giovedì 1 gennaio 2015

Predicazione di domenica 28 dicembre 2014 su Giacomo 4,13-15, a cura di Marco Gisola

13 E ora a voi che dite: «Oggi o domani andremo nella tale città, vi staremo un anno, trafficheremo e guadagneremo»; 14 mentre non sapete quel che succederà domani! Che cos'è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce. 15 Dovreste dire invece: «Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest'altro».

La fine di un anno e l’inizio di un nuovo anno sono spesso occasioni per fare dei bilanci o per fare dei progetti che riguardano l’anno che sta iniziando. Il brano di oggi è un testo di giudizio sull'orgoglio umano di coloro che si credono forti dimenticando che la propria vita è “un vapore che appare per un istante e poi svanisce”.
Questa parola è rivolta innanzitutto ad affaristi senza scrupoli che progettano di andare in un certo luogo dove stare un anno per trafficare e guadagnare. Una parola molto attuale, se pensiamo ai fatti di cronaca finanziaria e giudiziaria del nostro paese di questi ultimi anni! Quanti affaristi senza scrupoli che fanno progetti pensando esclusivamente ai loro – a volte loschi – affari, e non si curano minimamente non dico di Dio, ma almeno del prossimo.
Il brano condanna innanzitutto i loschi progetti degli esseri umani. Chi fa troppo affidamento sulla propria forza, sulla propria astuzia e sulla propria furbizia – sembra dirci il testo – dimentica la propria fragilità e la propria precarietà. Dimentica – o fa finta di non sapere – di essere un vapore che appare un istante e poi svanisce.
Ma più in generale, il testo prende di mira chi fa qualunque tipo di progetto dimenticandosi non solo della propria fragilità, ma di Dio stesso. Il brano non dice che non bisogna fare progetti, ma che bisogna farli tenendo presente Dio, anzi a partire da Dio: “se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo e quest’altro”, scrive Giacomo.
A prima vista il significato può sembrare un po’ tetro e anche un po’ terribile: “se saremo in vita…”. Vuol forse dire che dovremmo pensare continuamente alla nostra morte e sentirci continuamente minacciati?
Non credo che Giacomo voglia portare i lettori della sua lettera a vivere nella paura della morte. Credo che voglia semplicemente esortare chi legge le sue parole a non sentirsi onnipotente e indistruttibile.
Ma forse l’affermazione “Se saremo in vita” può anche avere un significato positivo: può anche essere presa non come una minaccia, ma come un’opportunità: se noi, che siamo un vapore che dura un istante, siamo qui a vivere questo istante, non è grazie alla nostra forza, ma grazie a Dio che ci ha dato la vita, e non solo la vita, ma anche molti altri doni per vivere questa vita al suo servizio.
E quindi questo istante che abbiamo da vivere – che poi non è affatto un istante, ma per molti di noi sono molti decenni – il tempo che ci è dato, è un'opportunità, un'occasione, è il tempo della nostra vocazione. Ogni giorno che ci è dato, ogni settimana, ogni mese, sono tutte opportunità di rispondere alla vocazione che Dio ci rivolge.
Non è tanto la durata della nostra vita che è nelle mani di Dio, ma il senso della nostra vita che è nelle mani di Dio. Se saremo in vita - potremmo parafrasare dicendo: se saremo in grado e ne avremo la possibilità - faremo questo e quest’altro.
Sapendo che la vita e le possibilità che essa offre sono un dono di Dio, un opportunità che egli ci offre di rispondere alla sua chiamata.
“Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo e quest'altro”. Spesso diciamo o sentiamo pronunciare la frase: “se Dio vuole”, e spesso il significato che si dà a questa affermazione è un po’ fatalistico, a volte anche scaramantico. A volte dire ‘se Dio vuole’ ha lo stesso significato di dire ‘se va tutto bene’, se non capitano disgrazie, se la fortuna ci assiste.
A volte Dio sembra identificarsi semplicemente con ciò che non possiamo prevedere, con l’imprevisto, con il caso, con ciò che sfugge al nostro controllo, quando non con la fortuna.
Ma la frase ‘se Dio vuole’ può avere un significato completamente diverso. Perché non possiamo dire ‘se Dio vuole’ senza chiederci che cosa davvero Dio vuole. Non possiamo, come dicevamo prima, fare i nostri progetti senza tenere conto di Dio e di che cosa egli veramente vuole da noi.
Non possiamo fare i nostri progetti senza tenere conto di Dio e di che cosa egli vuole, e poi semplicemente aggiungere alla fine la frase ‘se Dio vuole’. Dio vuole stare all’inizio dei nostri progetti, non alla fine.
I nostri propositi non dovrebbero concludersi con la frase ‘se Dio vuole’, ma aprirsi con la domanda: “che cosa vuole Dio oggi da me?"; “che cosa vuole Dio  da me in questo prossimo anno, in questo prossimo mese, settimana, giorno?” così dovrebbero iniziare i nostri progetti.
Porsi questa domanda significa andare oltre la quotidianità, significa porsi la domanda del senso della propria vita e cercarlo non in noi stessi, come facevano gli affaristi senza scrupoli a cui si rivolge Giacomo, ma cercarlo nella volontà di Dio.
Chiedersi che cosa Dio vuole da noi, ci costringe ad andare oltre la nostra quotidianità.
Se ci confrontiamo con la Parola di Dio, con ciò che Dio ha fatto con il suo popolo e che cosa ha fatto in Gesù Cristo, non ci si potrà accontentare di fare i propri grandi o piccoli progetti.
Non potremo non confrontarci con i progetti di Dio, con ciò che Dio vuole per l’umanità che ha creata, con i progetti che hanno i nomi grandi di pace, di giustizia, di riconciliazione, progetti grandi che Dio vuole che noi facciamo nostri e concretizziamo nelle nostre piccole azioni quotidiane.
Ecco: fare diventare i nostri progetti i progetti di Dio: così possiamo attualizzare il “se Dio vuole” del nostro testo. Che così da un ammonimento agli affaristi senza scrupoli di ieri e di oggi a non sentirsi padroni del mondo e della propria vita, diventa un’esortazione a tutti noi a progettare la nostra vita e il nostro tempo partendo da ciò che Dio vuole.
Se noi vogliamo, cerchiamo, perseguiamo, ciò che Dio vuole, allora ciò che faremo avrà un senso, anche quelle volte che non avrà successo.  Perché il senso di ciò che facciamo non starà nella sua riuscita, ma nel fatto che ciò che facciamo è la volontà di Dio, anche quando falliamo.
Lasciamo che i progetti di Dio plasmino la nostra vita e le diano un senso, e iniziamo questo anno dicendo: “se Dio vuole, saremo in vita, cioè se saremo in grado e ne avremo la possibilità, faremo questo e quest’altro, perché proprio questo è ciò che Dio vuole, questo è il suo progetto che io faccio diventare anche il mio progetto, perché Dio vuole realizzare i suoi progetti anche attraverso di me.

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