In
buone mani
Nel
culto del mese scorso vi avevamo presentato il percorso che avevamo
iniziato
verso la Pasqua, percorso in cui abbiamo letto
alcuni testi biblici attraverso un simbolo, il simbolo delle mani.
Nei
primi testi
che avevamo letto avevamo incontrato le mani di Gesù in due gesti
molto importanti: nella ultima cena con i suoi discepoli, le mani
di Gesù condividono il pane e il vino; così avevamo riassunto tutte
le azioni che le mani di Gesù compiono in quell’occasione:
prendere il pane, spezzarlo, darlo ai suoi discepoli e poi anche
prendere
il calice,
offrirlo… il tutto accompagnato dalle sue parole che spiegavano
quei gesti: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo
in memoria di me»… «Questo calice è il nuovo patto nel mio
sangue, che è versato per voi».
L’altro
gesto delle mani di Gesù era quello di lavare i piedi ai suoi
discepoli, ma anziché scrivere “mani che lavano” abbiamo scritto
il significato
che Gesù stesso ha dato a questo gesto e allora abbiamo scritto
“mani che servono”, mani
usate per
servire,
perché Gesù chiede ai suoi discepoli di
servire gli
uni gli altri.
Due
gesti belli, positivi, carichi di significato.
Ma che cosa succede poi alle mani di Gesù? Proprio poco dopo
l'ultima
cena
in cui condivide pane e vino con i discepoli e in cui, secondo
Giovanni, lava i piedi ai discepoli e insegna loro a essere servi,
accade che Gesù viene arrestato e poi viene processato e condannato
alla crocifissione:
Lettura:
Marco 14,43-46
43
In quell'istante, mentre Gesù parlava ancora, arrivò Giuda, uno dei
dodici, e insieme a lui una folla con spade e bastoni, inviata da
parte dei capi dei sacerdoti, degli scribi e degli anziani. 44
Colui che lo tradiva aveva dato loro un segnale, dicendo: «Quello
che bacerò, è lui; pigliatelo e portatelo via sicuramente». 45
Appena giunse, subito si accostò a lui e disse: «Rabbì!» e lo
baciò. 46
Allora quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono.
Lettura:
Marco 15,21-39
Costrinsero a portare la croce di lui un certo Simone di Cirene,
padre di Alessandro e di Rufo, che passava di là, tornando dai
campi. E condussero Gesù al luogo detto Golgota che, tradotto, vuol dire
«luogo del teschio».
Gli diedero da bere del vino mescolato con mirra; ma non ne prese.Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirandole a sorte per
sapere quello che ciascuno dovesse prendere.
Era l'ora terza quando lo crocifissero.L'iscrizione indicante il motivo della condanna diceva: Il re dei
Giudei. Con lui crocifissero due ladroni, uno alla sua destra e l'altro alla
sua sinistra. [E si adempì la Scrittura che dice: «Egli è stato contato fra i
malfattori».]
Quelli che passavano lì vicino lo insultavano, scotendo il capo e
dicendo: «Eh, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre
giorni, salva te stesso e scendi giù dalla croce!» Allo stesso modo anche i capi dei sacerdoti con gli scribi,
beffandosi, dicevano l'uno all'altro: «Ha salvato altri e non può
salvare se stesso. Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, affinché vediamo
e crediamo!» Anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo
insultavano.
Venuta l'ora sesta, si fecero tenebre su tutto il paese, fino all'ora nona. All'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì lamà sabactàni?» che, tradotto, vuol dire: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Chiama Elia!» Uno di loro corse e, dopo aver inzuppato d'aceto una spugna, la pose in cima a una canna e gli diede da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se Elia viene a farlo scendere».
Venuta l'ora sesta, si fecero tenebre su tutto il paese, fino all'ora nona. All'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì lamà sabactàni?» che, tradotto, vuol dire: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Chiama Elia!» Uno di loro corse e, dopo aver inzuppato d'aceto una spugna, la pose in cima a una canna e gli diede da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se Elia viene a farlo scendere».
Gesù,
emesso un gran grido, rese lo spirito. E
la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. E
il centurione che era lì presente di fronte a Gesù, avendolo visto
spirare in quel modo, disse: «Veramente, quest'uomo era Figlio di
Dio!»
il
primo brano che abbiamo letto è un pezzettino della scena
dell'arresto di Gesù. Il testo dice che “gli
misero le mani addosso e lo arrestarono”.
Le mani degli altri sono su Gesù e non per dare una carezza, ma per
prenderlo, per arrestarlo. Potremmo dire che Gesù è nelle mani
degli altri, nelle mani di chi gli vuole fare del male. Non sono più
le sue mani che agiscono, ma le mani degli altri, che lo arrestano,
che lo fermano, che lo portano via. Questo
testo non dice nulla sulle mani di Gesù, e allora abbiamo provato a
immaginarcelo noi: come potevano essere le mani di un uomo arrestato
e malmenato? Abbiamo pensato che le mani di Gesù erano legate.
Quelle
mani che avevano condiviso il pane e il vino, che avevano lavato i
piedi ai suoi discepoli per insegnare loro a essere servi, ora
vengono legate. Non possono più condividere, non possono più lavare
i piedi, non possono più fare nulla. A chi, di solito, si legano le
mani? chi è che viene arrestato? I criminali, quelli che fanno del
male agli altri e bisogna quindi fermare. E invece viene fermato
Gesù, che usava le sue mani per condividere e per lavare i piedi,
cioè per servire. Viene arrestato un innocente, viene legato uno che
non fa del male agli altri, ma anzi fa del bene e insegna a fare il
bene.
Gesù
viene poi crocifisso, abbiamo letto il racconto molto triste della
sua crocifissione. Gesù viene picchiato, deriso, cioè preso in
giro, anche quando è già in croce, e infine muore. Gli dicono di
scendere dalla croce, se è davvero il Cristo, il re di Israele. Chi
lo prende in giro pensa che Gesù non possa scendere dalla croce, ma
la realtà è che Gesù non vuole scendere dalla croce, perché il
suo essere re non sta nella forza, ma nell’amore, non nel potere ma
nel servizio.
Quando
Gesù muore, il centurione che era lì di guardia dice una cosa molto
interessante: «Veramente,
quest'uomo era Figlio di Dio!» Il
centurione, che era romano e quindi pagano e non ebreo, e non credeva
in Dio, riconosce in Gesù il figlio di Dio mentre Gesù muore. Il
vangelo di Marco vuole dirci che il figlio di Dio lo si riconosce
nella croce, non nei troni dei re, non nel potere che si esercita, ma
nell’amore che si dona.
È
successo a tante persone di essere fermate, di essere legate, di
essere anche uccise perché facevano del bene. Una di queste persone
che è morta poco più di due anni fa è Nelson Mandela. Mandela era
del Sudafrica ed era un cristiano che apparteneva alla chiesa
metodista; ed era un nero che ha lottato per la fine dell’apartheid,
cioè della discriminazione dei neri da parte dei bianchi in
Sudafrica. Anche a lui hanno legato le mani: Mandela è stato 26 anni
in prigione, è stato arrestato anche lui perché chiedeva giustizia,
chiedeva diritti per i neri come lui. Grazie a Dio Mandela è poi
stato liberato e, quando è finito finalmente l’apartheid, è
addirittura diventato presidente del Sudafrica; è morto nel 2013 a
95 anni.
La
storia di Mandela è una testimonianza del fatto che se è vero che a
volte chi cerca la giustizia viene fermato e si trova con le mani
legate, Dio dà la forza di non arrendersi e di andare avanti, di non
perdere la speranza, perché le cose possono cambiare.
E
c’è una storia nella Bibbia che più di tutte parla di
cambiamento: è la resurrezione di Gesù, che noi celebreremo a
Pasqua. Ma nel nostro percorso siamo già arrivati a Pasqua e oltre.
I Vangeli non ci raccontano la resurrezione di Gesù, non ci è detto
come Gesù è uscito dalla tomba, perché non è importante come Gesù
è risorto, è importante che
Gesù è risorto. I vangeli ci raccontano che la mattina di Pasqua la
tomba di Gesù è stata trovata vuota e poi ci raccontano gli
incontri di Gesù risorto con i suoi discepoli e le sue discepole.
Nel vangelo di Giovanni Gesù si fa vedere prima da Maria Maddalena,
che era andata al sepolcro e l’aveva trovato aperto e vuoto. Poi si
fa vedere anche dai suoi discepoli:
Giovanni
20,19-29
La sera di quello stesso giorno, che era il primo della settimana,
mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli
per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e
disse: «Pace a voi!» E, detto questo, mostrò loro le mani e il costato. I discepoli
dunque, veduto il Signore, si rallegrarono. Allora Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre mi ha
mandato, anch'io mando voi». Detto questo, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito
Santo. A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete,
saranno ritenuti». Or Tommaso, detto Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando
venne Gesù. Gli altri discepoli dunque gli dissero: «Abbiamo visto il Signore!»
Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi,
e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la
mia mano nel suo costato, io non crederò».Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso
era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a
loro, e disse: «Pace a voi!»
Poi disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi
la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma
credente».
Tommaso gli rispose: «Signor mio e Dio mio!» Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli
che non hanno visto e hanno creduto!»
Non
dobbiamo giudicare troppo in fretta Tommaso: probabilmente avremmo
fatto anche noi la stessa cosa. La resurrezione di Gesù era una cosa
troppo grande e troppo bella e anche molto difficile da credere. Era
più facile credere che il corpo di Gesù fosse stato rubato, come
dicevano alcuni.
Tommaso
vuole vedere e vuole toccare – per questo abbiamo scritto “mani
che vogliono toccare” - non si fida nemmeno soltanto della vista ma
vuole proprio metterci le sue mani nelle ferite di Gesù.
Tommaso,
ci siamo detti, siamo tutti noi, ci rappresenta, con tutti i nostri
dubbi e la nostra difficoltà a credere, a fidarci. Dopo i discepoli,
che hanno visto Gesù risorto, tutti quelli che sono venuti dopo
hanno creduto senza vedere, fino a noi. Gesù dice a Tommaso: «Perché
mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e
hanno creduto!».
Siamo
beati se riusciamo a fidarci, siamo beati perché è un dono di Dio
che ci aiuta a credere, perché noi tendiamo a non credere, a essere
diffidenti. Gesù non rimprovera Tommaso, è disposto persino a farsi
toccare come Tommaso voleva. Non lo sgrida, ma lo invita a credere:
«non
essere incredulo, ma credente».
Invita
anche noi a credere, a fidarci e ad affidarci a lui. Non ci chiede di
non avere dubbi, ma vuole che i nostri dubbi non siano più grandi
della nostra fiducia in lui. Come a Pasqua la vita è stata più
forte della morte, la fiducia è più forte dei dubbi e della
rassegnazione.
Luca
24
50
Poi li
condusse fuori fin presso Betania; e, alzate in alto le mani, li
benedisse. 51
Mentre li
benediceva, si staccò da loro e fu portato su nel cielo. 52
Ed essi,
adoratolo, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; 53
e stavano
sempre nel tempio, benedicendo Dio
Torniamo
alle mani di Gesù, che ora sono di nuovo libere perché Gesù è
risorto. Queste sono le ultime parole del Vangelo di Luca. Luca ha
scritto anche gli Atti e negli Atti ha raccontato l’ascensione di
Gesù a Dio, il suo ritorno al Padre. La racconta anche nel vangelo,
ma molto più brevemente.
Prima
di salire a Dio Gesù fa una cosa molto importante: benedice i suoi
discepoli e nel farlo alza le mani. Ci siamo chiesti come avrà
alzato le mani Gesù… Il racconto non ce lo dice. Avrà fatto così
(mani aperte verso l’alto) o così (mani aperte verso il basso)?
Nel
primo modo il gesto delle mani sembra che voglia dare
qualcosa a chi sta sotto le mani. nell'altro modo le mani sembrano
voler ricevere
qualcosa. Noi usiamo questo secondo gesto quando alla fine del culto
invochiamo
la benedizione
del Signore, perché non diamo la benedizione, ma chiediamo
la benedizione di Dio, abbiamo bisogno di ricevere la sua
benedizione.
E
che cosa vuol dire benedire? La benedizione di Dio nella Bibbia è,
potremmo dire, la presenza di Dio nella vita quotidiana. Qualcuno ha
detto che quando Dio agisce con grandi azioni (come l’Esodo del
popolo di Israele nell’AT o la resurrezione di Gesù) questa è la
salvezza, mentre quando Dio agisce senza che ce ne accorgiamo, nelle
piccole cose della vita di ogni giorno, questa è la benedizione.
Gesù, benedicendo i suoi discepoli, promette la sua presenza accanto
a loro nella loro vita e anche nel compito che avranno di far
conoscere il suo amore a tutti.
Ma
poi il testo ci dice che anche i discepoli benedicono Dio. Qui questa
parola ha un altro significato: i discepoli benedicono Dio, nel senso
che dicono bene di lui, che lo lodano, che lo ringraziano. E infatti
il racconto ci dice che i discepoli tornano a Gerusalemme “con
grande gioia”. Grande gioia, perché Gesù è risorto ed è con
loro e anche se sale in cielo e torna a Dio, sarà con loro nel suo
Spirito. Proprio con questa grande gioia vogliamo concludere la
nostra riflessione: grande gioia perché non siamo soli, perché Dio
ci accompagna con la sua benedizione e siamo in buone mani…
Questa
è la nostra grande gioia e la nostra grande speranza.
Riassumiamo
infine quello
che abbiamo capito in questo percorso attraverso le mani…
(frasi
dei bambini/ragazze)
Mani
che condividono
Sono
le mani di
Gesù che
condividono il
pane
e il
vino con i suoi discepoli. Condividendo il pane e il vino, noi
ricordiamo che Gesù ha dato la sua vita per noi e impariamo anche
noi a condividere con gli altri.
Mani
che servono
Sono
le mani di
Gesù che
servono,
che lavano i piedi ai suoi discepoli per dare un esempio a tutti noi
e insegnarci che nessuno è superiore agli altri.
Mani
legate
Sono
le mani di
Gesù che
che vengono
legate per impedirgli di condividere e di servire. Ma il nodo che
lega le mani di Gesù si scioglie a Pasqua. Anche oggi a molte
persone che fanno il bene e cercano la giustizia vengono legate le
mani e a tutti loro Gesù risorto dona speranza.
Mani
che vogliono toccare
Le
mani che vogliono toccare sono
quelle di Tommaso, che non crede se non vede e non tocca le ferite di
Gesù, ma anche le mani di tutti noi che spesso dubitiamo e non
crediamo alla Parola di chi ci racconta di Gesù.
Mani
che benedicono
Le
mani che benedicono sono quelle di Gesù, che ci promette
la presenza
di Dio
accanto a noi tutti
i giorni della nostra vita. Per
questo anche i discepoli benedicono Dio, ovvero lo ringraziano e sono
pieni di gioia perché Gesù
è risorto.
Gesù
benedice anche noi e anche noi lo vogliamo benedire e ringraziare per
ciò che ha fatto per noi.
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