Infatti
a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per
voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme. Egli non
commise peccato e nella sua bocca non si è trovato
inganno.
Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente; egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati guariti. Poiché eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime.
Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente; egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati guariti. Poiché eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime.
Seguire
le orme di Gesù. Nell'importante frase che si legge nella prima
lettera di Pietro vi è un'interpretazione che spesso ha diviso i
protestanti dai cattolici.
Infatti
fra le differenze ancora profonde che esistono tra le due confessioni
cristiane non vi sono solo il ruolo del papa, la venerazione dei
santi e della madonna, il numero dei sacramenti ma, secondo me, è la
stessa concezione di come seguire le orme di Gesù. L'interpretazione
che ne hanno dato i protestanti non è quella di vivere una vita di
sacrificio quasi a credere che solo l'autoflagellazione possa
distinguere la vita del vero cristiano da quella di altri uomini od
altre donne di questa terra.
Assolutamente
no! La nostra deve essere una continua ricerca della felicità perché
a cominciare dal significato etimologico dell' evangelo è quanto
Gesù Cristo ci chiede. Evangelo significa appunto in greco buona
novella, buona notizia ed è un peccato che normalmente nei paesi
cattolici questa e che precede la parola Vangelo sia stata tagliata.
La e sta per eu, che in greco significa bene, buono, buona e quindi
Evangelo significa appunto buona novella.
Giustamente
quindi i protestanti mettono l'accento sulla Resurrezione di Gesù,
sul fatto che anche oggi, in questo momento, Gesù è vivo ed è in
mezzo a noi e ci ascolta per darci la forza di superare i nostri
problemi, le nostre malattie, i nostri turbamenti, i nostri dubbi.
Quindi
seguire le orme di Gesù non significa che per essere veri cristiani
dobbiamo soffrire come ha sofferto Gesù. Noi dobbiamo invece credere
che Gesù ha sofferto ed è morto per la nostra salvezza e adesso noi
dobbiamo essere riconoscenti e vivere per glorificare il Signore.
Purtroppo la chiesa cattolica a cominciare dall'immagine di Gesù
crocifisso ha trasmesso un'immagine dolorifica che lascia un'impronta
negativa sulla missione cristiana che è una missione positiva
soprattutto nei confronti dei giovani. La stessa parola Messa in cui
i cattolici contraddistinguono la loro cerimonia religiosa domenicale
ha un significato sempre di sacrificio, mentre i protestanti vogliono
porre l'accento sulla parola culto, culto di adorazione che
nuovamente pone in positivo il rapporto con Dio.
Una
cosa straordinaria che mi ha particolarmente colpito è il
riferimento di questo brano che ho letto della prima lettera di
Pietro rispett al capitolo 53 del profeta Isaia.Rileggo Pietro: Egli
non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno.
Oltraggiato,
non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva
a colui che giudica giustamente; egli ha portato i nostri peccati nel
suo corpo, sul legno della croce, affinchè, morti al peccato,
vivessimo per la giustizia e mediante le sue lividure siete stati
guariti. Poichè eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al
pastore e guardiano delle vostre anime.
Ed
ecco il brano del profeta Isaia ( capitolo 53 dai versetti 5 a 9) con
gli stessi riferimenti ed in alcuni casi le stesse parole della Prima
lettera a Pietro.
“Egli
è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a
causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre
iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e
mediante le sue lividure noi siamo stati
guariti (ecco
le stesse parole di Pietro; cambia solo il pronome: in Isaia mediante
le sue lividure siamo stati guariti, in Pietro mediante le sue
lividure siete stati guariti.
Più
avanti In Isaia si legge: “ Noi tutti eravamo smarriti come pecore,
ognuno di noi seguiva la propria via; ma il Signore ha fatto ricadere
su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì bocca.
Come
l'agnello condotto al mattatoio come la pecora muta davanti a chi la
tosa, egli non aprì la bocca.
Dopo
l'arresto e la condanna fu tolto di mezzo e tra quelli della sua
generazione che rifletté che egli era strappato dalla terra dei
viventi e colpito a causa dei peccati del mio popolo? Gli avevano
assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è
stato con il ricco, perché non aveva commesso violenze né c'era
stato inganno nella sua bocca!” Ecco un'altra frase identica a
quella pronunciata nella lettera di Pietro: non c'era stato inganno
nella sua bocca!
La
similitudine delle persone con le pecore e di Gesù con il pastore si
trova spesso nella Bibbia. Fa parte sicuramente di un linguaggio
agreste però c'è una grande differenza fra il prima e il dopo.
In
Pietro : “poichè eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati
al pastore e guardiano delle vostre anime”. In Isaia: noi
tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria
via; ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi
tutti”.
Adesso
ho trascritto qualche frase del sermone interessante che la pastora
Janique Perrin ha svolto proprio su questi versetti della lettera di
Pietro
“L’immagine
delle pecore non è molto positiva. Essere paragonati a pecore
significa essere considerati stupidi, senza iniziativa, senza
autonomia. Eppure è un’immagine che ritorna nella Bibbia.
Innanzitutto perché le pecore, nel Medio Oriente come pure in
Sardegna o in Nuova Zelanda, sono animali comuni e conosciuti.
Inoltre
l’immagine serve anche a esprimere una tendenza umana: quella di
conformarsi al gruppo, di fare come fanno gli altri, di seguire
l’opinione generale.
Se
le pecore non hanno un pastore, una guida, un guardiano, esse si
smarriscono, errano, vagano senza meta. Nei due testi biblici di oggi
vige la metafora delle pecore per parlare delle creature umane. E nei
due testi le pecore vengono guidate da un pastore, Gesù Cristo. Ma
c’è una differenza tra l’Evangelo di Giovanni e la lettera di
Pietro.
Nell'Evangelo,
Gesù è il pastore e le pecore sono pecore oggi. Nella sua lettera
Pietro dice: “Eravate come pecore, ma ora siete tornati al pastore
e guardiano delle vostre anime” (v. 25).
Il
buon pastore, il guardiano delle nostre anime è venuto, ha toccato e
trasformato le nostre vite e ora viviamo di questa trasformazione, di
questo radicale cambiamento. In altre parole la lettera di Pietro
prende atto delle conseguenze inevitabili della venuta di Cristo
sulla nostra esistenza personale e comunitaria. C’era un prima, e
c’è un adesso. Ed è proprio ai beneficiari della venuta di Cristo
che Pietro si rivolge. Stamattina mi soffermo sull’inizio del
nostro testo perché questo esordio ne determina il significato.
“Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha
sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue
orme” (v. 21).
Mentre
prima erravamo, vagavamo, adesso siamo chiamati a seguire le orme di
Cristo. Mentre prima la nostra vita non aveva nessuna meta, adesso
siamo sulla via, adesso abbiamo una traccia, un esempio da seguire”.
Ancora
la pastora Perrin aggiunge qualche considerazione che mi ha fatto
riflettere
“Ma
come ogni viaggio, il viaggio sulle orme di Cristo potrebbe
nascondere trappole. Allora, per non tornare a essere erranti sulla
terra, cerchiamo di capire in che cosa consiste questo camminare
sulle orme di Cristo.
1.
La via unica della liberazione. C’è una trappola nell’immagine
del seguire le orme di Gesù. Ed è, in un certo senso, la stessa
trappola di quella del conformarsi alla maggioranza. La trappola, la
tentazione consiste nel copiare, cioè nel pensare che un cristiano,
una cristiana possa imitare Cristo. Non possiamo imitare Cristo
perché Cristo ha sofferto per noi, è morto e risorto per la nostra
salvezza. La sua via è unica, la sua via non si può copiare. Chi
tra noi, chi tra gli esseri umani, sarebbe capace di soffrire in
silenzio fino alla morte senza neanche essere sfiorato da un pensiero
di vendetta? Chi darebbe davvero la sua vita per gli altri? Nessuno,
la via di Cristo è unica ed è una via di liberazione. La sua morte
ha portato il perdono dei peccati, la guarigione dal male e la
libertà illimitata. In parole moderne possiamo dire che la via unica
di Cristo ha trasformato e migliorato la nostra esistenza, nel senso
di un cambiamento che ci ha resi più liberi, più autonomi, più
responsabili perché, con Cristo, ci siamo lasciati alle
spalle i dominatori, i colonizzatori, imonarchi assoluti. In senso
stretto e in senso metaforico.
2.
La nostra via: seguire non è imitare La via unica di Cristo ha
aperto la nostra strada sulle sue orme. Ma seguire non è imitare
perché voler imitare Cristo vuol dire rimettersi agli idoli.
Infatti, essendo unica la via di Cristo, chi siamo noi, anche solo
per immaginare che lo possiamo copiare?
La
nostra via è comune, è la via umana dei credenti che cercano di
vivere fedelmente la loro appartenenza a Cristo. Questa nostra via,
la definirei con due parole: felicità e libertà”.
La
riflessione che desidero condividere con voi è quella che dicevo
all'inizio e che ho trovato conferma nella lettura del sermone che vi
ho citato.
Seguire
le orme di Gesù Cristo non significa imitare quanto lui ha fatto e
sofferto ma seguire quanto lui ci ha insegnato. Nelle pagine che
precedono i testi biblici vi è n paragrafo intitolato “Alcune
promesse della Bibbia”. Mi ha colpito in particolare il riferimento
a Giovanni capitolo 3 versetto 16 che viene intitolato “Tutto il
messaggio della Bibbia riassunto in un solo versetto”. Ma come mi
sono chiesto è possibile condensare un libro di oltre mille pagine
in una sola frase? Eppure dopo averla letta mi sono convinto che è
proprio così. Adesso la leggo:
“Perché
Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio,
affinchè chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”
Fra
le letture proposte da “Un giorno, una parola” vi è quella
riguardante il buon pastore che è significativa della positività di
Gesù Cristo: “Io sono il buon pastore.– si legge al capitolo 10
versetti 27-28 – le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le
conosco ed esse mi seguono e io do loro la vita eterna”.
E'
nuovamente un versetto in cui le pecore sono paragonate a tutti noi
però la cosa importante è che Gesù ci conosce uno ad uno, una ad
una se si ascolta la sua voce. Ascoltare la sua voce può essere
difficile perché non avviene come nel vecchio testamento che Dio
esprimeva con parole comprensibili e altisonanti il suo pensiero.
Adesso le parole di Dio bisogna ascoltarle attraverso la voce del
nostro cuore e della nostra mente.
Adesso
vi è apparentemente molta confusione perché il Signore ci ha dotato
di strumenti che solo Lui poteva avere. Di Dio si dice infatti che
può conoscere tutto e può conoscere tutti. Oggi grazie ai nuovi
strumenti di comunicazione possiamo conoscere meglio le sue
possibilità perché adesso in tempo reale possiamo conoscere tutto
quanto avviene nel mondo e conoscere meglio anche le persone che sono
molto lontane da noi. Chi utilizza i social network, ad esempio, sa
che che è possibile trasmettere un proprio pensiero a persone che
vivono in Australia, in Belgio, in Brasile oppure conoscere quanto
viene detto da tutte le parti del mondo. Certo non sono sempre parole
edificanti e positive ma Dio affida a noi la capacità di scegliere.
Ho detto quindi che apparentemente vi è molta confusione perché non
vediamo solo ciò che ci circonda nella nostra città, nel nostro
quartiere, nella nostra casa e possiamo ormai essere a contatto con
persone di razze diverse, di lingue diverse. Sta o noi decidere se
tentare un approccio come Gesù ci ha insegnato a fare o respingerle.
Poi certo sta a noi capire con l'aiuto di Dio chi è buono e chi è
cattivo. Ma questo accade anche nella ristretta cerchia di chi parla
la stessa lingua, ha lo stesso colore della pelle, professa la stessa
confessione religiosa.
Gesù
ci ha insegnato in varie parabole che ha volte chi è più lontano da
noi come lingua, abitudini, colore della pelle può essere più
vicino nell'amare il prossimo.
Solo
quando sapremo tutti vivere in pace il disegno di Dio sarà compiuto
e tutti noi possiamo essere protagonisti di questo disegno, e tutti
noi possiamo aiutare a compiere questa missione.
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