Biella,
22 aprile 2018
I
salmi – culto con scuola domenicale
Con
i bambini abbiamo fatto un piccolo percorso sui Salmi, così come ce
lo ha proposto la rivista “La scuola domenicale”.
I
salmi sono antiche preghiere del popolo di Israele che sono state
raccolte e ci sono state tramandate: nell’AT ne abbiamo una
raccolta di 150! queste preghiere venivano probabilmente cantate e
purtroppo non possiamo sapere come venivano cantate perché ci sono
arrivati i testi ma non la musica.
I
salmi sono preghiere, quindi parole umane rivolte a Dio. Ma sono
nella Bibbia e quindi in qualche modo sono anche parola di Dio.
Potremmo dire che sono una specie di scuola di preghiera.
La
nostra rivista della scuola domenicale ci ha proposto di leggere
alcuni salmi abbinando ogni salmo a una emozione.
Che
cosa sono le emozioni? Sembra facile rispondere e invece non è così
facile! l’emozione è ciò che si prova in un determinato momento a
causa di qualcosa ed è qualcosa di diverso dallo stato d’animo o
dal sentimento.
Il
sentimento è qualcosa che dura nel tempo, per esempio amo una
persona e questo amore dura nel tempo oppure sono amico o amica di
qualcuno e anche questo è un sentimento che dura nel tempo.
L’emozione
invece è quella che provo a volte in modo improvviso per una causa
precisa. Per esempio: non c’è dubbio che i vostri genitori vi
vogliano bene e questo è un sentimento che dura per sempre.
Però
può capitare che i vostri genitori si arrabbino con voi, per esempio
perché la vostra camera è leggermente in disordine…! La rabbia è
un’emozione che non elimina il sentimento dell’amore,
dell’affetto del genitore o dell’amicizia.
La
rabbia accade per qualche ragione in un momento preciso: la rabbia
per il disordine della stanza; la gioia perché giocando a calcio o a
basket si è fatto un goal o un punto.
I
salmi sono pieni di emozioni, perché chi prega nella preghiera ci
mette se stesso, ci mette quindi le proprie emozioni. Nei salmi che
abbiamo letto abbiamo incontrato gioia, paura, rabbia, tristezza…
tutte le emozioni più umane che ci siano, e ovviamente abbiamo anche
incontrato sentimento o stati d’animo che invece durano nel tempo,
come la fiducia, che è un elemento che torna in quasi tutti i salmi.
Il
primo salmo che abbiamo letto è il salmo 30 ed è un salmo di gioia.
Leggiamo i salmi in una versione un po’ semplificata che ci ha
proposto la nostra rivista.
Salmo
30 – Gioia
Signore
Dio ti voglio lodare ti voglio festeggiare
perché
quando stavo male mi sono lamentato, gridando e tu mi hai guarito.
stavo
così male da sentirmi come morto e tu mi hai dato nuova vita.
Cantate
tutti al Signore, voi che lo amate, e fate festa perché lui è
Santo.
Talvolta
si è arrabbiato con me per un momento, ma la sua bontà dura per
tutta la mia vita.
Se
la sera piangevo ancora, la mattina la gioia era ritornata.
Stavo
bene e pensavo tra me e me «non corro alcun pericolo».
O
Signore sei stato tu a rendermi forte,
ma
quando ti sei nascosto da me, mi sono sentito abbandonato.
Ho
gridato a te, ti ho pregato di ascoltarmi e di venirmi in aiuto.
Tu
hai cambiato il mio dolore in danza.
Mi
hai tolto il vestito della tristezza e mi hai messo il vestito della
festa,
mi
hai rivestito di gioia, così che io possa sempre lodarti senza mai
tacere.
O
Signore, mio Dio, io ti celebrerò per sempre.
Farò
sempre festa per te.
Leggendo
il salmo abbiamo visto che nelle sue parole vengono espresse molte
emozioni, ma che l’emozione prevalente, quella che c’è di più,
è la gioia.
La
gioia in questo salmo ha una causa: la ragione della gioia è che
qualcosa che andava male poi si trasformato in bene: “quando stavo
male mi sono lamentato, gridando e tu mi hai guarito”.
Prima
della gioia c’era il dolore e il dolore fa gridare. Il salmista
grida; non ci viene detto perché, che cos’è che lo fa soffrire.
Sappiamo solo che a un certo punto il suo dolore se ne va. Qualche
volta nella vita le cose brutte passano e ne arrivano di belle,
qualche volta, grazie a Dio, le cose cambiano!
“Ho
gridato a te, ti ho pregato di ascoltarmi e di venirmi in aiuto”.
Nella preghiera possiamo esprimere il nostro bisogno di aiuto. È una
cosa difficile a volte chiedere aiuto, vorremmo farcela da soli,
vorremmo non aver bisogno di aiuto e quando ne abbiamo bisogno non
sempre lo riconosciamo.
Si
può chiedere aiuto ai genitori, ai nonni, agli amici… si può
chiedere aiuto anche a Dio. Si può chiedere di ridarci la gioia, di
aiutarci a vedere le cose con ottimismo e con fiducia.
Al
salmista succede qualcosa di bello e ringrazia Dio:
“Tu
hai cambiato il mio dolore in danza. Mi hai tolto il vestito della
tristezza e mi hai messo il vestito della festa”.
Usa
questa bella immagine del cambiarsi vestito. È solo un’immagine
ovviamente, trasformare la tristezza in gioia non è così facile
come cambiarsi un vestito.
Ma
forse l'immagine del vestito ci vuol dire che è cambiato davvero
qualcosa, il salmista non è più lo stesso, non è più uguale a
prima, ora ha un vestito che serve per danzare e per fare festa.
Dio
gli ha dato la forza, le cose sono cambiate e ora può danzare a fare
festa. Il salmista sa bene che le cose nella vita non vanno sempre
bene, che a volte vanno anche male e a volte anche molto male. A un
certo punto ha anche pensato che Dio lo avesse abbandonato.
Ma
ha avuto fiducia e ha saputo attendere, finché Dio gli ha tolto il
vestito della tristezza e gli ha messo quello della festa.
Questo
salmo ci insegna a chiedere aiuto quando le cose vanno male e a
ringraziare il Signore quando le cose brutte passano e ritorna la
gioia.
Salmo
13 - paura
Fino
a quando, o Dio, ti dimenticherai di me?
Sarà
forse per sempre?
Fino
a quando ti nasconderai da me?
Fino
a quando avrò così tanta paura e sarò triste per tutto il giorno?
Fino
a quando i miei nemici combatteranno contro di me?
Guarda,
rispondimi, o Signore, mio Dio!
Mostrami
come posso andare avanti, perché ho paura
e
non succeda che il mio nemico dica: “l’ho vinto!”
Quanto
a me, io ho fiducia nella tua bontà:
il
mio cuore pieno di gioia perché tu mi salvi dai miei nemici.
A
Te canterò, Signore, perché mi hai fatto del bene.
Nel
salmo 13 ritorna due volte la parola “paura”. La paura è
l’emozione più umana che ci sia; solo nei film e nei cartoni
animati ci sono eroi che non hanno mai paura. Tutti gli esseri umani
invece hanno paura, anche quando non lo vogliono ammettere.
E
allora parlando di questo salmo con i ragazzi/e siamo partiti dalle
nostre paure: la paura del buio, la paura di certi animali, la paura
di stare da soli, soprattutto se è buio. Stare soli al buio, sapere
che non c’è nessuno e che non puoi vedere quello che succede
intorno e te … questo fa veramente paura!
Anzi,
spesso la paura coincide proprio con il senso dell’abbandono,
infatti il salmo inizia proprio con le parole “Fino a quando, o
Dio, ti dimenticherai di me?”. Il salmista si sente abbandonato da
Dio e si chiede – anzi no: lo chiede direttamente a Dio: ti sei
forse dimenticato di me?
Quattro
volte nel salmo torna la domanda “fino a quando?” è una serie di
domande rivolte a Dio, che sono in fondo riassumibili in una domanda
sola: ci sei ancora? Io ho paura, e tu dove sei?
A
volte la paura ci porta a chiuderci in noi stessi, tutto ci fa paura
e forse ci vergogniamo di avere paura e ce la teniamo per noi. Nel
salmo questo non accade:
il
salmista esprime tutta la sua paura – e tutte le altre sue emozioni
e stati d’animo, come la tristezza – e la dice a Dio.
Si
sa che quando si sta male è meglio tirare fuori il proprio dolore,
piuttosto che tenerselo dentro. Il salmista lo fa con Dio, tira fuori
la sua paura e la confida al Signore.
Questo
salmo ci insegna a non vergognarci di avere paura; con un gioco di
parole potremmo dire: ci insegna a non avere paura di avere paura, a
non avere paura di esprimere la nostra paura.
Di
nuovo, lo si può fare con i genitori, con gli amici e anche con Dio.
E di nuovo il salmo termina con una parola di fiducia e di gioia. La
paura è sconfitta da che cosa? Non dal coraggio, ma dalla fiducia.
Potremmo dire che nella Bibbia il coraggio si chiama fiducia.
La
Parola di Dio oggi non ci invita a essere coraggiosi, ma a essere
fiduciosi. Il coraggioso è chi non ha paura (ma non esiste chi non
ha mai paura, può esserci chi ha più o meno paura di una certa
cosa, ma non c’è qualcuno che non ha mai paura).
Il
salmista ha paura, e alla fine del salmo non trova il coraggio, ma
trova la fiducia. Il coraggio – se ce l’ho – è una cosa tutta
mia, e nessuno – ripeto – ha così tanto coraggio da non avere
paura di nulla.
La
fiducia invece è relazione, è fiducia in qualcuno, è fiducia in
Dio che non ti lascia solo.
Ecco
il messaggio che ci viene da questo salmo: Non avere paura di avere
paura, confidala al tuo Signore e cerca in lui la fiducia che scaccia
la paura.
Salmo
109 – rabbia
Mio
Dio, non tacere,
perché
quelli che non credono in te
hanno
aperto la bocca disonesta contro di me.
Hanno
raccontato tante bugie su di me.
Mi
odiano e mi fanno guerra senza motivo.
Come
ricompensa della mia amicizia mi accusano
e
io non faccio altro che pregare.
Mi
rendono male per bene e ricambiano il mio amore con odio.
Chiama
contro di loro qualcuno ancora più malvagio.
Vorrei
che stessero male, loro e tutta la loro famiglia.
Vorrei
che non avessero più una casa, né da mangiare
e
che nessuno faccia loro del bene.
Signore,
ricordati sempre del male che hanno fatto.
Ma
tu Signore vieni ad aiutarmi, salvami, perché sei buono e mi ami.
Io
sono piccolo e povero e il mio cuore è in ansia.
Mi
sento dissolvere come un ombra della sera.
Mi
cacciano via come una cavalletta.
Le
mie ginocchia tremano.
Aiutami,
o Signore! Loro maledicono, ma Tu benedici.
I
miei nemici saranno avvolti di vergogna come in un mantello.
A
voce alta festeggerò il Signore e canterò la sua lode in mezzo a
tutti.
Perché
lui sta accanto ai poveri per salvarli dai loro nemici.
A
volte nei salmi troviamo cose che non vorremmo trovare. Troviamo
tante parole belle e dolci, ma anche spesso parole dure, che non
vorremmo trovare nella Bibbia.
Come
per esempio, parole di rabbia. Una preghiera piena di rabbia
stupisce. Eppure nei salmi c’è, come il salmo che abbiamo letto,
quando il salmista, parlando dei suoi nemici, dice: “Vorrei che
stessero male … Vorrei che non avessero più una casa, né da
mangiare...”
Perché
questa rabbia? Questa rabbia è conseguenza di un’ingiustizia
subita, un’ingiustizia che ha fatto molto male.
L’ingiustizia
produce molte emozioni, prima di arrivare alla rabbia; Infatti il
salmista dice:
Io
sono piccolo e povero e il mio cuore è in ansia. Mi sento dissolvere
come un ombra della sera.
Mi
cacciano via come una cavalletta. Le mie ginocchia tremano.
Ansia,
paura, sensazione di essere cacciato via come una cavalletta
fastidiosa, come quando una mosca ci gira intorno e noi la mandiamo
via con un gesto della mano!
Chi
fa questa preghiera prova tutte queste emozioni negative, si sente
come una cavalletta cacciata via...
Sono
queste sensazioni che fanno nascere la rabbia. La rabbia nasce dentro
di noi senza che noi la cerchiamo, come un piccolo vulcano che nasce
nella pancia, che comincia a ribollire. In qualche modo il vulcano
deve eruttare e allora escono parole dettate dalla rabbia.
E
allora forse anche qui abbiamo una piccola lezione da imparare: dire
a Dio la nostra rabbia prima che essa si sfoghi contro qualcun altro.
A
Dio possiamo anche dire quelle parole che di solito non ci piace
leggere nella Bibbia, come le parole vendicative che abbiamo letto
qui. Possiamo dirgli la nostra rabbia e chiedergli giustizia.
E
in un secondo tempo, sbollita la rabbia, possiamo chiedergli anche di
non essere vendicativi come avremmo voluto essere quando la rabbia è
stata più forte di ogni altra cosa.
Ma
chiedere a Dio aiuto per superare le ingiustizie – quelle che
subiamo noi o quelle che vediamo accadere nel mondo – questo nella
nostra preghiera lo possiamo senz’altro fare.
Salmo
56 - tristezza
Dio
aiutami, perché molti uomini mi combattono e mi perseguitano tutti i
giorni.
Quando
ho paura, io confido in te.
Confido
in Dio e non avrò paura.
Che
mi può fare la morte?
Gli
altri fraintendono sempre le mie parole;
vogliono
solo farmi del male.
Si
riuniscono per spiare i miei passi, vogliono togliermi la vita.
Fai
tu a loro così male come fanno a me!
Tu
conti i passi della mia vita; raccogli le mie lacrime nell'otre tuo,
non
le registri forse nel tuo libro?
Io
so che Dio è per me.
Loderò
la parola di Dio, loderò la parola del Signore.
In
Dio ho fiducia. che potranno farmi gli uomini?
Questo
salmo è la preghiera di una persona triste, che si sente minacciata
dai suoi nemici che vogliono addirittura togliergli la vita. In
questa profonda tristezza, però, sa che non è solo: “Io so che
Dio è per me”, cioè dalla mia parte; e per parlare di Dio usa
un’immagine molto bella:
Tu
conti i passi della mia vita; raccogli le mie lacrime nell'otre tuo,
non le registri forse nel tuo libro?
Dio
conta i nostri passi e raccoglie le nostre lacrime, anzi le registra
nel suo libro. Il salmo dice che Dio prende nota di tutte le lacrime
che versiamo. un’immagine molto tenera di Dio, direi un’immagine
materna di Dio.
Proprio
questa fiducia troviamo nelle parole finali del salmo: poiché sa che
Dio arriva addirittura a contare e a raccogliere le sue lacrime, il
salmista può dire “in Dio ho fiducia. Che potranno farmi gli
uomini?”. La fiducia in Dio è più forte di ogni altra cosa.
Da
un’immagine di tenerezza di Dio che raccoglie le nostre lacrime,
passiamo a un’altra immagine, l’immagine di cura che ci regala
uno dei salmi più amati, il salmo 23:
Salmo
23 – speranza, fiducia, lode
Dio
è il mio pastore: nulla mi manca.
Mi
fa riposare sui prati più verdi e mi guida verso acque tranquille.
Fa
bene all'anima mia.
Mi
conduce sul giusto sentiero.
Anche
se camminassi nella valle scura,
di
nulla avrei paura, perché tu sei con me, tu mi dai sicurezza.
Tu
prepari per me una tavola apparecchiata festa e mi riempi il
bicchiere di gioia.
Certo
la tua bontà e il tuo amore mi accompagneranno tutti i giorni della
mia vita
e
io abiterò nella casa di Dio per sempre.
Questo
salmo esprime in modo molto intenso quello che abbiamo ritrovato un
po’ anche negli altri, soprattutto nelle parti finali degli altri e
della maggior parte dei salmi: la fiducia.
Tutto
il salmo è una confessione di fiducia; la fiducia è espressa in
molti modi diversi, e subito con l’espressione “Dio è il mio
pastore”: questa frase esprime che Dio è qualcosa di diverso da
me, come un pastore è diverso dalle pecore, quindi che può fare per
me quello che io non posso fare. Ed esprime che il pastore è lì per
me: Dio è il mio
pastore.
E
se è Dio a guidarmi nulla mi manca.
Ho tutto quello che mi serve; non
tutto quello che voglio, ma quello che mi serve (che
sono cose un po’ diverse…!).
Ho
tutto quello che mi serve, ma il salmo non nega e non tace i momenti
difficili. Parla della valle scura, attraverso cui il pastore deve
condurre il gregge e che è immagine dei momenti difficili della
vita.
Ma
proprio quando parla della valle scura, il salmista esprime il centro
della sua fede: «Anche se camminassi nella valle scura, di
nulla avrei paura, perché tu sei con me».
Tu sei con me, quindi non ho paura.
Ricordate
che l’altro salmo che abbiamo letto diceva “ho paura”. Questo
dice: se tu sei con me, non ho paura.
Questa
è la fiducia: so che tu, Dio, sei con me e quindi non ho paura della
valle scura, perché tu non mi lasci solo ad attraversarla, ma mi
accompagni, vieni con me e mi porti fuori dall’oscurità.
Due
cose, per riassumere e concludere, possiamo portarci a casa oggi
dalla lettura di questi salmi:
-
la prima è che quando ci rivolgiamo in preghiera a Dio possiamo
dirgli veramente tutto. Possiamo dirgli la nostra gioia, ma anche la
nostra paura, la nostra rabbia, la nostra tristezza. Possiamo non
avere segreti con Dio, non abbiamo bisogno di nasconderci e di
nascondere le nostre emozioni.
-
la seconda è che quello che quasi tutti i salmi ci dicono – anche
quelli più di lamento - è che anche nella paura, nella rabbia e
nella tristezza possiamo avere fiducia in Dio.
Non
c’è paura così grande, non c’è rabbia così forte, non c’è
tristezza così profonda che possano mettere in questione la nostra
fiducia.
Possiamo
dire a Dio tutta la nostra paura, senza perdere però la fiducia in
lui; possiamo dirgli tutta la nostra rabbia, senza perdere la fiducia
in lui; possiamo dirgli tutta la nostra tristezza, senza perdere la
fiducia in lui.
In
queste due cose – che a Dio possiamo dire tutto e esprimergli tutte
le nostre emozioni, e che qualunque cosa stiamo vivendo possiamo
mantenere la fiducia in lui – sta la grande lezione della scuola di
preghiera che sono i salmi.
Che
il Signore ci mantenga in questa libertà di dialogo con Dio e in
questa fiducia nell’amore di Dio, che non viene mai meno.
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