5. Onora tuo padre e tua madre (Esodo 20,12)

Onora tuo padre e tua madre,affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà. 
 
Il comandamento onora tuo padre e tua madre è il secondo comandamento positivo, dopo quello sul sabato. Ci sono solo questi due comandamenti che dicono di fare qualcosa; tutti gli altri iniziano con un “Non” e vietano di fare qualcosa.
Questo comandamento non ha nulla a che fare con l’obbedienza dei bambini ai loro genitori. Come abbiamo già detto, i dieci comandamenti sono indirizzati all'israelita adulto e anche questo non fa eccezione. Quello di cui si parla qui è quindi come l’israelita adulto deve trattare i propri genitori quando questi diventano anziani e soprattutto quando non sono più in grado di mantenersi da soli.
A quei tempi non c'era la pensione, e la sussistenza dipendeva dal proprio lavoro fino alla fine della propria vita. Quando non si era più in grado di lavorare, c'era bisogno che qualcuno si occupasse degli anziani, che altrimenti rischiavano di cadere in miseria.
E nella legge dell’AT vi sono diversi brani che parlano dei genitori e prevedono anche delle pene pesanti per chi maltratta i genitori; per esempio: “Chi percuote suo padre o sua madre deve essere messo a morte […] “Chi maledice suo padre o sua madre deve essere messo a morte” (Es. 21,15.17). altre prescrizioni sui genitori si trovano nel Levitico (ad es. 20,9) e in Deuteronomio (ad es. 27,16).

Onora tuo padre e tua madre comprende quindi, insieme al rispetto, anche un impegno molto pratico di trattare bene e anche di prendersi cura dei genitori anziani, di curarli finché sono in vita. La questione dell’onore è quindi molto concreta, ed ha anche una ricaduta economica.
Lo abbiamo visto nel brano di Matteo 15 dove Gesù se la prende con la regola che i maestri della legge avevano introdotto, che permetteva di non occuparsi dei genitori se il denaro che sarebbe servito a questo fosse stato dato in offerta per il culto.
Donando del denaro per il culto, si veniva esonerati dall'impegno di curare i propri anziani genitori. Gesù polemizza molto aspramente sul fatto che l'impegno personale possa essere sostituito da un'offerta in denaro, molto meno impegnativa per chi i soldi ce li aveva e molto discriminante per chi i soldi non ce li aveva.
Ecco quindi un primo aspetto dell’onorare padre e madre: occuparsi materialmente di loro. Abbiamo detto all’inizio della lettura dei dieci comandamenti che essi erano le istruzioni per l’uso della libertà che Dio aveva donato al popolo di Israele.
Apparentemente questo comandamento non c’entra con la libertà, ma in realtà qualcuno sostiene che aiutare i genitori non più autosufficienti voglia in fondo dire aiutarli a rimanere liberi, a mantenere lo “status” di persone autonome perché liberate da Dio dalla schiavitù: se loro non possono più lavorare e coltivare la terra per la loro sussistenza, lo faranno gli eredi di quella terra al posto loro e per loro, ma continueranno a vivere del frutto della terra che Dio ha dato loro insieme alla libertà.
Notiamo a proposito, che nell’AT si parla sempre insieme di padre e madre; nonostante la società fosse senza dubbio patriarcale e la donna contasse molto poco, almeno in questo ambito padre e madre sono considerati insieme.
Fermiamoci un attimo sul verbo “onorare”: Il verbo onorare che viene usato qui, viene spesso usato nell'AT per indicare l'onore che va reso a Dio. Lo stesso verbo viene usato per Dio e per i genitori, e questo è quindi un fatto molto rilevante dal punto di vista della fede e non solo dal punto di vista etico.
Le ragioni per cui ai genitori è dovuto lo stesso onore che è dovuto a Dio sono almeno due: Essi sono coloro che ti hanno donato la vita, potremmo dire collaborando con Dio alla tua creazione; tu sei creatura di Dio attraverso l'opera dei tuoi genitori.
Ma poi – e forse potremmo dire soprattutto – sono coloro che hanno il compito di insegnare ai figli la Torah, lo abbiamo letto nel testo del libro del Deuteronomio e questa cosa ricorre in molti altri passaggi dell'AT. I genitori sono quindi i primi testimoni della parola di Dio e i primi educatori alla fede.
Non il comandamento in sé, ma la visione globale che l’AT ha dei genitori, implica quindi che i genitori abbiano questo compito di educazione e testimonianza.
Questo comandamento, oltre a essere uno dei due comandamenti positivi, è anche uno dei pochi comandamenti seguiti da una promessa: affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà.
Quella del Deuteronomio è un po’ più lunga: Onora tuo padre e tua madre, come il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha ordinato, affinché i tuoi giorni siano prolungati e affinché venga a te del bene sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà.
La promessa è quella di una lunga vita sulla terra che Dio “ti dà” (nell’ottica dell’Esodo la terra deve ancora essere data). È interessante che la promessa da un lato sia legata alla terra e d’altro lato leghi insieme due generazioni. Il bene di una generazione è legato al bene della generazione precedente, e così via.
Oggi, davanti ai problemi ambientali, del clima ecc. potremmo anche rovesciare il discorso: il bene della generazione che verrà dipende dal nostro agire bene sulla terra che Dio ci ha dato.
Ma la sostanza non cambia: nella vita materiale, nella cura della terra, nella trasmissione della fede le generazioni sono legate le une alle altre, in un rapporto di cura reciproca, in un dare e ricevere reciproco.
Questo ci insegna questo comandamento; e oltre a questo ci ricorda una cosa importante, che in fondo ci ricorda tutta la Bibbia: l’AT, le parole di Gesù che abbiamo letto e tutto l’insegnamento di Gesù, ovvero a tenere insieme nelle nostre relazioni l’aspetto materiale e l’aspetto spirituale. l’onore ai genitori comprende entrambi gli aspetti e Gesù critica chi vuole separarli per dedicarsi solo a quello spirituale.
Tutte le relazioni sono invece sia materiali, sia spirituali e i due ambiti non sono in opposizione,ma strettamente legate fra loro. Ricevere dai genitori la testimonianza di fede e dare loro aiuto e sostegno fino alla fine dei loro giorni sono due cose che fanno parte della stessa relazione, dello stesso dono che Dio ci ha fatto.

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