposo in casa di un marito!» Le baciò; e quelle si
misero a piangere ad alta voce, 10 e le dissero: «No, torneremo con
te al tuo popolo». 11 E Naomi rispose: «Tornate indietro, figlie
mie! Perché verreste con me? Ho forse ancora dei figli nel mio
grembo che possano diventare vostri mariti? 12 Ritornate, figlie mie,
andate! Io sono troppo vecchia per risposarmi; e anche se dicessi:
"Ne ho speranza", e anche se avessi stanotte un marito, e
partorissi dei figli, 13 aspettereste voi finché fossero grandi?
Rinuncereste a sposarvi? No, figlie mie! Io ho tristezza molto più
di voi, perché la mano del SIGNORE si è stesa contro di me». 14
Allora esse piansero ad alta voce di nuovo; e Orpa baciò la suocera,
ma Rut non si staccò da lei. 15 Naomi disse a Rut: «Ecco, tua
cognata se n'è tornata al suo popolo e ai suoi dèi; torna indietro
anche tu, come tua cognata!» 16 Ma Rut rispose: «Non pregarmi di
lasciarti, per andarmene via da te; perché dove andrai tu, andrò
anch'io; e dove starai tu, io pure starò; il tuo popolo sarà il mio
popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio; 17 dove morirai tu, morirò
anch'io, e là sarò sepolta. Il SIGNORE mi tratti con il massimo
rigore, se altra cosa che la morte mi separerà da te!»</i></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Questa
domenica si intrecciano nel nostro culto due aspetti importanti della
vita della nostra chiesa: il primo è il tempo liturgico, il tempo di
avvento che è iniziato domenica scorsa, e che ci accompagna alla
nascita di Gesù. Il secondo aspetto è il tema di questa domenica,
che è la domenica della diaconia, una domenica in cui si vuole
riflettere su ciò che la nostra chiesa fa nel mondo a servizio degli
ultimi; “diaconia” come sapete significa servizio; e in modo
particolare oggi il tema della domenica è quello delle migrazioni e
la colletta di oggi è destinata ai progetti di accoglienza della
<i>D</i><i>iaconia valdese</i>, sopratutto i progetti per i minori
non accompagnati. Ed è proprio la Diaconia valdese che ha scelto il
testo su cui riflettere insieme oggi nelle nostre chiese. È l’inizio
della storia di Rut, storia che c’entra con il tema delle
migrazioni e che c’entra anche con l’avvento e con Gesù, perché
Rut è una delle antenate di Gesù ed è nominata nel vangelo di
Matteo proprio per questo motivo. Il libro di Rut finisce infatti con
la nascita di suo figlio che sarà il nonno del re Davide e sappiamo
che Giuseppe è un discendente del re Davide, e che era tra i
discendenti di Davide che doveva venire il messia. Potremmo dire che
la storia biblica, come accade sempre, si intreccia con la nostra
storia. Vediamo allora la storia di Rut. Essa è una storia di
migrazioni: il suo libro inizia col racconto di una famiglia di
israeliti che emigra. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Dobbiamo
tenere presente che le migrazioni hanno sempre due punti di vista:
ciò che noi chiamiamo <u>im</u>migrazione è prima di tutto sempre
<u>e</u>migrazione. A volte rischiamo di dimenticare che un immigrato
- di oggi o di ieri - è prima di tutto un <u>e</u>migrato, una
persona che ha lasciato il proprio paese, forse la propria famiglia,
la propria cultura, la propria lingua e così via. Così accade alla
famiglia di Noemi ed Elimelech, che emigrano nel paese di Moab, paese
pagano ai confini di Israele, perché in Israele non c’è pane.
Betlemme, che significa casa del pane, non è più fedele al suo
nome, non dà più pane ai suoi abitanti. La storia l’abbiamo
sentita: Noemi ed Elimelec hanno due figli, che sposano due donne
moabite, ma la tragedia colpisce questa famiglia e tutti gli uomini
muoiono, lasciando tre donne vedove. Nel cuore di questa tragedia,
che vede tre donne vedove, succede però una cosa positiva, c’è
una svolta. E la svolta ha due nomi strettamente intrecciati tra di
loro: i due nomi sono <u>pane</u> e <u>Dio</u>. Dio ha visitato
Israele e ha dato di nuovo il pane al suo popolo; la carestia è
finita, ora Betlemme è di nuovo Betlemme, la casa del pane. Noemi
decide quindi di tornare a casa. Questo ci fa anche riflettere sul
fatto che le emigrazioni, potrebbero, almeno qualche volta,
concludersi con un ritorno in patria. Ma bisogna che in patria cambi
qualcosa e in Israele qualcosa è cambiato perché Dio lo ha visitato
e la carestia è finita. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Per
ritornare bisogna che cambi qualcosa e se le cose non cambiano non si
può ritornare; se la vita nei paesi di partenza non cambia, se
continua ad esserci guerra o miseria, chi emigra non torna, a meno
che vi sia costretto, come nel caso dei respingimenti; ma in quel
caso molto probabilmente tenterà di partire un’altra volta. La
nostra storia ci presenta invece un ritorno; e non solo: ci presenta
Rut che emigra per amore della suocera, non vuole abbandonarla; anche
l’altra nuora, Orpa, non voleva abbandonarla, ma poi si lascia
convincere dalla suocera e torna dalla sua famiglia di origine. Di
lei non sappiamo più nulla, ma dobbiamo sottolineare il fatto che il
racconto non dà nessun giudizio su Orpa, la nuora che rimane nel
paese di Moab. Rut e Orpa compiono due libere scelte, entrambe
possibili. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Nel
racconto biblico è ora Rut l’emigrante che dovrà vivere in un
paese straniero, che per fortuna l’accoglierà. E <u>co</u><u>me</u>
Rut viene accolta è molto interessante: Israele la accoglie
innanzitutto con le sue leggi a favore dei poveri. La legge di Mosè
prevede che i poveri possano andare a spigolare, cioè a raccogliere
quello che rimane nei campi dopo il raccolto. E anzi, la legge
prescriveva espressamente che non si raccogliesse tutto quello che
c’era, ma se ne lasciasse un po’ per chi non aveva campi e non
aveva da mangiare. La legge che Dio aveva data a Mosè prevede questo
arcaico e semplice “stato sociale”: un po’ di pane per chi non
ha pane. E poi Rut viene accolta dalla bontà di un uomo, Boaz, che
la sposerà e dalla loro unione nascerà il nonno del re Davide. È
interessante che in questa antica storia di Rut, con tutti i limiti
della società del tempo, la Bibbia ci mostri come l’accoglienza
passi sia attraverso una legge giusta, che garantisce il minimo per
sopravvivere, sia attraverso la generosità degli esseri umani. Per
essere accolti in un paese straniero c’è bisogno di leggi che
diano dei diritti, ma non bastano le leggi, ci vuole anche la
generosità delle persone che vi abitano. E del resto non basta la
generosità delle persone, ma c’è bisogno anche di leggi giuste.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
storia di Rut s’intreccia anche con la storia della nascita di
Gesù, perché come abbiamo detto Rut è citata nel vangelo di Matteo
nell’elenco delle antenate di Gesù. In questo elenco ci sono solo
quattro donne e c’è anche Rut la moabita, dunque una straniera,
immigrata in Israele. Anche il tema delle migrazioni si intreccia con
la storia della nascita di Gesù, perché nel vangelo di Matteo Gesù,
Maria e Giuseppe devono fuggire in Egitto, perché Erode vuole
uccidere Gesù. Qui si tratta di una migrazione dovuta alla
persecuzione, come accade a tante donne e uomini anche oggi. Grazie a
Dio, Gesù e i suoi genitori potranno tornare nel loro paese quando
Erode non ci sarà più. Quindi anche Gesù è stato, per un po’ di
tempo, un emigrato, e una emigrata è la sua antenata Rut. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="background: transparent;">Abbiamo
detto che la svolta sta nel pane che a Betlemme c’è di nuovo,
</span><span style="background: transparent;">perché è finita la
carestia;</span><span style="background: transparent;"> si può di
nuovo vivere a Betlemme e che questo pane </span><span style="background: transparent;">è</span><span style="background: transparent;">
dono di Dio, che ha visitato il suo popolo. </span>Il pane, cioè il
cibo per nutrirsi è ovviamente il bisogno essenziale per ogni essere
umano, per sopravvivere. Ma per vivere serve qualcosa di più del
pane, che serve appunto a sopravvivere. A questo proposito trovo
interessante ciò che sul pane ha scritto Lutero, commentando la
richiesta del Padre nostro “dacci oggi il pane quotidiano” nel
suo “Piccolo catechismo”. Lutero si chiede che cosa significa
pane quotidiano e la risposta che si da è: “tutto ciò che fa
parte del nutrimento e delle esigenze del corpo, come mangiare, bere,
vestiti, scarpe, casa …” e poi aggiunge altre cose tra cui “buon
governo, buon tempo, pace, salute…”. Il pane è essenziale ma non
basta, si può avere pane e non avere la libertà, non vedere
rispettati i propri diritti. Si può avere il minimo per sopravvivere
ma non una scuola dove mandare i propri figli, o ospedali dove curare
le persone malate. Chi emigra non lo fa solo perché a casa propria
non ha da mangiare o una casa, ma anche perché nel suo paese non può
avere, come dice Lutero, “buon governo, buon tempo, pace, salute…”.
</span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Dove
sta Dio in questa storia, nella storia di Rut e Noemi? Abbiamo detto
che Dio sta nella svolta che porta Noemi a decidere di tornare in
Israele, Dio sta nel pane che torna ad esserci a Betlemme, dove prima
scarseggiava a causa della carestia. Ma, come dicevo poco fa, Dio sta
anche nella legge che ha dato a Mosè, che prevede il diritto per i
poveri di andare a spigolare. E visto che oggi parliamo di diaconia,
penso che dobbiamo chiederci dove stiamo noi nel mondo, qual è il
nostro posto e il nostro compito, come discepoli e discepole di Gesù,
che appena nato fu costretto a emigrare per salvarsi la vita e che è
discendente di Rut la moabita, immigrata in Israele.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Noi
siamo chiamati a stare dove anche Dio sta, ovvero dalla parte del
pane e delle buone leggi. Davanti al fenomeno delle migrazioni, oltre
a sperare e a lavorare affinché le cose nei paesi di partenza
cambino e non ci sia più bisogno di emigrare, qui dove siamo, nel
nostro paese, ora possiamo testimoniare l’evangelo di Gesù Cristo
lavorando sul pane e sulle leggi. Quello sulle leggi è un discorso
complicato che non può entrare in una predicazione. Quello del
“pane” – nel senso di Lutero, cioè tutto ciò che fa sì che
una vita sia dignitosa - è l’ambito in cui lavora la nostra
Diaconia e per cui è destinata la colletta di oggi.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
colletta è destinata ai progetti a favore dei minori non
accompagnati, quelli cioè che arrivano in Italia soli, senza
genitori o altri adulti che si occupino di loro. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
loro vita non è dignitosa ed è anche a rischio: rischio della vita
e rischio di cadere nelle mani di trafficanti. Con questi progetti la
Diaconia valdese tenta di fare qualcosa per alcuni di loro. Questo
non deve renderci orgogliosi o metterci in pace la coscienza.
Possiamo casomai essere grati al Signore che – come chiesa - ci dà
la possibilità di fare qualcosa per tentare di essere dalla parte
dove anche lui sta. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Gesù
nasce a Betlemme, Rut migra insieme a Noemi a Betlemme, la casa del
pane. Dio ha dato pane sufficiente per tutta l’umanità. In questo
tempo di avvento e nel lungo avvento che ci separa dal ritorno di
Gesù, chiediamo a Dio di aiutarci a far sì che questo mondo che
egli ci ha dato sia Betlemme, sia casa del pane, dei diritti, della
dignità, per tutti gli esseri umani, come lui vuole che sia.</span></span></p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-53644312138655879712021-11-29T11:09:00.003+01:002021-11-29T11:09:39.476+01:00Predicazione di domenica 28 novembre 2021 (prima domenica di avvento) su Geremia 23,5-8 a cura di Marco Gisola<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"> <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Geremia
23,5-8</b></span></span></p><p align="left" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
</p>
<p align="left" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup>5</sup>
«<span style="font-weight: normal;">Ecco</span>, i giorni vengono»,
dice il SIGNORE, «in cui io farò sorgere a Davide un germoglio
giusto, il
quale regnerà da re e prospererà; eserciterà il diritto e la
giustizia nel paese.</span></span></p>
<p align="left" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup>6</sup>
Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele starà sicuro nella sua
dimora; questo
sarà il nome con il quale sarà chiamato: SIGNORE-nostra-giustizia.</span></span></p>
<p align="left" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup>7</sup>
Perciò, <span style="font-weight: normal;">ecco</span>, i giorni
vengono», dice il SIGNORE, «in
cui non si dirà più: “Per la vita del SIGNORE che condusse i
figli d’Israele fuori dal paese d’Egitto”, <br /></span></span></p>
<p align="left" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><sup>8</sup>
ma: “Per la vita del SIGNORE che ha portato fuori e ha ricondotto la
discendenza della casa d’Israele dal paese del settentrione, e
da tutti i paesi nei quali io li avevo cacciati”; ed essi
abiteranno nel loro paese».</span></span></p>
<p align="left" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">1.
“Ecco, i giorni vengono”: così inizia il brano che ci viene
proposto per la prima domenica di avvento. I giorni vengono, cioè
c’è un tempo che non è nelle nostre mani, un tempo che ci è
preparato, donato da Dio. Un tempo che non dipende da noi, in cui non
siamo noi i protagonisti e non siamo a decidere che cosa e quando
deve accadere. Un tempo di grazia, in cui è Dio ad agire. L’Avvento
è in fondo l’attesa di questo tempo che ci è <i><b>promesso</b></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">.
</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Un
tempo che ci è annunciato e promesso. </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">“Ecco
i giorni vengono” è una promessa, </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">è
Dio che annuncia una sua decisione, è Dio che annuncia che ha deciso
di fare qualcosa: “farò sorgere a Davide un germoglio giusto”.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Dio
annuncia e promette che verrà un re “che eserciterà il diritto e
la giustizia nel paese”. Verrà un re a cambiare le cose, a
iniziare un tempo nuovo per il popolo di Israele. Per Israele, </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">la
buona notizia che Geremia gli sta annunciando è la fine dell’esilio
in </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">B</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">abilonia,
il ritorno in patria, l’inizio di un tempo nuovo </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">in
cui saranno </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">finalmente
</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">di
nuovo </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">a
casa. Israele è stato esiliato a causa della sua ingiustizia,
dell’abuso di potere fatto dai suoi re; ora il nuovo re sarà
giusto, anzi sarà chiamato “Signore-nostra-giustizia”. Questa
profezia riguardava la storia del popolo di Israele, ma è poi stata
interpretata in senso messianico, come attesa del messia di Israele. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ed
è quindi naturale che i primi cristiani lo abbiano letto come
profezia della venuta di Gesù ed è per questa ragione che questo
testo ci viene proposto la prima domenica di avvento, tempo liturgico
in cui ci prepariamo alla venuta Gesù nel mondo e riascoltiamo –
oggi attraverso le parole di Geremia – la promessa che
“Signore-nostra-giustizia” viene, nel neonato Gesù che fa il suo
ingresso nel mondo, nel re-messia crocifisso e risorto.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">2.
</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">M</span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">a
noi veniamo dopo che Gesù è venuto, dopo che ha operato, guarito,
insegnato, </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">dopo
che </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">è
morto e risorto per noi. </span></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Per
n</span></span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">oi
cristiani che veniamo dopo Pentecoste</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
i “giorni” </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">di
cui parla Geremia,</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
sono già venuti, </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">il
Germoglio giusto è già sorto. </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Quel
re che si chiama</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
“Signore-nostra-giustizia” è venuto in mezzo a noi </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">nella
carne di Gesù di Nazaret</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
ci ha portato la giustizia di Dio e rivelato quale giustizia chiede
</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">d</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">a
noi. E ci ha lasciato altre promesse, ci ha lasciato il suo Spirito e
la promessa del suo ritorno. </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Noi,
quindi, possiamo dire che v</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">iviamo
in mezzo a </span></span><span style="font-style: normal;"><u><span style="font-weight: normal;">due</span></u></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
promesse, una che si è compiuta e una che si compirà; tra </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">la
venuta di Gesù e il suo ritorno, in un tempo che sta </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">tra
i tempi, </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">tra
un tempo </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">in
cui “Signore-nostra-giustizia” si è già manifestato </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">e
</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">un
tempo che deve venire</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
</span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">in
cui si manifesterà pienamente. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ma
se guardiamo bene, anche nella promessa di Geremia è così: Dio
porta una grande, nuova liberazione, ma questa novità non nasce dal
nulla. Dio <i>aveva </i><span style="font-style: normal;">già </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">operato</span></span><span style="font-style: normal;">
una grossa liberazione </span><span style="font-style: normal;">per
</span><span style="font-style: normal;">Israele, liberandolo dalla
schiavitù di Egitto; ora ne porta una ancora più grande: la
liberazione dall’esilio: il Dio che </span><i>libera </i><span style="font-style: normal;">è
il Dio che ha </span><i>già liberato</i><span style="font-style: normal;">.
Q</span><span style="font-style: normal;">uesto è il senso degli
ultimi versetti di questo brano: “</span><span style="font-style: normal;">i
giorni vengono … in cui non si dirà più “Per la vita del
SIGNORE che condusse i figli d’Israele fuori dal paese d’Egitto”,
ma: “Per la vita del SIGNORE che ha portato fuori e ha ricondotto
la discendenza della casa d’Israele dal paese del settentrione,e da
tutti i paesi nei quali io li avevo cacciati”. C</span><span style="font-style: normal;">ioè:
ci si rivolgerà a Dio non più come il liberatore dalla schiavitù
di Egitto, ma come il liberatore dall’esilio in babilonia. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Israele
invoca il Signore come il Dio che ha compiuto una liberazione, e lo
invocherà – </span><span style="font-style: normal;">dice Geremia -
</span><span style="font-style: normal;">come il Dio che ha compiuto
una seconda liberazione, ancora più grande ancora della prima. Dio
ha liberato nel passato e libererà ancora nel futuro, libererà
ancora presto. Viviamo, crediamo e </span><span style="font-style: normal;">o</span><span style="font-style: normal;">pe</span><span style="font-style: normal;">r</span><span style="font-style: normal;">iamo
tra una promessa mantenuta e una ricevuta. Anche </span><span style="font-style: normal;">la
nostra </span><span style="font-style: normal;">fede sta tra un
passato e un futuro, tra ciò che Dio ha fatto e ciò che ha promesso
di fare e farà. </span><span style="font-style: normal;">Lo esprime
bene il </span><span style="font-style: normal;">Credo </span><span style="font-style: normal;">nel
quale </span><span style="font-style: normal;">confessiamo che Gesù
“</span><span style="font-style: normal;"><u>fu</u></span><span style="font-style: normal;">
crocifisso, morì e fu sepolto. Discese nel soggiorno dei morti, il
terzo giorno risuscitò…” (al passato) e </span><span style="font-style: normal;">poi
confessiamo </span><span style="font-style: normal;">anche che “Di
là </span><span style="font-style: normal;"><u>verrà</u></span><span style="font-style: normal;">
a giudicare i vivi e i morti”, al futuro. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Viviamo
e crediamo, speriamo </span><span style="font-style: normal;">e
operiamo </span><span style="font-style: normal;">nel tempo che sta
tra i tempi, tra ciò che Dio ha fatto e ciò che farà.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">3.
</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">I</span></span><span style="font-style: normal;">
giorni che vengono sono dono di Dio, opera di Dio. È un tempo di
grazia e anche un tempo di giustizia. Il re promesso da Dio si chiama
“</span><span style="font-style: normal;">Signore-nostra-giustizia”
</span><span style="font-style: normal;">ed eserciterà diritto e
giustizia. </span><span style="font-style: normal;">Insieme al termine
“misericordia” l’altro termine biblico che più caratterizza
Dio è “giustizia”. La legge di Mosè aveva questo scopo, di
mantenere la giustizia – e dunque la libertà – tra il popolo
d’Israele; i profeti richiamano continuamente il popolo, e
soprattutto i re, alla pratica della giustizia. Il re-messia che Dio
manda al suo popolo instaurerà diritto e giustizia.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Gesù,
di cui celebreremo la venuta nel mondo a Natale, viene come messia,
come Signore nostra giustizia. Nel doppio senso: che porta la
giustizia di Dio a noi peccatori, a noi che ne siamo privi, </span><span style="font-style: normal;">e
nel senso che viene a instaurare la giustizia nel mondo. Sì, Gesù
viene anche come il re promesso da Dio per instaurare la giustizia.
Lo </span><span style="font-style: normal;">dice il racconto
dell’ingresso a Gerusalemme che abbiamo letto prima, che è
l’ingresso del re nella sua città.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">E
che </span><span style="font-style: normal;">Gesù </span><span style="font-style: normal;">viene
a fare giustizia lo </span><span style="font-style: normal;">aveva
capito Maria, quando nel suo cantico ha detto che Dio “Egli ha
operato potentemente con il suo braccio; ha disperso quelli che erano
superbi nei pensieri del loro cuore; ha detronizzato i potenti, e ha
innalzato gli umili; ha colmato di beni gli affamati, e ha rimandato
a mani vuote i ricchi”. </span><span style="font-style: normal;">Non
nel senso che gli oppressori diventano oppressi e gli oppressi
diventano oppressori, ma nel senso che gli oppressi non sono più
oppressi e gli oppressori non sono più oppressori. </span><span style="font-style: normal;">Questa
è la rivoluzione di Gesù, questa è la giustizia di Dio. </span><span style="font-style: normal;">Nel
</span><span style="font-style: normal;">regno </span><span style="font-style: normal;">il
cui </span><span style="font-style: normal;">re è Gesù, tutti sono
uguali e non ci sono né oppressi, né oppressori. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Solo
che il re Gesù non governa con </span><span style="font-style: normal;">la
forza, ma </span><span style="font-style: normal;">solo </span><span style="font-style: normal;">con
la forza della </span><span style="font-style: normal;">sua </span><span style="font-style: normal;">Parola.
</span><span style="font-style: normal;">Mentre i potenti del mondo
spesso cercano la forza e usano la forza, Gesù, il figlio di Dio,
</span><span style="font-style: normal;">che </span><span style="font-style: normal;">si
è fatto debole essere umano, ha </span><span style="font-style: normal;"><u>rinunciato</u></span><span style="font-style: normal;">
alla forza e, anzi, ha </span><span style="font-style: normal;"><u>subito</u></span><span style="font-style: normal;">
la forza degli esseri umani: un re – Erode – ha cercato di
eliminarlo appena nato, per paura di quel neonato in fasce; Pilato,
il rappresentante del re a quel tempo più potente del mondo, cioè
l’imperatore romano, lo ha condannato alla crocifissione, la morte
</span><span style="font-style: normal;">che </span><span style="font-style: normal;">Roma
</span><span style="font-style: normal;">riservava ai suo</span><span style="font-style: normal;">i
nemici. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">O</span><span style="font-style: normal;">ggi
inizia l’avvento che è un tempo liturgico, per preparaci al
Natale. Ma per noi è sempre tempo di avvento, sarà tempo di avvento
fino al ritorno di Gesù. Un </span><span style="font-style: normal;">tempo
tra i tempi, </span><span style="font-style: normal;">tra la venuta di
Gesù e il suo ritorno. In questo tempo fra i tempi </span><span style="font-style: normal;">siamo
chiamati a seguire il Signore-nostra-giustizia, a costruire la nostra
vita e a orientare le nostre scelte seguendo Gesù, lavorando
affinché gli oppressi non siano più oppressi e gli oppressori non
siano più oppressori. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">C’è
davvero bisogno che venga </span><span style="font-style: normal;">Signore-nostra-giustizia,
</span><span style="font-style: normal;">che venga nelle nostre menti
e nei nostri cuori, che la sua giustizia che ci ha rivelato in Cristo
diventi un po’ anche la nostra. </span><span style="font-style: normal;">Che
c’è davvero bisogno di giustizia che lo dice i</span><span style="font-style: normal;">l
dramma dei femminicidi, che abbiamo ricordato il 25 novembre, ma che
non dobbiamo dimenticare mai. </span><span style="font-style: normal;">Ce
lo dicono </span><span style="font-style: normal;">i drammi che
accadono ai confini dell’Europa, </span><span style="font-style: normal;">dove
</span><span style="font-style: normal;">l’Europa “cristiana”
</span><span style="font-style: normal;">che </span><span style="font-style: normal;">si
prepara al Natale </span><span style="font-style: normal;">contemporaneamente
</span><span style="font-style: normal;">permette che ai suoi confini
dei bambini muoiano di freddo dietro a un filo spinato o che </span><span style="font-style: normal;">do</span><span style="font-style: normal;">n</span><span style="font-style: normal;">ne
e uomini in fuga </span><span style="font-style: normal;">anneghino
nel mediterraneo perché nessu</span><span style="font-style: normal;">n</span><span style="font-style: normal;">o
li salva. </span><span style="font-style: normal;">Tutti questi drammi
e molti altri ci mostrano quanti esseri umani hanno bisogno di
giustizia. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Era
</span><span style="font-style: normal;">infatti </span><span style="font-style: normal;">una
parola rivolta agli esiliati quella di Geremia. Persone che avevano
perso tutto e a cui il Signore promette </span><span style="font-style: normal;">un
tempo nuovo, di </span><span style="font-style: normal;">libertà e
giustizia. </span><span style="font-style: normal;">L’evangelo è
rivolto a tutti, ma in modo particolare per gli esiliati, gli
oppressi e gli emarginati è promessa di liberazione.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">A</span>gli
esiliati di ogni luogo e di ogni tempo è promesso un tempo nuovo, un
tempo di giustizia e di riscatto, un’opera che può compiere solo
il Signore, Signore-nostra-giustizia, un tempo che è iniziato con la
venuta di Gesù, che ci chiede di vivere la sua giustizia e di
annunciare al mondo il riscatto degli esiliati e degli oppressi. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">“<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Ecco
i giorni vengono…” è il tempo che Dio prepara per noi, il tempo
tra i tempi, il germoglio giusto viene nel mondo. </span><span style="font-style: normal;">Dio
viene e in Cristo ci porta la </span><span style="font-style: normal;"><u>sua</u></span><span style="font-style: normal;">
giustizia, affinché noi la riceviamo con gratitudine e la
pratichiamo con passione.</span></span></span></p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-30319490573705579292021-11-21T18:28:00.004+01:002021-11-21T18:28:52.612+01:00 Predicazione di domenica 21 novembre 2021 su Isaia 65,17-25 a cura di Marco Gisola<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"></p><p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Isaia
65,17-25 </b></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>«Poiché,
ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra; non ci si ricorderà più
delle cose di prima; esse non torneranno più in memoria. Gioite, sì,
esultate in eterno per quanto io sto per creare; poiché, ecco, io
creo Gerusalemme per il gaudio, e il suo popolo per la gioia. Io
esulterò a motivo di Gerusalemme e gioirò del mio popolo; là non
si udranno più voci di pianto né grida d’angoscia; non ci sarà
più, in avvenire, bimbo nato per pochi giorni, né vecchio che non
compia il numero dei suoi anni; chi morirà a cent’anni morirà
giovane e il peccatore sarà colpito dalla maledizione a cent’anni.
Essi costruiranno le case e le abiteranno; pianteranno vigne e ne
mangeranno il frutto. Non costruiranno più perché un altro abiti,
non pianteranno più perché un altro mangi; poiché i giorni del mio
popolo saranno come i giorni degli alberi; i miei eletti godranno a
lungo l’opera delle loro mani. Non si affaticheranno invano, non
avranno più figli per vederli morire all’improvviso; poiché
saranno la discendenza dei benedetti del Signore e i loro rampolli
staranno con essi. Avverrà che, prima che m’invochino, io
risponderò; parleranno ancora, che già li avrò esauditi. Il lupo e
l’agnello pascoleranno assieme, il leone mangerà il foraggio come
il bue, e il serpente si nutrirà di polvere. Non si farà né male
né danno su tutto il monte santo» dice il Signore.</i></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Oggi
è l’ultima domenica dell’anno liturgico; domenica prossima sarà
la prima domenica di avvento, con cui comincia un nuovo anno
liturgico. L’anno liturgico è un aiuto che la chiesa si è data
per ripercorrere le tappe della storia biblica, tappe scandite dalla
grandi feste cristiane: Natale, Venerdì Santo – Pasqua e
Pentecoste. Abbiamo bisogno di ripercorrere, tappa per tappa i grandi
eventi della storia della salvezza e della storia di Gesù perché
non possiamo considerare sempre tutto e tutto insieme.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Oggi
dunque è l’ultima domenica, quella che il nostro lezionario chiama
la “domenica dell’eternità”. Perché questo nome per l’ultima
domenica dell’anno liturgico? Perché se nell’anno liturgico dopo
la fine di un anno ne comincia un altro, nel tempo di Dio – nel
tempo che Dio ci regala – dopo la fine… non c’è la fine! C’è
l’eternità. Anzi: dopo la fine, nel senso della fine anche del
tempo, c’è Dio. Per noi “eternità” è un concetto astratto, è
sinonimo di <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">un tempo</span> che
dura per sempre, che dura in eterno, che non finisce. Per la Bibbia
mi sembra che più che un tempo, l’eternità – o vita eterna –
sia una realtà totalmente nuova, una vita nuova, una nuova creazione
che Dio crea. L’eternità è Dio con noi e noi con Dio.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">“<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ecco,
io creo nuovi cieli e una nuova terra”. Così inizia il nostro
testo di oggi. Un brano di Isaia, uno dei grandi profeti dell’AT,
che non parla della vita eterna, ma parla di una nuova vita, che Dio
promette al popolo di Israele per il suo futuro. Un futuro
totalmente nuovo in questo mondo, è ciò che promette Dio per bocca
di Isaia: non vita eterna, ma vita lunga: non vi saranno più bambini
che muoiono, anche i peccatori avranno tempo fino a cent’anni per
convertirsi. Persino gli animali che tradizionalmente sono nemici –
il lupo e l'agnello – saranno amici. Si lavorerà e si faticherà,
ma si godrà il frutto delle proprie fatiche. Potremmo dire che Dio
promette una vita lunga, buona e giusta.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Noi
però non possiamo non leggere questo brano di Isaia “da
cristiani”, cioè non possiamo leggerlo senza Cristo, come se Gesù
non fosse venuto e non avesse “incarnato” le promesse di Dio.
Quella di Isaia è allo stesso tempo una profezia e una promessa. Per
noi, questa profezia ha iniziato a compiersi in Cristo e questa
promessa ha iniziato a realizzarsi in Cristo. Lui è la “nuova
creatura”; e in lui – ci dice l’apostolo – siamo anche noi
nuove creature: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova
creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove”
(2 Cor 5,17). La nuova creazione per noi cristiani da un lato deve
ovviamente ancora venire e verrà con il ritorno di Gesù e l’inizio
del Regno di Dio. D’altro lato essa è già iniziata con la venuta
di Gesù e, in modo frammentario ma reale, nella nuova relazione che
Gesù ha creato tra Dio e noi e nelle nuove relazioni che ha reso
possibili anche tra di noi.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Come
Israele, come il popolo che ascoltava le parole di Isaia, viviamo
anche noi <u>della</u> promessa di Dio che Gesù ci ha portato,
promessa che ci fa guardare al futuro. Ma viviamo non solo della
promessa di Dio in Cristo, ma viviamo anche <span style="font-style: normal;"><u>nella</u></span><i>
</i><span style="font-style: normal;">promessa, e vivere nella
promessa, dentro la promessa, significa già vivere una nuova realtà,
che si scontra sempre con il nostro peccato, ma che tuttavia in
Cristo è possibile. </span><span style="font-style: normal;">S</span><span style="font-style: normal;">e
quindi da un lato la promessa che Isaia rivolge a Israele non è la
stessa di cui e in cui viviamo noi in Cristo, d’altro lato </span><span style="font-style: normal;">la
sostanza di </span><span style="font-style: normal;">ciò che è
promesso a Israele per bocca di Isaia è l</span><span style="font-style: normal;">a</span><span style="font-style: normal;">
stess</span><span style="font-style: normal;">a</span><span style="font-style: normal;">
che Dio promette a noi in Cristo e nel suo regno. Con la differenza
che anziché una vita lunga, buona e giusta, in Cristo ci è promessa
una vita sì buona e giusta ma non lunga, bensì eterna, dove la
morte non c’è più </span><span style="font-style: normal;">e noi
siamo con il Signore.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">La
caratteristica fondamentale della nuova creazione </span><span style="font-style: normal;">che
promette Isaia, e anche di quella che ci è promessa in Cristo, </span><span style="font-style: normal;">è
la gioia: “</span><span style="font-style: normal;">Gioite, sì,
esultate in eterno… </span><span style="font-style: normal;">io creo
Gerusalemme per il gaudio”. Dio vuole la nostra gioia, al punto che
crea le condizioni perché possiamo vivere nella gioia. E </span><span style="font-style: normal;">quali
sono queste condizioni? </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">1.
</span><span style="font-style: normal;">La prima è che non ci si
ricorderà più delle cose passate. Inizia un tempo nuovo, si
ricomincia. Per Israele </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">è</span></span><span style="font-style: normal;">
il dramma dell’esilio in Babilonia e tutte le sofferenze che ha
portato </span><span style="font-style: normal;">con sé </span><span style="font-style: normal;">che
viene dimenticato. </span><span style="font-style: normal;">Per noi è
il tempo nuovo del regno che ci è promesso che non sarà soltanto un
luogo, ma un tempo nuovo, dove tutto ricomincia, dove dolore,
fatiche, ingiustizie e i drammi della vita e della storia saranno
dimenticati, nel senso che inizierà un tempo nuovo senza le
conseguenze di ciò che è stato. Il ricordo di certi drammi –
sopratutto di chi ha subito violenze – spesso fa male quando torna
alla memoria, molto male. Ecco, questo non accadrà.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ma
ciò che è promessa per il futuro è anche vocazione per il
presente. Quel tempo nuovo lo può portare e e creare soltanto Dio,
lo può fare soltanto lui. Ma dei piccoli frammenti di quel tempo li
possiamo già vivere nella fede in Cristo: il perdono è un
ricominciare, un ricominciare una relazione che è stata ferita e che
il perdono può guarire. Certo un <i>umanissimo</i> ricominciare, non
paragonabile a quello di Dio, ma pur sempre un ricominciare.
Perdonare è anche fare in modo che le “cose di prima” – che
sono accadute e non possiamo cancellare, spesso nemmeno dalla memoria
– non incidano più sulle cose presenti, sulle relazioni attuali. È
appunto ricominciare.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Nella
profezia di Isaia c’è questa curiosa affermazione che dice che “il
peccatore sarà colpito dalla maledizione a </span><span style="font-style: normal;">cent’anni”.
</span><span style="font-style: normal;">Il peccatore non verrà
punito subito, ma solo quando sarà molto vecchio. Che cosa vuol
dire? che io penso voglia dire che il peccatore ha molto tempo per
chiedere perdono, che questo l</span><span style="font-style: normal;">un</span><span style="font-style: normal;">go
tempo serve – deve servire - per chiedere e per dare perdono. Anche
il nostro tempo – </span><span style="font-style: normal;">l</span><span style="font-style: normal;">ungo
o breve che sia – è – </span><span style="font-style: normal;">in
Cristo - </span><span style="font-style: normal;">tempo, </span><span style="font-style: normal;">cioè
</span><span style="font-style: normal;">occasione, per chiedere e per
dare perdono. </span><span style="font-style: normal;">In questo senso
può essere un frammento del tempo nuovo che Dio ci dona.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">2.
Una seconda </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">realtà
della nuova creazione</span></span><span style="font-style: normal;">
è che “n</span><span style="font-style: normal;">on si
affaticheranno invano”. “</span><span style="font-style: normal;">C</span><span style="font-style: normal;">ostruiranno
le case e le abiteranno; pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto.
Non costruiranno più perché un altro abiti, non pianteranno più
perché un altro mangi”. S</span><span style="font-style: normal;">ono
immagini che parlano di libertà, perché è lo schiavo che
costruisce case che altri abitano, </span><span style="font-style: normal;">è
lo schiavo che </span><span style="font-style: normal;">pianta piante
perché altri ne mangino il frutto. E trovo molto bello che in questa
profezia di nuova creazione il lavoro vada a braccetto con la
libertà. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">La
nuova creazione non implica per forza di non lavorare o di non fare
nulla, ma implica di non lavorare da schiavi e di non lavorare in
modo alienante, questo sì. Anche nel giardino di Eden l’essere
umano doveva lavorare per cogliere i frutti di cui nutrirsi e per
coltivare e custodire il giardino. Ma era un </span><span style="font-style: normal;"><u>bel</u></span><span style="font-style: normal;">
lavo</span><span style="font-style: normal;">r</span><span style="font-style: normal;">o,
di cui si godevano i frutti con gioia, e dove i frutti non erano
banconote, ma cibo buono e sufficiente </span><span style="font-style: normal;">per
tutti </span><span style="font-style: normal;">e da mangiare con
gioia. Se, di nuovo, ogni promessa è anche una vocazione, quanta
strada c’è ancora da fare nel nostro mondo </span><span style="font-style: normal;">industriale
e post industriale perché ogni essere umano abbia un lavoro libero e
dignitoso e che dia frutti sufficienti </span><span style="font-style: normal;">per
tutti </span><span style="font-style: normal;">e da condividere con
gioia. </span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">3.
</span><span style="font-style: normal;">Una terza </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">realtà
della nuova creazione è l’assenza di violenza: “il </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">lupo
e l’agnello pascoleranno assieme… Non si farà né male né danno
su tutto il monte santo”. </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">Esseri
umani e animali non saranno più violenti nei confronti gli uni degli
altri. Quindi persino i lupi saranno veget</span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">ariani</span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">!
L’immagine ci vuole dire che tra tutte le creature regnerà la
pace, tutta la creazione sarà rinnovata </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">e
</span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">trasformata.
</span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">E
ci dice qualcosa sulle relazioni tra esseri umani e anche tra esseri
umani e il creato. La violenza che regna tra esseri umani e la
violenza degli esseri umani su animali e natura in genere è
evidente. Questa settimana cade la giornata internazionale contro la
violenza sulle donne, sempre attualissima, da ciò che ci dice la
cronaca. Anche qui ciò che Dio ci promette è anche la vocazione che
ci rivolge: </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">se
la violenza, che è insita in ciascuno di noi, sparirà solo nel
regno di Dio, siamo chiamati già qui ed ora a dominarla e a cercare
di eliminarla dalle nostre relazioni, personali e sociali.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">4.
</span><span style="font-style: normal;">Infine c’è una realtà
della nuova creazione che riguarda il nostro rapporto con Dio:
“</span><span style="font-style: normal;">Avverrà che, prima che
m’invochino, io risponderò; parleranno ancora, che già li avrò
esauditi”. </span><span style="font-style: normal;">Questa
bellissima promessa implica ovviamente che chi si rivolge a Dio gli
chieda soltanto ciò che davvero corrisponde alla sua volontà e non
semplicemente ai nostri desideri. Oggi ci confrontiamo con la
preghiera non esaudita, </span><span style="font-style: normal;">con
tante cose che non riusciamo ad afferrare di Dio. Ci confrontiamo con
la realtà del mistero, cioè della distanza che c’è tra Dio e
noi. Allora questa distanza non ci sarà più, ma come dice
l’apocalisse, Dio abiterà con noi. Ma se ci pensiamo bene </span><span style="font-style: normal;">almeno
una cosa – e la più importante di tutte – Dio ha fatto prima che
noi gliela chiedessimo: ha mandato suo figlio in mezzo a noi senza
che noi glielo chiedessimo. Ci ha donato la fede senza che noi gliela
chiedessimo e senza che ne sapessimo nulla. Ci ha chiamato a seguirlo
e ci ha dato tutte queste promesse senza che noi glielo chiedessimo e
senza che facessimo nulla per </span><span style="font-style: normal;">riceverle</span><span style="font-style: normal;">.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In
Cristo questa antica promessa che aveva fatto al suo popolo per mezzo
di Isaia è vera anche per noi. È promessa per il nostro futuro –
futuro i cui modi e tempi sono nelle mani di Dio – e allo stesso
tempo vocazione per il nostro presente. Solo Dio può creare nuovi
cieli e nuova terra. Noi possiamo solo essergliene grati e vivere di
questa promessa e in questa promessa, cercando di viverne dei
frammenti, nella certezza che Dio mantiene ciò che ha promesso.</span></span></p>
<p> </p>bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-53434053809722703182021-11-07T19:16:00.001+01:002021-11-07T19:17:44.859+01:00Predicazione di domenica 7 novembre 2021 sul Salmo 85 a cura di Marco Gisola<p style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Caladea, serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong><sup><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;">1</span></span></sup></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">
</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>Al direttore del
coro.Salmo dei figli di Core</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">.<br />
</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>O
SIGNORE, tu sei stato propizio alla tua terra,</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>hai ricondotto
Giacobbe dalla deportazione.</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span></span></span></span>
</p>
<p style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Caladea, serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong><sup><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-weight: normal;">2</span></i></span></sup></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
Hai perdonato</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>l’iniquità del
tuo popolo, hai cancellato tutti i suoi peccati. <br />
</i></span><strong><sup><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-weight: normal;">3</span></i></span></sup></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
Hai placato il tuo sdegno,</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>hai desistito
dalla tua ira ardente.</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span></span></span></span>
</p>
<p style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Caladea, serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong><sup><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-weight: normal;">4</span></i></span></sup></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
Ristoraci, o Dio della nostra salvezza,</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>fa’ cessare la
tua indignazione contro di noi.<br />
</i></span><strong><sup><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-weight: normal;">5</span></i></span></sup></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
Sarai adirato con noi per sempre?</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>Prolungherai la
tua ira d’età in età?</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span></span></span></span>
</p>
<p style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Caladea, serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong><sup><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-weight: normal;">6</span></i></span></sup></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
Non tornerai forse a darci la vita,</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>perché il tuo
popolo possa gioire in te?<br />
</i></span><strong><sup><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-weight: normal;">7</span></i></span></sup></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
Mostraci la tua bontà, SIGNORE,</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>e concedici la
tua salvezza.</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i> </i></span></span></span></span>
</p>
<p style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Caladea, serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong><sup><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-weight: normal;">8</span></i></span></sup></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
Io ascolterò quel che dirà Dio,</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>il SIGNORE: egli
parlerà di pace al suo popolo e ai suoi fedeli,</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>purché non
ritornino ad agire da stolti!</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span></span></span></span>
</p>
<p style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Caladea, serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong><sup><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-weight: normal;">9</span></i></span></sup></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
Certo, la sua salvezza è</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>vicina a quelli
che lo temono,</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>perché la gloria
abiti nel nostro paese.</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span></span></span></span>
</p>
<p style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Caladea, serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong><sup><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-weight: normal;">10</span></i></span></sup></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
La bontà e la verità si sono incontrate,</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>la giustizia e la
pace si sono baciate.<br />
</i></span><strong><sup><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-weight: normal;">11</span></i></span></sup></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
La verità germoglia dalla terra</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>e la giustizia
guarda dal cielo.</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span></span></span></span>
</p>
<p style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Caladea, serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong><sup><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-weight: normal;">12</span></i></span></sup></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
Anche il SIGNORE elargirà ogni bene</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>e la nostra terra
produrrà il suo frutto.</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span></span></span></span>
</p>
<p style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Caladea, serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong><sup><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-weight: normal;">13</span></i></span></sup></strong><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
La giustizia camminerà davanti a lui,</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>
</i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>e seguirà la via
dei suoi passi. </i></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i> </i></span></span></span></span>
</p>
<p style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Caladea, serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">I
</span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">salmi, più di altri
testi biblici, sono veramente un intreccio tra Parola di Dio e parola
umana, perché da un lato sono preghiera, quindi parola umana, a
volte preghiera del singolo, individuale, a volte del popolo e quindi
collettiva. Ma al tempo stesso sono Parola di Dio, preghiera
diventata Parola di Dio, e che quindi non esprime soltanto il punto
di vista umano, ma anche quello di Dio. E in questo bellissimo salmo
questo si vede molto bene. Ma molti salmi sono anche dei percorsi,
dei cammini </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">di preghiera
e di fede </span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">composti da
diverse tappe, come in questo salmo 85. proviamo allora a percorrere
questo cammino, a fare anche noi il percorso che fa il salmo.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">1.
Il salmo inizia con quella che potremmo chiamare una confessione di
fede per ciò che Dio ha fatto nel passato: <i>O SIGNORE, tu sei
stato propizio alla tua terra, hai ricondotto Giacobbe dalla
deportazione. </i><i>Hai perdonato</i><i> </i><i>l’iniquità del
tuo popolo, hai cancellato tutti i suoi peccati. Hai placato il tuo
sdegno,</i><i> </i><i>hai desistito dalla tua ira ardente.</i><i> </i></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Dio
ha fatto, ha fatto tutte queste cose, che il salmista conosce bene.
Il salmista, colui cioè che prega, prega perché conosce Dio, sa
quello che Dio ha fatto per lui e per il popolo. In particolare qui
il salmista si riferisce al ritorno di Israele dall’esilio in
babilonia: <i>hai ricondotto Giacobbe dalla deportazione</i><span style="font-style: normal;">.
I</span><span style="font-style: normal;">l salmista prega il Dio che
ha liberato il popolo, magari non lui personalmente, ma la
generazione precedente, non sappiamo. Il salmista prega perché Dio
ha agito. La preghiera nasce da questa conoscenza di Dio e delle sue
opere, </span><span style="font-style: normal;">perché Dio si è
rivelato nelle sue opere, come la liberazione di Israele dalla
schiavitù d’Egitto e dall’esilio in Babilonia.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Questo
vale a</span><span style="font-style: normal;">nche </span><span style="font-style: normal;">per
</span><span style="font-style: normal;">la nostra preghiera. Anche
noi preghiamo perché conosciamo ciò che Dio ha fatto per noi nel
suo figlio Gesù. La preghiera nasce dalla fiducia e la fiducia nasce
dalla conoscenza delle opere che Dio ha compiute. </span><span style="font-style: normal;">Ho
detto: </span><i>opere che Dio ha compiute”</i><span style="font-style: normal;">,
cioè nel passato.</span><i> </i><span style="font-style: normal;">Avrete
notato che tutti i verbi di questa prima parte </span><span style="font-style: normal;">del
salmo </span><span style="font-style: normal;">sono al passato: hai
ricondotto, hai perdonato ecc. </span><span style="font-style: normal;">Il
percorso che questo salmo descrive </span><span style="font-style: normal;">in
tre tappe, è caratterizzato da tre tempi diversi: il</span><span style="font-style: normal;">
</span><span style="font-style: normal;">passato, </span><span style="font-style: normal;">i</span><span style="font-style: normal;">l
</span><span style="font-style: normal;">presente e </span><span style="font-style: normal;">i</span><span style="font-style: normal;">l
</span><span style="font-style: normal;">futuro. </span><span style="font-style: normal;">E
</span><span style="font-style: normal;">infatti i verbi della prima
parte sono al passato, quelli della parte centrale al presente e
quelli dell’ultima parte al futuro.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ciò
che Dio ha fatto nel passato porta alla confessione della fede e
dunque alla gratitudine. La preghiera nasce dalla gratitudine per ciò
che Dio ha fatto e dalla fiducia che Dio che ha operato nel passato,
opera anche nel presente e nel futuro.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">2.
</span><span style="font-style: normal;">La </span><span style="font-style: normal;">seconda
parte del salmo, </span><span style="font-style: normal;">cioè </span><span style="font-style: normal;">la
seconda tappa del percorso </span><span style="font-style: normal;">è
proprio il presente. E nel presente </span><span style="font-style: normal;">le
cose non vanno molto bene. Dio ha perdonato, </span><span style="font-style: normal;">Dio
ha ricondotto il popolo dall’esilio nella sua terra, </span><span style="font-style: normal;">ma
ora le cose non vanno bene e c’è di nuovo bisogno di perdono, e
infatti la preghiera è: </span><i>Ristoraci, o Dio della nostra
salvezza,</i><i> </i><i>fa’ cessare la tua indignazione contro di
noi</i><span style="font-style: normal;">. </span><span style="font-style: normal;">Il
popolo ha di nuovo bisogno del perdono di Dio. </span><span style="font-style: normal;">Il
salmista prega perché il Dio che ha perdonato nel passato </span><span style="font-style: normal;">perdoni
nuovamente nel presente. Prega perché sa che Dio </span><span style="font-style: normal;">può
perdonare di nuovo nel presente.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">E
quindi, d</span><span style="font-style: normal;">opo la confessione
di fede in Dio per ciò che ha fatto, viene ora la richiesta vera e
propria, formulata con verbi al presente e all’imperativo:
ristoraci! Fa’ cessare la </span><span style="font-style: normal;">tua</span><span style="font-style: normal;">
indignazione… </span><span style="font-style: normal;">M</span><span style="font-style: normal;">a
in mezzo alla preghiera di richiesta, incontriamo delle domande:
“</span><i>Sarai adirato con noi per sempre?</i><i> </i><i>[…]
Non tornerai forse a darci la vita?</i><span style="font-style: normal;">”.
Ecco un esempio della parola umana intrecciata </span><span style="font-style: normal;">alla
</span><span style="font-style: normal;">Parola di Dio: la domanda è
un</span><span style="font-style: normal;">o</span><span style="font-style: normal;">
dei modi umani, </span><span style="font-style: normal;">m</span><span style="font-style: normal;">olto
umani, di rivolgersi a Dio. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
preghiera nasce dalla confessione di fede, è per fede che si può
chiedere, ma poiché la fede è una relazione, a Dio non facciamo
soltanto richieste, ma anche domande, tante domande. Questo salmo ci
insegna quindi che nella nostra preghiera trovano posto anche le
domande.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il
presente è dunque fatto di richiesta di perdono e di domande,
domande che sono in fondo un altro modo di esprimere la preghiera di
richiesta: la domanda “<i>Non tornerai forse a darci la vita?</i><span style="font-style: normal;">”,
</span><span style="font-style: normal;">vuol dire in fondo: torna a
darci la vita! </span><span style="font-style: normal;">Nella prima
tappa si confessa la fede e quella fede fa sì che nella seconda
tappa del percorso si possa chiedere e domandare.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">3.
Poi nel salmo avviene una svolta. Nella parte finale del salmo –
dunque nell’ultima tappa del percorso - i verbi sono al futuro, e
il verbo al futuro indica la promessa di Dio. Ma prima dello sguardo
verso il futuro, cioè verso le promesse di Dio, c’è una frase che
dà la vera e propria svolta alla preghiera del salmista: “io
ascolterò quel che dirà Dio, il SIGNORE”. Altri traducono “voglio
ascoltare ciò che dice il Signore”.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Che
cos’è che fa passare dal presente al futuro? Che fa passare dalla
richiesta, dalla supplica, nuovamente alla fede nelle promesse di
Dio? È l’ascolto di ciò che Dio ha da dirci, l’ascolto della
Parola di Dio. Il salmista ascolta Dio e che cosa dice Dio? “<i>egli
parlerà di pace al suo popolo e ai suoi fedeli</i><span style="font-style: normal;">”</span><span style="font-style: normal;">.
</span><span style="font-style: normal;">Dio parla di pace. </span><span style="font-style: normal;">Dio
parla di pace al suo popolo, la pace di Dio, che prevede che Israele
mantenga il patto che si è preso con lui. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Dio</span><span style="font-style: normal;">
vuo</span><span style="font-style: normal;">l</span><span style="font-style: normal;">e
la pace con e per il suo popolo, ma il popolo deve ovviamente fare la
sua parte. Per questo il salmista chiede perdono, perché il popolo
non ha fatto la sua parte e si è allontanato da Dio. E infatti
quando il salmista si mette in ascolto di Dio, Dio parla di pace, ma
poi aggiunge: “</span><i>purché non ritornino ad agire da
stolti!</i><span style="font-style: normal;">”. </span><span style="font-style: normal;">Se
</span><span style="font-style: normal;">il popolo torna </span><span style="font-style: normal;">ad
agire da stolt</span><span style="font-style: normal;">o</span><span style="font-style: normal;">,
</span><span style="font-style: normal;">se </span><span style="font-style: normal;">cioè
cerca la pace dove non la si può trovare, nelle alleanze militari
con i paesi vicini più forti, nell’idolatria…. Allora rischia di
perdere la pace, come sembra sia successo, visto che il salmista deve
chiedere a Dio di intervenire.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In
questa parte del salmo è Dio che parla; si suppone che il salmo
fosse letto nella liturgia del culto e che un’altra voce, diversa
da chi ha pronunciato la prima parte del salmo, riferisca queste
parole di Dio. Un po’ come quando nel nostro culto leggiamo
l’annuncio del perdono, che viene pronunciato da chi presiede il
culto ma vuole comunicare e annunciare la Parola di Dio. Quindi qui
non si tratta di saggi consigli di un fratello o di una sorella ma di
Parola di Dio. Il popolo è posto davanti all’alternativa tra
l’ascoltare la Parola di Dio e l’agire da stolti, cioè
l’ascoltare qualcun altro.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Chi
sceglie di ascoltare ciò che Dio ha da dire, può andare avanti
nell’ascolto del salmo.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">4.
E la prima cosa che ascolta è “<i>Certo, la sua salvezza è</i><i>
</i><i>vicina a quelli che lo temono</i><span style="font-style: normal;">”.
Se il salmista supplica Dio è perché lo sentiva lontano </span><span style="font-style: normal;">e
chiede perdono perché sa che è il popolo che si è allontanato da
Dio. </span><span style="font-style: normal;">La risposta è che la
salvezza di Dio invece è vicina per quelli che lo temono, cioè che
si affidano a lui. </span></span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
frase è preceduta dall’espressione “Certo”. È certo, è una
certezza, quello che questo salmo sta dicendo al popolo – e a noi –
da parte di Dio: la salvezza è vicina per chi lo teme, ovvero si
affida a lui. È una certezza fondata sulle promesse di Dio.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
poi incontriamo quel bellissimo verso che dice “<i>La bontà e la
verità si sono incontrate,</i><i> </i><i>la giustizia e la pace si
sono baciate</i><span style="font-style: normal;">”. Sono le parole
che in tutto l’AT esprimono la fedeltà di Dio e le sue promesse:
</span><span style="font-style: normal;">bontà, verità, giustizia e
pace, le parole d’oro che ci descrivo</span><span style="font-style: normal;">no</span><span style="font-style: normal;">
Dio, quello che Dio è e fa. E </span><span style="font-style: normal;">anche
se ovviamente il salmo non parla di Gesù, per noi cristiani è
difficile non vedere come </span><span style="font-style: normal;">questo
</span><span style="font-style: normal;">incontro tra bontà e verità
e questo bacio </span><span style="font-style: normal;">tra </span><span style="font-style: normal;">giustizia
e pace sono avvenuti per noi in Cristo, che ci ha rivelato la bontà
e la verità di Dio e ci ha portato la giustizia e la pace di Dio.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Il
salmo rappresenta quindi un’ottima scuola di preghiera, che per noi
sarà rivolta a Dio in Cristo; è nel suo nome, </span><span style="font-style: normal;">infatti,
</span><span style="font-style: normal;">che noi ci rivolgiamo a Dio
in preghiera. </span><span style="font-style: normal;">Questa scuola
di preghiera, questo salmo, ci dice che l</span><span style="font-style: normal;">a
preghiera nasce dalla fede in Dio e dalla riconoscenza per ciò che
Dio ha fatto per noi – e per noi lo ha fatto nel suo figlio Gesù.</span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
preghiera non può poi non mettere nelle mani di Dio il nostro
allontanamento da lui e chiedergli perdono, perché Dio ha perdonato
e vuole e può perdonare. E infine nella preghiera ci si mette in
ascolto della Parola di Dio, ascolta la voce di Dio che rinnova le
sue promesse.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Così
anche noi cristiani impariamo a pregare dal salmo dell’antico
Israele e siamo grati a Dio per averci donato questa scuola di
preghiera, attraverso la voce del salmista che ha pregato con fiducia
il Signore ed ha creduto nelle sue promesse. </span></span></span>
</p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-68323740229594487632021-10-31T23:23:00.001+01:002021-10-31T23:23:15.569+01:00Predicazione di domenica 31 ottobre 2021 (domenica della Riforma) su Galati 5,1-6 a cura di Marco Gisola<p> </p><p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
</p>
<p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Galati
5,1-6</b></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><i><sup>1</sup>
Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e
non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù. <sup>2</sup>
Ecco, io, Paolo, vi dichiaro che, se vi fate circoncidere, Cristo non
vi gioverà a nulla. <sup>3</sup> Dichiaro di nuovo: ogni uomo che si
fa circoncidere, è obbligato a osservare tutta la legge. <sup>4</sup>
Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete separati da
Cristo; siete scaduti dalla grazia. <sup>5</sup> Poiché quanto a
noi, è in spirito, per fede, che aspettiamo la speranza della
giustizia. <sup>6</sup> Infatti, in Cristo Gesù non ha valore né la
circoncisione né l'incirconcisione; quello che vale è la fede che
opera per mezzo dell'amore.</i></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><br />
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">1.
Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi. Letteralmente il testo
greco dice “Cristo ci ha liberati per la libertà”. E che cosa è
la libertà secondo Paolo? La libertà per Paolo consiste nell’essere
in Cristo, o come dice altrove “di Cristo”. Per la visione
biblica si è liberi solo se si è <u>di</u> Cristo. Cristo il
liberatore ci libera perché diventiamo suoi. Così come Dio ha
liberato il suo popolo dalla schiavitù d’Egitto per fare di
Israele il suo popolo, il suo tesoro particolare.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Oggi
quando parliamo di libertà pensiamo all’indipendenza,
all’autonomia, a non essere di nessuno, nel senso di non essere
sottomessi a nessuno; e ovviamente questo è sacrosanto per quanto
riguarda i rapporti umani e i diritti umani e sociali. Pensiamo al
dramma dei femminicidi, dove l’uomo tratta la donna come una sua
proprietà e piuttosto di perderla, arriva ad ucciderla!
Nell’antichità, invece, e quindi anche in Paolo, non si può non
appartenere a nessuno o appartenere soltanto a se stessi, non c’è
questa idea. Quindi la questione è a chi appartieni.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Per
Paolo, dunque, o appartieni a Cristo o appartieni a qualche altro
signore. E solo se appartieni a Cristo sei veramente libero. Per
questo dopo questa bella parola solenne sulla libertà in Cristo, che
ci ha liberati perché fossimo liberi, Paolo scrive un’altra parola
solenne, ma questa volta una parola dura e chiara: <i>se vi fate
circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla. </i><span style="font-style: normal;">I
cristiani delle chiese della Galazia </span><span style="font-style: normal;">devono
scegliere se appartenere a Cristo o</span><span style="font-style: normal;">ppure</span><span style="font-style: normal;">
alla circoncisione, cioè alla legge. </span><span style="font-style: normal;">Cioè,
nella visione di Paolo, devono scegliere se rimanere nella libertà
che Cristo ha data loro o ri</span><span style="font-style: normal;">cadere</span><span style="font-style: normal;">
nella schiavitù.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Perché
per Paolo, voler aggiungere, o pensare di dover aggiungere,
qualcos’altro alla libertà che Cristo ci ha dato equivale ricadere
nella schiavitù. </span><span style="font-style: normal;">Ma i </span><span style="font-style: normal;">Galati
– o almeno alcuni fra loro che si opponevano a Paolo – la
pensavano diversamente. </span><span style="font-style: normal;">Volevano
farsi circoncidere, perché</span><span style="font-style: normal;">
</span><span style="font-style: normal;">volevano appartenere a
Cristo. La circoncisione era, </span><span style="font-style: normal;">secondo
loro,</span><span style="font-style: normal;"> il segno e il mezzo per
appartenere a Cristo. </span>Per gli oppositori di Paolo la
circoncisione è la ricerca di una garanzia umana e visibile,
impressa addirittura nel corpo, che appunto garantisca di essere di
Cristo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Paolo
</span><span style="font-style: normal;">sta </span><span style="font-style: normal;">invece
</span><span style="font-style: normal;">dicendo loro che</span><span style="font-style: normal;">
non c’è bisogno di nessuna altra garanzia.</span><span style="font-style: normal;">
Soltanto Cristo è necessario </span><span style="font-style: normal;">e
sufficiente</span><span style="font-style: normal;">: </span><i>Solus
Christus</i><span style="font-style: normal;">, ha detto la Riforma.
</span><span style="font-style: normal;">Ma non solo! </span><span style="font-style: normal;">Paolo
è radicale: s</span><span style="font-style: normal;">e a Cristo
aggiungi o affianchi qualcosa, non appartieni più a Cristo, </span><span style="font-style: normal;">ma
a quella cosa – qui è la circoncisione – che metti accanto a
Cristo.</span><span style="font-style: normal;"> </span><span style="font-style: normal;">S</span><span style="font-style: normal;">e
vi fate circoncidere, </span><span style="font-style: normal;">scrive
ai Galati,</span><span style="font-style: normal;"> “Cristo non vi
gioverà a nulla”. </span><span style="font-style: normal;">Non c’è
bisogno di altra garanzia </span><span style="font-style: normal;">se
non </span><span style="font-style: normal;">Cristo </span><span style="font-style: normal;">stesso,
la sua morte e la sua resurrezione</span><span style="font-style: normal;">.
</span></span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Questo</span><span style="font-style: normal;">
discorso </span><span style="font-style: normal;">sulla circoncisione,
che a noi può sembrare </span><span style="font-style: normal;">lontano
e </span><span style="font-style: normal;">di scarso interesse, invece
</span><span style="font-style: normal;">ci riguarda, </span><span style="font-style: normal;">ed</span><span style="font-style: normal;">
è un campanello di allarme </span><span style="font-style: normal;">per
tutti noi:</span><span style="font-style: normal;"> ogni volta che
cerchiamo, </span><span style="font-style: normal;">o siamo tentati di
cercare, </span><span style="font-style: normal;">una garanzia </span><span style="font-style: normal;">oltre
a Cristo, </span><span style="font-style: normal;">accanto a Cristo,</span><span style="font-style: normal;">
</span><span style="font-style: normal;">è come se volessimo </span><span style="font-style: normal;">farci
</span><span style="font-style: normal;">circoncidere. </span><span style="font-style: normal;">Non
c’è bisogno di </span><span style="font-style: normal;">trovare una
garanzia materiale che ci dia </span><span style="font-style: normal;">o</span><span style="font-style: normal;">
ci confermi </span><span style="font-style: normal;">di appartenere a
Cristo, </span><span style="font-style: normal;">e non solo non ce n’è
bisogno, ma </span><span style="font-style: normal;"><u>non ci può
essere</u></span><span style="font-style: normal;"> un’altra
garanzia </span><span style="font-style: normal;">oltre </span><span style="font-style: normal;">a
quella che ci dà la fed</span><span style="font-style: normal;">e.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Se
noi cerchiamo una garanzia in noi stessi, </span><span style="font-style: normal;">nella
chiesa, n</span><span style="font-style: normal;">ella nostra
identità, </span><span style="font-style: normal;">nella</span><span style="font-style: normal;">
nostra storia, siamo fuori strada. Per quanto possiamo amare la
nostra </span><span style="font-style: normal;">chiesa, </span><span style="font-style: normal;">appassionarci
al</span><span style="font-style: normal;">la nostra </span><span style="font-style: normal;">storia,
</span><span style="font-style: normal;">avere a cuore </span><span style="font-style: normal;">la
nostra identità </span><span style="font-style: normal;">protestante</span><span style="font-style: normal;">,
esse </span><span style="font-style: normal;">non sono garanzia di
alcunch</span><span style="font-style: normal;">é:</span><span style="font-style: normal;">
l’unica garanzia </span><span style="font-style: normal;">è Cristo.
E se proprio cerchiamo una garanzia materiale, l’unica garanzia
</span><span style="font-style: normal;">materiale </span><span style="font-style: normal;">che
</span><span style="font-style: normal;">l’evangelo </span><span style="font-style: normal;">ci
da è </span><span style="font-style: normal;">la croce, </span><span style="font-style: normal;">come
segno dell’amore di Dio per noi.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Questo
non aver bisogno di altre garanzie dell’amore di Dio, rivelato per
noi nella morte e resurrezione di Gesù, è la nostra libertà. È
questa la nostra libertà, libertà di mettere in discussione tutte
le garanzie umane, tutte quelle certezze che si aggiungono o
intrecciano alla nostra fede nella grazia di Dio.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Pensiamo
alla nostra storia recente: per secoli anche le chiese della Riforma
hanno pensato che le donne non potessero avere diritto di accedere al
ministero pastorale; eppure a un certo punto, nel nome di Cristo e
della sua Parola siamo stati liberi di superare quella che per secoli
era stata una certezza. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm; page-break-before: always;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Per
secoli abbiamo pensato che le persone e le coppie omosessuali non
avessero diritto di cittadinanza nella chiesa; eppure a un certo
punto, nel nome di Cristo e della sua Parola, siamo stati liberi di
mettere in discussione quella che per secoli era stata una certezza;
e così via …</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
nostra libertà è non avere altra garanzia e altra certezza che
l’amore gratuito e immeritato (Sola Gratia) che Dio ci ha
manifestato in Cristo soltanto (Solus Christus), che conosciamo
attraverso la scrittura (Sola Scriptura), e che crediamo per fede
(Sola fide). La fede che nasce dall’evangelo è quella che ci dà
questa grande libertà di appartenere a Cristo e a lui soltanto e di
non avere altri signori. Tutto il resto può dunque essere messo in
discussione, a partire ovviamente da noi stessi. Perché ogni idea,
tradizione, abitudine, prassi rischiano di renderci schiavi se non
siamo liberi di metterle in discussione. Questa è la nostra grande
libertà, che ci data in Cristo e soltanto in Cristo.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">2.
È per fede soltanto che noi “aspettiamo la giustizia di Dio”.
“Aspettare” qui non ha un significato negativo, come nella nostra
concezione molto “italica” di attesa come tempo perso. Qui
l’attesa è sinonimo di speranza: si attende ciò che si sa che
accadrà; si attende il ritorno di Cristo, che si sa che avverrà; si
attende il regno di Dio, che si sa che verrà.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">“<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Aspettare”
la giustizia di Dio, o il regno di Dio, significa che quel regno noi
non possiamo prendercelo con i nostri sforzi, non possiamo
guadagnarcelo né meritarcelo, ma possiamo solo aspettarlo,
aspettar<span style="font-style: normal;"><u>celo</u></span> da Dio,
perché è un suo dono, è opera solo sua e non nostra. Noi possiamo
aspettarlo con gioia, perché appunto sappiamo che verrà, come un
bambino aspetta un dono la mattina di Natale, sapendo che quel dono
non dipende da lui o da lei, ma sa che quel dono verrà.</span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Nei
confronti di Dio non si può dunque che aspettare, in senso positivo,
cioè con fiducia, con gioia e con riconoscenza. Questo “aspettare”
è la speranza, che è la sorella gemella della fede, perché la fede
crede e spera, spera perché crede nelle promesse del Signore e crede
perché Gesù è già venuto a liberarci, morendo per noi e per noi
vincendo la morte la notte di Pasqua. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E
che si fa mentre si aspetta ciò che può fare Dio soltanto? Che cosa
fa la fede che aspetta la giustizia di Dio? Questa fede – dice
Paolo - “<i>opera per mezzo dell’amore</i><span style="font-style: normal;">”.
</span><span style="font-style: normal;">La fede opera, agisce,
ovvero: ama. È la tua fede che ama. Non è il tuo buon cuore, la tua
gentilezza, la tua generosità. È la fede che ti insegna ad amare </span><span style="font-style: normal;">e
ti rende capace di amare, che ti rende libero di amare. È </span><span style="font-style: normal;">Cristo
che ti insegna ad amare, perché appartieni a lui che ha vissuto
l’amore fino in fondo e ci ha indicato l’amore come la strada per
andare incontro al prossimo </span><span style="font-style: normal;">e
per dare senso alla nostra vita.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La
fede “opera”: i riformatori non hanno mai sminuito le “opere”.
Hanno affermato – leggendo Paolo – che le opere non salvano, non
hanno nessun valore salvifico, nessun valore davanti a Dio, ma hanno
tanto, tantissimo valore davanti al prossimo. Anzi: l’unica cosa
da fare, l’unica cosa giusta da fare davanti al prossimo, in
obbedienza fiduciosa alla Parola di Dio, è amarlo. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">La
fede opera per mezzo dell’amore. La fede in Cristo opera nel
prossimo, amandolo. </span><span style="font-style: normal;">Potremmo
dire: </span><span style="font-style: normal;">Cristo ci ha liberati
perché fossimo liberi </span><i>di amare</i><span style="font-style: normal;">.
A che cos’altro dovrebbe servire la libertà che Cristo ci ha
guadagnato venendo crocifisso per noi, se non ad amare? A che cosa
dovrebbero “servire” i cristiani nel mondo se non ad amare? O
detto meglio: quale dovrebbe la ragione d’essere, cioè la
vocazione dei cristiani nel mondo se non quella di amare, di cercare
il regno e la giustizia di Dio e lavorare per la giustizia e la pace?</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">La
nostra libertà – che Cristo ci ha donato – e la nostra fede
hanno uno scopo: operare per mezzo dell’amore. Non è scontato
essere liberi di amare, </span><span style="font-style: normal;">amare
</span><span style="font-style: normal;">persino i nemici, persino chi
non ci ama. </span><span style="font-style: normal;">È un dono essere
liberi di amare; </span><span style="font-style: normal;">è </span><span style="font-style: normal;">a</span><span style="font-style: normal;">nche
questo frutto della liberazione che Cristo ha operato per noi.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Oggi,
“domenica della Riforma”, n</span><span style="font-style: normal;">oi
in realtà non “celebriamo” la Riforma come evento storico, ma
celebriamo l’evangelo che la Riforma ha rimesso al centro della
fede e della vita dei cristiani e della chiesa: </span><span style="font-style: normal;">siamo
stati liberati, e dunque siamo di Cristo e non abbiamo alcun altro
signore, per essere liberi di amare e di operare per mezzo
dell’amore.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Questo
evangelo, è il tesoro di cui parlava Lutero [<span style="color: black;">“Il
vero tesoro della Chiesa è il sacrosanto Evangelo della gloria e
della grazia di Dio” </span><span style="color: black;">(tesi 62, dalle
95 tesi del 1517)</span>]. </span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.3cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Questo
dono, questo amore, questa libertà è il tesoro che ci è dato e
affidato. Ci aiuti il Signore a viverlo e a condividerlo con umiltà
e con riconoscenza. </span></span>
</p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-51217580839375896662021-10-11T09:55:00.003+02:002021-10-11T09:55:28.282+02:00Predicazione di domenica 10 ottobre 2021 su Marco 2,1-12 a cura di Daniel Attinger<p> </p><p align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-variant: small-caps;"><span style="font-size: medium;"><b>COSA
SIGNIFICA CREDERE ?</b></span></span></span></span></p>
<p style="line-height: 110%; margin-bottom: 0.35cm; margin-left: 0.9cm; margin-top: 0.53cm; text-align: center; text-indent: 0.5cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">Testo:
<b> Marco 2,1-12</b></span></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;"><i>Entrato
di nuovo Gesù a Cafarnao, dopo qualche giorno si sparse la voce: “È
in casa!”. E si radunarono tanti che non c’era posto nemmeno
davanti alla porta, e esponeva loro la Parola. Vengono a
portargli un paralitico, trasportato da quattro persone, e non
potendo raggiungerlo a causa della folla scoperchiano il tetto dove
era Gesù e, fatto un buco,calano la barella dove era sdraiato il
paralitico. Gesù, vista la loro fede, dice: “Figlio, i tuoi
peccati sono perdonati!”. C’erano là alcuni degli scribi che
stavano seduti e ragionavano in cuor loro: “Perché costui parla
così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?”.
E subito Gesù, compreso nel suo animo che così ragionavano in se
stessi, dice a loro: “Perché ragionate così nei vostri cuori? Che
cosa è più facile, dire al paralitico: ‘sono perdonati i tuoi
peccati’ o dire: ‘alzati, prendi la tua barella e cammina?’
E perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha autorità di
perdonare i peccati sulla terra – dice al paralitico – dico a te:
alzati, prendi la tua barella e vattene a casa tua” E quello si
alzò e subito, presa la barella, uscì in presenza di tutti,
tanto che tutti erano strabiliati e davano gloria a Dio dicendo: “Una
cosa così non l’abbiamo mai vista”.</i></span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">Sorelle
e fratelli, carissimi,</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">All’inizio
del suo evangelo, Marco ha riassunto l’essenziale della
predicazione di Gesù in queste parole: “</span><span style="font-size: small;"><b>Il
tempo è compiuto, il regno di Dio si è avvicinato, convertitevi e
credete nell’evangelo</b></span><span style="font-size: small;">”.
Vi è quindi fin dall’inizio del ministero di Gesù un forte invito
a credere. Ma cosa significa credere? Sappiamo evidentemente che
credere vuol dire aderire a ciò che ci dicono le Scritture su Dio e
su Gesù Cristo. Ma il testo che abbiamo letto oggi ci presenta un
altro volto della fede. Tra l’altro è significativo rilevare che è
qui che si trova la prima menzione della parola “fede”
nell’evangelo secondo Marco. Cosa dunque questo episodio ci dice
della fede?</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">Gesù
è a Cafarnao, cittadina che ha scelto per farne il centro della sua
attività. La casa che gli serve di luogo di riparo dalle folle che,
vedendo i suoi doni di guaritore, lo circondano per farsi guarire da
ogni sorta di malattie, è verosimilmente quella di Simon Pietro e di
Andrea, suo fratello, i primi che Gesù ha chiamati alla sua sequela.
Ma anche in casa, non lo si lascia tranquillo! La folla si accalca e
blocca il passaggio ad un gruppo di uomini che cercano di condurre
un paralizzato fino a Gesù. Lungi dal rinunciare alla loro
intenzione, intraprendono un percorso piuttosto complesso: salgono
sul tetto della casa, vi fanno un buco abbastanza grande per
poter calare il paralizzato fino ai piedi di Gesù. Non è il caso di
chiederci se le cose si sono davvero svolte in questo modo: Marco non
intende informare i suoi lettori su un particolare della vita di
Gesù, vuole invece farci capire cosa sia la fede, non
dimentichiamolo!</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">Quando
chi legge questo racconto per la prima volta giunge al momento in cui
l’infermo è posto davanti a Gesù sa già che sarà guarito, ma
non sa come ciò avverrà. Forse Gesù imporrà le mani sul malato;
forse, dopo avergli detto di alzarsi, gli tenderà la mano per
aiutarlo; forse si accontenterà di una sola parola. Ora, la
guarigione avviene effettivamente, ma in un modo sorprendente. Gesù
non dice: “Alzati e cammina!”, ma: “Figlio, i tuoi peccati sono
perdonati!”</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">Si
può immaginare la delusione dei portatori e del malato: speravano un
miracolo e la guarigione. Invece il racconto va in tutt’altra
direzione. Ma non c’è solo un annuncio di perdono; Marco
scrive infatti: “</span><span style="font-size: small;"><b>vista
la loro fede</b></span><span style="font-size: small;">, Gesù
dice: ‘Figlio, i tuoi peccati sono perdonati!’”.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">Ritornerò
fra poco su questa “delusione”. Per ora, fermiamoci sulla fede.
Marco dice di Gesù che ha “visto la loro fede”. Ma che cosa ha
visto in realtà? Quando pensiamo alla fede pensiamo a quella che si
proclama in una confessione di fede come il credo che diciamo nel
culto. La fede designa essenzialmente per noi un contenuto: si crede
in Dio, nella salvezza; fede per noi è ciò che si tiene per vero.
Dove sta dunque la fede che Gesù ha “visto” in questi uomini?
Non ha sentito alcuna dichiarazione “ortodossa” di fede, ha visto
invece lo sforzo e la volontà di questi uomini di condurre ad ogni
costo, anche a costo di un’avventura rocambolesca, il
paralizzato da Gesù perché possa essere guarito.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">È
forse questa la fede? Certo, la fiducia in Gesù è un elemento
importante della fede, e la loro testardaggine sottolinea la forza
della loro fiducia, ma in realtà vi è qualcosa di più.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">Chiediamoci:
</span><span style="font-size: small;"><i>di chi</i></span><span style="font-size: small;">
è la fede che Gesù ha visto? Certamente dei portatori che non
esitano a scavalcare ogni ostacolo, pur di portare il loro amico da
Gesù. Ma è anche dell’infermo; al suo posto avremmo forse detto:
“Vedete che non ce la facciamo, lasciate perdere... Se Dio vorrà,
vi sarà un’altra occasione”. Invece no, si lascia fare. Quando
dunque Marco scrive che Gesù ha visto la “loro” fede, non
pensa solo a quella dei portatori, ma alla fede dei cinque,
paralitico compreso; ma allora quale fede? La loro perseveranza
nel fare qualsiasi cosa pur di arrivare a Gesù è certo
l’espressione di una grande fiducia nella sua capacità di guarire
il paralitico. Probabilmente non vedono in lui il Figlio di Dio,
ma il guaritore, quasi lo stregone. È forse questa la loro fede?
Probabilmente no. Essa si esprime invece piuttosto nell’amicizia
che unisce questi uomini e nella solidarietà fuori dal comune
che li anima. Fede non è solo credere in Dio e nelle realtà divine,
conformemente ad una confessione di fede ortodossa; </span><span style="font-size: small;"><b>credere
è anche far fiducia al fratello o alla sorella, confidare in ciò
che di umano sta nell’altro, chiunque egli sia, essere fedeli gli
uni agli altri</b></span><span style="font-size: small;">.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">È
dunque su questa base che Gesù annuncia il perdono: delusione
probabile per i protagonisti dell’episodio, ma soprattutto
scandalo per gli scribi che stanno osservando Gesù. Ora è proprio
questo che Marco intende sottolineare, non la momentanea delusione,
ma la differenza, che potremmo dire “ottica”, esistente tra
Gesù e le autorità religiose presenti. Attenzione però, non tra
Gesù e gli ebrei… perché il modo di vedere di Gesù è quello di
un ebreo, ma non è quello che abitualmente si trova presso le
autorità religiose, anche nelle Chiese. Le autorità pensano in
categorie legalistiche: cos’è permesso, cos’è proibito? Per
loro l’importante è la liceità: a Gesù non è lecito annunciare
il perdono, perché questo compete solo a Dio. Gesù è dunque un
usurpatore e bestemmia. Invece Gesù ha “visto”… ha visto
l’amore che anima questi uomini, i portatori come l’infermo:
</span><span style="font-size: small;"><b>questo amore è la
prova che il perdono e la misericordia di Dio già li avvolgono</b></span><span style="font-size: small;">.
Gesù non ha quindi neanche bisogno di “perdonare”, constata solo
che il perdono c’è già, che Dio ha già perdonato.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">C’è
però un problema: agli occhi degli scribi – ma anche spesso ai
nostri occhi – il perdono non si vede! Allora chi sa se
davvero il perdono è stato dato. Ancora una volta siamo nella logica
degli scribi, non in quella di Gesù, perché lui, come dicevo, ha
“visto” il perdono nell’amicizia che univa questi uomini,
amicizia che li ha fatti vincere tutti gli ostacoli. Perciò
aggiunge la domanda: “Che cosa è più facile? Dire:‘sono
perdonati i tuoi peccati’ o dire: ‘alzati, prendi la tua barella
e cammina’?”</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">Non
è che ci sia un rapporto immediato tra peccato e paralisi. La
paralisi non è la punizione di qualche peccato commesso da
quest’uomo. Lo vediamo dal fatto che, dopo aver ricevuto l’annuncio
del perdono, l’infermo rimane paralizzato: in quel momento è
perdonato e paralizzato! No! La domanda di Gesù concerne, una
volta ancora, la fede: Gesù intende convincere le autorità
religiose che Dio accoglie effettivamente con misericordia chiunque
viene a lui, anzi che </span><span style="font-size: small;"><b>questo
è il giudizio di Dio: la sua misericordia</b></span><span style="font-size: small;">.
Per lui, vedere il perdono di Dio o guarire un paralizzato sono
due realtà di uguale difficoltà, e perciò conferma il primo
miracolo, quello della visione del perdono, con il secondo, quello
della guarigione del paralizzato.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">L’autorità
che Gesù rivendica per sé di “perdonare i peccati”, non è una
usurpazione, perché in realtà non ha rapito a Dio il suo
potere di perdonare, </span><span style="font-size: small;"><b>ha
solo saputo discernere chi</b></span><span style="font-size: small;">,
in quel momento, </span><span style="font-size: small;"><b>era
già stato perdonato da Dio</b></span><span style="font-size: small;">.
E la guarigione dell’infermo è l’attestazione che Gesù ha visto
giusto. Lo è per la folla che attornia Gesù e che proclama: “Una
cosa così non l’abbiamo mai vista”; forse lo è anche per gli
scribi che comunque non possono replicare; ma questo messaggio,
secondo il quale il giudizio di Dio è la sua misericordia, deve
valere soprattutto per il lettore di Marco, e dunque per noi,
qualunque sia la situazione in cui ci troviamo. È proprio questa
convinzione – che poi è la nostra stessa fede – che ci permette
di fare di ogni situazione che viviamo, anche situazioni di disagio,
di fragilità o di scoraggiamento, un cammino di amore che si
apra sulla speranza e la gioia dell’evangelo.</span></span></span></p>
<p align="justify" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.11cm; text-indent: 0.9cm;">
<span style="font-family: Cambria, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">Voglia
il Signore conservarci in questa fede, affinché attraverso di noi il
suo Nome sia sempre glorificato. Amen.</span></span></span></p>
bithttp://www.blogger.com/profile/14981348669654456031noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3274967021407257585.post-72984227475045824762021-10-03T19:34:00.011+02:002021-10-03T19:38:05.029+02:00 Predicazione di domenica 3 ottobre 2021 su 2 Corinzi 9,6-15 a cura di Marco Gisola<p align="center" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"> <span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><b>2 Corinzi 9,6-15 </b></span></span></p><p align="justify" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;"><span face="Trebuchet MS, sans-serif"><span style="font-size: x-small;"><b><sup><i>6</i></sup></b><i>
Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì
scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì
abbondantemente. </i><b><sup><i>7</i></sup></b><i> Dia
ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per
forza, perché Dio ama un donatore gioioso. </i><b><sup><i>8</i></sup></b><i>
Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché,
avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario,
abbondiate per ogni opera buona; </i><b><sup><i>9</i></sup></b><i>
come sta scritto: «Egli ha profuso, egli ha dato ai poveri,la sua
giustizia dura in eterno». </i><b><sup><i>10</i></sup></b><i>
Colui che fornisce al seminatore la semenza e il pane da mangiare,
fornirà e moltiplicherà la semenza vostra e accrescerà i frutti
della vostra giustizia. </i><b><sup><i>11</i></sup></b><i>
Così, arricchiti in ogni cosa, potrete esercitare una larga
generosità, la quale produrrà rendimento di grazie a Dio per mezzo
di noi. </i><b><sup><i>12</i></sup></b><i> Perché
l'adempimento di questo servizio sacro non solo supplisce ai bisogni
dei santi ma più ancora produce abbondanza di ringraziamenti a Dio;
</i><b><sup><i>13</i></sup></b><i> perché la prova pratica
fornita da questa sovvenzione li porta a glorificare Dio per
l'ubbidienza con cui professate il vangelo di Cristo e per la
generosità della vostra comunione con loro e con tutti. </i><b><sup><i>14</i></sup></b><i>
Essi pregano per voi, perché vi amano a causa della grazia
sovrabbondante che Dio vi ha concessa. </i><b><sup><i>15</i></sup></b><i>
Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile! </i></span></span>
</p>
<span style="font-size: small;"><br /></span><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">1.
Oggi la Parola di Dio ci parla di soldi. L’apostolo Paolo ci parla
di una colletta che le chiese della diaspora – come quella di
Corinto a cui sta scrivendo – sono invitate a fare a favore della
chiesa di Gerusalemme, che era in difficoltà economiche.</span></p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">Noi
quando parliamo di soldi, di solito, parliamo dei soldi che
guadagniamo o dei soldi che spendiamo. Con il lavoro – o con la
pensione, che è comunque un frutto indiretto del lavoro che si è
fatto per una vita – guadagniamo i soldi che ci servono per vivere,
e quei soldi li spendiamo per le nostre necessità e qualche volta,
quando possiamo, per qualche altra cosa. I soldi sono da un lato il
frutto del nostro lavoro e dall'altro sono lo strumento con cui ci
procuriamo ciò che ci serve.</span></p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">La
Parola di Dio quando parla di soldi invece parla di donare e di
condividere. Anzi, prima di parlare di dono donato, parla di dono
ricevuto: Paolo parla del seminatore e di “Colui che fornisce al
seminatore la semenza e il pane da mangiare”. È Dio che fornisce
il seme al seminatore e che quindi gli fornisce il pane. Il seme è
dono, perché tutto è dono. E nella chiesa non possiamo parlare del
nostro donare senza prima parlare dei doni che abbiamo ricevuto.
Impariamo a donare solo se siamo consapevoli di avere tutto ricevuto
in dono. </span>
</p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">Anche
il seme che il seminatore semina nel suo terreno è un dono di Dio.
Anche lo stipendio che ti sudi in fabbrica, a scuola, nel reparto di
ospedale o, appunto, nei campi… È ovvio che dal punto di vista
umano, del diritto del lavoro o sindacale lo stipendio è la giusta
retribuzione per un lavoro compiuto. Ma dal punto di vista della fede
è dono, perché tutto è dono. Ciò che per il mondo mi guadagno,
davanti a Dio è un suo dono. Insieme a doni ancora più grandi che
Dio ci fa, il più grande dei quali è suo figlio venuto e morto e
risorto per noi, e poi la fede che è dono di Dio, la speranza nel
regno di giustizia di Dio, la comunità con cui condividiamo tutto
ciò. </span>
</p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">E
allora il nostro dono, il dono che noi facciamo è una <u>risposta</u>
riconoscente al dono di Dio ed è una <u>condivisione</u> del dono di
Dio. Se tutto è dono, quando io dono, non faccio altro che
condividere ciò che ho ricevuto in dono da Dio. “Gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente date” dice Gesù ai discepoli che
manda in missione. Dono chiama dono, anzi: dono <u>genera</u> dono.
Poiché riceviamo tutti questi doni da Dio, siamo chiamati a donare. </span>
</p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">Ma
quanto? E come? Paolo dice: generosamente e liberamente. Il nostro
dono, secondo Paolo, ha queste due caratteristiche: generosità e
libertà. Paolo invita alla generosità, che vuol dire non donare le
briciole, non donare il minimo del superfluo, ma Paolo non prescrive
e non comanda: “<i>Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non
di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso</i><span style="font-style: normal;">”.
</span>“Ciascuno quanto ha deliberato in cuor suo”, cioè
liberamente e responsabilmente. Non di malavoglia, non per forza, ma
con gioia. Una terza caratteristica del dono è che è fatto con
gioia, liberamente e quindi con gioia. Altrimenti non è un dono, ma
un obbligo o una forzatura. Paolo parla dunque di soldi con grande
libertà – mentre noi facciamo sempre un po’ di difficoltà – e
ne parla senza moralismi. Parla di generosità, perché donare le
briciole sarebbe ipocrisia; di libertà, perché il dono non è una
tassa, ma è appunto un libero dono e - in quanto libero -
responsabile; e di gioia, perché il dono è innanzitutto risposta
gioiosa ai doni ricevuti da Dio. </span></p><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;"> </span>
</p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">2.
<span style="font-style: normal;">E</span><span style="font-style: normal;">
poiché oggi la Parola di Dio ci parla di soldi, tocchiamo anche un
</span><span style="font-style: normal;">tema di cui </span><span style="font-style: normal;">di
solito </span><span style="font-style: normal;">non </span><span style="font-style: normal;">si
</span><span style="font-style: normal;">parla </span><span style="font-style: normal;">nelle
predicazioni, cioè</span><span style="font-style: normal;"> le
contribuzioni alla nostra </span><span style="font-style: normal;">chiesa</span><span style="font-style: normal;">.
</span><span style="font-style: normal;">Forse una remora che noi
pastori abbiamo a p</span><span style="font-style: normal;">a</span><span style="font-style: normal;">r</span><span style="font-style: normal;">l</span><span style="font-style: normal;">are
di questo è che ci sembra di </span><span style="font-style: normal;">chiedere
soldi </span><span style="font-style: normal;">per i nostri </span><span style="font-style: normal;">stipendi.
Paolo, </span><span style="font-style: normal;">come abbiamo detto,
non parla del mantenimento dei ministri della chiesa, ma </span><span style="font-style: normal;">di
una </span><span style="font-style: normal;">colletta</span><span style="font-style: normal;">
per i cristiani di Gerusalemme che sono in difficoltà economiche. </span><span style="font-style: normal;">Ma
possiamo fare rientrare un attimo anche questo discorso, perché la
nostra chiesa ha fatto la scelta di avere dei pastori e delle pastore
a tempo </span><span style="font-style: normal;">pieno </span><span style="font-style: normal;">e
quindi retribuiti (non tutti, vi sono dei pastori che lo fanno oltre
al proprio lavoro e non sono retribuiti) e ha fatto la scelta che
questa retribuzione fosse frutto del dono e della condivisione delle
risorse dei membri di chiesa.</span></span></p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">Le
parole di Paolo ci indicano i criteri che valgono anche per la
contribuzione che siamo tutti chiamati a dare per la vita della
chiesa, in particolare per pagare gli stipendi dei pastori e delle
pastore e il funzionamento della nostra chiesa: la contribuzione che
siamo chiamati a dare è libera, non è una tassa, ma un dono; è
libera e dunque responsabile, e infatti è un impegno che tutti noi
ci siamo preso al momento in cui siamo diventati membri di chiesa. È
una condivisione di ciò che ciascuno di noi ha e dunque ha ricevuto.
Ed è – o dovrebbe e vorrebbe essere – gioiosa, perché nasce
dalla gioia di aver ricevuto il dono della grazia di Dio che ogni
domenica cerchiamo qui di annunciare e di vivere. </span>
</p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">Ma
il principio è che la chiesa – in senso lato, cioè tutta la
chiesa valdese – mantiene le persone che ha incaricato di predicare
l’evangelo attraverso la condivisione delle risorse che ciascuno ha
e che ciascuno sceglie liberamente e responsabilmente, “in cuor
suo”, di donare. È una condivisione delle risorse di ciascuno e
ciascuna di noi che permette la condivisione dell’annuncio della
parola di Dio, della formazione sulla Parola di Dio, della fede e
della preghiera vissute insieme. Un dono che rende possibile tutto
ciò a chi sa di aver ricevuto dal Signore il dono più grande, che è
quello della grazia nel suo figlio Gesù.</span></p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-size: small;"></span>
<span style="font-size: small;"><br /></span>
</p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">3.
Torniamo infine al testo: il dono, che ha tutte queste
caratteristiche di cui abbiamo appena detto, per Paolo è un atto di
culto. Paolo non usa il termine colletta, come ho detto io per
brevità all’inizio, per parlare della raccolte delle offerte per
la chiesa di Gerusalemme, ma usa altre parole: parla di “opera di
grazia” e arriva a dire che si tratta di un “servizio sacro”,
quindi un atto di culto (9,12). E la parola che la nostra Bibbia
traduce con “sovvenzione” (v. ) è <i>diaconia</i>, cioè
servizio. Donare è culto ed è servizio. Donare è uno dei modi che
abbiamo per celebrare il culto anche attraverso le nostre risorse
materiali, mettendole al servizio di chi ne ha bisogno.</span></p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">La
distinzione così netta tra materiale e spirituale che spesso c’è
nella nostra mentalità non è biblica. Per la Bibbia il materiale è
spirituale. Gesù insegna alle folle e poi le sfama, fa tutte e due
le cose, certo prima insegna, ma poi, quando hanno fame, fa in modo
che mangino. E Gesù guarisce senza pretendere che tutte le persone
che ha guarito diventino suoi discepoli.</span></p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">Il
dono è un atto di culto ed è un segno di comunione. I cristiani di
Gerusalemme loderanno Dio per il dono che riceveranno e Paolo scrive:
“per la generosità della vostra comunione con loro”. Usa proprio
questa parola “ comunione”: il dono è comunione. </span>
</p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">E
pensiamo che i cristiani di Corinto e quelli di Gerusalemme non si
sono mai visti e forse non si vedranno mai; gli uni provengono dal
paganesimo, gli altri dall’ebraismo. Eppure sono in comunione, che
è sia materiale, sia spirituale, perché anche il materiale è
spirituale.</span></p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">E
a questo riguardo c’è una cosa bellissima in questo brano; Paolo
aggiunge: <i>Essi</i><span style="font-style: normal;"> </span><span style="font-style: normal;">[i
cristiani di Gerusalemme]</span><span style="font-style: normal;">
</span><i>pregano per voi, perché vi amano a causa della grazia
sovrabbondante che Dio vi ha concessa. </i><span style="font-style: normal;">I
</span><span style="font-style: normal;">cristiani di Corinto fanno un
dono in denaro e i cristiani di Gerusalemme pregano per loro. C’è
comunione, che si esplicita nel dono di chi ha di più verso chi ha
di meno, e nella preghiera. </span></span>
</p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; font-size: small;">La
comunione in Cristo supera tutte le barriere, geografiche, etniche,
sociali. E comprende ogni aspetto della vita, dal denaro alla
preghiera. Non c’è nulla nella nostra vita di ciò che siamo e di
ciò che abbiamo che non debba o non possa diventare strumento di
comunione, nel dono reciproco di ciò che si ha e di ciò che si è.</span></p><span style="font-size: small;">
</span><p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;"><span style="font-size: small;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Perché
ciò che si ha e ciò che si è dono del donatore supremo, dono che
viene prima ed è l’origine di ogni altro dono. E quindi, come dice
Paolo, <i>Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile! </i></span></span>
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 115%; margin-bottom: 0.2cm;">
<br />
</p><p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;">
<br />
</p>
<p align="justify" style="font-style: normal; line-height: 100%; margin-bottom: 0.2cm;">
<br />
<br />
</p>
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