4. Ricordati del giorno del riposo per santificarlo (Esodo 20,8-11)

Esodo 20,8-11

Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa' tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città;

poiché in sei giorni il Signore fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato.
 
Deuteronomio 5,12-15
Osserva il giorno del riposo per santificarlo, come il Signore, il tuo Dio, ti ha comandato.Lavora sei giorni, e fa' tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bue, né il tuo asino, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città, affinché il tuo servo e la tua serva si riposino come te.
Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore, il tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e con braccio steso; perciò il Signore, il tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del riposo


 
Il comandamento sul sabato è uno dei due comandamenti positivi che troviamo nel decalogo, insieme a quella che ordina il rispetto dei genitori. Non c’è qui un divieto, non è posto un limite, ma è indicata un’azione positiva, quella di osservare il giorno del riposo.
L’osservanza del sabato è centrale nella vita e nella fede d'Israele e questa importanza è passata anche nel cristianesimo. È senz’altro una delle eredità più belle che abbiamo ricevute dalla fede ebraica.
Il sabato è un segno distintivo di Israele. Questa funzione di distinguere Israele dagli altri popoli è probabilmente nata durante l’esilio in Babilonia, dove Israele aveva perso molti dei suoi legami con Dio. In Babilonia non c’era culto perché non c’era tempio, e la fede doveva esprimersi in altri modi.
Uno di questi modi era il sabato, che legava Israele al suo Dio attraverso il ricordo delle grandi opere che Egli aveva compiute per il suo popolo. In tutto il pentateuco e anche nei libri dei profeti il sabato è considerato con la massima importanza. Addirittura per chi non osserva il giorno del riposo è prevista la pena di morte. Dio definisce il sabato “un segno tra me e voi”.
Il comandamento sul sabato ha una particolarità: nelle due versioni che abbiamo nella Bibbia, quella che si trova nel libro dell’Esodo e quella che si trova nel libro del Deuteronomio, c’è una differenza molto importante.
Nella versione di Esodo 20 l’osservanza del sabato è motivata dal fatto che Dio ha creato il mondo in sei giorni e poi il settimo si è riposato. Nella versione di Deuteronomio 5 invece il motivo per cui Israele deve osservare il riposo è il fatto che esso è stato schiavo in Egitto.
Soffermiamoci un momento su queste due motivazioni. Secondo Esodo 20 l’essere umano si riposa perché anche Dio si è riposato. Dio crea per sei giorni e il settimo giorno si riposa.
Lo abbiamo letto anche nel racconto del dono della manna: Dio per sei giorni dona la manna a Israele, ma il sesto giorno ne dona il doppio affinché Israele non debba andarla a raccogliere il settimo giorno e si possa riposare.
Ma non solo Israele si riposa il settimo giorno perché non deve raccogliere la manna; anche Dio si riposa il settimo giorno, non dovendo dare la manna a Israele.
Da questo fatto potremmo concludere che Dio non è solo ciò che fa. Dio è creatore, ma non è solo creatore, perché è Dio è Dio anche quando si riposa. Dio è colui che dà la manna a Israele, ma non è solo questo perché Dio è Dio anche quando il settimo giorno non dà la manna, ma si riposa. Ciò che Dio è non si esaurisce in ciò che Dio fa. Dio è più grande di ciò che fa.
E questo vale anche per l’essere umano. Noi non siamo solo quello che facciamo. Quello che noi siamo non è dato soltanto da ciò che facciamo. Mi sembra una cosa molto importante in una società che spesso ti considera per quello fai, in particolare per il tuo mestiere: se fai il medico sei un medico; sei fai l’operaio sei un operaio; se studi sei uno studente; se sei disoccupato, non sei nulla, perché non fai nulla e per la società sei un peso.
Il comandamento del riposo ci dice che non siamo solo quello che facciamo, siamo anche altro, siamo di più di quel che facciamo.
In altre parole, il lavoro non è tutto, ma non solo il lavoro, bensì tutto il tuo fare non è tutto; il tuo essere non è il tuo fare, non si esaurisce lì.
Il sabato ci si ritrova tutti uguali: medici, operai, studenti, disoccupati, pensionati… tutti uguali davanti a Dio perché non è più il tuo fare che dice chi tu sei, ma quello che Dio ha fatto per te che ti dice chi tu sei.
Nella versione del decalogo che troviamo nel Deuteronomio la motivazione del comandamento del sabato è diversa; dice il comandamento: “Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore, il tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e con braccio steso; perciò il Signore, il tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del riposo”. La liberazione dall’Egitto è dunque il motivo per cui Israele deve osservare il giorno del riposo.
Ci si può riposare e ci si deve riposare perché non si è più schiavi. Lo schiavo non riposa, è sempre a disposizione del suo padrone; è la persona libera che riposa. Israele è libero e quindi riposa. Ma solo, il comandamento va oltre: Israele dovrebbe avere imparato la lezione e quindi in Israele anche i servi il sabato devono riposare.
È quasi come se lo schiavo nel giorno di sabato non fosse più schiavo, perché può riposare. Il riposo è un’anticipazione della libertà, o una parentesi di libertà, perché l’obbligo di lavorare, anche per lo schiavo, cessa.
E dunque riposano il servo, la serva, lo straniero, il bestiame. Tutto si ferma, tutto riposa nel giorno del sabato.
Tutti gli esseri umani e anche la natura, gli animali, ma anche la terra riposa – anche se qui non è detto esplicitamente – perché se tutti riposano, nessuno la può lavorare.
Il senso dell’esistenza delle persone e delle cose che Dio ha create va aldilà di quel che ciascuno fa. Detto in altre parole Dio non ci ha creati solo per lavorare. Nulla e nessuno è creato soltanto per lavorare e per fare, ma tutti siamo stati creati anche per gioire dei doni di Dio e dunque per lodarlo e per ringraziarlo.
Nel comandamento non si parla esplicitamente di culto, ma di santificare il giorno del sabato. Gli ebrei tenevano nel giorno di sabato la preghiera e la meditazione della parola nelle sinagoghe, a differenza del culto nel tempio che avveniva ogni giorno.
I primi cristiani hanno continuato a celebrare il sabato il giorno del riposo, mentre il giorno successivo ricordavano la resurrezione di Gesù. Poi, quando il cristianesimo divenne religione di tutto l’impero romano, il giorno del riposo e la domenica (che vuol dire “giorno del Signore”) divennero una cosa sola.
È importante ricordare che il comandamento contiene due aspetti diversi, ma entrambi molto importanti. In che cosa consiste il santificare il giorno del sabato? È un giorno dedicato a se stessi o un giorno dedicato a Dio?
Tutte e due le cose. La grandezza di questo comandamento – e della concezione di fede che sta alla sua base – sta nel fatto che “io” e “Dio” non sono in contraddizione.
Il riposo e il culto rivolto a Dio possono, anzi devono, convivere. Sono due aspetti indispensabili della vita di un credente. Il giorno del riposo è il giorno in cui ciascuno può essere se stesso, e soprattutto può essere se stesso davanti a Dio, e dedicarsi a se stesso, ai propri affetti, alle proprie passioni, e non soltanto al proprio dovere.
La libertà che i dieci comandamenti insegnano a vivere passa anche attraverso il riposo, è anche libertà dal lavoro, dal fare, dal “dovere” in senso lato, sia esso in senso lavorativo, sia esso nel senso delle necessità quotidiane e familiari.
Per esempio: è ormai una realtà che la domenica molti negozi sono aperti, soprattutto la grande distribuzione (a scapito dei piccoli negozi). Diverse chiese in paesi europei hanno preso posizione contro l’apertura domenicale dei negozi, non per motivi di bigottismo cristiano, ma per salvaguardare il fatto – e l’idea – che ci debba esser un momento in cui non si lavora (i negozianti) e di conseguenza non si compra, che le persone o le famiglie possono fare altro che chiudersi in un centro commerciale, non soltanto per poter andare in chiesa, ma anche per poter stare insieme senza dedicarsi agli acquisti.
Il giorno del riposo è il giorno in cui si tocca con mano che Dio non ci ha creato soltanto per lavorare, per produrre e per guadagnare, ma che lo scopo della nostra creazione è un altro, è la lode di Dio da un lato ed è la nostra gioia dall’altro.
Lo stesso si potrebbe dire della nostra libertà: il sabato ci ricorda che la libertà è dono di Dio, e che se si diventa schiavi del lavoro, o perché ci è imposto o perché ce lo scegliamo deliberatamente, si perde di vista lo scopo della libertà che Dio ci ha dato, che è, di nuovo, la lode di Dio.
Il giorno del riposo è un giorno di gioia e di festa, perché osservando il giorno del riposo ricordiamo che Dio ci ha creati e ci ha resi liberi perché lo potessimo lodare liberamente. È un giorno che Dio ci ha donato affinché mettiamo un po’ da parte il nostro fare e il nostro affannarci, e lasciamo spazio a noi stessi e a Dio, alla nostra gioia e alla sua lode.

Nessun commento: