Romani 14,17-19
perché
il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è
giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. Poiché
chi serve Cristo in questo, è gradito a Dio e approvato dagli
uomini. Cerchiamo
dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla
reciproca edificazione.
Vorrei
cominciare questa mia predicazione con la lettura di alcuni brani
della prefazione che ha fatto Martin Lutero all'Epistola ai Romani
veramente molto interessante e importante.
“In
questa epistola cogliamo il pensiero centrale del Nuovo Testamento,
il Vangelo nella sua espressione più pura. Sarebbe bene che un
cristiano non imparasse soltanto l’epistola a memoria, parola per
parola, ma che la meditasse continuamente come pane quotidiano
dell’anima. L’epistola non può mai venire letta e meditata con
sufficiente attenzione. Più la si legge, più la riteniamo preziosa
e più la si gusta. Perciò anch’io voglio renderle un servizio,
per quanto Dio mi concede, e con questa prefazione introdurne la
lettura, sì che ognuno la possa intendere bene. Fino ad oggi questa
lettera è stata molto oscura con commenti e ogni genere di
chiacchiere, mentre essa stessa è una luce capace di illuminare
tutta la Sacra Scrittura.
Anzitutto dobbiamo conoscere la lingua usata nell’epistola, dobbiamo sapere che cosa san Paolo intenda con parole come legge, peccato, grazia, fede, giustizia, carne, spirito e simili, altrimenti si legge l’epistola senza trame vantaggio. La parola legge non va intesa qui in senso umano, quasi che nell’epistola venisse insegnato quali opere si debbano o non si debbano fare, come avviene nelle leggi umane, secondo le quali si cerca di adempiere la legge con opere, senza parteciparvi col cuore. Dio giudica secondo i sentimenti del cuore. Perciò la sua legge esige la dedizione del cuore e non si appaga delle opere, e condanna le opere compiute senza dedizione del cuore, come ipocrisia e menzogna.
Anzitutto dobbiamo conoscere la lingua usata nell’epistola, dobbiamo sapere che cosa san Paolo intenda con parole come legge, peccato, grazia, fede, giustizia, carne, spirito e simili, altrimenti si legge l’epistola senza trame vantaggio. La parola legge non va intesa qui in senso umano, quasi che nell’epistola venisse insegnato quali opere si debbano o non si debbano fare, come avviene nelle leggi umane, secondo le quali si cerca di adempiere la legge con opere, senza parteciparvi col cuore. Dio giudica secondo i sentimenti del cuore. Perciò la sua legge esige la dedizione del cuore e non si appaga delle opere, e condanna le opere compiute senza dedizione del cuore, come ipocrisia e menzogna.
Anche
quando osservi esteriormente la legge con opere per paura di
punizione o per desiderio di ricompensa, fai ogni cosa senza vero
piacere e senza amore per la legge, ma piuttosto di malavoglia e per
costrizione, e preferiresti agire diversamente, se non vi fosse la
legge. Ciò significa che tu sei in fondo al cuore nemico della
legge. Che cosa importa che insegni agli altri a non rubare, se poi
nel cuore sei un ladro, e lo saresti volentieri apertamente, se tu lo
potessi? Sebbene poi anche l’opera esterna non si farà attendere a
lungo in simili ipocriti. Così dunque ammaestri gli altri, ma tu
stesso non sai quello che insegni e neppure hai rettamente inteso la
legge, perché essa accresce il peccato, come dice san Paolo al
capitolo 5 (v. 20). Esigendo essa ciò che l’uomo non è in grado
di compiere, lo rende maggiormente nemico della legge”
“Fede
– scrive ancora Martin Lutero - è
una fiducia viva e audace nella grazia di Dio, tanto certa di questa
che morrebbe mille volte piuttosto che dubitarne. E una tale fiducia
e conoscenza della grazia divina rende lieti, baldanzosi, e giocondi
dinanzi a Dio e a tutte le creature per l’opera dello Spirito Santo
nella fede. Perciò l’uomo diviene volonteroso, senza costrizione,
e lieto nel fare del bene a ognuno, nel servire ognuno, nel
sopportare ogni cosa, nell’amore e nella lode di Dio che ha
manifestato in lui tale grazia. È quindi impossibile separare le
opere dalla fede, come è impossibile separare dal fuoco calore e
splendore. Perciò guardati dai tuoi falsi pensieri e dalle
chiacchiere vane, che vogliono essere intelligenti, dare giudizi
sulla fede e le opere buone mentre sono sommamente stolti. Chiedi a
Dio che operi la fede in te, altrimenti qualunque cosa tu voglia o
possa immaginare e fare, rimarrai eternamente senza fede”
Dopo
aver letto alcuni commenti riguardanti questo brano dell'epistola di
Paolo ai Romani mi sono reso conto della grande attualità di questo
scritto che segna il passaggio in contesti religiosi e multiculturali
diversi.
Scrive
don Sergio Carrarini, parroco di Verona, in un interessante commento
ecumenico all'epistola che “per compiere questo passaggio
(simile a quello che hanno dovuto fare gli ebrei diventati cristiani)
anche noi dobbiamo superare la vecchia mentalità, legata alla legge
e alle pratiche religiose, per cogliere l’essenziale della fede
(ciò che è irrinunciabile) e metterlo come punto di partenza di una
nuova sintesi teologica, di una nuova prassi religiosa più in
sintonia con la cultura moderna.
Per
dialogare in verità con altre culture e religioni bisogna sfrondare
ciò che non è importante, ciò che è incrostazione del passato, e
mantenere saldo ciò che è fondamentale. Ci faremo aiutare da Paolo
in questa “potatura” radicale della nostra tradizione religiosa,
per rinvigorire la pianta della Chiesa e farla rifiorire
nell’annuncio del vangelo agli uomini d’oggi”.
Nei
versetti 17-19 del capitolo 14 che abbiamo letto vi sono frasi
significative che vanno al di là del problema su cosa mangiare o non
mangiare.
Per
restare sul tema del mangiare oggi vi è più consapevolezza grazie
alla medicina e all'educazione alimentare di ciò che fa meglio alla
nostra salute e al nostro corpo ed alle differenze fra ciascuno di
noi: c'è chi è diabetico, chi intollerante al glutine, chi non
tollera il lattosio.
Su
questo sarà il nostro medico o le nostre letture consapevoli, che
servono a capire quali sono gli alimenti più consoni al nostro
corpo. E questo riguarda la tolleranza o l'intolleranza alimentare
Però
poi Paolo pone un problema riguardante il rapporto fra diverse
concezioni religiose e modi di porsi rispetto al cibo.
“Io
so e sono persuaso nel Signore Gesù che nulla è impuro a se stesso,
però se pensa che una cosa è impura, per lui è impura”
La
mia riflessione riguarda questo aspetto innanzitutto: vi sono
tradizioni alimentari varie fra popoli diversi per motivi religiosi o
culturali. Ad esempio per gli ebrei e gli islamici è considerato
impuro il consumo di carne di maiale, per gli induisti è vietato
cibarsi di carne bovina.
Quindi
per questi popoli se una cosa di questo tipo è impura va bene così.
Però la comprensione e la tolleranza significano che per altre
sensibilità umane o religiose è invece possibile cibarsi di
qualunque tipo di carne ovina, bovina, equina. L'importante è che
non vi siano veti incrociati o regole assolute o peggio ancora
imposizioni. Sarebbe infatti grave se i cristiani imponessero ai
musulmani o agli ebrei di mangiare carne di maiale o vice versa se i
musulmani vietassero ai cristiani di mangiare quello che a loro
aggrada. Poi è chiaro che quando si ospita a casa propria una
persona, si fa in modo di chiedere che cosa preferisca mangiare
unitamente alla disponibilità che vi è nella propria cucina.
Simile
discorso vale per ogni tipo di integralismo alimentare. Se uno è
vegetariano o vegano fa bene a seguire la propria dieta ma sarebbe
inopportuno che imponesse a tutti di seguire il suo stesso
comportamento alimentare. Viceversa se uno è carnivoro non deve
imporre ad un altro le proprie abitudini alimentari. Io uso come
metro di misura quello che mi insegnava mia nonna secondo cui la cosa
importante è mangiare un po' di tutto quel che piace senza esagerare
nelle quantità.
Una
cosa importante è invece valorizzare come proprio in questi giorni
sta facendo il Salone del Gusto e Terra Madre a Torino quello di
scegliere gli alimenti più genuini di tutto il mondo per una
conoscenza reciproca di sapori nuovi a beneficio dei produttori e dei
consumatori e soprattutto per la salute.
Anche
se contemporaneamente bisogna aiutare i bambini che muoiono di fame e
di sete e accanto alla nostra giusta ricerca dell'alimentazione
migliore dobbiamo aiutare chi è privo di qualunque tipo di
alimentazione.
Ben
vengano le campagne contro gli sprechi alimentari e gli aiuti verso
chi ha poco da mangiare. Positive sono le campagne di sostegno per
chi ha perso casa e lavoro a causa del terremoto anche attraverso
raccolte fondi a questo scopo.
La
questione cibo diventa per l'apostolo Paolo anche l'occasione per
questa importante riflessione: “il regno di Dio non consiste in
vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito
Santo. Poiché chi serve Cristo in questo, è gradito a Dio e
approvato dagli uomini. Cerchiamo dunque di conseguire le cose che
contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione”.
La
parola pace è dunque scritta due volte in queste tre brevi frasi e
diventa essenziale per la tolleranza reciproca.
Del
resto guardate oggi cosa conduce la guerra. Oltre al terrorismo e
agli attentati non vi neppure più la consapevolezza di che cosa si
vuole ottenere da parte delle grandi o piccole potenze. E' indicativa
una delle ultime stragi di civili in Medio Oriente. Si è tentato di
compiere una tregua fra i bombardamenti per permettere gli aiuti
umanitari. Poi durante la tregua si sono fatte piovere bombe su chi
era già colpito dalla guerra. “E' stato un tragico errore” hanno
detto ma nessuno si è presa la responsabilità di quanto accaduto. E
probabilmente anche i grandi della terra non riescono neppure più a
fermare e capire chi sta da una parte e chi dall'altra del conflitto
per contrastare il terrorismo e la guerra. Confusione produce
confusione. Guerra produce altre guerre. Violenza produce altra
violenza.
A
questo punto ci chiediamo noi, poveri puntini nell'universo, che cosa
possiamo fare per interrompere queste stragi continue che ormai non
ci procurano neppure sgomento perché siamo abituati a leggere
parecchi numeri di morte che non ci fanno neppure impressione.
Io
penso che possiamo fare anche noi qualcosa, come si dice, “nel
nostro piccolo, della nostra piccola chiesa”.
Anche
il solo fatto di essere convinti della giustezza della nostra vita
alla ricerca della pace può essere di stimolo l'uno verso l'altro a
credere nel cambiamento.
Poi
sarà difficile vedere noi la fine delle guerre ed il trionfo della
pace però potremo dire di aver portato il nostro granellino di
speranza.
Qualcuno
di voi sa che io sto aiutando gli studenti della terza media di Mosso
nella loro impresa di salvaguardia dell'Isola di Budelli in Sardegna.
Queste ragazze e ragazzi continuano a commuovermi per la loro
caparbietà dimostrando che anche un pugno di piccole donne e uomini
di una classe di una scuola media in uno sperduto paesino di montagna
può avere qualche ruolo nel mondo.
E
così la scorsa settimana questi ragazzi sono andati in Sardegna,
hanno visitato Budelli, hanno riportato sulla spiaggia rosa una
sacchetto di sabbia che qualche turista pentito ha deciso di
restituire dopo averla trafugata. Inoltre hanno portato a casa un
sacchetto di rifiuti per capire come mai erano stati buttati in quel
posto meraviglioso.
Qualcuno
dirà che sono solo gesti simbolici e che non cambieranno le cose. Io
credo però che questi ragazzi stanno comprendendo come si può
contribuire alla edificazione di una società nuova. E tutti noi
abbiamo la possibilità di portare un nostro sacchetto di sabbia nel
terreno che riusciamo a coltivare con l'aiuto di Dio.
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