Il teologo Daniele Garrone, decano della Facoltà valdese di teologia di Roma, scrive al direttore di Avvenire, Dino Boffo, in riferimento ad un presunto "Grande Valdese"
Inutile "attribuire le maiuscole ad 'avversari' di fatto minuscoli""Che poi, per ben servirvi, il Grande Valdese sia subito pronto ad impartirci – ad onta di ogni bon ton e garbo interconfessionale – l’ennesima lezioncina sul Concilio Vaticano II, è solo il mesto coronamento di un'acida torta".
Questa frase, a firma di Dino Boffo, direttore del quotidiano cattolico "Avvenire", pubblicata ieri in prima pagina, non è piaciuta al decano della Facoltà valdese di teologia, il prof. Daniele Garrone.
Senza mai nominarlo, il "Grande Valdese" sarebbe per Dino Boffo il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, che l'11 febbraio su "La Repubblica" ha rilasciato una lunga intervista sul caso Englaro. Seppur non entrando in merito alla diatriba tra "Avvenire" e "La Repubblica" - anche oggi il direttore Ezio Mauro dalle colonne del suo giornale risponde a Dino Boffo -, Garrone, in una lettera inviata oggi al direttore di "Avvenire", esprime la sua preoccupazione per l'infelice citazione. Segue il testo della lettera:
«Ciò che mi incuriosisce e preoccupa sono la G e la V maiuscole. Come Grande Vecchio. Quale esternazione "valdese" può muoverLa ad adottare le maiuscole? Quella specifica di un singolo valdese in una determinata occasione? Oppure la somma di tutti gli articoli e le dichiarazioni pubbliche di esponenti della chiesa valdese (sparuta schiera alla quale mi onoro di appartenere) negli ultimi mesi o anni o decenni? Non si allarmi: una o molteplici, sono pressoché ininfluenti, e comunque con risonanza nulla o scarsa nella gran cassa mass mediatica, che invece ogni giorno ci propina dosi di magistero romano inimmaginabili in qualunque altro paese del mondo. In ogni caso – anche qui, non si allarmi – i valdesi sono poco più di 20.000.
Non resta che una spiegazione: Lei ridà fiato ai toni di cento e più anni fa, quando le voci che dissentivano dalla unica verità su ogni cosa che il pontefice ritiene di detenere per tutti (stavo per scrivere "riteneva", ma purtroppo oggi come ai tempi di Pio IX ritiene, eccome!) venivano attribuite ad una sorta di congiura che vedeva alleati massoni, ebrei, protestanti, potenze liberali ecc., tutti con la maiuscola, se non nella grafia, per lo meno nell’enfasi, perché le congiure contro la verità devono essere maiuscole per forza, altrimenti minuscola sarebbe la verità.
Può così verificarsi il singolare paradosso che, in una provincia papalina quale è oggi l’Italia, con una classe politica che pullula in entrambi gli schieramenti di chierichetti - spesso atei, ma sempre proni - e in cui le posizioni che Lei rappresenta vincono su tutti i fronti, dai finanziamenti all’ideologia, che i "cattolici" o "il popolo della vita" si sentano accerchiati al punto da attribuire le maiuscole ad "avversari" di fatto minuscoli. Non si allarmi, le maiuscole le avete voi: voi siete la Chiesa; noi – per voi - non siamo neppure chiese. Eppure continuiamo, con le minuscole, la nostra minuscola testimonianza, come cittadini e come credenti.
Quanto alle torte acide e ai loro mesti coronamenti, provi a pensare che gusto avevano quelle che abbiamo dovuto mangiare noi quando erano egemoni le posizioni di cui Lei si fa portavoce».
Nel suo editoriale pubblicato oggi su "La Repubblica" in risposta ad "Avvenire", Ezio Mauro, ricordando giustamente che Gustavo Zagrebelsky non è valdese, ma "un cittadino libero di pensare e di esprimersi", scrive: "Ora, essere valdese non è né un merito né una colpa, non toglie e non aggiunge nulla alle considerazioni di un costituzionalista che è stato anche presidente della Corte, e che senza essere gravato degli obblighi del dialogo interconfessionale spettanti tutt'al più alla gerarchia, ha diritto di pronunciare le sue opinioni sullo Stato e la Chiesa senza che vengano bollate come 'lezionicine'".
Tratto dal comunicato:
NEV - Notizie evangeliche del 13 febbraio 2009
www.fedevangelica.it
www.chiesavaldese.org
www.avvenire.it
www.repubblica.it
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