VIVERE
IL NOSTRO BATTESIMO !
Romani
6,3-11
3 O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4 Siamo
dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte,
affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria
del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. 5 Perché
se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo
saremo anche in una risurrezione simile alla sua. 6 Sappiamo
infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché
il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato; 7 infatti colui che è morto è libero dal peccato. 8 Ora, se siamo morti con Cristo, crediamo pure che vivremo con lui, 9 sapendo che Cristo, risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10 Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio. 11 Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù.
Matteo 28,16-20
16 Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. 17 E, vedutolo, l'adorarono; alcuni però dubitarono. 18 E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. 19 Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, 20 insegnando
loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io
sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente».
Cari
fratelli e sorelle,
Siamo
ancora riuniti per ascoltare la Parola del Signore. E quella di oggi
– proposta per questa domenica dal Lezionario della Chiesa
valdese – è veramente una parola di consolazione e di
conforto perché ci promette la continua presenza di Cristo con noi;
ma è anche parola che ci interpella, perché ci invita a guardare
alla nostra realtà con un occhio diverso dal solito.
Le
due letture che abbiamo ascoltato ci invitano a prolungare la
nostra riflessione sulle conseguenze, per la nostra vita, della
Pentecoste e del dono dello Spirito santo. La Pentecoste infatti
è stata iscritta in noi, nella nostra carne mediante il
battesimo. Che siamo stati battezzati da bambini o da adulti non ne
cambia fondamentalmente la realtà, perché è parere più o meno
comune oggi in tutte le Chiese che il battesimo non è solo
quell’atto, accompagnato da una parola ispirata dall’evangelo che
abbiamo appena ascoltato, in cui siamo stati immersi nell’acqua, o
ci è stato versato un po’ di acqua sulla testa. Il battesimo è un
processo, sigillato da quell’atto, che dura tutta la vita e non
coinvolge solo il battezzato, ma anche la sua famiglia, il
padrino e la madrina e l’insieme della comunità cristiana.
La
lettera di Paolo ai romani ne esprime il contenuto essenziale.
Paolo, certo, non è mai facile e occorre talvolta rileggerlo
più volte per comprendere ciò che vuol dire: è segno che Paolo
prende sul serio i suoi lettori e vuol dare loro dei contenuti densi
e ricchi di significato che li facciano riflettere.
Allora,
riflettiamo un momento sul nostro battesimo. Iniziamo col rilevare
che non è frequente sentire un cristiano riflettere sul suo
battesimo: per gli uni – particolarmente per quelli più anziani –
il battesimo va da sé: trenta, quarant’anni fa, era ovvio che
tutti fossero battezzati: “mica siamo pagani!”. Allora, si era
battezzati come si era vaccinati, si andava a scuola o – per i
ragazzi – si faceva il militare!
Oggi,
le cose son cambiate. Da una parte, volendo forse dare maggior peso
al battesimo, si tende a pensare che è il battezzato che si deve
assumere la responsabilità del battesimo, per cui i genitori
preferiscono spesso rimandare il battesimo. D’altra parte
però, siccome la dimensione della fede è sempre più limitata alla
sfera privata, personale e individuale, e non si capisce più
bene cosa sia il battesimo, la prospettiva della fede cristiana
non è più presentata ai giovani ed essi non si trovano più in
grado di poter realmente scegliere. Per loro il mondo senza fede
cristiana è l’ambiente in cui vivono, e le sole cose che
sentono sulla fede cristiana e la Chiesa, sono le beghe
ecclesiastiche o gli scandali che i giornali sono troppo felici di
poter diffondere, possibilmente in scoop a effetto. Eppure, i giovani
sono anch’essi in cerca di una dimensione “altra” che dia
senso alla loro esistenza. E vanno a cercarla in pensieri esoterici o
orientali …
È
quindi urgente, credo, che le Chiese, vale a dire le singole
comunità e le persone che le compongono, cioè noi, riusciamo
ad esprimere la nostra fede, non più solo con dei concetti
dottrinali espressi in libri che vengono sempre meno letti, ma
in uno stile di vita che si possa vedere,
anche fuori dalle mura dei luoghi di culto, delle singole chiese o
delle cappelle. E questo stile di vita deve manifestare che in
noi, nel battesimo, è avvenuto un passaggio dalla morte alla
vita! Ecco ciò che sottolinea Paolo! Mentre tutto nel mondo ci
ricorda e ci spinge a pensare che tutto vada inesorabilmente verso la
morte, la disintegrazione e il disfacimento, il battesimo
proclama – anzi non solo proclama, ma suscita, effettua – in
noi un movimento inverso: l’esistenza del cristiano inizia con
la morte per andare verso una vita in pienezza di cui la nostra vita
terrestre è l’inizio e l’assaggio:
Siamo
stati sepolti con Cristo mediante il battesimo nella sua morte,
affinché, come egli è stato risuscitato dai morti mediante la
gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita.
Se
siamo stati “sepolti” con Cristo, ciò implica in un primo
tempo che siamo “liberi dal peccato”. Un morto infatti non pecca
più! Ma è forse possibile non peccare più? No, certo …
tuttavia possiamo cercare di non lasciarci ingannare da tutte le
sollecitazioni e tentazioni che incontriamo. Dobbiamo sapere che in
noi vi è una forza che ci consente di dire di no al peccato. E
peccato c’è ovunque vorremmo che Dio non metta il suo occhio!
D’altra parte, se siamo stati sepolti con Cristo, non siamo ancora
risorti con lui; la nostra propria resurrezione resta futura, ma già
percettibile in ciò che Paolo chiama una “novità di vita”.
Cosa però significa “camminare in novità di vita”?
In
un altro testo dell’evangelo secondo Matteo, Gesù si rivolge ai
suoi uditori e dice loro:
Se
sapeste che cosa significa: “Voglio misericordia e non
sacrificio”, non avreste condannato gli
innocenti”(Mt 12,7).
Abbiamo
qui, credo, un vero elemento di novità di vita. La vita cristiana
non consiste in sacrifici o in buone azioni da compiere verso
gli altri, non si tratta di cercare sempre di essere un “modello
di vita”. Dio non ci chiede di essere perfetti … Lui solo lo è!
Ci chiede fondamentalmente di imparare da Lui a guardare agli altri
con occhi di misericordia e di tenerezza. Come abbiamo bisogno
di sentirci amati, così pure gli altri – quali che siano – hanno
bisogno di sentire che qualcuno li ami. Questo possiamo cercare di
vivere.
Se
Gesù ci chiede di fare di tutti i popoli dei discepoli,
battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e
insegnando loro a osservare tutte quante le cose che ci ha comandate,
come abbiamo letto nell’evangelo di oggi, ci chiede prima di tutto
di far vedere a quelli in mezzo ai quali viviamo e che vivono con
noi, che vale la pena vivere da cristiani. Allora, saranno loro
stessi a chiedere di poter condividere con noi qualcosa della bontà
della vita cristiana. Questa bontà sta nella consapevolezza che il
Signore Gesù è con noi tutti i giorni, fino alla fine dell’età
presente, non già per giudicarci, ma per amarci, poiché, nella
sua passione di amore per noi, è andato fino a dare la propria vita
per noi.
A
Lui, come al Padre e allo Spirito santo, Dio uno e santo, ogni lode e
gloria per sempre.
Amen.
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