venerdì 18 marzo 2011

GIAPPONE: PER LE VITTIME DEL TERREMOTO

GIAPPONE: PER LE VITTIME DEL TERREMOTO

La FCEI invita le chiese
alla preghiera e lancia una sottoscrizione
di solidarietà





Roma (NEV), 16 marzo 2011 - Profondamente scioccato
dal terremoto di magnitudo 9 della scala Richter che
ha scosso il Giappone lo scorso 11 marzo, e dal
successivo tsunami e alla sua forza devastatrice che ha
distrutto le città sulla costa nord occidentale del Sol
levante, il Consiglio della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (FCEI) ha aperto una sottoscrizione
a favore delle vittime.

Di seguito il messaggio del Consiglio FCEI: "Come
federazione di chiese e come comunità di credenti,
siamo vicini al popolo del Giappone, che sta
sopportando catastrofi enormi. Invitiamo le chiese
a rivolgere le loro preghiere al Dio che si è rivelato
in Gesù Cristo come Dio della riconciliazione e
della pienezza di vita. Nel periodo che precede
la Pasqua invitiamo a pregare nelle chiese per le vittime
del terremoto e dello tsunami, per coloro che hanno perso
le tracce dei loro cari, che hanno visto travolgere
le loro città dalla violenza dell’acqua.
La nostra intercessione
e la nostra solidarietà materiale accompagneranno
quanti stanno cercando i sopravvissuti.
Di fronte alla minaccia
di una catastrofe nucleare che svela la fragilità
della vita umana
invochiamo il Dio del creato intero,
che risparmi il peggio
 e ci aiuti
ad affrontare con intelligenza le conseguenze di
una tale eventuale
devastazione.
Diversi Salmi ci parlano di Dio come di una rocca
sicura e stabile: possa questa rocca costituire
un rifugio sicuro
 per tutti e tutte coloro che cercano oggi
riparo dalla paura
e dall’angoscia della morte".
Segue la citazione del Salmo 61:
"O Dio, ascolta il mio grido,
sii attento alla mia preghiera.
Dall'estremità della terra io grido a te,
con cuore abbattuto; conducimi tu
alla ròcca ch'è troppo alta per me;
poiché tu sei stato un rifugio per me,
una torre fortificata dinanzi al nemico".

La FCEI promuove campagne e raccolte di fondi 
in casi di emergenze umanitarie, che confluiscono 
nel fondo dell'Action by Churches Together (ACT) Alliance, 
agenzia umanitaria promossa dal 
Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) 
e dalla Federazione luterana mondiale (FLM) (actalliance.org). 
Chi volesse inviare delle donazioni può farlo 
utilizzando 
il seguente conto corrente postale specificando la causale
"Giappone": 
ccp n. 38016002 - IBAN: IT 54 S 07601 03200 0000 38016002, 
intestato a: 
Federazione delle chiese evangeliche in Italia, 
via Firenze 38, 00184 Roma (www.fcei.it).


Giappone/2. Messaggi di solidarietà dal mondo ecumenico

Roma (NEV), 16 marzo 2011 - Appelli alla solidarietà
con il popolo giapponese e alla preghiera
per le vittime del terribile sisma
e del successivo tsunami che l'11 marzo
ha letteralmente spazzato via intere città
sulla costa nord-orientale dell'arcipelago,
sono giunti da numerosi organismi di chiese
mondiali ed ecumenici.
Tanti i leader religiosi che hanno mandato
messaggi
di vicinanza alla popolazione del Giappone
così duramente colpito.

Olav Fykse Tveit, segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC),
da Seoul in Corea del Sud, dov'è attualmente in visita,
il 12 marzo ha lanciato un appello alle chiese
di tutto il mondo per pregare per il Giappone
e la popolazione giapponese.
"Siamo scioccati e tremanti,
mentre vediamo
quanto siamo vulnerabili come esseri umani
di fronte a disastri di questa portata",
ha dichiarato Tveit,
che così prosegue:
"Esprimiamo la nostra
più profonda vicinanza e preghiamo
per tutte le vittime,
per le loro famiglie e per tutti quelli che ora
vivono nel timore di ulteriori scosse.
Preghiamo per coloro che hanno perso i loro cari
o che non riescono a trovarli, per coloro che hanno perso
le loro abitazioni o per chi deve affrontare l'impatto di questa
enorme distruzione". Tveit rivolge un pensiero
anche ai soccorritori
"che in queste ore stanno affrontando un compito esigente".
Dello stesso tenore gli appelli che arrivano dalle chiese
di tutto il mondo,
mentre si è messa in moto la macchina dei soccorsi,
affiancata,
tra le altre, delle tante Agenzie umanitarie cristiane,
quali ACT-Action by Churches Together, ADRA,
Esercito della Salvezza, BaptistWorldAid,
World Vision, United Methodist Committee on Relief,
Christian Reformed World Relief Committee.


tratto da: NEV Notizie Evangeliche
www.fcei.it 
in data: 18 marzo 2011

domenica 13 marzo 2011

PACE PER LA PALESTINA - PACE PER ISRAELE

DUE BAMBINI GUARDANO AL FUTURO

Signore,
fa che non ci siano più case bruciate
come alberi senza foglie, ma che
attorno a noi ci siano
soltanto fiori.
Fa che la gente non porti più fucili,
ma regali,
che non ci sia più miseria e disperazione,
ma gioia e serenità.
Signore, quando sento una sirena,
se è un malato guariscilo presto,
se è un incendio, spegnilo subito
e che non ci siano né morti né feriti.
Signore, abbi pietà di noi e salvaci.
Punisci i cattivi, se credi,
ma non severamente,
perché non sanno quello che fanno.
Grazie, Signore, per tutto
quello che hai fatto.
Ma manca l’amore.
Gli uccelli e i fiori lo hanno,
ma gli uomini non l’hanno.

un bambino libanese



Avevo una scatola di colori
alcuni caldi, altri molti freddi.
Non avevo il rosso per il sangue dei feriti:
non avevo il nero per il pianto degli orfani;
non avevo il bianco per le mani ed il volto dei morti.
Ma avevo l’arancio, per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
ed il celeste dei chiari cieli splendenti
ed il rosa per i sogni ed il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.
una bambina israeliana




tratto da: Comitato Italiano per la CEVAA, 
In Attesa del Mattino,
raccolta di testi di fede,
stampato ma non pubblicato, Torre Pellice, 1991, p. 123.

venerdì 11 marzo 2011

COMITATO AMICI CENTRO PERES PER LA PACE PER I BAMBINI PALESTINESI




Per ingrandire cliccare sul testo

giovedì 10 marzo 2011

BISOGNA FARE TUTTI DI PIU'


tratto da: 

www.chiesavaldese.org  10 marzo 2011:



FARE DI PIU'


di Maria Bonafede








Risposta all'articolo di Goffredo Fofi su L'Unità del 12 febbraio

Goffredo Fofi ha pubblicato il 12 febbraio scorso sull’Unità un articolo rivolgendo ai Valdesi parole di apprezzamento per la loro vicenda e la loro testimonianza in passato, ma lamentando una loro assenza nel dibattito odierno in Italia, come minoranza "potrebbero dare di più, non basta essere bravi bisogna aiutare gli altri a diventarlo" forse "si sono lasciati irretire... pensano che in una società conformista non sia opportuno esporsi?". Nella sua risposta (pubblicata in data 5 marzo) Maria Bonafede, moderatore della Tavola Valdese, poneva in evidenza un fatto: per contribuire al dibattito bisogna essere ascoltati e nella situazione attuale gli evangelici sono scomparsi dalla scena nazionale, non per volontà propria ma perché il conformismo mediatico del paese li ha relegati nell’insignificanza.

Ringrazio Goffredo Fofi che ha voluto dedicare un articolo alla nostra Chiesa sollecitandoci a "fare di più". Un incoraggiamento affettuoso, ci pare, che accogliamo volentieri e che però trascura un dato di fondo dal quale nessuno dovrebbe prescindere: in Italia l'informazione religiosa sul mondo protestante (ma non solo) è colpevolmente oscurata e anche testate che in passato sembravano avere a cuore quel pluralismo di fedi e tradizioni spirituali che negli ultimi decenni è cresciuto anche in Italia, oggi sembrano concentrate a informare esclusivamente sulla Chiesa cattolica e su quanto ruota intorno al Vaticano. Spiace dirlo, anche l'Unità che in passato fu il primo quotidiano italiano ad aprire una pagina "delle religioni". Ma erano altri tempi.


Fofi ricorda i bei tempi di Miegge e Mottura, Agape e Riesi, Vinay e i Quaderni Rossi di Raniero Panzieri: luoghi, persone esperienze nei quali singoli valdesi si sono impegnati con il sostegno talvolta esplicito talvolta indiretto della loro Chiesa. E fa bene perché la mia generazione è figlia di quella stagione e di quei maestri. 
Ma la storia non si è fermata negli anni '60: dopo ci sono stati il femminismo, i movimenti per la pace, le battaglie per la laicità dello stato, l'impegno per l'accoglienza degli immigrati. E sono capitoli di un impegno di testimonianza che per noi valdesi continua ancora, con la stessa intensità e la stessa passione perché è fondato sulla nostra fede. Quanti sanno che diverse chiese valdesi e metodiste hanno aperto uno sportello per depositare il "testamento biologico"? Chi sa qual è la posizione della nostra chiesa sulla fecondazione medicalmente assistita o sui diritti delle coppie di fatto? Chi ha saputo che la nostra Chiesa ad ampia maggioranza ha deciso di benedire coppie omosessuali che vogliano inizare un percorso di vita insieme? Chi ha visitato una delle tante chiese valdesi e metodiste impegnate in programmi di accoglienza e di integrazione degli immigrati? Chi sa che almeno il 10% dei valdesi oggi sono immigrati che hanno trovato una casa spirituale nelle nostre comunità, sempre più multiculturali e multietniche? Qualcuno ha mai saputo delle nostre insistenti richieste al governo ed al parlamento sul tema della libertà religiosa? Per tutti, dai musulmani ai testimoni di Geova. Pochi temo.


Pensi, Fofi, all'avvilente silenzio sul testamento biologico alla vigilia di un delicato passaggio parlamentare: per parte nostra abbiamo gridato dai tetti il nostro dissenso nei confronti del testo che potrebbe essere approvato. Abbiamo scritto e detto che come credenti e come cristiani riteniamo legittimo poter disporre di morire dignitosamente, nella libertà e nella responsabilità che il Signore concede a ciascuno di noi. Il giornale sul quale lei ha la possibilità di scrivere ci ha occasionalmente dedicato qualche riga mesi fa. Ora, mentre il dibattito dovrebbe essere aperto e vivace, non ha pensato di dare voce alle nostre idee. Ce ne dispiace, ovviamente ma ci preoccupa molto di più il clima di conformismo religioso che si afferma in ogni angolo della politica italiana e in ampi settori del mondo della cultura. Ce ne dispiace perché crediamo che, ignorando la Riforma e il protestantesimo, l'Italia finisca per ignorare un passaggio decisivo del mondo moderno, della libertà dell'individuo e della sua coscienza, della laicità e dell'etica della responsabilità. Duole dirlo, caro Fofi, ma le conseguenze di questo passaggio mancato sono sotto gli occhi di tutti noi. Siamo alla vigilia del 17 febbraio, il giorno nel quale nel 1848 dopo secoli di persecuzioni ai valdesi del Regno di Sardegna fu concessa la libertà civile. Per noi è un'occasione di festa delle libertà, non solo religiosa e non solo per i valdesi. Ci farebbe piacere fosse una festa di tutti gli italiani.

16 febbraio 2011


Il testo dell'articolo di Goffredo Fofi, 
L'Unità del 12 febbraio 2011

martedì 8 marzo 2011

UNA PICCOLA SCUOLA PER GRANDI PREGHIERE


GETSEMANI
Artista: Vie de Jesus Mafa (Africa contemporanea)


IL CENACOLO
MEDITAZIONI PER OGNI GIORNO

ANNO LX - N.2 - MARZO - APRILE 2011
PUBBLICAZIONE BIMESTRALE

meditazioni giornaliere per il culto
individuale e familiare



COME USARE OGNI GIORNO

IL CENACOLO

Prima di iniziare: siedi in silenzio per circa 30 secondi in modo da rasserenare il tuo spirito. Poi fa dei respiri profondi e mettiti a tuo agio.


Leggere: per prepararti alla meditazione apri la Bibbia e leggi il passo consigliato sotto il titolo. Dopo averlo letto, raccogliti per qualche istante per riflettere sul tuo brano. Cosa ti viene in mente? Cosa ha attirato la tua attenzione?


Versetto citato: si ricollega al significato fondamentale della lettura del giorno. Leggilo con attenzione e pensa a cosa significa per te. Se memorizzare ti risulta facile, puoi provare a imparare a memoria un versetto una volta o due la settimana.

La “storia”: le meditazioni sono scritte da persone che vivono in diverse parti del mondo. Dopo aver letto la parte principale della pagina, soffermati chiedendoti:
“Quale collegamento alla mia vita hanno le parole di questa persona?”

La preghiera: concludi il tuo momento di raccoglimento usando la preghiera alla fine della pagina. Potresti voler aggiungere qualcosa, ricordando persone o situazioni che ti sono venute in mente durante la tua riflessione.

Pensiero del giorno: è un invito a dare un senso alla lettura del giorno. Ripetilo a te stesso più volte durante la giornata e tienilo a mente per ricordare quello che hai ricevuto dal Signore durante il tuo raccoglimento.











Redazione italiana

Coordinamento editoriale: Giunio Censi

Supervisione teologico - pastorale: Aurelio Penna

Graphic designer: Paolo Manocchio

Traduzione dall'inglese a cura di:

Luca Brenga, Giosiana Ghisolfi, Margaret Tait, Anna Vanzulli

Per abbonamenti e corrispondenze scrivere a:

"Il Cenacolo" c/o O.P.C.E.M.I.
Via Firenze n.38 - 00184 Roma
e-mail: cenacolo@chiesavaldese.org


Direttore responsabile: Paolo Manocchio

lunedì 7 marzo 2011

Gesù si arrende alla fede di una donna: universale insegnamento evangelico!

Gesu' e la donna cananea
di Gianni Genre

Matteo 15,21-28
«21 Partito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone. 22 Ed ecco una donna cananea di quei luoghi venne fuori e si mise a gridare: «Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide. Mia figlia è gravemente tormentata da un demonio». 23 Ma egli non le rispose parola. E i suoi discepoli si avvicinarono e lo pregavano dicendo: «Mandala via, perché ci grida dietro». 24 Ma egli rispose: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele». 25 Ella però venne e gli si prostrò davanti, dicendo: «Signore, aiutami!» 26 Gesù rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini». 27 Ma ella disse: «Dici bene, Signore, eppure anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28 Allora Gesù le disse: «Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi». E da quel momento sua figlia fu guarita.»


La dimensione dell’universalità non ci appartiene, non è un tratto caratterizzante della nostra umanità, anzi il nostro sentire naturale, il nostro approccio nei confronti della vita degli altri contraddicono radicalmente questa dimensione. Anche nelle chiese è così, anche nella nostra fede. Molte espressioni di fede in realtà hanno nutrito e nutrono atteggiamenti di chiusura, d’intolleranza, a volte di razzismo. Senza arrivare all’affermazione di Sartre, secondo cui "l’altro è il mio inferno", io devo riconoscere che l’altro, soprattutto quando non mi corrisponde quanto a sensibilità, modi di fare, cultura, abitudini, mi crea disagio. Solo l’incontro, anzi l’impatto con l’altro a volte mi può convertire.

Nella storia di oggi, nel dramma di una piccola, ostinata donna pagana sono i discepoli di Gesù a confrontarsi con questo problema e poi è Gesù stesso. Quell’atteggiamento dei discepoli è comprensibilissimo: vorrebbero che Gesù si disfacesse di questa donnina che strilla e che disturba. Hai presente, sorella e fratello, quanto ci danno fastidio le grida di chi ci rincorre e ci ruba il nostro lavoro, la nostre giornate che sono così bene organizzate. La preghiera che i discepoli rivolgono a Gesù sembra una bestemmia più che una preghiera. Gli dicono: "Fai qualcosa, maestro, lascia che ci liberiamo di questa scocciatrice!" Perché vedi, sorella e fratello, a volte vorremmo essere accoglienti, a parole, tolleranti vorremmo essere, sempre disponibili. In realtà la misura della nostra capacità di ascoltare, di dare retta, di offrire tempo ed attenzione è subito colma. "Mandala via, perché ci grida dietro!"


Ma non ci sono soltanto i discepoli, c’è anche Gesù. Il suo atteggiamento ci lascia ancora più sbalorditi. Ci fa male il suo silenzio anzitutto, ci urta vedere Gesù che sembra non volere neppure rispondere. Noi sappiamo che la sofferenza, in particolare la sofferenza di un bambino è un fatto durissimo da accettare, ma ciò che la rende davvero insopportabile è la mancanza assoluta di spiegazioni. E Gesù infatti non risponde: è imbarazzato, insomma. Il suo silenzio sembra tradursi in disinteresse. È terribile il fatto che Gesù non sappia che cosa dire, che appare disarmato, afasico davanti a quel grido di aiuto. Noi siamo abituati, i pastori e i preti per primi, a cercare di rispondere sempre, anche se talvolta con molto imbarazzo. Invece il Dio che Gesù rappresenta non risponde, semplicemente perché non c’è risposta davanti allo scandalo della sofferenza di una bambina. E quando poi vi è costretto la risposta è spaventosa.
In realtà non si tratta di una risposta ma di un calcio. Gesù dice: "Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini". Sarebbe stato meglio che Gesù avesse dato ascolto ai discepoli e cercando una scusa, come facciamo sovente noi, l’avesse congedata senza offenderla, senza darle, neppure tanto indirettamente del cane. Ci sono tanti modi, lo sappiamo, per scaricare le persone di cui non possiamo assumerci i problemi. Perché invece questa risposta sferzante di Gesù? "Sono venuto per quelli della casa d’Israele e non posso occuparmi dei cani, devo occuparmi dei figli". Perché? Perché il Gesù scandalosamente umano del vangelo è preso in contropiede proprio da quella piccola donna insistente: lui che era abituato a sorprendere, a disorientare gli altri, è preso in contro tempo da quella piccola donna pagana che strilla perché la figlia demente possa ricuperare pienezza di vita.

Gesù insomma fa come noi. Quando siamo noi a governare le situazioni riusciamo ad essere gentili, più o meno educati, quando qualcuno davvero ci spiazza dicendoci un frammento di verità che ci irrita rispondiamo pieni di stizza. Ecco che cosa succede. Gesù deve riconoscere qui che l’evangelo, quella parola di verità e di redenzione di cui lui sarà l’unico interprete autentico, per la quale accetterà di morire inchiodato ad un palo, questa volta quella parola si trova in bocca a quella piccola donna pagana fastidiosa; o forse semplicemente Gesù non era pronto, non poteva immaginare che l’evangelo corresse così in fretta, che potesse spezzare in tempi così brevi tutte le frontiere, la tradizioni, le priorità che da millenni avevano regolato la vita e la fede del suo popolo. Questo per Gesù era la prima uscita dalla Palestina: è una sorta di perlustrazione che avrebbe voluto fare l’incontro. Invece per la donna pagana il tempo dell’attesa è già scaduto: sua figlia è ammalata oggi, e l’urgenza della grazia, della misericordia è già arrivato quel tempo, è già inaugurato, è già universale in quel piccolo profeta di Nazaret che non ne è ancora consapevole.
Fai bene attenzione, sorella e fratello: questa donna cananea non mette in discussione la priorità o la precedenza del popolo d’Israele sul cammino della salvezza, no, ha la consapevolezza di essere l’ultima arrivata, di essere stata preceduta da tanti altri nella scoperta di un Dio di misericordia, e sa che Gesù non è venuto a rimuovere questa precedenza, a cancellarla, no, lei sa che quella d’Israele è la radice che ci porta e dalla quale è sorto anche Gesù. La donna cananea sa che nella sorpresa si scopre la dimensione della grazia: siamo sempre preceduti da altri, da Israele, oggi potremmo dire dalle chiese malandate che ci è dato di incontrare e di servire. La donna sostanzialmente dice: Sì, sono l’ultima arrivata al tavolo della grazia, io non chiedo di sedermi a capotavola e neppure a tavola, se non ci sarà posto, mi basta accucciarmi sotto il tavolo, se a quel tavolo ci sei tu, Gesù. Io non ho bisogno di una porzione abbondante della grazia, mi basterà la briciola che cade dal tavolo, perché quella è una briciola di grazia, e la grazia non si misura, anche un frammento, un avanzo, una briciola che raccoglierò dalla tua mano, caro Gesù, sarà sufficiente per costruire la mia speranza, sarà sufficiente a restituire mia figlia alla vita. Io non so nulla del catechismo del tuo popolo, ma ti ho riconosciuto come l’amore di Dio che ha preso corpo. Un frammento di te sarà sufficiente a far vivere mia figlia.
Gesù si arrende alla fede di quella donna che gli dà una nuova identità, un’identità universale. La bambina, dopo la parola di Gesù – "la tua fede è grande, ti sia fatto come vuoi" – la bambina è guarita e anche il dolore della madre è guarito, ma in realtà è Gesù ad essere guarito dalla donna: guarito dalla sua paura di aprire i suoi orizzonti. È Gesù qui, in questo testo straordinario, ad essere evangelizzato, a capire quanto sia grande l’evangelo che egli annunzia. L’evangelo non ci dirà più nulla di questa donna, possiamo solo immaginare quanto la vita sua e della figlia che esce dalla follia siano cambiate. Sappiamo però quanto è cambiata la vita di Gesù attraverso quell’incontro, sappiamo che Gesù ha capito, ha capito che il suo amore era ed è per tutti. E noi sappiamo che, dalla consapevolezza che abbiamo, dall’amore di Dio dipende l’autenticità della nostra fede, del nostro servizio, della nostra testimonianza. Rimanendo attenti a lasciarci convertire proprio da quelle persone diverse ed estranee che bussano alle nostre porte ed ai nostri cuori, quelle persone per le quali sovente non abbiamo né tempo né voglia di lasciarci interpellare. Ebbene, se questo avviene ogni tanto, allora impareremo qualcosa di ciò che significa essere "chiesa cattolica", cioè "universale", ed afferreremo qualcosa del messaggio rivoluzionario dell’evangelo.

Tratto dalla trasmissione Culto evangelico 
dell'1 gennaio 2011, 
Radiouno, la domenica alle 7.30

www.fedevangelica.it

www.chiesavaldese.org

venerdì 4 marzo 2011

BIBBIA SI', CANNONI NO

giovedì 3 marzo 2011

IMPORTANTE INIZIATIVA EDITORIALE CITTA' NUOVA EDITRICE




tratto dal sito: www.cittanuova.it

Testimoni della fede



Direzione dell'opera
James F. Puglisi

Stefan Tobler


Coordinamento delle voci
per le varie Chiese

Dr. Thomas F. Best

Dr. Stanley Burgess
           
                                     Dr. Günther Gassmann

        Coordinamento Editoriale
   Giovanni D'Alessandro

  Traduzione dall'Inglese
      Cristina Bruni Machiorlatti


È un pregiudizio diffuso che il mondo protestante
non "riconosca i santi". 
In realtà l'eroismo della donazione radicale a Dio 
è fortemente sentito nelle Chiese della Riforma. 
L'opera dà visibilità ad una schiera 
di grandi personaggi cristiani delle Chiese della Riforma. 
Il criterio nella scelta dei profili non è quello 
di essere arrivati ad uno stato di perfezione, 
definito secondo un catalogo di virtù cristiane; 
piuttosto di essersi "abbandonati" all'unico Signore 
e di averLo servito con i doni specifici che ognuno 
ha ricevuto. 
Questo spiega la grande varietà di personaggi 
presentati dal Dizionario: 
Da Johan Sebastian Bach a Dietrich Bonhoeffer, 
a John Milton, 
politici, artisti, fondatori di chiese e movimenti, 
mistici, missionari, persone che hanno dato la vita 
per la giustizia sociale, martiri per la fede.

COLLANA: Grandi opere - dizionari
La sezione DIZIONARI 
della collana GRANDI OPERE 
presenta dizionari di argomento 
filosofico, teologico, storico, scritturistico 
e letterario di sicuro riferimento scientifico 
a cura di specialisti di fama internazionale, 
validi sussidi allo studio e all'insegnamento. 
Le opere hanno un formato vario. 







I "santi" della Riforma
11 Novembre 2010  di Mariagrazia Baroni
Fonte:    Città Nuova editrice




Sono più di trecento i profili dei testimoni della fede, di diverse confessioni,  da Lutero, a Bach, a Bonhoeffer. Città Nuova li ha raccolti in un Dizionario. Ne parliamo con il teologo riformato Stefan Tobler


Carlo V riceve la Confessio Augustana il 25 giugno 1530
È un pregiudizio diffuso 
che il mondo protestante 
non "riconosca i santi". 
In realtà l'eroismo 
della donazione radicale a Dio 
è fortemente sentito anche 
nelle Chiese della Riforma. 
Città Nuova presenta 
una novità editoriale: 
il dizionario 
Sono più di trecento i profili 
di cristiani provenienti 
dalle diverse confessioni, da Johan Sebastian Bach a Dietrich Bonhoeffer, a John Milton che verranno raccontati nell’opera. 
Abbiamo raggiunto uno dei curatori, Stefan Tobler, 
teologo riformato, docente all’università di Sibiu in Romania 
e membro del centro studi interdisciplinare Scuola Abbà.


Professor Tobler, la Confessio Augustana, testo base 
per il protestantesimo redatto nel 1530, mostra quanto 
sia radicata la passione per la santità, l'intimità mistica 
e l'eroismo della radicale donazione a Dio. 
Ci spiega qual è il concetto di santità per le Chiese 
nate dalla riforma? 
E perché il termine "testimoni della fede"?

«Per le Chiese della riforma il concetto di santità è vicino 
al concetto biblico: è l’essere in Cristo nella fede. 
Questo si traduce nella fiducia nella grazia di Dio, poiché è
nella fede 
che tu ti porti in un altro modo di essere, che è l’essere in Cristo. 
Per i singoli, e nello stesso momento insieme,
è al contempo anche un essere in comunione con gli altri
nella communio sanctorum
Fondamentale è che non si pensa tanto ad uno stato raggiunto 
rispetto ad una scala, in un’ascesi di virtù, quanto ad uno 
stato raggiunto con un salto in Cristo. 
Accanto al concetto di santità convive quello di santificazione. 
Non si dimentica, cioè, che poi, nella vita concreta esista un cammino, 
una crescita. Un concetto che, nella storia del protestantesimo, 
ha avuto varie tappe ed è stato molto dibattuto. 
Sia nell’introduzione che nei singoli profili del dizionario, 
è possibile scoprire  le modalità e le forme in cui la  santificazione 
è stato intesa nel protestantesimo»


Questo tipo di lavoro non è un esempio di comunione fattiva 
tra diverse confessioni religiose? 
E come si potrebbe continuare su questa scia 
tracciata dal dizionario?

 «In primo luogo la collaborazione tra i curatori e gli autori è stata 
una esperienza bella e proficua. 
Come fatto in sé è certamente anche un esempio  di quello che 
descrive. Credo che parecchie cose che si trovano nel libro possano 
essere una sorpresa per un lettore cattolico, in particolare ciò che 
riguarda Movimenti protestanti più recenti. Sono chiese più nuove, 
come ad esempio le Chiese pentecostali, che hanno abbastanza spazio
in questo dizionario, in corrispondenza dell'importanza numerica 
nella cristianità di oggi. Proprio questo elemento di sorpresa può, 
e noi speriamo che lo faccia, sollecitare delle domande, della 
curiosità a capire meglio, ad entrare in dialogo con  queste 
realtà esistenti anche in Italia. Ma è anche una sfida per 
capire 
la ricchezza del lavoro di Dio nella storia dell’umanità»


In che modo la lettura del dizionario può stimolare a cercare 
delle figure che per cattolici e protestanti possono essere 
testimoni della fede validi per tutti, 
proprio per questo essere uniti a Cristo.

«Certamente, se ciò che unisce tutta la varietà di questi testimoni, 
che è l’essere uniti a Cristo, venisse fuori sarebbe la cosa più bella. 
Allora avremmo già il cuore di quello che è il fondamento dell’unità 
di tutti i cristiani. Non penso, però, adesso alla possibilità di 
definire un qualche cerchio o gruppo di santi che possano 
essere riconosciuti da tutti indistintamente, perché, forse 
si limiterebbe, la possibilità di vedere la varietà dell’agire dello Spirito 
nelle varie forme di vita cristiana. 
È importante far parlare queste figure così come sono, 
poiché non sono immediatamente e incontestabilmente riconosciute 
da tutti subito, ma hanno un valore unico e importante 
nel loro contesto e nella strada che hanno tracciato»




I numeri del dizionario 
  
60 collaboratori appartenenti alle Chiese nate dalla Riforma del '500
341 profili di testimoni della fede provenienti dalle diverse confessioni:
Chiese luterane, anglicane, pentecostali, metodiste e molte altre
Tra le figure presentate:
Johann Sebastian Bach (musicista)
Dietrich Bonhoeffer (martire del nazismo e teologo)
Soren Kierkegaard (filosofo)
Grace Agar (missionaria)
John Milton (poeta)
Rembrandt Harmenszoon van Rijn (pittore)
Direzione scientifica di James Puglisi e Stefan Tobler.

mercoledì 2 marzo 2011

LA VITA E' OGGI

BASTA A CIASCUN GIORNO IL SUO 
AFFANNO


   Ieri è passato, domani non è ancora venuto;
oggi Dio ti aiuterà.


   Rifiuta al giorno di ieri di oscurare il tuo presente.
La vita non è ieri: è oggi.


   Il contrario della fede è l'ansietà per il domani:
non lasciarti paralizzare dalla paura del domani.


   Non portare la croce di ieri con quella di oggi,
né quella di oggi con quella di domani,
altrimenti ne sarai schiacciato.


   La vita è oggi.
Saluta con gioia ogni aurora
e con fede saluta l'Iddio della tua vita.


   Egli si occupa del tuo passato
per sbrogliare la matassa del presente
e per preparare con amore il tuo avvenire.


                 A. Hunziker





tratto da:
Comitato italiano per la CEVAA
Comunità di Chiese in missione,
Un Sentiero nella Foresta,
raccolta di testi di fede, a cura di Renato Coïsson,
Stampato ma non pubblicato, 2006, Torre Pellice (TO),
p. 165.

martedì 1 marzo 2011

PAGINA VALDESE DI STORIA EUROPEA

tratto dal sito: www.chiesavaldese.org



Il libro del mese
a cura di Giorgio Tourn



Susanna Peyronel Rambaldi, Marco Frattini, 
1561 I Valdesi tra resistenza e sterminio in Piemonte e in Calabria, 
Società di Studi Valdesi, 2011
La reazione cattolica ai movimenti protestanti in Italia. La resistenza armata nelle Valli valdesi del Piemonte e l’Accordo di Cavour. Il massacro delle colonie valdesi di Calabria







1561 I Valdesi tra resistenza e sterminio in Piemonte e in Calabria
La pubblicazione che proponiamo all’attenzione questo mese è un opuscolo di una sessantina di pagine, edito dalla Società di Studi valdesi in occasione del 17 febbraio, data di particolare significato nella comunità valdese perché ricorda l’emancipazione concessa da Carlo Alberto nel 1848. Il fascicolo in oggetto è frutto di una iniziativa di divulgazione storica significativa iniziata nel 1922, proseguita sino ad oggi, che propone annualmente un tema di riflessione, un personaggio, una vicenda, le vicende di una località. Molto spesso l’argomento si connette con una data particolarmente importante della storia. E’ il caso quest’anno in cui ricorre il 450° anniversario di due tragici eventi della storia valdese: la guerra in Piemonte e la strage in Calabria.
La vicenda si colloca in un momento particolare della storia europea che segue la pace di Cateau Cambrésis nel 1559 con cui si ristabiliva un certo equilibrio fra la Francia di Enrico II e la Spagna di Filippo II uniti dalla necessità di risolvere nei loro rispettivi stati il problema sempre più grave della dissidenza religiosa e la crescente presenza di comunità evangeliche ormai entrate sotto l’influenza della Ginevra calvinista.
Nei due territori, Piemonte e Calabria, pur con notevoli diversità di situazione geografica e politiche notevolmente diverse, i nuclei valdesi insediati da secoli stanno maturando in quel periodo la stessa consapevolezza ecclesiale, passare da movimento di dissidenza medioevale a comunità organizzate secondo lo schema della nuova ecclesiologia proposta dai Riformatori. Al ministerio clandestino dei loro barba, vanno sostituendo una predicazione pubblica dell’Evangelo affidata a predicatori qualificati, formati a Ginevra; per la chiesa cattolica, il cui dominio è incontrastato in quei territori, si tratta, è evidente, di una sfida intollerabile, ma non meno preoccupante è per i sovrani questa presenza "eretica" che lascia intravvedere prospettive culturali di tipo "repubblicano", sul tipo svizzero, poco conformi al tipo di potere assoluto che essi rivendicano.

La repressione è dunque inevitabile, iscritta nei fatti. Le truppe di Emanuele Filiberto, rientrato da poco nei suoi Stati, e quelle del viceré di Napoli si muoveranno verso questi borghi dissidenti con le stesse modalità e le stesse tecniche: saccheggio, violenza, distruzione, l’amputazione chirurgica del tumore della libertà.
Le vicende seguiranno però percorsi opposti e il destino delle due aree sarò diverso. In Calabria Guardia, San Sisto e i borghi vicini conosceranno lo sterminio, di cui sarà simbolo il boia che a Fuscaldo sgozza 88 vittime sulla scalinata della chiesa; in Piemonte la resistenza armata che si concluderà nel giugno del 1561 con la capitolazione di Cavour, dove i valdesi otterranno il diritto di professare in un territorio delimitato delle loro valli il culto riformato.

I due autori del nostro saggio evocano molto sinteticamente gli avvenimenti, documentati in numerose pubblicazioni coeve, e rievocati in molti volumi successivi; sottolineano invece, utilizzando brevi citazioni di fonti, i problemi che stanno alla base delle vicende. Il clima teologico e culturale (stiamo avviandoci verso la Controriforma), la posizione delle gerarchie cattoliche, l’elaborazione della teologia protestante in fase di ricerca. Rigorosa sin qui sul principio della sottomissione all’autorità politica, si trova ora a dover dare risposta all’interrogativo della libertà religiosa, della scelta fra martirio e rivendicazione della verità evangelica, del carattere contingente del potere civile.
Vicende esemplari entrambe che, pur nelle dimensioni ridotte all’ambito di una minoranza, ci portano sul piano dei grandi interrogativi del mondo moderno.


9 febbraio 2011