Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani». Ma egli rispose: «Sta scritto: "Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio"».
Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio, e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto:
"Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo,
ed essi ti porteranno sulle loro mani,
perché tu non urti con il piede contro una pietra"».
Gesù gli rispose: «È altresì scritto: "Non tentare il Signore Dio tuo"».
Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, dicendogli: «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori». Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto"».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano.
Gesù sta per iniziare la sua opera nel mondo. Egli si è fatto battezzare da Giovanni ed al Giordano il Signore ne ha pubblicamente riconosciuto la paternità; tutto sembrerebbe compiuto perché Egli inizi il suo viaggio messianico….Ma Gesù sa di essere vero uomo, oltre che vero Dio,. Egli sa quale destino altissimo, frammisto di morte e di gloria lo attende e, come uomo vuole concedersi un momento di riflessione per meglio comprendere il suo essere Figlio di Dio.
Egli si ritira nel deserto per 40 giorni per purificarsi e meditare, digiunando e pregando, per predisporre corpo e spirito a quanto lo attende.
Nella Sacra Scrittura il deserto ha una sua doppia valenza; è qualcosa che va affrontata per fortificare lo spirito: è quindi una prova di difficoltà materiale e di solitudine spirituale, ma è anche una via per accedere alle promesse del Signore. Infatti in Esodo, il popolo di Israele deve affrontare il deserto per passare dalla schiavitù d’Egitto alla libertà della terra promessa.
Qui Dio sigilla il Patto con il suo popolo e qui ve lo trattiene per 40 anni per punirlo delle sue trasgressioni.
Così Gesù, per condurci come Messia nella nuova terra promessa che è il Regno di Dio, deve passare per il suo deserto. I 40 giorni che Egli vi trascorrerà sono un tempo simbolico. Questi 40 giorni come pure i 40 anni del Popolo d’Israele nel deserto significano un periodo abbastanza lungo ma ben definito. Nel caso di Israele questo tempo servirà perché si estingua la generazione che ha mormorato e si è resa colpevole di idolatria ed un popolo nuovo, fiducioso e obbediente al Signore, veda l’adempimento della promessa.
Per Gesù i 40 giorni sono un tempo abbastanza lungo per riflettere sulla sua missione e trarne forza per affrontarla con completa fiducia e obbedienza al Padre.
Allo scadere di questo tempo, quando il Cristo è provato da lungo digiuno e dalla lunga solitudine. Appare il secondo protagoniste di questo episodio che Matteo ci presenta tout court come “il Diavolo”. Egli si adopererà in quello per cui è ritenuto un vero maestro: cercherà di indurre in tentazione Gesù. Lo provocherà insinuandosi nelle pieghe più vulnerabili dell’animo umano. Il Diavolo, l’Avversario entra ancora una volta in competizione con il Signore. Egli sa quanto sia importante la posta in gioco e che questo è un momento perfetto per agire. Se il Figlio di Dio, cedendo alla tentazione, facesse prevalere la sua natura umana, quella divina sarebbe sconfessata e tutto il piano della Salvezza non potrebbe essere portato a termine. Il Diavolo che, alle origini, ha sporcato, con il peccato di superbia e disobbedienza, la perfetta creatura creata da Dio, facendo in modo che l’uomo fosse allontanato dal suo creatore e conoscesse la sofferenza e la morte, esule sulla terra, ora non vuole permettere che l’infinita misericordia di Dio riacquisti al suo amore l’umanità attraverso il Suo Unigenito Figlio.
Perciò Satana ci prova nel deserto e ci riproverà ai piedi della Croce.
Il Diavolo tenta Gesù in tre assalti che corrispondono alle tre interpretazioni del messianismo secondo la sua visione. Per Satana essere “Figlio di Dio” significa avere un potere sconfinato e quindi poterne approfittare per compiere ogni specie di miracolo a suo beneficio. Per Gesù invece significa, al contrario, confidare completamente in Dio, essere lo strumento della volontà del Padre anche in situazioni estreme, lasciando a Lui solo il potere di operare.
“Se sei figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane” provoca Satana. La prima tentazione vuole distruggere il volto dell’uomo; l’uomo, secondo Satana, è ciò che mangia. L’uomo è anche molto debole se lo si tocca nei suoi bisogni fondamentali, come il bisogno di cibo…. E l’uomo Gesù non ha forse fame? Ma Gesù ribatte che l’uomo, poiché è anche una creatura spirituale, ha bisogno per vivere della parola del Signore che gli indichi la via e lo faccia partecipe del Suo Amore.
La seconda è la tentazione di in messianismo spettacolare; l’esibizione di un miracolo come quello degli Angeli che sostengano Gesù in caduta libera dal pinnacolo del Tempio, avrebbe dimostrato a tutti la potenza del Cristo. Questa tentazione mira a distruggere il vero volto di Gesù come Messia. E Gesù risponde che la sua vera missione non è l’esibizione di potenza ma di fiducia ed obbedienza al Padre. E la vera fiducia in Dio si esprime quotidianamente non chiedendo al Signore eventi eccezionali per metterne alla prova la potenza.
Quest’ultimo tipo di tentazione è simile a quella che verrà per bocca dei capi sacerdoti con gli scribi e gli anziani sotto la Croce: “Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Da che è il Re d’Israele, scenda ora giù di croce e noi crederemo in lui” (Matteo 27,42).
Infine la terza è la più grande tentazione che scopre il volto arrogante del Demonio; egli si dichiara re del mondo, disposto a riconsegnarlo a Cristo in cambio del riconoscimento della propria regalità contro quella di Dio. Questa è la tentazione del potere ed anche dell’idolatria, qui Satana suggerisce che, per ottenere il potere, ci si può abbassare ad ogni compromesso, si può piegare il ginocchio davanti all’essere più immondo.
Gesù con una secca risposta ribadisce la sua fedeltà al Padre ed al primo Comandamento: “Sta scritto adora il Dio tuo ed a lui solo rendi culto”.
La tre tentazioni sono state un crescendo, la materia sopra lo spirito; il messianismo di potenza sopra la Croce; Satana sopra Dio. Un crescendo che Matteo esprime anche attraverso il nome dato a l Demonio: al versetto 3 l’Anti-Cristo è presentato come “il Tentatore”, al versetto 5 come “il Diavolo”, il divisore che si mette in mezzo tra Gesù e Dio; al versetto 10 come Satana, il nemico, l’avversario.
Ma anche la risposta di Gesù è un crescendo vigoroso, colpo su colpo. Egli non discute con il Demonio ed usa l’arma più efficace contro di lui, la parola del Signore. Il perentorio “sta scritto” è ridetto tre volte ad indicare l’assolutezza della Parola di Dio, eterna e immutabile. Parola che crea e dà vita; che tutto riporta al primato assoluto di Dio; guida sicura per il credente, in ogni occasione di paura, di sofferenza, di dubbio o di tentazione.
Il racconto delle tentazioni di Gesù ha un profondo significato nella vita dei credenti. Esso infatti ci fa riflettere sui rischi, sugli inciampi in cui può incorrere chi si inoltra per il difficile cammino della fedeltà al Signore. Abbiamo un bel arduo compito noi che “non siamo del mondo” ma siamo chiamati a vivere nel mondo, perché Satana, il tentatore, l’avversario “va avanti e indietro sulla terra e la percorre su e giù” come si legge in Giobbe 1.7.
Oggi ho colto questo tema di predicazione perché in questo racconto, l’opera del demonio ci è narrata con una tale chiarezza che non permette fraintendimenti.
In questo stesso luogo, tempo addietro, ebbi a contestare vivamente l’inesistenza del Diavolo, proprio, il particolare, parlando di questo episodio narrato nei Vangeli. E’ troppo facile liquidare l’esistenza di questo spirito malvagio ridicolizzando le vecchie iconografie che ce lo mostravano come un capro con il forcone pronto ad infilzare i peccatori o a prendersi svaghi sessuali con le streghe. Sappiamo tutti che queste son cose da medioevo. E’ troppo facile, per dimostrare l’inesistenza del Demonio, appellarsi alle superstizioni, allo spiritismo, all’uomo-nero, spauracchio dei bambini. Sappiamo tutti che queste cose fanno parte della paura antica dei popoli e dell’ignoranza. Vorrei che chi sostiene queste tesi portasse elementi più seri teologicamente parlando.
La Parola del Signore è quello a cui attenersi; penso personalmente che si dovrebbe leggerla né in modo fondamentalista né, all’opposto, in modo storico-scientifico, bensì aprendo il cuore all’illuminazione dello Spirito Santo che è il solo in grado di aiutarci a dipanare qualche passo o qualche simbolismo troppo arduo o controverso, tenendo soprattutto ben presente di esercitare in tutto ciò l’umiltà per poter anche ammettere, a volte, che certe cose della Scrittura appaiano illogiche secondo una logica umana, o strane, o incomprensibili, o contraddittorie. Non tutto ci è dato di conoscere e di capire; ne si può accettare solo ciò che ci piace o ci fa comodo o risponde meglio alla cultura dei nostri tempi.
Nell’Antico Testamento il Satana è menzionato con il suo nome come accusatore dell’uomo in Giobbe 1.6 e a seguire; in Zaccaria 3.1,2 e in 1° Cronache 21.1 come istigatore di Davide. Nel N.T. in Atti e nelle Epistole egli è nominato moltissime volte e sia Gesù che gli Apostoli più volte ci esortano a vigilare per non cadere sotto i suoi assalti. Per il Diavolo, convincere che non esiste è una strategia vincente; se non c’è non si deve neppure stare attenti a difendersi da lui. Anche ironizzare, quando si parla di lui, porta acqua al suo mulino, perché la persona che si sente presa in giro perché ne parla o offre una testimonianza vissuta a suo riguardo, ben presto cesserà di farlo per paura del ridicolo o di essere considerato pazza..
Gesù non ha avuto riguardo di parlare apertamente del “grande accusatore”, lo ha affrontato più volte sconfiggendolo, ed il Signore, attraverso le profezie, ci ha rivelato la sua ultima fine..
C’è un “no” da dire fermamente, necessario, in ogni lotta contro il male; un “no” al non riconoscere falsi dottori, falsi profeti, false dottrine che ci propongono più attraenti o comode risposte ai nostri perché esistenziali.
In questo periodo storico è tutto un fermento di nuove dottrine salvifiche che fanno capo o alla filosofia New-Age o a guru spirituali che sorgono numerosi come funghi, nuove chiese, nuove sette, libri-culto (parlo per esempio delle “Profezie di Celestino”), promettono di estinguere la sete spirituale dell’uomo oggi travolto da una società ed una cultura sempre più lontana dal proporgli modelli vivibili. E poi tutto va bene,, tutto fa brodo, “ma si, poi, in fondo un’energia suprema uguale per tutti ci governa” ecc..ecc..Ma Gesù ha detto “IO sono la la via la verità e la vita”. Se tutte le verità van bene e sono buone perché ci è stato detto di evangelizzare, far conoscere la buona novella del Cristo Risorto? Dovremmo discernere ed essere vigili.
Le grandi chiese storiche cristiane hanno le loro colpe per versi opposti. La cattolica conservando gelosamente le scritture, riservandole ai sacerdoti, e fondando la fede su ciechi dogmi. L’evangelica portando all’eccesso la libera interpretazione della Parola.
Mi è accaduto, parlando con cattolici per solo battesimo, alla ricerca, in buona fede, di esoteriche vie salvifiche, di dir loro: “Ma scusami, tu il Vangelo lo hai mai letto o, per lo meno lo hai letto con intendimento? C’è già tutto quello che cechi, li dentro; dove stai cercando così lontano?!” Il mio interlocutore, di solito, reste un po’ interdetto, come se a questo non ci avesse mai pensato. Il Vangelo ce l’ha ma non sa più dove lo ha messo e comunque non l’ha letto o poco o male.
Sulla polvere che si è deposta su tutti quei Vangeli non mi è difficile scorgere l’impronta dell’Avversario. Provocatoriamente potrei dirvi che ci vedo proprio l’orma di un piede di capra….sì perché poco mi importa di sovrastrutture, vecchie credenze o altro.
Personalmente non smetterò mai di parlare del Diavolo, né ho paura, se ne vengo richiesta, di additare la sua visibile opera o la sua chiara presenza o di raccontare le mie personali esperienze. A volte ho parlato di questo argomento anche con dottori in teologia in campo evangelico, certamente molto più dotti di me, e mi è parso proprio non dico di essere riuscita a mutare la loro opinione sulla esistenza del Diavolo, ma di aver almeno insinuato pià che nella loro mente, nei loro cuori, un ragionevole dubbio, che è andato ad aggiungersi ai già numerosi dubbi che li affliggono a furia di rivoltare, rigirare, reinterpretare e ridiscutere la Parola del Signore. Un giorno, un Pastore mi ha detto: “ A furia di mettere in dubbio la reale esistenza di questo e di quello, di scegliere cosa va bene come messaggio per oggi e non per ieri ed altro ancora del Libro della Parola non ci resterà che la copertina!” Io spero proprio che ciò non debba accadere mai perché è proprio quello che Satana si aspetta. Perciò prego e vi esorto a pregare, sorelle e fratelli con le parole che Gesù ci ha insegnato: “Signore, non ci esporre alla tentazione ma liberaci dal Maligno”.
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