PERCHE DI UNA MOSTRA
La mostra “Evangelici e Risorgimento” che si inaugurerà nella sala espositiva del Circolo Su Nuraghe il 30 c.m. alle ore 20,30, è una mostra itinerante realizzata dalla Fondazione Centro Culturale Valdese di Torre Pellice grazie al contributo della Tavola Valdese, “ progettoottopermille”.
Questa mostra che si compone di 12 pannelli illustrativi, vuole illustrare la scelta di campo risorgimentale che gli Evangelici, cristiani non cattolici, fecero senza remore, pur essendo la loro chiesa, una comunità religiosa senza potere politico. Essi lessero il processo politico e culturale del Risorgimento non solo come unificazione dell'Italia ma anche , sopratutto, come rinnovamento culturale in una nazione appena formatasi, ancora segnata dalla Controriforma, accogliendone le istanze del liberalismo moderno. Quindi convinti che l'Italia possa diventare una nazione moderna e libera, gli evangelici prendono parte alle sue vicende con uno slancio molto superiore alla loro realtà numerica impegnandosi soprattutto su tre fronti: religioso, culturale, assistenziale.
Negli anni 1859-60 all'unificazione d'Italia si accompagna anche l'espansione della presenza evangelica.
Evangelisti e Colportori, aprono locali di culto, tengono dibattiti, utilizzando gli spazi concessi dal clima di relativa tolleranza che si è instaurato. Il Sinodo valdese crea un Comitato di Evangelizzazione e trasferisce a Firenze la scuola di teologia.
Con la proclamazione del Regno d'Italia del 1861, anche l'evangelismo italiano, pur nella pluralità delle identità riafferma la sua unità progettuale.
Le chiese valdesi, di tradizione calvinista, hanno alle spalle una lunga vicenda storica: un Sinodo deliberativo, una Confessione di Fede, Ministri teologicamente preparati.
Le Chiese libere, nate dopo il '48 seguono invece il modello congregazionlista mentre le Chiese nate dalle missioni anglo-sassoni adattano le teologie di provenienza, alla sensibilità italiana.
Con la presa di Roma tutte le chiese evangeliche aprono chiese in città, per riaffermare che l'Italia moderna, nata con la fine del potere temporale del papa, vive nel pluralismo religioso e nella libertà di coscienza e di culto.
Avendo l'azione di queste chiese come prospettiva il rinnovamento spirituale del paese, esse non parlano di proselitismo e missione ma di evangelizzazione e quindi si definiscono evangelici. Questo significa ricondurre la fede cristiana al Vangelo ed, in ottica critica, significa denunciare sopratutto l'ignoranza delle scritture, scontrandosi con l'opposizione della gerarchia ecclesiastica.
Le figure centrali di questo progetto furono l'evangelista, il colportore e la maestra. Il colportore, spostandosi di paese in paese offrendo testi sacri, illustrandone il contenuto, riscuotendo insulti e non di rado percosse, è il simbolo dell'evangelismo italiano. Si ha notizie certe di un colportore anche nelle valli biellesi e in particolare a Graglia.
Per accedere al testo biblico bisogna saper leggere, ma l'Italia risorgimentale ha tassi di analfabetismo dal 30 all' 80%. Prima di costruire chiese gli evangelici aprono delle scuole. Personaggi chiave di quest'impegno sono le maestre. Esse tengono, di giorno l'insegnamento elementare, la sera un corso per adulti che si conclude con la lettura di un testo biblico e una preghiera. Le maestre sono spesso giovani donne che lavorano in ambienti prevenuti ed ostili. La prima scuola elementare di Piedicavallo e stata aperta da una maestra valdese in seno alla appena nascente comunità. Il contributo degli ambiti protestanti internazionali è fondamentale per quest'opera sotto il profilo economico. Alla loro generosità si deve la realizzazione di scuole, opere sociali, pubblicazione di giornali e libri. Anche un gran numero di imprenditori è motivo di sviluppo economico. Il loro apporto in ambito culturale apre nuovi orizzonti, conducendo oltre le ristrette frontiere.
Nel '900 gli evangelici italiani, mantenendo fede al progetto risorgimentale, vivendo tutte le esperienze della vita nazionale, pagando di persona la testimonianza evangelica sotto il fascismo, partecipano alla Resistenza, rivendicando, nel dopoguerra, la libertà religiosa. Oggi, inseriti in modo propositivo nella società italiana e nel quadro delle Intese con lo Stato, proseguono la predicazione dell'Evangelo impegnandosi per il superamento delle discriminazioni, il rinnovamento delle istituzioni, la libertà delle coscienze.
Tutti questi concetti saranno più esaustivamente affrontati dal Pastore valdese Claudio Pasquet nella sua conferenza introduttiva nel giorno di inaugurazione della mostra.
La Presidente del Consiglio di Chiesa
Ludovica Pepe Diaz
lunedì 26 settembre 2011
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