Maselli:
“Coltivare la speranza,
pregare ed operare per la pace,
costruire l'ecumenismo”
a cura di Paolo Naso
In questa notte buia si continua a sparare.
Che cosa si può fare per smuovere queste acque un po' stagnanti?
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Federazione delle chiese evangeliche in Italia
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a cura di Paolo Naso
Roma (NEV), 14 gennaio 2009 - Il 2009 è iniziato in un clima di viva preoccupazione per la crisi economica che colpisce migliaia di famiglie anche in Italia e di vera e propria angoscia per le notizie che giungono da Israele e dalla Striscia di Gaza. In questo quadro i buoni propositi e le speranze per il nuovo anno possono apparire vani e retorici. Inizia così, da questa diffusa sensazione di pessimismo, la nostra intervista a Domenico Maselli, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).
E' vero. Il 2009 è iniziato in un clima cupo e ci pare che la notte non potrebbe essere più buia. Eppure proprio in queste circostanze ci sostiene la speranza della fede. Il profeta Isaia chiedeva: “sentinella, a che punto è la notte”? E noi, come cristiani ma anche come uomini e donne che vogliamo imparare a coltivare la speranza, sappiamo che l'alba non può essere lontana, e a quell'alba dobbiamo guardare con fiducia e impegno.
In questa notte buia si continua a sparare.
L'arma più potente dei cristiani è la preghiera e non vi è dubbio che oggi la preghiera è fondamentale per tanti nostri fratelli e sorelle – israeliani e palestinesi, ebrei, cristiani e musulmani - che rischiano la vita senza avere nessuna colpa se non quella di trovarsi sulla traiettoria di un missile o di una bomba. Ogni azione di guerra, anche se giustificata dagli errori altrui, è di per sé negativa, è solo morte, distruzioni, ferite, e allontana gli spiragli di pace che pur sembrano aprirsi qua e là. In questa prospettiva ci associamo al messaggio del segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese, il pastore Samuel Kobia, che chiede una tregua immediata. Ma al tempo stesso sappiamo che il nostro vero obiettivo non è la tregua ma la costruzione di una vera pace nel Medio Oriente.
Nella richiesta di una tregua in Medio Oriente le chiese sono unite. Su altri temi, invece, appaiono distanti e il movimento ecumenico oggi appare più debole. Tra pochi giorni, il 18 gennaio, si apre la consueta Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Dal suo punto di vista qual è il clima nel quale verrà celebrata in Italia?
Andiamo verso la Settimana ecumenica in un clima che non è certo il più favorevole al dialogo. D'altra parte siamo convinti della necessità di continuare a sperare ed operare perché si facciano passi concreti nel dialogo ecumenico. Ho ritrovato recentemente il pensiero di un vescovo cattolico che mi ha profondamente colpito; egli dice che, anche se i vertici ecclesiastici creano difficoltà, il risultato più evidente è l'avvicinamento dei cristiani alla base delle rispettive comunità confessionali. Quando e fino a che l'ecumenismo si traduce in dialoghi e rapporti di vertice la grande massa dei credenti si sente estranea. Ma ora che ci siamo abituati al dialogo, è la base che chiede che si facciano passi concreti nel cammino dell'unità cristiana. E questa unità appare molto più necessaria all'inizio di quest'anno, segnato da una grave crisi economica che mette a repentaglio posti di lavoro anche nei paesi ricchi e quando sembra sempre più imminente una crisi ambientale dalle conseguenze ancora incerte. Insomma è necessario non solo che i cristiani di tutto il mondo preghino insieme, ma soprattutto che si mettano insieme per lottare contro la miseria, le disuguaglianze, le ingiustizie e anche per la difesa del nostro pianeta.
Tra i temi che nel 2009 maggiormente hanno impegnato la FCEI c'è stato quello della difesa della libertà religiosa. Con quali aspettative possiamo guardare al 2009?
E' un dato di fatto che nel nostro paese la libertà religiosa è ancora imperfetta, è una costruzione ancora largamente incompleta. Basti pensare alla vicenda delle Intese ai sensi dell'articolo 8 della Costituzione già firmate da vari presidenti del Consiglio e non ancora presentate in Parlamento; per non citare la sconcertante vicenda della legge sulla libertà religiosa sostitutiva delle norme fasciste sui “culti ammessi”, che sembra destinata a non fare nessun passo avanti.
Che cosa si può fare per smuovere queste acque un po' stagnanti?
Occorre farsi sentire, e la Federazione delle chiese evangeliche sta facendo di tutto per richiamare l'attenzione della classe politica e dell'opinione pubblica su questo tema. Quello della libertà religiosa non è il tema di una parte politica; è una questione fondamentale per una democrazia ed anche per la pace nel mondo. Mentre in tanti paesi la libertà religiosa viene negata o calpestata occorre dare un segnale forte di controtendenza, a dimostrazione che una moderna democrazia cresce e si consolida anche nel riconoscimento dei diritti delle sue sempre più numerose e consistenti comunità di fede.
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