Ricercate l’amore e desiderate ardentemente i doni spirituali, principalmente il dono di profezia. Perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno lo capisce, ma in spirito dice cose misteriose. Chi profetizza, invece, parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione. Chi parla in altra lingua edifica se stesso; ma chi profetizza edifica la chiesa. Vorrei che tutti parlaste in altre lingue, ma molto più che profetaste; chi profetizza è superiore a chi parla in altre lingue, a meno che egli interpreti, perché la chiesa ne riceva edificazione. Dunque, fratelli, se io venissi a voi parlando in altre lingue, che vi servirebbe se la mia parola non vi recasse qualche rivelazione, o qualche conoscenza, o qualche profezia, o qualche insegnamento? Perfino le cose inanimate che danno suono, come il flauto o la cetra, se non danno suoni distinti, come si riconoscerà ciò che si suona con il flauto o con la cetra? E se la tromba dà un suono sconosciuto, chi si preparerà alla battaglia? Così anche voi, se con la lingua non proferite un discorso comprensibile, come si capirà quello che dite? Parlerete al vento. Ci sono nel mondo non so quante specie di linguaggi e nessun linguaggio è senza significato. Se quindi non comprendo il significato del linguaggio sarò uno straniero per chi parla, e chi parla sarà uno straniero per me. Così anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di abbondarne per l’edificazione della chiesa.
Quando dunque tutta la chiesa si riunisce, se tutti parlano in altre lingue ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno che siete pazzi? Ma se tutti profetizzano ed entra qualche non credente o qualche estraneo, egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti, i segreti del suo cuore sono svelati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente fra voi.
Elementi essenziali del messaggio trasmesso dal nostro testo
• Avendo già parlato diffusamente dei doni dello Spirito, ora Paolo giunge ad un’ulteriore
precisazione, resa necessaria dalle divisioni e dalla confusione che regna nel culto dei
Corinzi.
• La questione è da porre in questi termini:
◦ Qui si parla di due carismi: il dono del “parlare in lingue” e il “dono di profezia”
◦ La glossolalia non è di esclusiva matrice cristiana, ma era praticata anche in altre
religioni dell’area mediterranea.
◦ Non entro nel merito della questione specifica che la riguarda. Qui mi limito a
sottolineare che l’apostolo, stando a quanto narra il testo, non intende porre l’alternativa
tra le due, pur essendo chiaro che la profezia vista sotto la luce dell’edificazione della
comunità ha una marcia in più: è comprensibile, perché espressa nella lingua che tutti
comprendono.
◦ La situazione dei Corinzi è chiarita da quanto dice Paolo ai versetti 23-25, cioè se tutti
parlano in lingue e non interpretano quanto detto, ne discende una non-edificazione ed
un/a estraneo/a che dovesse assistere potrebbe parlare di “follia”. Viceversa, nel caso che
gli stessi estranei assistessero ad un culto dove si esprimessero delle profezie, egli
potrebbe essere indotto ad un atteggiamento positivo, oppure rivelare la sua distanza da
quanto vede e sente.
◦ Perciò Paolo non intende negare che il parlare in lingue attiene ai doni dello spirito, ma
intende finalizzare anche quest’ultimo alla edificazione della comunità, viste le premesse
che lo hanno spinto a scrivere la lettera ossia le divisione che vigevano tra i Corinzi.
• La vicinanza del cap. 13 al nostro testo è un elemento che rafforza la comprensione di
quanto Paolo afferma in questo testo. Il dono delle lingue può essere accettato nell’ambito
della preghiera personale, ma quando si è riuniti nel culto è necessario comprendersi e
trasmettersi gli uni agli altri ciò che fa crescere la comunità e la rende capace di una
testimonianza efficace verso l’esterno.
E quanto concerne oggi? Attualizzazione
• Il testo proposto per questa domenica può fornirci utili indicazioni anche per la nostra vita
cristiana comunitaria.
• In prima istanza la questione dei doni: ritengo che l’esperienza di un servizio svolto in
conseguenza della nostra fede, quando svolto con disponibilità al bene comune, abiliti
all’esercizio di quei doni che lo spirito profonde in ciascuna/o, rendendo particolare l’opera
che ognuno svolge.
• La necessaria tensione positiva verso la promozione della crescita spirituale di ognuno,
mediante una chiarezza rigorosa, affinché “tutti possano comprendere” è un altro elemento
che vale anche per noi.
• Altro elemento è la coscienza che, come credenti, riceviamo dallo spirito la spinta necessaria
a scoprire le nostre possibilità e a porle a servizio di ognuno.
• Il culto è il momento centrale della vita della chiesa e anche noi dobbiamo pensare a quale
testimonianza diamo durante il suo svolgimento. Non importa quanto facciamo o quanta
importanza riveste in quell’ambito, importa che è ciò che ognuno può fare ed è importante
per questo.
• Paolo sottolinea la necessità dell’armonia all’interno della comunità, quando descrive la
chiesa paragonandola al corpo umano (1 Cor 12,12-31a) e sappiamo bene quanto la salute
dipenda dall’armonia degli organi che costituiscono il corpo ed anche dall’armonia interiore
con cui viviamo in nostri giorni.
• La lettura tratta dalla lettera agli Efesini 2,11-22 ci richiama alla centralità della fede in Cristo, dato
che Lui e il suo Evangelo sono l’origine della comunità cristiana.
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