mercoledì 29 marzo 2017

Predicazione di domenica 26 marzo su Luca 22 e 24 a cura di Marco Gisola e scuola domenicale

Culto con scuola domenicale - Biella 26 marzo 2017


Salmo 103,10-13
Egli non ci tratta secondo i nostri peccati,
e non ci castiga in proporzione alle nostre colpe.
Come i cieli sono alti al di sopra della terra,
così è grande la sua bontà verso quelli che lo temono.
Come è lontano l'oriente dall'occidente,
così ha egli allontanato da noi le nostre colpe.
Come un padre è pietoso verso i suoi figli,
così è pietoso il SIGNORE verso quelli che lo temono.


preghiera
Signore nostro Dio, oggi ascolteremo racconti che parlano di colpa e di resurrezione. Nel nostro culto si incontrano oggi la nostra piccolezza e la nostra infedeltà da un lato e il tuo grande amore dall’altro.
Noi sappiamo che tu non ci tratti secondo le nostre colpe, ma che ci tratti secondo la tua misericordia. Che vuoi vincere il male che facciamo noi con il bene che fai tu e che hai fatto in Cristo per noi.
Donaci di accogliere la tua parola con umiltà e con gioia.
Il tuo Spirito faccia penetrare la tua parola nel profondo della nostra vita.


Predicazione
In queste ultimi incontri abbiamo letto alcuni racconti dalla Bibbia che parlano di quello che è successo a Gesù negli ultimi giorni prima della sua morte. Questo periodo degli ultimi giorni di Gesù si chiama “Passione”, perché Gesù patisce, soffre. E poi abbiamo letto anche un racconto di quello che succede dopo la sua resurrezione, a Pasqua.


Luca 22: Pietro
Dopo che avevano mangiato insieme la loro ultima cena, Gesù aveva detto ai discepoli che uno di loro lo avrebbe tradito, ma Pietro aveva detto che lui non solo non l’avrebbe tradito ma che sarebbe stato disposto a morire insieme a lui.
Pietro vuole bene a Gesù e il suo desiderio è di seguirlo fino alla fine.
Ma Gesù conosce bene Pietro e gli dice una cosa che Pietro non avrebbe mai voluto sentire: gli dice che lui lo avrebbe rinnegato, cioè avrebbe negato di conoscerlo. Pietro ci sarà sicuramente rimasto molto male, ed è convinto che Gesù si sbagli.
E infatti quando Gesù viene arrestato e viene portato dal sommo sacerdote, Pietro è l’unico tra i discepoli che segue Gesù. Vuole vedere che cosa succede a Gesù, che cosa gli fanno.
Ma mentre è nel cortile del palazzo dove hanno portato Gesù, qualcuno lo riconosce…


lettura Luca 22,56-62
56 Una serva, vedendo Pietro seduto presso il fuoco, lo guardò fisso e disse: «Anche costui era con Gesù». 57 Ma egli negò, dicendo: «Donna, non lo conosco». 58 E poco dopo, un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di quelli». Ma Pietro rispose: «No, uomo, non lo sono». 59 Trascorsa circa un'ora, un altro insisteva, dicendo: «Certo, anche questi era con lui, poiché è Galileo». 60 Ma Pietro disse: «Uomo, io non so quello che dici». E subito, mentre parlava ancora, il gallo cantò. 61 E il Signore, voltatosi, guardò Pietro; e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detta: «Oggi, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». 62 E, andato fuori, pianse amaramente.


Quello che Gesù aveva detto succede: Pietro per tre volte nega di conoscere Gesù. Eppure aveva vissuto con lui giorno e notte per così tanto tempo…! Pietro si rende subito conto di quello che ha fatto, e piange: “pianse amaramente” dice il testo.
Pietro era molto sicuro di se stesso e dobbiamo ammettere che in effetti lui ha avuto il coraggio di seguire Gesù fino nel cortile del palazzo dove lo interrogano. Mostra coraggio e affetto per Gesù. Ma poi viene preso dalla paura: “Non lo conosco”, dice parlando di Gesù e poi altre due volte nega di essere un suo discepolo.
Gesù, da dentro il palazzo, lo vede, si volta e guarda Pietro e Pietro si sente male, perché in quel momento ricorda che Gesù glielo aveva detto che lo avrebbe rinnegato per tre volte...
Pietro è proprio come noi. Ciò che lui fa nei confronti di Gesù, ci accade ogni giorno: ci succede di essere molto sicuri di noi stessi, forse a volte anche un po’ presuntuosi, pensiamo di poter fare questo e quello, magari pensiamo di poterlo fare meglio degli altri…
E ci accade spesso anche di avere paura, tutti hanno paura di qualcosa, solo i supereroi dei cartoni animati non hanno paura di nulla.
Come Pietro, tante volte pensiamo di essere forti e invece viene fuori tutta la nostra debolezza e fragilità. Non sempre per fortuna, ma è un’esperienza che facciamo spesso.
Tutti noi vorremmo riuscire bene in quello che vogliamo fare, a volte siamo anche un po’ presuntuosi, contiamo troppo su noi stessi e sulle nostre forze e può capitare che le cose non vadano come abbiamo pensato.
Nel caso di Pietro quello che lo ha tradito è stata la paura. La paura è il sentimento più normale che ci sia, tutti hanno paura di qualcosa e la storia di Pietro ci fa vedere che pensare di non avere paura è un errore molto facile da fare.
Il racconto ci dice che Gesù sapeva che Pietro lo avrebbe rinnegato. Questo vuole dire che Gesù sapeva quello che Pietro non sapeva, o non voleva accettare. Gesù conosceva bene Pietro e conosceva la sua paura. Pietro invece si è sopravvalutato, ha negato la sua paura.
Gesù ha detto a Pietro che lo avrebbe rinnegato prima che succedesse, ma non lo ha sgridato. Perché Gesù non chiede a Pietro di fare una cosa che lui non può fare. Gesù accetta la debolezza di Pietro, anche quando Pietro non vuole accettarla.
Gesù vuole bene a Pietro così com’è, anche se Pietro non è coraggioso come pensa di essere. Ma a Gesù non interessa che Pietro sia coraggioso, gli interessa che abbia fiducia in lui. Sono due cose diverse.
Da quando è stato arrestato Gesù è solo, lì i discepoli non possono più seguirlo, nella sua Passione (la sua sofferenza) i discepoli non possono seguirlo. Pietro ci prova, ma fallisce perché era inevitabile che fallisse. Nessuno può andare con Gesù fino alla croce, e anche se Pietro vorrebbe farlo, non può.
Potremmo dire che Gesù aveva già perdonato Pietro per il suo rinnegamento, anche se non era per nulla contento, ma Gesù non voleva nemmeno che Pietro fosse arrestato anche lui e finisse anche lui ucciso come sarà lui.
Gesù non ci chiede quello che non possiamo fare; non ci chiede di essere perfetti. Ci chiede di essere fedeli in tutto ciò che possiamo fare.
Vogliamo raccogliere in una preghiera tutti i nostri rinnegamenti, tutte le volte che abbiamo messo Gesù da parte.


Preghiera
Signore, anche noi come Pietro a volte ti rinneghiamo.
Non diciamo di non conoscerti, ma a volte viviamo come se non ti conoscessimo.
Non amiamo come tu ci hai insegnato e non guardiamo il nostro prossimo come un fratello o una sorella, ma come un estraneo.
Come Pietro, anche noi a volte siamo presuntuosi, troppo sicuri di noi stessi e anche noi, come Pietro, siamo delusi di noi stessi.
Ma sappiamo che, come Pietro, tu non ci abbandoni e ci aiuti a superare questi momenti.
per questo ti chiediamo perdono, nel nome di Gesù. Amen


Luca 24 - Emmaus
Come sapete la Bibbia non racconta la resurrezione di Gesù. Nessuno ha visto Gesù risuscitare. Racconta però diversi incontri con il Gesù risorto. Con i bambini abbiamo letto (raccontato) una bella storia di incontro con il Gesù risorto. La storia parla di due discepoli che il pomeriggio tardi del giorno di Pasqua – cioè il giorno dopo il sabato - vanno via da Gerusalemme per andare verso un villaggio di nome Emmaus.
A un certo punto …




lettura Luca 24,15-16:
Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù stesso si avvicinò e cominciò a camminare con loro. Ma i loro occhi erano impediti a tal punto che non lo riconoscevano”


Uno sconosciuto si affianca a loro e inizia a parlare con loro. È Gesù, ma i due discepoli non lo riconoscono: i loro occhi sono impediti, dice il testo.


Lettura 24,17-24:
17 Egli domandò loro: «Di che discorrete fra di voi lungo il cammino?» Ed essi si fermarono tutti tristi. 18 Uno dei due, che si chiamava Cleopa, gli rispose: «Tu solo, tra i forestieri, stando in Gerusalemme, non hai saputo le cose che vi sono accadute in questi giorni?» 19 Egli disse loro: «Quali?» Essi gli risposero: «Il fatto di Gesù Nazareno, che era un profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo; 20 come i capi dei sacerdoti e i nostri magistrati lo hanno fatto condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21 Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele; invece, con tutto ciò, ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose. 22 È vero che certe donne tra di noi ci hanno fatto stupire; andate la mattina di buon'ora al sepolcro, 23 non hanno trovato il suo corpo, e sono ritornate dicendo di aver avuto anche una visione di angeli, i quali dicono che egli è vivo. 24 Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato tutto come avevano detto le donne; ma lui non lo hanno visto».


Gesù ovviamente sa quello che gli è successo, ma vuole farselo raccontare dai due discepoli. I discepoli sanno che le donne e poi alcuni altri discepoli hanno visto la tomba vuota. Ma per ora sono fermi lì, alla tomba vuota.
E infatti se ne sono andati da Gerusalemme. Hanno lasciato gli altri discepoli che stavano là e sono partiti verso Emmaus. Non sappiamo se a Emmaus ci sia casa loro, o se sia solo una tappa del viaggio. Comunque sono andati via.
Con i bambini abbiamo fatto un lavoretto sulle emozioni dei discepoli. Nel loro viaggio verso Emmaus abbiamo pensato che queste fossero le loro emozioni:
tristezza: sono tristi, perché Gesù non è più con loro
frustrazione: hanno investito tantissimo, forse tutto, nel seguire Gesù e ora… tutto sembra finito, tutto sembra fallito. Gesù è morto e una tomba vuota aggiunge solo mistero alla loro delusione
pesantezza: si sentono stanchi e pesanti, non sanno più che cosa fare
amarezza: forse pensano anche che avrebbero fatto meglio a non dare retta a Gesù, se tanto doveva finire così…
con questi sentimenti incontrano questo sconosciuto, che reagisce al loro racconto rimproverandoli un po’ e spiegando loro che cosa le scritture - cioè l’AT – dice del messia che doveva venire.
Stanno ancora parlano quando arrivano vicino a casa loro (o a un posto dove possono mangiare) e invitano Gesù a fermarsi con loro. È tardi, sta facendo sera, non è saggio viaggiare quando fa buio.
Gesù accetta e si ferma a mangiare con loro. E cosa succede?


Lettura Luca 24,30-35:
30 Quando fu a tavola con loro prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero; ma egli scomparve alla loro vista. 32 Ed essi dissero l'uno all'altro: «Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr'egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?» 33 E, alzatisi in quello stesso momento, tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli undici e quelli che erano con loro, 34 i quali dicevano: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone». 35 Essi pure raccontarono le cose avvenute loro per la via, e come era stato da loro riconosciuto nello spezzare il pane.


Mentre spezza il pane, come ha fatto nell’ultima cena con tutti i discepoli, lo riconoscono. Cosa dice il testo: “Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero”. I loro occhi all’inizio erano impediti,, ora vengono aperti.
Abbiamo notato che il verbo usato qui è passivo: “furono aperti”. Sembra che qualcuno apra gli occhi dei due discepoli.
Nella Bibbia spesso quando c’è un verbo passivo, il soggetto è Dio. Il racconto ci vuol dire che Dio apre i loro occhi nel momento in cui Gesù fa il gesto che rappresentava il sono di se stesso.
Ma appena lo riconoscono, Gesù sparisce dalla loro vista. Non possono godere di quel momento e fargli tutte le domande che avrebbero voluto fargli. Perché?
Forse perché non è il momento di parlare ma è il momento di … andare.
I discepoli tornano a Gerusalemme. Ma non era buio? Sì era buio, ma in quel momento sono talmente felici da affrontare anche un viaggio al buio. È come se l’incontro con Gesù illumini la strada che devono fare.
E a Gerusalemme scoprono che anche gli altri discepoli hanno incontrato Gesù. Inizia una nuova storia.
Quali sentimenti provano nel viaggio di ritorno?
Gioia, serenità, pace, entusiasmo … non sono più tristi, non c’è più amarezza, non c’è più frustrazione, ma gioia, serenità, pace, entusiasmo, che sono i sentimenti della speranza.
Prima si ritiravano tristi tristi, andavano via, si allontanavano dagli altri, perché pensavano di non avere più nulla da fare, ora invece ritornano a Gerusalemme, ritornano al centro, ritornano dagli altri discepoli.
Questa è la Pasqua. È una trasformazione della vita, non solo delle nostre emozioni. Le emozioni esprimono un nuovo modo di vedere la vita e di vivere. La Pasqua dà uno scopo e un senso alla vita dei discepoli.
Ora ritroveranno gli altri discepoli e insieme a loro faranno comunità, condivideranno gioie e speranze. E tutti insieme comunicheranno agli altri questa grande novità, questa grande trasformazione.
Diranno che la tristezza può trasformasi in gioia, l’amarezza in pace, la frustrazione in serenità… la vita può cambiare, questo è l'evangelo, la buona notizia di Pasqua
ci lasciamo con due piccoli simboli:
i sandali perché Pasqua mette in cammino, fa partire, come i discepoli di Emmaus, che nonostante la loro stanchezza, ripartono per Gerusalemme
la candela perché i due discepoli partono di sera, quando è già quasi buio. La resurrezione di Gesù illumina la notte, illumina la strada che dobbiamo percorrere.
Che il Signore ci metta in cammino sulla sua strada, la strada della gioia, della pace, della speranza e la illumini quando la strada si fa buia e incerta con la luce della Pasqua