Luca
10,38-42
Una
strana scena quella che ci racconta Luca subito dopo la parabola del
samaritano. Gesù è in cammino con i suoi discepoli e sappiamo che
la meta del loro cammino è Gerusalemme e a Gerusalemme Gesù troverà
ad attenderlo la passione e la croce. Questo cammino è lungo e Gesù
e i discepoli fanno molte tappe e molti incontri.
Una tappa è a casa di Marta e Maria; dal testo sembra
però che soltanto Gesù entri in casa delle due donne, non i
discepoli. E Luca non ci dice nulla su Lazzaro, che secondo il
vangelo di Giovanni è fratello di Marta e Maria, come non ci dice
nulla sul luogo dove abitano, che sempre secondo Giovanni è Betania.
Luca
racconta la scena con molta naturalezza, ma sappiamo che non era
affatto scontato che un uomo entrasse in casa di una o più donne se
non ne era il marito. Gesù è accolto da Marta, ci dice il racconto.
E mentre Marta si dà da fare per trattare bene l’ospite, Maria si
siede ai suoi piedi e ascolta la sua parola. Il testo dice proprio
“ascolta la sua parola”, dando alla frase un significato solenne
e mettendo Maria nella situazione della discepola seduta ai piedi del
maestro. Proprio la naturalezza di Luca nel raccontare la scena è
già rivoluzionaria: pensate che uno scritto ebraico del tempo diceva
che era meglio bruciare le parole della Torah piuttosto che
comunicarle alle donne. Le donne non erano nemmeno tenute a osservare
la legge e nemmeno ad andare in sinagoga e se ci andavano dovevano
stare separate dagli uomini, nella parte riservata alle donne. Per
Luca – e per Gesù e per Maria – invece è naturale che una donna
sieda ai piedi di Gesù per ascoltare la sua parola. E il fatto che
una donna possa essere discepola di Gesù esattamente come lo erano i
discepoli maschi è la prima buona notizia che questo brano proclama
alle donne e alla chiesa tutta, fatta di uomini e donne.
E
se questo, come abbiamo detto, è normale per Gesù e per Maria, non
lo è invece per Marta. Marta si sta occupando di servire Gesù come
si serve un ospite, un ospite di riguardo evidentemente. Non c’è
nulla di male in quello che fa Marta, anzi l’ospitalità nella
Bibbia è una pratica importantissima: Abramo ospita tre uomini che
si rivelano essere messaggeri di Dio e la lettera agli ebrei
(13,2)commenta questo brano dicendo: “Non dimenticate l'ospitalità;
perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli”.
Il problema è che Marta rinchiude se stessa in questo ruolo e pensa
che, come donna, non possa avere altro ruolo e non possa fare altro
che preparare un buon pranzo o una buona cena per il suo ospite. Non
considera l’ipotesi di diventare sua discepola. Non riesce nemmeno
a immaginarsi di sedersi ai piedi di Gesù, secondo Marta non è
quello il suo posto, il suo posto è in cucina.
E
non solo: si arrabbia con sua sorella che l’ha lasciata sola nelle
faccende di casa e quindi l’ha lasciata sola nel suo ruolo di donna
che non può essere altro che quella che serve. La rabbia di Marta è
quella di chi è invidioso di chi – in questo caso la sorella –
riesce ad arrivare dove lei non arriva, riesce a vivere la novità e
la libertà dell’evangelo che lei non ha ancora imparato. Non
riesce a pensare di essere altro che quella che serve. Ho usato il
verbo essere e non solo il verbo fare, perché non è solo questione
di fare, è questione di essere: Marta intende preparare il pasto e
servirlo perché pensa che questo sia il suo modo di essere e non ne
vede altri. Ma Gesù la rimprovera, anche se molto benevolmente:
“Marta, Marta...” la ripetizione del nome è segno di affetto da
parte di Gesù. Gesù le sta dicendo che, come Maria ha fatto, anche
lei può fare altro e soprattutto può essere altro che una donna che
serve gli uomini.
Con
Gesù, davanti a Gesù, c’è per le donne la possibilità di
scegliere di essere discepole, esattamente come per gl uomini. Gesù
sottolinea che Maria ha scelto la parte buona, perché ha scelto di
ascoltare la parola di Gesù, mentre Marta ha scelto di non
ascoltarla, di fare altro, per quanto buono e bello potesse essere
quell’altro. Gesù non critica la scelta di Marta di servire e di
occuparsi degli ospiti, ma critica la sua non scelta
di ascoltare la sua parola in quel momento in cui questa
possibilità le è offerta. Solo che Marta non aveva capito che le
fosse offerta questa possibilità, perché non era abituata.
Quindi
il primo messaggio di questo racconto, il primo evangelo, nel senso
di buona notizia è che anche le donne possono essere discepole e
dedicarsi all’ascolto della Parola. Purtroppo le chiese non hanno
tirato le conseguenze fino in fondo di questa novità che Gesù ha
portato e anche noi ci siamo arrivati da pochi decenni: quest’anno
saranno 50 dalla consacrazione delle prime donne al ministero
pastorale.
Ma
c’è un secondo messaggio in questo brano che non riguarda soltanto
le donne, ma tutti i discepoli e le discepole di Gesù. Se il primo
punto era la possibilità di scegliere di sedersi per
ascoltare la parola, il secondo potremmo definirlo la necessità
di scegliere di sedersi per ascoltare la parola: “una cosa sola
è necessaria” dice Gesù a
Marta. Ci verrebbe da dire che nella vita ci sono tante cose
necessarie, intanto per sopravvivere, come il lavoro, e poi ci sono
tante incombenze quotidiane. Ma c’è una cosa necessaria, secondo
Gesù, per vivere nella fede, una cosa davanti alla quale tutto il
resto passa in secondo piano: ascoltare la sua Parola.
Certo,
si vive anche senza ascoltare la parola, si vive anche senza andare
in chiesa e non dobbiamo diventare come i farisei con cui spesso
discute Gesù, che pensano di essere migliori degli altri perché
osservano la legge alla perfezione. Sappiamo bene che non è affatto
detto che chi non crede o non viene in chiesa sia peggiore di noi ci
veniamo. Ma Gesù vuole dirci che se hai incontrato una volta la sua
parola che chiama, la sua parola che libera, la sua parola che
perdona, la sua parola che guarisce, hai bisogno di incontrarla di
nuovo ogni giorno, e non per sopravvivere, ma per vivere, cioè per
dare senso alla tua vita, per dare senso a tutto il resto della tua
vita.
Marta
sbaglia a pensare che per lavorare deve rinunciare ad ascoltare.
Marta avrebbe dovuto fare quello che sta facendo non al posto di
ascoltare la parola di Gesù, ma dopo aver ascoltato la parola di
Gesù. Sarebbe infatti sbagliato contrapporre l’ascolto di Maria e
il lavoro di Marta, come se fossero due scelte alternative: o ascolto
la Parola o mi do da fare, come se si potesse solo fare una di queste
due cose. Il racconto ci vuole dire che l’ascolto dà senso al
lavoro e il lavoro trae il suo senso dall’ascolto. l’ascolto
porta all'impegno e l’impegno è orientato dall’ascolto della
Parola.
Questo
testo biblico non vuole farci scegliere tra l’essere Maria e
l’essere Marta, tra l'ascolto e l’impegno. Vuole dirci che quando
c’è la possibilità di ascoltare la parola, quella è la cosa
necessaria, la cosa da fare in quel momento. Poi, dopo avere
ascoltato la Parola, allora sì che ci sono tante, tantissime cose da
fare per il nostro prossimo e il nostro mondo. E tutto ciò che
faremo dopo aver
ascoltato la parola, sarà illuminato da questo ascolto, perché
nell’ascolto si trova la forza, si trova la fiducia e la speranza
necessarie per dare senso al nostro impegno e anche alle nostre
fatiche.
La
parte buona scelta da Maria – dice Gesù – cioè l’ascolto, non
le sarà tolta. Tutto può esserci tolto, dagli eventi, dalle
disgrazie della vita, dalle forze che vengono meno con il tempo, ma
quello no, non può esserci tolto. La parola, cioè la promessa che
Dio ci rinnova ogni volta che ascoltiamo la sua parola, quella non
viene meno e non ci sarà tolta, perché non si fonda sulla nostra
debolezza o sulla nostra piccolezza, ma si fonda sull’amore di Dio,
che non viene meno.
Se
come Marta rimaniamo in cucina, rimaniamo cioè lontani dalla Parola,
viviamo lo stesso, ma ci perdiamo qualcosa di essenziale della nostra
vita, ci perdiamo Dio, ci perdiamo la possibilità di ascoltare la
sua Parola di perdono, di giustizia, di riconciliazione, di amore.
Tutto questo è necessario alla nostra vita, che senza queste cose
rischiamo di vivere solo in superficie senza immergersi nella vita
che il Signore ci dona.
Che
il Signore ci aiuti a far incontrare Marta e Maria nella vita di
ciascuno e ciascuna di noi, ci aiuti a scegliere la parte buona ogni
volta che ci è data la possibilità, perché quella parte buona non
ci sarà tolta e ci accompagnerà tutta la vita.
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