Efesini 3,14-21
14
Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, 15
dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome, 16
affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di
essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell'uomo
interiore, 17
e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori,
perché, radicati e fondati nell'amore, 18
siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la
larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di
Cristo 19
e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché
siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.
20 Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, 21 a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen.
20 Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, 21 a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen.
Fin
dal II secolo la Lettera agli Efesini è stata inserita fra gli
scritti paolini e quindi fatta risalire alla prigionia di Paolo a
Roma negli anni 60.
Dal
secolo XVIII è stata però oggetto di una lunga discussione
critico-letteraria che non si è ancora conclusa completamente.
Nessuno beninteso mette in discussione il valore teologico e
spirituale del testo ma non c'è unanime certezza sul genere
letterario, sui destinatari, sull'autore e di conseguenza sulla data
di composizione.
Molti
affermano che vi è solo una cornice di lettera, in quanto vi è lo
stile paolino dell'introduzione e dell'epilogo, ma vi sarebbe un
contenuto di meditazione o di riflessione teologica che poco sembra a
che fare con un vero stile epistolare.
Il
riferimento ai cristiani di Efeso, nel più antico manoscritto di
Paolo, è assente e chi sostiene questa tesi sottolinea il tono poco
confidenziale dello scritto, come a testimoniare uno stile
impersonale e generico destinato a qualche chiesa o a varie comunità
come una lettera circolare.
A
Efeso Paolo aveva dimorato a lungo, tre anni nel terzo viaggio
missionari dopo una breve sosta nella città già nel secondo
viaggio. Efeso era una città importante, capitale delle provincia
romana dell'Asia e grande centro commerciale. Da lì Paolo aveva
esteso la sua predicazione ad altre città del retroterra come
Laodicea.
Da
qui due ipotesi: o è una lettera circolare senza destinatari
specifici o è una lettera ai Laodicesi.
Altro
oggetto di dibattito è l'attribuzione a Paolo o meno, secondo vari
commentatori. Mentre vi è chi continua ad essere strenuo difensore
dell'autenticità paolina, altri moderni attribuiscono a discepoli di
Paolo la lettera e di conseguenza la datazione scende agli anni
80-90.
Al
di là di queste considerazioni che a me personalmente non
appassionano in quanto mi piace sempre andare alla sostanza degli
scritti biblici, al di là dell'autore e del periodo storico,
l'argomento della lettera è una riflessione sul mistero della
salvezza, compiuta da Cristo e presente nella Chiesa. Per circa la
metà del contenuto vi sono molte affinità con la lettera ai
Colossesi da cui potrebbe essere derivata se l'autore fosse un
discepolo che aveva ascoltato e letto la predicazione di Paolo.
Ed
ecco alcune considerazioni interessanti svolte da suor Edvige
Tamburini, coordinatrice del movimento internazionale delle suore
domenicane
“La
Chiesa, corpo di Cristo, è la chiesa universale. Cristo è il capo
di questo corpo che cresce come un organismo vivente. La Chiesa è
anche rappresentata come la costruzione che si va edificando su
Cristo, pietra angolare, e sul fondamento degli apostoli e dei
profeti.
E'
sottolineato dunque il carattere di unità dei cristiani e di
conseguenza la vita cristiana come uno stile nuovo di rapporti,
caratterizzato dalla pace e dalla carità fraterna.
La
lettera, dopo l'indirizzo di saluto è divisa in due parti: una prima
parte dogmatica e una seconda parte esortativa. Segue l'epilogo.
Il
testo letto è la preghiera conclusiva della prima parte.
La
preghiera si sviluppa in tre momenti:
l'invocazione
a Padre perché i suoi destinatari siano rafforzati nello Spirito;
l'invocazione-augurio perché Cristo abiti nei loro cuori e possano
comprendere sempre di più il mistero del suo amore; l'acclamazione
liturgica che chiude solennemente la prima parte della lettera.
E
' una preghiera di invocazione e di supplica: piega
le ginocchia..., che sembra scaturire spontaneamente
dalla contemplazione del grande mistero annunciato, quasi a chiedere
l'efficacia della sua predicazione nei cuori dei discepoli.
E'
preghiera trinitaria rivolta al Padre perché lo Spirito agisca nei
credenti e Cristo abiti in loro affinché possano progredire
nell'esperienza di Dio fino alla pienezza.
Al
Padre Paolo chiede “secondo
la ricchezza della sua gloria”, cioè nella misura
infinita che già ha manifestato ai suoi figli, di rafforzarli nella
loro dimensione interiore per opera dello Spirito. Che possano
percepire nella fede di essere abitati da Cristo, che si consolidino
stabilmente nell'amore per crescere nella vera carità che ha le
dimensioni dell'Universo.
Questo
amore infinito è da sperimentare nella comunione universale con
tutti i santi, in progressivo arricchimento spirituale fino alla
pienezza di Dio.
Il
fine irraggiungibile non è la perfezione morale, la santità
individuale, ma la vita divina con tutti i santi, nell'unità.
All'inadeguatezza dell'umana conoscenza corrisponde l'universalità
della comunione, all'insufficienza delle capacità umane
l'onnipotenza di Dio che può fare infinitamente di più non solo di
quanto possiamo fare, ma anche di quanto possiamo raggiungere con la
nostra mente e con il nostro desiderio. Dio solo può portare a
compimento quanto ha iniziato”.
Nella
lettera agli Efesini vi è una forte preghiera al Signore che mi ha
colpito per la sua intensità. Che significato può avere oggi una
preghiera in un mondo in cui prevalgono segnali di guerra, di
distruzione, di divisione, di inimicizia?
Efeso
è un territorio a cavallo tra occidente ed oriente dove vi è
difficoltà non solo ad amarsi ma anche a comprendersi. Paolo ha
molte difficoltà a tenere uniti quelli che sono le persone del posto
da quelli chiamati gli stranieri.
In
effetti questo passo della Bibbia penso non sia rivolto solo agli
Efesini ma riguarda tutti noi, in ogni momento della nostra vita ed
in ogni punto della terra.
E
qui si trova il passo più significativo e poetico della lettera di
Paolo: siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia
la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di
Cristo.
L'amore
di Cristo infatti raggiunge tutti gli uomini del mondo: e questa è
la larghezza; raggiunge gli uomini di tutti tempi: e questa è la
lunghezza; porta gli uomini alle più grandi sommità: e questa è
l'altezza; porta gli uomini a tutte le profondità e questo significa
che giunge fino ai punti più bassi.
Da
questa frase si capisce che il messaggio di Paolo non riguarda solo
una città come Efeso ma riguarda anche la nostra città la nostra
chiesa.
Spesso
ci ricordiamo le persone che hanno vissuto con noi l'esperienza della
vita: dai nostri genitori ai nostri nonni a tutti quelli che abbiamo
conosciuto negli anni della nostra vita. Persone magari vissute molti
anni fa quando eravamo piccoli e vivevamo in altri paesi. Poi ci
ricordiamo di luoghi in cui abbiamo vissuto o soggiornato in anni
precedenti. Io attraverso viaggi con mia moglie Anna mi sono spinto
in Africa, in altri paesi d'Europa o in America e vi sono persone che
abbiamo conosciuto e tutt'oggi vivono in Brasile, in Australia, negli
Stati Uniti, in Israele, in Corea o in altre parti del mondo.
Come
Valdesi i nostri padri hanno dato vita a paesi come Dornolzhausen in
Germania, come Colonia Valdense in America Latina, come Guardia
Piemonte in Calabria, come Valdese Town negli Stati Uniti.
E
fa sempre stupire come un piccolo nucleo di donne e uomini sia
riuscito
a
raggiungere terre magari per noi sconosciute e a portare l'Evangelo
che avevamo imparato nei libri che abbiamo imparato a leggere magari
da bambini.
Lo
stesso libro, l'Evangelo, che in lingue diverse hanno letto milioni e
milioni di persone.
E
così sta succedendo anche ora. Vi sono milioni di persone costrette
a fuggire dai loro paesi in guerra e noi ora li stiamo conoscendo. Vi
è poi la difficoltà di capire lingua, usi, costumi, ma Dio ha
pensato di metterci alla prova e di vedere se siamo in grado di
convivere senza farci la guerra.
Del
resto pensiamo a com'era la nostra Italia non più di cento
cinquant'anni fa. Vi erano le attuali Regioni in guerra fra loro. Vi
erano paesi in cui i castelli non erano quei luoghi belli e
interessanti da visitare e da scoprire, ma luoghi per difendersi da
altri uomini che cercavano di espugnarli o rifugi da cui partivano
genti per fare la guerra contro abitanti di altri castelli rivali.
Tutto
questo durerà ancora e il messaggio evangelico dovrà essere ancora
diffuso per essere compreso. Eppure sono sicuro che dopo di noi vi
saranno altre persone, altre sorelle e fratelli che continueranno a
trasmettere le parole di Paolo agli Efesini, ai Colossesi, ai
Filippesi, i Salmi, gli Evangeli, il Nuovo e il Vecchio Testamento.
Quando
per la prima volta ho varcato la soglia di questa chiesa valdese di
Biella vi erano bimbi che hanno imparato le parole degli Evangeli ed
oggi magari sono in altre parti del mondo. Alcuni di loro
trasmetteranno alcune delle parole che sono state lette. E tutto
questo è molto bello perché significa che in qualche modo il fiume
scorre ancora anche se siamo rimasti in pochi in questa chiesa al
culto domenicale. Ma un po' la storia si ripete e quando pensiamo di
essere rimasti in pochissimi a pregare, improvvisamente si aggiunge
qualcun altro e qualcun altro ancora.
Questo
è il significato che attribuisco a questa bella preghiera di Paolo
in cui chiede di saper abbracciare l'amore di Cristo quale sia la
larghezza, la lunghezza, l'altezza, la profondità.
Ripeto
oggi non è facile parlare di Dio, di Gesù Cristo perché in alcuni
casi sembra di ripetere parole già dette altre volte.
Ha
fatto bene Pietro Magliola nella sua predicazione di domenica scorsa
a ricordare che non sempre le abitudini sono negative o inutili. Ci
si lava tutti i giorni e questa è un'abitudine che conviene
mantenere finché siamo in vita.
Così
l'abitudine a pregare non deve essere considerata una inutile
ripetizione ma si deve essere continuare a fare tutti i giorni.
Pregare
vuol dire mantenere il contatto con Nostro Signore e quindi con la
vita stessa in quando Dio è vivo ed ha anche bisogno delle nostre
preghiere.
In
uno dei passi iniziali della Bibbia, nella Genesi al versetto 26 si
legge: “Poi Dio disse: “Facciamo l'uomo a nostra immagine,
conforme alla nostra somiglianza”. Non credo sia una frase soltanto
simbolica in quanto penso che Dio abbia voluto inserire in noi la
capacità di amare Dio se abbiamo la capacità di amare noi stessi e
il nostro prossimo.
E'
un amore che sorpassa ogni conoscenza. E' una frase che può apparire
paradossale se si pensa che se non si riesce a conoscere come si
potrà amare. Invece Paolo dice che l'amore di Dio è talmente grande
che supera quanto noi immaginiamo. E infatti noi dobbiamo riuscire a
fare come ha fatto Dio ossia donare e amare in modo gratuito.
Il
vero amore si esprime infatti quando riusciamo a fare un'azione
positiva senza chiedere in cambio nulla e questo è molto difficile
perché spesso anche se non chiediamo una ricompensa immediata per
una nostra azione, magari involontariamente ci aspettiamo che in
tempi successivi vi sia riconoscenza per quanto abbiamo fatto.
Lo
so che è umano attenderci un complimento, un applauso o un plauso
per quanto facciamo o nel nostro lavoro o nel tributare il nostro
affetto ad un'altra persona però dobbiamo imparare che vi può
essere soddisfazione anche per un'azione d'amore completamente
gratuita.
Ho
avuto la fortuna di incontrare persone a cui dopo aver detto “non
so come sdebitarmi” mi hanno risposto che non aspettavano nessuna
azione di scambio di favore (cosa che in politica ha un significato
pessimo) ma che avevano fatto volentieri un dono per il piacere di
dare un aiuto.
Devo
dire che specialmente nella nostra chiesa ho trovato diverse persone
con questo spirito e penso che questo sia un esempio di che cosa
significhi amore che sorpassa ogni conoscenza.
Amore
non vuole dire solo trasporto affettivo ma significa anche
creatività.
E
la creatività non è solo quella dello scrittore, del musicista,
dell'artista ma può essere anche quella di un'operaia, di un
artigiano, di uno spazzino, di un giardiniere oppure quella di una
nonna, di una zia, di un amico.
Ogni
persona può avere la creatività di compiere un'azione che piace a
Dio. A volte mi sono detto ma come potrò lasciare un segno di quanto
ho fatto nella mia vita per compiere un' azione gradita a Dio? Ancora
non lo so però ho sempre pensato che da quando esiste l'uomo da
migliaia di anni può anche bastare un solo giorno di vera fede per
trasmettere l'amore per Dio.
A
Lui la gloria nella chiesa e in Cristo Gesù per tutte le età. Nei
secoli dei secoli. Amen
Nessun commento:
Posta un commento