Culto
con scuola domenicale - Biella 26 marzo 2017
Salmo 103,10-13
Egli
non ci tratta secondo i nostri peccati,
e non ci castiga in proporzione alle nostre colpe.
Come i cieli sono alti al di sopra della terra,
così è grande la sua bontà verso quelli che lo temono.
Come è lontano l'oriente dall'occidente,
così ha egli allontanato da noi le nostre colpe.
Come un padre è pietoso verso i suoi figli,
così è pietoso il SIGNORE verso quelli che lo temono.
e non ci castiga in proporzione alle nostre colpe.
Come i cieli sono alti al di sopra della terra,
così è grande la sua bontà verso quelli che lo temono.
Come è lontano l'oriente dall'occidente,
così ha egli allontanato da noi le nostre colpe.
Come un padre è pietoso verso i suoi figli,
così è pietoso il SIGNORE verso quelli che lo temono.
preghiera
Signore
nostro Dio, oggi ascolteremo racconti che parlano di colpa e di
resurrezione. Nel nostro culto si incontrano oggi la nostra
piccolezza e la nostra infedeltà da un lato e il tuo grande amore
dall’altro.
Noi
sappiamo che tu non ci tratti secondo le nostre colpe, ma che ci
tratti secondo la tua misericordia. Che vuoi vincere il male che
facciamo noi con il bene che fai tu e che hai fatto in Cristo per
noi.
Donaci
di accogliere la tua parola con umiltà e con gioia.
Il
tuo Spirito faccia penetrare la tua parola nel profondo della nostra
vita.
Predicazione
In
queste ultimi incontri abbiamo letto alcuni racconti dalla Bibbia che
parlano di quello che è successo a Gesù negli ultimi giorni prima
della sua morte. Questo periodo degli ultimi giorni di Gesù si
chiama “Passione”, perché Gesù patisce, soffre. E poi abbiamo
letto anche un racconto di quello che succede dopo la sua
resurrezione, a Pasqua.
Luca
22: Pietro
Dopo
che avevano mangiato insieme la loro ultima
cena, Gesù aveva detto ai discepoli che uno di loro lo
avrebbe tradito, ma Pietro aveva detto che lui non solo non l’avrebbe
tradito ma che sarebbe stato disposto a morire insieme a lui.
Pietro
vuole bene a Gesù e il suo desiderio è di seguirlo fino alla fine.
Ma
Gesù conosce bene Pietro e gli dice una cosa che Pietro non avrebbe
mai voluto sentire: gli dice che lui lo avrebbe rinnegato, cioè
avrebbe negato di conoscerlo. Pietro ci sarà sicuramente rimasto
molto male, ed è convinto che Gesù si sbagli.
E
infatti quando Gesù viene arrestato e viene portato dal sommo
sacerdote, Pietro è l’unico tra i discepoli che segue Gesù. Vuole
vedere che cosa succede a Gesù, che cosa gli fanno.
Ma
mentre è nel cortile del palazzo dove hanno portato Gesù, qualcuno
lo riconosce…
lettura
Luca 22,56-62
56
Una serva, vedendo Pietro seduto presso il fuoco, lo guardò fisso e
disse: «Anche costui era con Gesù». 57 Ma egli
negò, dicendo: «Donna, non lo conosco». 58 E poco
dopo, un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di quelli». Ma Pietro
rispose: «No, uomo, non lo sono». 59 Trascorsa
circa un'ora, un altro insisteva, dicendo: «Certo, anche questi era
con lui, poiché è Galileo». 60 Ma Pietro disse:
«Uomo, io non so quello che dici». E subito, mentre parlava ancora,
il gallo cantò. 61 E il Signore, voltatosi, guardò
Pietro; e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva
detta: «Oggi, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre
volte». 62 E, andato fuori, pianse amaramente.
Quello
che Gesù aveva detto succede: Pietro per tre volte nega di conoscere
Gesù. Eppure aveva vissuto con lui giorno e notte per così tanto
tempo…! Pietro si rende subito conto di quello che ha fatto, e
piange: “pianse amaramente” dice il testo.
Pietro
era molto sicuro di se stesso e dobbiamo ammettere che in effetti lui
ha avuto il coraggio di seguire Gesù fino nel cortile del palazzo
dove lo interrogano. Mostra coraggio e affetto per Gesù. Ma poi
viene preso dalla paura: “Non lo conosco”, dice parlando di Gesù
e poi altre due volte nega di essere un suo discepolo.
Gesù,
da dentro il palazzo, lo vede, si volta e guarda Pietro e Pietro si
sente male, perché in quel momento ricorda che Gesù glielo aveva
detto che lo avrebbe rinnegato per tre volte...
Pietro
è proprio come noi. Ciò che lui fa nei confronti di Gesù, ci
accade ogni giorno: ci succede di essere molto sicuri di noi stessi,
forse a volte anche un po’ presuntuosi, pensiamo di poter fare
questo e quello, magari pensiamo di poterlo fare meglio degli altri…
E
ci accade spesso anche di avere paura, tutti hanno paura di qualcosa,
solo i supereroi dei cartoni animati non hanno paura di nulla.
Come
Pietro, tante volte pensiamo di essere forti e invece viene fuori
tutta la nostra debolezza e fragilità. Non sempre per fortuna, ma è
un’esperienza che facciamo spesso.
Tutti
noi vorremmo riuscire bene in quello che vogliamo fare, a volte siamo
anche un po’ presuntuosi, contiamo troppo su noi stessi e sulle
nostre forze e può capitare che le cose non vadano come abbiamo
pensato.
Nel
caso di Pietro quello che lo ha tradito è stata la paura. La paura è
il sentimento più normale che ci sia, tutti hanno paura di qualcosa
e la storia di Pietro ci fa vedere che pensare di non avere paura è
un errore molto facile da fare.
Il
racconto ci dice che Gesù sapeva che Pietro lo avrebbe rinnegato.
Questo vuole dire che Gesù sapeva quello che Pietro non sapeva, o
non voleva accettare. Gesù conosceva bene Pietro e conosceva la sua
paura. Pietro invece si è sopravvalutato, ha negato la sua paura.
Gesù
ha detto a Pietro che lo avrebbe rinnegato prima che succedesse, ma
non lo ha sgridato. Perché Gesù non chiede a Pietro di fare una
cosa che lui non può fare. Gesù accetta la debolezza di Pietro,
anche quando Pietro non vuole accettarla.
Gesù
vuole bene a Pietro così com’è, anche se Pietro non è coraggioso
come pensa di essere. Ma a Gesù non interessa che Pietro sia
coraggioso, gli interessa che abbia fiducia in lui. Sono due cose
diverse.
Da
quando è stato arrestato Gesù è solo, lì i discepoli non possono
più seguirlo, nella sua Passione (la sua sofferenza) i discepoli non
possono seguirlo. Pietro ci prova, ma fallisce perché era
inevitabile che fallisse. Nessuno può andare con Gesù fino alla
croce, e anche se Pietro vorrebbe farlo, non può.
Potremmo
dire che Gesù aveva già perdonato Pietro per il suo rinnegamento,
anche se non era per nulla contento, ma Gesù non voleva nemmeno che
Pietro fosse arrestato anche lui e finisse anche lui ucciso come sarà
lui.
Gesù
non ci chiede quello che non possiamo fare; non ci chiede di essere
perfetti. Ci chiede di essere fedeli in tutto ciò che possiamo fare.
Vogliamo
raccogliere in una preghiera tutti i nostri rinnegamenti, tutte le
volte che abbiamo messo Gesù da parte.
Preghiera
Signore,
anche noi come Pietro a volte ti rinneghiamo.
Non
diciamo di non conoscerti, ma a volte viviamo come se non ti
conoscessimo.
Non
amiamo come tu ci hai insegnato e non guardiamo il nostro prossimo
come un fratello o una sorella, ma come un estraneo.
Come
Pietro, anche noi a volte siamo presuntuosi, troppo sicuri di noi
stessi e anche noi, come Pietro, siamo delusi di noi stessi.
Ma
sappiamo che, come Pietro, tu non ci abbandoni e ci aiuti a superare
questi momenti.
per
questo ti chiediamo perdono, nel nome di Gesù. Amen
Luca
24 - Emmaus
Come
sapete la Bibbia non racconta la resurrezione di Gesù. Nessuno ha
visto Gesù risuscitare. Racconta però diversi incontri con il Gesù
risorto. Con i bambini abbiamo letto (raccontato) una bella storia di
incontro con il Gesù risorto. La storia parla di due discepoli che
il pomeriggio tardi del giorno di Pasqua – cioè il giorno dopo il
sabato - vanno via da Gerusalemme per andare verso un villaggio di
nome Emmaus.
A
un certo punto …
lettura
Luca 24,15-16:
“Mentre
discorrevano e discutevano insieme, Gesù stesso si avvicinò e
cominciò a camminare con loro. Ma i loro occhi erano impediti a tal
punto che non lo riconoscevano”
Uno
sconosciuto si affianca a loro e inizia a parlare con loro. È Gesù,
ma i due discepoli non lo riconoscono: i loro occhi sono impediti,
dice il testo.
Lettura
24,17-24:
17
Egli domandò loro: «Di che discorrete fra di voi lungo il cammino?»
Ed essi si fermarono tutti tristi. 18
Uno dei due, che si chiamava Cleopa, gli rispose: «Tu solo, tra i
forestieri, stando in Gerusalemme, non hai saputo le cose che vi sono
accadute in questi giorni?» 19
Egli disse loro: «Quali?» Essi gli risposero: «Il fatto di Gesù
Nazareno, che era un profeta potente in opere e in parole davanti a
Dio e a tutto il popolo; 20
come i capi dei sacerdoti e i nostri magistrati lo hanno fatto
condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21
Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele; invece, con
tutto ciò, ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose.
22
È vero che certe donne tra di noi ci hanno fatto stupire; andate la
mattina di buon'ora al sepolcro, 23
non hanno trovato il suo corpo, e sono ritornate dicendo di aver
avuto anche una visione di angeli, i quali dicono che egli è vivo.
24
Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato tutto come
avevano detto le donne; ma lui non lo hanno visto».
Gesù
ovviamente sa quello che gli è successo, ma vuole farselo raccontare
dai due discepoli. I discepoli sanno che le donne e poi alcuni altri
discepoli hanno visto la tomba vuota. Ma per ora sono fermi lì, alla
tomba vuota.
E
infatti se ne sono andati da Gerusalemme. Hanno lasciato gli altri
discepoli che stavano là e sono partiti verso Emmaus. Non sappiamo
se a Emmaus ci sia casa loro, o se sia solo una tappa del viaggio.
Comunque sono andati via.
Con
i bambini abbiamo fatto un lavoretto sulle emozioni dei discepoli.
Nel loro viaggio verso Emmaus abbiamo pensato che queste fossero le
loro emozioni:
tristezza:
sono tristi, perché Gesù
non è più con loro
frustrazione:
hanno investito tantissimo, forse tutto, nel seguire Gesù e ora…
tutto sembra finito, tutto sembra fallito. Gesù è morto e una tomba
vuota aggiunge solo mistero alla loro delusione
pesantezza:
si sentono stanchi e pesanti, non sanno più che cosa fare
amarezza:
forse pensano anche che avrebbero fatto meglio a non dare retta a
Gesù, se tanto doveva finire così…
con
questi sentimenti incontrano questo sconosciuto, che reagisce al loro
racconto rimproverandoli un po’ e spiegando loro che cosa le
scritture - cioè l’AT – dice del messia che doveva venire.
Stanno
ancora parlano quando arrivano vicino a casa loro (o a un posto dove
possono mangiare) e invitano Gesù a fermarsi con loro. È tardi, sta
facendo sera, non è saggio viaggiare quando fa buio.
Gesù
accetta e si ferma a mangiare con loro. E cosa succede?
Lettura
Luca
24,30-35:
30
Quando fu a tavola con loro prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e
lo diede loro. 31
Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero; ma egli scomparve
alla loro vista. 32
Ed essi dissero l'uno all'altro: «Non sentivamo forse ardere il
cuore dentro di noi mentr'egli ci parlava per la via e ci spiegava le
Scritture?» 33
E, alzatisi in quello stesso momento, tornarono a Gerusalemme e
trovarono riuniti gli undici e quelli che erano con loro, 34
i quali dicevano: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso a
Simone». 35
Essi pure raccontarono le cose avvenute loro per la via, e come era
stato da loro riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre
spezza il pane, come ha fatto nell’ultima cena con tutti i
discepoli, lo riconoscono. Cosa dice il testo: “Allora i loro occhi
furono aperti e lo riconobbero”. I loro occhi all’inizio erano
impediti,, ora vengono aperti.
Abbiamo
notato che il verbo usato qui è passivo: “furono aperti”. Sembra
che qualcuno apra gli occhi dei due discepoli.
Nella
Bibbia spesso quando c’è un verbo passivo, il soggetto è Dio. Il
racconto ci vuol dire che Dio apre i loro occhi nel momento in cui
Gesù fa il gesto che rappresentava il sono di se stesso.
Ma
appena lo riconoscono, Gesù sparisce dalla loro vista. Non possono
godere di quel momento e fargli tutte le domande che avrebbero voluto
fargli. Perché?
Forse
perché non è il momento di parlare ma è il momento di … andare.
I
discepoli tornano a Gerusalemme. Ma non era buio? Sì era buio, ma in
quel momento sono talmente felici da affrontare anche un viaggio al
buio. È come se l’incontro con Gesù illumini la strada che devono
fare.
E
a Gerusalemme scoprono che anche gli altri discepoli hanno incontrato
Gesù. Inizia una nuova storia.
Quali
sentimenti
provano nel viaggio di ritorno?
Gioia,
serenità, pace, entusiasmo … non sono più
tristi, non c’è più amarezza, non c’è più frustrazione, ma
gioia, serenità, pace, entusiasmo, che sono i sentimenti della
speranza.
Prima
si ritiravano tristi tristi, andavano via, si allontanavano dagli
altri, perché pensavano di non avere più nulla da fare, ora invece
ritornano a Gerusalemme, ritornano al centro, ritornano dagli altri
discepoli.
Questa
è la Pasqua. È una trasformazione della vita, non solo delle nostre
emozioni. Le emozioni esprimono un nuovo modo di vedere la vita e di
vivere. La Pasqua dà uno scopo e un senso alla vita dei discepoli.
Ora
ritroveranno gli altri discepoli e insieme a loro faranno comunità,
condivideranno gioie e speranze. E tutti insieme comunicheranno agli
altri questa grande novità, questa grande trasformazione.
Diranno
che la tristezza può trasformasi in gioia, l’amarezza in pace, la
frustrazione in serenità… la vita può cambiare, questo è
l'evangelo, la buona notizia di Pasqua
ci
lasciamo con due piccoli simboli:
i
sandali perché Pasqua mette
in cammino, fa partire, come i discepoli di Emmaus, che nonostante la
loro stanchezza, ripartono per Gerusalemme
la
candela perché i due discepoli
partono di sera, quando è già quasi buio. La resurrezione di Gesù
illumina la notte,
illumina la strada che dobbiamo percorrere.
Che
il Signore ci metta in cammino sulla sua strada, la strada della
gioia, della pace, della speranza e la illumini quando la strada si
fa buia e incerta con la luce della Pasqua
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