I messaggi rivolti ai partecipanti alla marcia della pace Biella-Oropa del 31 dicembre 2016 (uno all'apertura e due nelle due tappe della marcia) sono stati curati dal gruppo ecumenico che ha preparato la giornata ecumenica per il creato nel mese di settembre. Il messaggio di apertura è stato a cura del past. Marco Gisola. Poiché il tema della giornata era la nonviolenza, il testo scelto è stata la parola di Gesù sull'amore per i nemici, tratta dal Sermone sul monte.
Matteo
5,43-48
Voi
avete udito che fu detto: "Ama il tuo prossimo e odia il tuo
nemico". Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per
quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro
che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi
e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti
amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso
anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che
fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi
dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.
“Amate
i vostri nemici”: Queste
parole di Gesù non sono un invito a un ingenuo buonismo. Queste
parole di Gesù sono un invito alla conversione,
nel senso letterale del termine “conversione”, e cioè:
cambiamento di mentalità.
Gesù
invitando all’amore per i nemici, vuole che eliminiamo dalla nostra
mente e dal nostro cuore l’idea,
il concetto
di “nemico”.
La
storia ci insegna che per intraprendere una guerra, un attacco o un
aggressione bisogna prima che chi vuole fare la guerra, chi vuole
attaccare o aggredire qualcuno si convinca che quel qualcuno sia un
suo nemico. Prima si costruisce l’idea del nemico e poi, allora, si
può fare la guerra, perché c’è un nemico da combattere. È
accaduto così con gli ebrei: prima di arrivare alla tragedia della
Shoah nel secolo scorso, si è costruita per secoli l’idea che essi
fossero dei nemici, che per l’ideologia nazifascista sono diventati
“i nemici” per eccellenza. È accaduto così migliaia di volte
nella storia e accade ancora oggi.
Spesso
c’è anche una tappa intermedia: prima di indicare una persona o un
gruppo di persone come “nemico” o “nemici”, li si bolla
spesso come “diversi”, cosicché l’essere “diverso” è la
prima tappa sulla strada per diventare un “nemico”. Il diverso è
un potenziale nemico, e quindi dall’essere “diverso” all’essere
“nemico” il passo è breve.
Gesù
dice “Amate i vostri nemici”. Che cosa vuole dirci Gesù con
queste parole? A mio parere, non vuole parlare ai nostri sentimenti,
non dobbiamo intendere “odio” e “amore” come sentimenti.
Dobbiamo piuttosto intenderli come modi
di vedere il prossimo,
per questo ho usato la parola conversione:
Posso
vedere il mio prossimo appunto come un nemico – o come un diverso,
che come dicevamo è un potenziale nemico – oppure no.
La
strada che Gesù ci indica è quella di non guardare all'altro, al
prossimo come a un nemico; e non è solo la strada che Gesù ci
indica, ma è la strada che Gesù ha praticato, non considerando
nemici nemmeno coloro che lo stavano uccidendo.
Ma,
ripeto, non è ingenuo buonismo. Gesù sa che esistono persone giuste
e persone ingiuste, azioni giuste e azioni ingiuste. Infatti dice che
Dio “fa
levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui
giusti e sugli ingiusti”,
dunque è chiaro che vi sono malvagi e buoni, giusti e ingiusti.
Vi
sono azioni e idee che vanno condannate, perché contrarie
all’evangelo. Ma condannare un’azione (per esempio il recente
attentato di Berlino) è ben diverso dall’usare questo evento
tragico per costruirsi l’idea di un nemico (per esempio: i
musulmani sono nostri nemici).
Inoltre,
la Parola di Dio ci insegna a distinguere tra il peccato e il
peccatore. Questa distinzione ci aiuta a evitare di costruirci troppo
facilmente l’idea del nemico.
Scegliere
di non vedere il prossimo come un nemico è il primo passo verso una
mentalità nonviolenta. La nonviolenza non è rinunciare a
rivendicare i propri diritti, tutt'altro: è un metodo (ed è prima
di tutto appunto una mentalità, un modo di vedere il prossimo) che
intende rivendicare i propri diritti attraverso metodi che non usano
la violenza, cioè che non mirano a distruggere l’altro perché non
lo considerano un nemico.
In
realtà, l’obiettivo che ci propone la Parola di Dio va ancora
oltre, perché l’obiettivo è la riconciliazione, ovvero la pace.
Cristo è morto e risorto perché noi fossimo riconciliati con Dio e
chiede a noi di essere ministri di riconciliazione tra gli esseri
umani (2 Corinzi 5).
È
un obiettivo molto alto, che non sempre si raggiunge, o forse
raramente si raggiunge, ma che da cristiani non possiamo non tentare
di raggiungere: la riconciliazione, ovvero trasformare i nemici in
amici.
L’amore
per il nemico, ovvero iniziare noi stessi, noi per primi, a non
considerarlo più un nemico, è il primo passo per trasformarlo in
amico. Obiettivo molto difficile, lo so. Ma è l’obiettivo di Dio.
E Gesù ci chiede: “siate
perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste”,
ovvero ci chiede di volere ciò che Dio vuole, di fare nostri gli
obiettivi di Dio. Gesù sa che ci sta chiedendo una cosa difficile.
Ma sa anche che è proprio di questo che abbiamo bisogno per vivere
bene e per vivere in pace.
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