“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”


Pane
Con la richiesta del pane quotidiano arriviamo alla prima delle richieste del Padre Nostro che riguardano direttamente l’essere umano. Le tre precedenti richieste riguardavano Dio: la santità del suo nome, il suo regno di amore e di giustizia, la sua volontà. Ora le altre tre richieste riguardano noi.
Ma in realtà le prime tre richieste non riguardavo soltanto Dio, bensì anche noi, e le tre che seguono non riguardano soltanto noi, bensì anche Dio.
La prima è la richiesta del pane. Nel Padre Nostro il pane viene addirittura prima del perdono. Perché con la pancia vuota è difficile sia perdonare che chiedere perdono. È difficile parlare dell’evangelo se si ha fame e con chi ha fame.
Lo sapeva bene Gesù, che in occasione della cosiddetta “moltiplicazione dei pani”, capisce che la gente ha fame e non può più starlo ad ascoltare senza prima nutrirsi.
Qui ci troviamo davanti a una richiesta molto materiale. Ma per Dio non esiste la distinzione tra materiale e spirituale che noi siamo soliti fare. Per Dio il materiale è spirituale, e viceversa. Il materiale è dunque degno di essere chiesto in preghiera a Dio, come molte cose materiali e pratiche sono oggetto della legge che Dio dona a Israele.
Dio ci ha creati materiali e spirituali, siamo una creatura sola, una persona sola. E Dio si occupa di tutta la nostra persona e non solo di un pezzo. Dio si occupa del nostro corpo, del nostro sostentamento, ma non solo, del nostro benessere e della nostra felicità. Il pane è anzitutto il pane concreto che mangiamo ogni giorno, ma per esteso ogni cibo, e anche ciò di cui ci vestiamo, ci riscaldiamo, e tutto ciò che ci serve per vivere. Nel pane quotidiano Lutero include il coniuge, il buon governo, la salute, gli amici e i vicini.
Quella di Lutero è un’interpretazione, la Bibbia dice pane, che era il cibo quotidiano del contadino palestinese a cui è rivolto il sermone sul monte, in cui si trova il Padre Nostro.
Ma è un’interpretazione corretta: Dio si preoccupa di tutto ciò che ci fa vivere serenamente e dignitosamente, e sappiamo che se non c’è pace, il pane scarseggia; sappiamo che in una vita condotta in solitudine il pane è più amaro.
Il pane è ciò che è necessario e nella vita non è necessario soltanto mangiare, ma anche avere amici, relazioni umane e affettive, avere cultura, insomma tutto ciò che rende una vita non solo possibile (sopravvivenza), ma anche dignitosa.

Oggi, quotidiano
Ma senza dimenticare la sobrietà. Senza dimenticare che il pane è la richiesta innanzitutto del povero, che non è sicuro se oggi avrà pane da mangiare. Tre quarti dell’umanità è in queste condizioni, non dimentichiamolo. È per questo che Gesù ci insegna a dire: dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Nel Padre Nostro non si chiede il pane per domani o dopodomani, ma si chiede oggi il pane quotidiano, cioè per oggi.
La Bibbia ci insegna a chiedere oggi quel che ci serve per oggi, il necessario: nulla di meno, ma anche nulla di più. Per non dimenticare che è Dio che ce lo dà.
Il pane è chiesto e donato e quindi è un dono e noi non possiamo trasformare il dono in un possesso; per questo oggi e per questo quotidiano, perché io sappia che ogni giorno devo chiedere di nuovo il pane al solo che può donarmelo: Dio.
Il pane non ci è garantito dal nostro lavoro – e quanto questo sia vero in questi tempo molti lo sperimentano sulla loro pelle... - dalla società in cui viviamo, dall’economia, dal mercato... ci è garantito soltanto dalla promessa che Dio non ci abbandona. Siamo noi che non condividiamo il pane che Dio dona in misura sufficiente e abbondante per tutti.
Come la manna nel deserto, che veniva donata ogni giorno, era sufficiente per tutti, ma non si poteva accumulare, perché marciva. La Bibbia dice chiaramente che accumulare non è giusto e non serve a nulla. Non è giusto perché quello che accumuli è per te oggi il superfluo, mentre per un'altra persona può essere oggi il necessario.

Dacci
La richiesta del Padre Nostro deve essere sincera. Ma come può essere sincera se io il pane ce l’ho già prima di chiederlo a Dio? La preghiera diventa allora inutile, per il fatto che io il pane ce l’ho già? Dovrebbero pregare soltanto coloro che non hanno il pane da mangiare? Altra obiezione: io il pane me lo guadagno! Lavoro duramente per guadagnarmi il pane, me lo merito! Perché devo chiederlo, se me lo sono guadagnato?
Chiedere “dacci il pane” rischia di diventare una preghiera poco seria, che ripetiamo senza crederci. Dire “Dacci” significa confessare che tutto è dono, e che il nostro rapporto con Dio è principalmente il rapporto di chi riceve, noi, con colui che dona, Dio. Significa ovvero confessare e ammettere che nulla ci è dovuto, ma tutto ci è donato.
E dunque anche il pane, anche se me lo sudo lavorando con fatica, è un dono; come la vita. Il Padre Nostro vuole farci capire che la vita è un dono, che se viviamo, mangiamo, ci nutriamo, è un dono di Dio. Dio ha creato tutto ciò che mangiamo, beviamo, che ci circonda. L’essere umano ha creato molte cose, è vero, ma ha sempre solo lavorato sulla materia che Dio gli ha messo a disposizione. Come gli ha messo a disposizione l’intelligenza per fare ciò che ha fatto.
Solo chi ha capito che la vita è un dono può dire sinceramente il Padre Nostro. La morale comune dice “tutto ci è dovuto”; la Bibbia dice “tutto ci è donato”. Il pane è un dono, gli amici sono un dono, la cultura è un dono. Anche quello che a noi sembra di guadagnarci è in realtà un dono. Un dono che Dio ci fa, quotidianamente.
Chiedergli tutti questi doni, a partire dal pane, è segno di fiducia e di umiltà, è riconoscere che Dio è il donatore, noi siamo coloro che ricevono.

Nostro
Il pane che chiediamo è il nostro. In preghiera a Dio non chiedo nulla per me che io non chieda anche per gli altri. Altrimenti sarebbe una preghiera egoista. Non posso chiedere il pane per me e non per gli altri. Non posso chiedere salute, pace, gioia per me e non per gli altri.
Quello che chiedo per me devo anche essere pronto a darlo. Nella Bibbia il pane è sempre condiviso. Quante volte la Bibbia ci racconta di pasti, di tavolate in cui si condivide il cibo, oltre alla parola di Gesù.
Chiedendo “dacci oggi il nostro pane quotidiano” dobbiamo pensare anche sempre alla cosiddetta moltiplicazione di pani e dei pesci. Che non fu una moltiplicazione, ma una divisione, una condivisione. Nel momento più alto e più simbolico della sua vita, Gesù condivide il pane con i suoi discepoli.
Il pane è nostro perché non può essere mio. Il pane mio, è il pane sottratto a qualcun altro. Il pane nostro è il pane che Dio ci dona. Perché Dio lo dona a tutti e se qualcuno ne è senza è perché qualcuno glielo ha tolto.
Se è il pane che Dio dona è nostro. Se viene ignorato o dimenticato che esso è dono di Dio, il pane diventa mio e iniziano le ingiustizie e la miseria.

Il Padre Nostro ci fa capire quello di cui abbiamo bisogno, ci dice a chi chiederlo, a chi lo dobbiamo. Ci insegna a non sottovalutare i nostri bisogni, ma nemmeno a sopravvalutarli. Ci fa capire che non siamo individui che vivono soli, ma che viviamo insieme e che dobbiamo condividere i doni di Dio.
In fondo chiediamo a Dio di darci ciò che ci ha già dato. Ma tutti i giorni noi abbiamo bisogno di pane, di vestiti, di amici e tutti i giorni Dio ci dà tutto questo.
La preghiera in cui chiediamo a Dio il pane e ogni altra cosa è rivolta a colui che ci ha già dato tutto questo. È una preghiera fondata sulla fiducia nella sua promessa, ed anche nella gratitudine per quello che Dio ci dona ogni giorno.

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