lunedì 9 febbraio 2009

a Teatro ROMEO E GIULIETTA: a Milano




L'attualità del contrastato amore 
tra Romeo e Giulietta

Può Romeo e Giulietta, la più bella storia d’amore uscita dalla letteratura occidentale, essere considerata una metafora dello scontro originato dall’odio senza fondamento, dall’odio che alimenta se stesso? Proviamo a confrontarci con questo immortale testo shakespeariano, recentemente portato in scena a Milano.

Paolo Fabbri

PRomeo e Giulietta, la più bella storia d’amore uscita dalla letteratura occidentale, essere considerata una metafora dello scontro originato dall’odio senza fondamento, dall’odio che alimenta se stesso? Ferdinando Bruni, direttore artistico di TEATRIDITHALIA, nelle note di regia per la rappresentazione della tragedia shakespeariana al Teatro dell’Elfo risponde sostanzialmente di sì. Romeo e Giulietta infatti si muove su una vasta serie di contrasti, che trovano il loro filone portante in quello fra l’amore purissimo tra i due giovani, incastonato come una gemma lucente nella morte quando l’adolescenza si apre ingenuamente ai primi vagiti della maturità, e l’odio senza fine tra le due famiglie, che trova alimento solo in sé stesso. Un odio che si manifesta nelle risse tra le diverse fazioni, esplose nelle occasioni più banali perché volute, cercate da almeno qualcuno dei facinorosi, che finisce per coinvolgere chi, talora, vorrebbe la pace e non lo scontro.

La regia anima la scena con gli scontri fra Capuleti e Montecchi, fra Mercuzio e Tebaldo ed è terribile constatare come gli eventi si sviluppino a cascata, quasi seguendo una traccia di ineluttabile fatalità. Sono paragonabili queste risse a quelle di oggi? Saggiamente Bruni precisa che l’attualità è sotto traccia, compare travestita in forme diverse e, in effetti, bisogna, per trovare un elemento di comunanza con l’attualità, risalire alla motivazione ultima delle risse: l’odio senza motivazione. Se guardiamo l’oggi, abbiamo di fronte i bulletti che picchiano e derubano compagni di scuola, i vigili urbani (urbani? vigili?) che picchiano gli extracomunitari – guarda caso proprio a Verona si è verificato un caso simile in questi giorni, mentre a Ferrara è accaduto che un ragazzo, di ritorno dalla discoteca, è morto durante una normale operazione di fermo – e ci si chiede il perché di tanto accanimento, come per il rancore fra le due famiglie veronesi di cinque secoli fa: anche se le forme e le motivazioni appaiono diverse, l’origine resta sempre misteriosa. Lo stesso si potrebbe dire delle fazioni connesse al gioco del calcio; un tempo si risolvevano a cazzotti ora si estraggono i coltelli o peggio.

Si accordano bene i versi bellissimi di Giuseppina Rando: «Nere catene/ da anni – di odio/ in urli// Uomini e dei/ in gara – di febbre follia// Nessuna stella/ si accende nella notte / – nell’aria»1. Sul filone del contrasto principale ne emergono molti altri, a volte connessi al primo, come quello tra eros e thanatos, fra amore e morte, che si alterna con quello tra balli e funerali, a volte collocati sullo sfondo per fare emergere gli elementi fondamentali del dramma, come quello fra l’immaturità del giovane Romeo, pronto a passare dalla passione per Rosalina all’amore assoluto per Giulietta, e la consapevolezza della fanciulla, che passa dal sogno dell’amore all’amore fissato senza dubbio alcuno nella persona del prescelto, che il destino le ha posto davanti, in alternativa al pur bello, ricco e più maturo Tebaldo, voluto dal padre. Un padre che fornisce elementi per un ulteriore contrasto, questa volta di grande attualità: prima dolce, attento alle pulsioni e ai desideri della amatissima figlia, poi becero, prepotente, violento senza necessità, fino a imporre un matrimonio che provocherà la morte della sua unica discendente, priva di qualunque difesa, abbandonata anche dalla madre, supinamente acquiescente ai voleri del marito. Frate Lorenzo cerca di portare un aiuto concreti alla sventurata coppia ma finirà con l’essere travolto dagli eventi, che precipitano verso il suicidio prima dell’uno, poi dell’altra, di fronte al quale pietà sommerge qualunque intento di giudizio.

La prova del cast, nel complesso, sostenuta dalla valida regia di Ferdinando Bruni, è stata positiva con note particolari per la Balia Ida Marinelli, il Mercuzio Edoardo Ribatto e il Romeo Nicola Russo. La Giulietta di Federica Castellini deve accentuare la profonda, interiore consapevolezza del suo amore, che guida l’amato verso la maturità al punto di scegliere la morte di fronte alla sua morte apparente.

1. G. Rando, Bioccoli, Anterem Ed. (Vr).


Milano, Teatro dell’Elfo, fino al 15 febbraio


tratto dal settimanale: Riforma
Anno XVII - numero 4 - 30 gennaio 2009, p. 6;
e da: www.riforma.it

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