giovedì 30 luglio 2009

ANNULLO POSTALE 500° ANNIVERSARIO DI GIOVANNI CALVINO IL 24 AGOSTO A TORRE PELLICE

Le Poste Italiane hanno approntato per lunedì 24 agosto 2009 uno speciale annullo postale in occasione del cinquecentenario della nascita di Giovanni Calvino.

Uno sportello postale mobile di Poste Italiane sarà infatti allestito a tale scopo in quell'occasione.

A cura del Centro culturale valdese sarà possibile acquistare la cartolina postale di Calvino con l'annullo al costo di 2 euro, presso la Casa Valdese di Torre Pellice, durante il lunedì 24 agosto dalle 10,30 alle 13,30 e dalle 15,00 alle 18,00.

Si raccolgono eventuali prenotazioni di uno o più esemplari di cartoline affrancate a 60 centesimi di euro e annullate, presso la segreteria del Centro Culturale Valdese al n. tel. 0121 93 21 79; e-mail: qui, entro il 17 agosto 2009..

mercoledì 29 luglio 2009

STORIA A LIETO FINE: ESISTONO ANCORA!



tratto da:
LAZAMPA.it
29/7/2009 - LA STORIA
www.lastampa.it

L'uomo che salvò la sua mucca


Il margaro:
«Fioca stava male, l'ho nutrita e difesa dai lupi»



PAOLO QUERIO

TORINO
C’era un tempo in cui la convivenza tra uomini e animali, sulle montagne degli alpeggi, non aveva legami soltanto di sopravvivenza economica, ma portava a vincoli di amicizia e solidarietà. Sentimenti che forse oggi stupiscono. Eppure in alta Val Sangone, nelle montagne sopra Torino, sul filo dei duemila metri si è vissuta una storia d’altri tempi tra il margaro Angelino e la sua mucca Fiòca (tutta bianca, è la parola piemontese per la neve). Per dieci giorni ha nutrito la sua amica Fiòca finita in un canalone. Laggiù la bestia era rimasta immobile, dopo essersi fratturata una zampa, con il rischio di essere assalita dai lupi. Da parte di Angelino un lungo gesto d’amore verso l’animale, in attesa che la nebbia di montagna concedesse una tregua e permettesse all’elicottero dei vigili del fuoco di recuperarlo.

La vicenda ha inizio sabato 18 luglio. La mucca, che pascolava nei prati a duemila metri dell’Alpe di Giaveno (in territorio del Comune di Coazze), era scivolata mentre cercava di dissetarsi ed era ruzzolata per un centinaio di metri fermandosi sul greto del Lago Blu, ancora ricoperto di neve, senza possibilità di muoversi. Per due volte i vigili del fuoco del distaccamento di Giaveno, con l’aiuto di un elicottero, avevano tentato di recuperarla, ma sempre la nebbia aveva vanificato gli interventi.

Solo lunedì scorso i pompieri sono riusciti ad avvolgerla in una rete e a portarla in salvo, approfittando di uno squarcio di azzurro che ha permesso all’elicottero di arrivare, caricare l’animale e ripartire. Ma intanto per dieci giorni lui, Angelo Rege, Angelino per gli amici, 50 anni, una moglie e sette figli, ha fatto la spola tra la baita-base a 1350 metri della borgata Palè e il luogo dell’incidente: una dura camminata su una salita ripida ripida e poi la discesa verso il lago, per abbeverare e foraggiare Fiòca: «Una fatica di due ore per raggiungerla - racconta -. Il primo giorno era impaurita, le ho steccato la zampa. Poi ho cominciato a carezzarla, le ho dato erba e acqua. E’ diventata quieta e ogni giorno sembrava mi aspettasse».

L’ha anche vegliata per evitare che venisse aggredita dai lupi: «Tre anni fa - ricorda Rege - mi era capitato un episodio simile. Una mia mucca era caduta ed era rimasta immobilizzata. Il mattino dopo, quando sono andato per portarle foraggio e acqua, l’ho trovata mezza sbranata. La veterinaria mi disse che era stata assalita da almeno quattro lupi. I lupi in genere non attaccano le mucche, ma se si accorgono che una di loro è immobilizzata e non può reagire, riescono a sopraffarla».

Fiòca dopo un giorno di cure cerca di stare in piedi, ma la zampa non riesce ancora a reggere a lungo il peso, e allora lei, anche perché gravida, si corica sul prato mentre Angelino la passa una mano sul muso: «Se non hai la passione per gli animali e pensi di fare questo mestiere per i soldi hai sbagliato tutto - dice il margaro -. Quello che uno guadagna con i prodotti come formaggi, latte e burro, basta appena a compensare le spese e non ripaga la nostra fatica». E racconta di questo amore ereditato dal padre, che aveva acquistato una cascina a Giaveno e che d’estate portava gli animali a brucare l’erba dell’alta valle. Ora lui conduce 118 mucche e nell’azienda lavorano la moglie Maura, i figli Andrea, Giuseppe e Luca. Le figlie, invece (Stefania, Roberta, Cristina e Francesca), hanno scelto altre strade. Fiòca intanto un po’ alla volta si riprende: già le hanno liberato la zampa steccata e si sta riabituando a camminare sui prati. Fra dieci giorni verrà riportata in alta montagna e riassaporerà quell’erba che quest’anno dicono sia ottima dopo la grande nevicata.


HA COLLABORATO Giuseppe Maritano

martedì 28 luglio 2009

Concerti al Tempio valdese di Aosta

Vivere in comunità: che storia!

Seminario organizzato dall' Agenzia formativa KALEIDOS e CNCM

L'AGENZIA FORMATIVA K A L E I D O S E IL C N C M Coordinamento Nazionale delle Comunità per Minori propongono un seminario di due giornate dal titolo "Vivere in comunità: che storia! - i vincoli e le possibilità dell'approccio narrativo nel lavoro educativo"

Il seminario, rivolto ad educatori/educatrici e operatori/operatrici di servizi educativi, assistenziali e sanitari, si svolgerà a Firenze il 24 e 25 settembre 2009.

Seminario

Scheda d'iscrizione

domenica 26 luglio 2009

RASSEGNAZIONE? NO, GRAZIE!

LE STELLE DI MARE

Sulla spiaggia, all'alba, un vecchio nota,
lontano davanti a lui, un giovane che raccoglie
delle stelle di mare e le ributta in acqua.

Incuriosito, lo raggiunge facilmente
e gli chiede il perché di questo strano modo di fare.

Il ragazzo spiega che le stelle di mare,
scaraventate dalle onde ed arenate sulla sabbia,
sono destinate a morire se rimangono esposte
al grande sole del mattino.

" Ma la spiaggia si estende per chilometri e chilometri
e di queste bestiole ce ne sono a migliaia!
- esclama l'altro - Non vedo bene che cosa cambia".

Il giovane, allora, guarda la stella che tiene nel palmo
della mano, poi la lancia nelle onde e gli risponde:
" Per questa, ad ogni modo, cambia tutto! ".

Journal des missions

tratto da:
Comitato Italiano per la CEVAA,
Quando è giorno?,
raccolta di testi di fede,
traduzione di Renato Coïsson,
Torre Pellice 1988, Trieste 1994,
stampato ma non pubblicato, p. 147.

sabato 25 luglio 2009

DIARIO DI UN CANE


Riceviamo da Aldo Fappani,
che, a sua volta, l'ha ricevuto e inoltrato per E-mail,
e volentieri pubblichiamo:


IL DIARIO DI UN CANE

Settimana 1:

Oggi, è una settimana che sono nato; che gioia essere arrivato in questo
mondo!

Mese 01:

Mia mamma mi accudisce molto bene. E' una mamma esemplare.

Mese 02:

Oggi, sono stato separato dalla mamma. Era molto inquieta e mi ha
detto addio con lo sguardo. Speriamo che la mia nuova "famiglia umana"
si occupi cosi bene di me, come l'ha fatto lei.

Mese 04:

Sono cresciuto in fretta, tutto mi attrae e m'interessa. Ci sono
parecchi bambini in casa; sono per me, dei "fratellini". Siamo dei
monelli, mi tirano la coda e li mordo per giocare.

Mese 05:

Oggi, mi hanno sgridato. La mia padrona mi ha ripreso perche ho fatto
"pipì" dentro in casa, ma non mi avevano mai detto dove dovevo farla.
Inoltre, dormo nella "riserva" ........e non protestavo.!

Mese 12:

Oggi ho compiuto un anno. Sono un cane quasi adulto. I miei padroni
dicono che sono cresciuto più di quello che immaginavano.

Ah, come devono essere orgogliosi di me!

Mese 13:

Oggi mi sono sentito molto male. Il mio "fratellino" mi ha preso la
mia palla. Io non prendo mai i suoi giocattoli. Allora, me la volevo
riprendere. Ma le mie mascelle sono diventate troppo forti e l'ho
ferito senza volerlo. Dopo la paura, mi hanno incatenato; non posso
quasi piu vedere il sole. Dicono che mi tengono d'occhio, che sono un
ingrato. Non capisco niente di quello che sta succedendo.

Mese 15:

Tutto è diverso........vivo sul balcone. Mi sento molto solo, la mia
famiglia non mi ama più. A volte dimenticano che ho fame e sete.
Quando piove, non ho un tetto dove ripararmi.

Mese 16:

Oggi mi hanno fatto scendere dal balcone. Ero certo che la mia
famiglia mi avesse perdonato; ero così contento che saltavo dalla
gioia. La mia coda si muoveva in tutti i sensi. Oltretutto mi hanno
portato con loro per una passeggiata. Abbiamo preso la direzione
dell'autostrada e di colpo, si sono fermati. Hanno aperto la portiera
dell'auto e sono sceso tutto contento, credendo che stavamo per
trascorrere la giornata in campagna. Non ho capito perché hanno
richiuso la portiera e sono partiti. " Ehi, aspettate! mi state
dimenticando!.........mi sono messo a correre dietro l'auto con tutte
le mie forze. La mia angoscia aumentava quando mi accorgevo che stavo
per svenire e.....non si fermavano: mi avevano dimenticato.

Mese 17:

Ho tentato invano di ritrovare la strada per casa "mia".
Ma sento che mi sono perso.
Sul mio cammino, trovo persone di buon cuore che mi
guardano con tristezza e mi danno un po da mangiare.
Li ringrazio con lo sguardo e dal profondo del mio cuore.
Mi piacerebbe che mi adottassero;
sarei leale e fedele come nessuno al mondo.
Ma dicono solo "povero, piccolo cagnolino", si sarà perso!!!!!!!!!


Mese 18:

Qualche giorno fa, sono passato davanti a una scuola e ho visto tanti
bambini e giovani come i miei "fratellini". Mi sono avvicinato e un
gruppetto, ridendo, mi ha lanciato una pioggia di sassi per "vedere
chi aveva la mira migliore". Una della pietre mi ha rovinato un occhio
e da quel giorno non ci vedo più, da quella parte.

Mese 19:

non ci crederete, ma la gente aveva maggiore pietà per me quando ero
più bello. Adesso sono molto magro, il mio aspetto è cambiato. Ho
perso un occhio e la gente mi fa scappare a colpi di scopa quando
provo a trovare un piccolo riparo all'ombra.

Mese 20:

Non mi muovo quasi più. Oggi, tentando di attraversare la strada dove
circolano le auto, mi hanno preso sotto. Pensavo di essere al sicuro
in quel luogo chiamato fosso, ma non dimenticherò mai lo sguardo
soddisfatto dell'autista che si è addirittura buttato di lato per
schiacciarmi. Almeno mi avesse ucciso. Ma mi ha solamente rotto
l'anca. Il dolore è terribile, le mie zampe dietro non reagiscono più
e mi sono issato con molta difficoltà, verso un po d'erba ai lati
della strada.

Mese 21:

Sono 10 giorni che sto sotto il sole, la pioggia, senza mangiare. Non
mi posso muovere. Il dolore è insopportabile. Mi sento molto male;
è un luogo umido e direi che il mio pelo sta cadendo. La gente passa,
nemmeno mi vedono, altri dicono "non ti avvicinare". Sono quasi
incosciente, ma una forza strana mi fa aprire gli occhi......la
dolcezza della sua voce mi ha fatto reagire. Lei diceva" povero
piccolo cane, in che stato ti hanno ridotto"......con lei c'era un
signore con una veste bianca, mi ha toccato e ha detto "mi dispiace,
cara signora, ma questo cane è incurabile, è meglio mettere fine alle
sue sofferenze". La signora gentile si è messa a piangere ma ha
approvato.

Non so come, ma ho mosso la coda e l'ho guardato, ringraziandolo per
aiutarmi a trovare finalmente riposo. Ho sentito solo la puntura della
siringa e mi sono addormentato per sempre chiedendomi perché fossi
nato se nessuno mi voleva.

La soluzione non è di buttare un cane sulla strada
ma di educarlo.
Non trasformare in un problema
una compagnia fedele.
Aiuta a fare prendere coscienza
e a mettere fine al problema dei cani abbandonati.

PREGHIERA SEMPLICE E PROFONDA

CARO BUON DIO

Caro buon Dio, io vorrei
che nessuno sia più infelice.

Caro buon Dio, io vorrei
che le guerre sul mare, in terra o in cielo
non esistessero più.

Caro buon Dio, io vorrei
che le persone non siano più razziste.

Ma quello che vorrei soprattutto
è che Tu esaudisca questi tre desideri.


Raphael Ananou
Preghiera di un bambino.

tratto da:
Spalanca la finestra, raccolta di testi di fede,
a cura di Renato Coïsson,
stampato ma non pubblicato, Trieste, 2000, p. 41.

venerdì 24 luglio 2009

Episodi di storia protestante ticinese


(Paolo Tognina)

Il Ticino è un cantone a forte maggioranza cattolica dove vive una piccola minoranza protestante. La storia di questa minoranza comprende due periodi distinti. Il primo corrisponde con la breve stagione della comunità evangelica di Locarno, nata intorno al 1540 sulle rive del Verbano e costretta ad abbandonare la città, per decisione dei cantoni cattolici svizzeri, nel 1555. Il secondo periodo va dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi ed è caratterizzato dal risorgere in Ticino di gruppi e comunità protestanti e dalla costituzione, in anni più recenti, di una chiesa evangelica riformata cantonale (che ha da poco celebrato i suoi primi trent’anni di vita).
Continua
qui

Guarda il video diffuso a “Segni dei Tempi” (RSI LA1)
"A vender Bibbie nel Ticino di una volta" qui

giovedì 23 luglio 2009

mercoledì 22 luglio 2009

martedì 21 luglio 2009

SANDRO PAGLIERO e CHIARA SIMONE: DUE ARTISTI A PIEDICAVALLO

DIARIO DAL TERREMOTO


CAMARDA (AQ): I CAMPI IN ESTATE

di Elisa Carri

Continuiamo a proporre le pagine del "Diario dal terremoto" inviate dai volontari del progetto che le chiese metodiste e valdesi stanno realizzando nelle zone colpite dal terremoto.



Camarda (AQ): i campi in estate
di Elisa Carri

Al ritorno dalla Sardegna dove alcuni sfollati nel Campo di Camarda hanno passato qualche giorno di relax, tutti sono stati contenti della vacanza trascorsa e dell’ospitalità ricevuta, ma qualcuno è stato anche felice di ritornare. Nel Campo c’è chi ha sentito la mancanza di chi è partito, specialmente dei nipotini nonostante il fatto che senza di loro, la vita in tenda è stata meno chiassosa e più in ordine.
Se i forti e lunghi temporali hanno comportato danni alle tende e al terreno sottostante, il caldo afoso di questa settimana ha reso ancora più faticosa la vita nel Campo.
Ovviamente non ci sono alberi nelle tendopoli perché lo spazio è tutto occupato dalle tende che, stando sempre sotto il sole, raccolgono tutto il calore di una giornata. I climatizzatori non riescono a raffreddare l’ambiente a causa delle temperature troppo elevate e stare in tenda è impossibile, specialmente per gli anziani. Difficile è la situazione anche per chi dorme a stretto contatto con gli altri coinquilini, si pensi alle tende da 12 posti letto o a chi, ad esempio, dorme in 3 in un letto matrimoniale.

Durante la giornata la difficoltà di trovare un posto per stare freschi e riposare comporta naturalmente un crescente nervosismo. Pare che il desiderio più frequente si quello di poter dormire in un vero letto comodo e avere un momento di tranquillità e relax.
Per fortuna nel Campo di Camarda c’è un fiume dove fa più fresco e ci sono dei gazebo sotto i quali poter cercare un po’ d’ombra. Ci sono problemi anche durante la notte: non fa più tanto freddo ma, al contrario, tante persone all’interno di un'unica tenda creano calore e quindi forte umidità; non si riesce a dormire bene e per via dei letti scomodi molte persone soffrono di mal di schiena.
Se già è difficile la situazione che si vive nel Campo, con il caldo è molto più accentuata.
Si hanno problemi anche in cucina dove il frigo non riesce a raffreddare le tante bottiglie d’acqua che servono per la mensa.

Oltre ai problemi collegati al clima rimangono quei problemi che oramai rappresentano la quotidianità.
Ci sono delle situazioni estreme, quali una donna anziana che rimasta completamente sola ha bisogno di assistenza continua, e questo comporta dei problemi a livello organizzativo tra i volontari; c’è chi convive in tenda senza parlare con i propri coinquilini per via di litigi e incompatibilità di carattere, e in queste condizioni la convivenza diventa molto delicata e difficile da gestire e affrontare.
Continua il problema della vigilanza dei bambini e della mancanza di una figura adulta che li "controlli" quando non partecipano alle attività organizzate per loro. C’è un operatore del C.O.N.I. la mattina e dei ragazzi della Caritas il pomeriggio che si dedicano a questa fascia d’età, organizzando giochi e attività ricreative.
Il Campo non è molto pulito e non c’è molto rispetto per gli spazi comuni.
La popolazione partecipa con la protezione civile nella gestione del Campo, grazie anche al calendario dei turni che si è stilato, ma non tutti lo rispettano e questo comporta il sorgere di problemi di organizzazione e di collaborazione. La disponibilità delle persone è più frequente la sera e per il giorno, invece, c’è bisogno di organizzarsi meglio.

La terra non smette di "ballare" e la gente si spaventa sempre ad ogni scossa. Sono iniziate le perizie per alcune case e tutti gli abitanti sono in attesa di risposte concrete su ciò che sarà del loro futuro. Si dice che la strada statale 17 bis, che collega Camarda al comune di Paganica, sarà riaperta il 28 di questo mese. Intanto sono iniziati i lavori di preparazione del terreno che verrà adibito per la costruzione dei moduli abitativi e e della strada di collegamento.
Permane un po’ di sfiducia mentre si attende la "nuova" Camarda e nel frattempo i Camardesi nostalgicamente ricordano il loro paese. E’ un gran dispiacere camminare tra i vicoli e vedere che tutto è una desolazione, per le strade non si incontra quasi nessuno, le finestre sono chiuse e non ci sono fiori sui balconi; ma le piante ormai appassite e l’erba alta nei giardini non più curati. Vedere il paese deserto, come non lo è mai stato, specialmente in estate, rattrista notevolmente la popolazione.

20 luglio 2009


tratto dal sito: www.chiesavaldese.org


lunedì 20 luglio 2009

domenica 19 luglio 2009

RELIGIONI e CULTURE: DIALOGO E CONVIVENZA


CITTA' di TORINO
CENTRO INTERCULTURALE


PLURALISMI E CONVIVENZE
______________________
POLITICHE del CONFRONTO INTERRELIGIOSO


In questo primo numero de
I Quaderni del Laboratorio delle Religioni
del Centro Interculturale della Città di Torino
sono contenuti gli atti della Tavola Rotonda
Pluralismi e convivenze politiche del confronto interreligioso,
svoltasi il 6 ottobre 2004 a Torino.


Progettazione scientifica:
Francesco Remotti, Enrico Comba, Giovanni Filoramo,
Cecilia Pennacini, Massimo Raveri, Roberto Tottoli

Contributi di:
Fiorenzo Alfieri, Eleonora Artesio, Luigi Berzano,
Elsa Bianco, Franca Eckert Coen, Gilbert Jouberjean,
Joyce Miller, Francesco Remotti, Brunetto Salvarani, Bruno Segre

LABORATORIO DELLE RELIGIONI
I Quaderni - n. 1 - anno 2005, pp. 88.








CITTA' di TORINO
CENTRO INTERCULTURALE


RELIGIONI E IMMIGRAZIONE A TORINO
un'indagine antropologica

A cura di Cecilia Pennacini e Javier González Díez

In questo secondo numero de
I Quaderni del Laboratorio delle Religioni
del Centro Interculturale della Città di Torino
sono contenuti i risultati del progetto di ricerca
su Religioni e Immigrazione a Torino realizzato
nell'a.a. 2004-2005.

Contributi di:

Luigi Berzano, Giovanni Filoramo, Fedora Gasparetti,
Javier González Díez, Laura Gramaglia,
Cecilia Pennacini, Francesco Remotti

LABORATORIO DELLE RELIGIONI
I Quaderni - n. 2 - anno 2006, pp. 128.

sabato 18 luglio 2009

UNA VALUTAZIONE CATTOLICA-ROMANA DI CALVINO: UN COMMENTO PROTESTANTE


Calvino in prima pagina
di Giorgio Tourn

Il Cinquecentenario della nascita di Giovanni Calvino provoca qualche lieve sommovimento nella pubblicistica italiana. Non mancano articoli - per esempio, quello pubblicato recentemente da Roberto Spataro sulla rivista dei salesiani "Cristianità" - che si ricollegano alla più bieca e superata tradizione storiografica del Calvino tenebroso disumano e tirannico inventore della teocrazia ginevrina, omicida e illiberale.
In controtendenza appare ora un articolo sorprendente a firma dello storico francese Alain Besançon. Sorprendente per l’organo di stampa: L’Osservatore Romano, voce autorevole del cattolicesimo ufficiale di curia che lo ha pubblicato in prima pagina venerdì 3 luglio; e sorprendente per il tenore, in chiave nettamente positiva. Il riformatore di Ginevra è un credente che si colloca nella più classica tradizione cristiana, profondo conoscitore delle Scritture, estimatore dei Padri della Chiesa; concentra la sua riflessione sulla figura di Cristo; ha una visione profonda della realtà sacramentale, a differenza di Lutero (e in questo sta la sua superiorità e maggior interesse per noi oggi); ha impostato il problema del rapporto Chiesa-società politica in termini di autonomia.
L’autore dello scritto è un autorevole esponente della cultura cattolica francese. Siamo nella tradizione dei Maritain, Mounier, de Lubac, Congar, quel cattolicesimo che ha ispirato il Vaticano II; o, per restare nel campo degli studi calviniani, di Alexandre Ganoczy, uno dei massimi studiosi di Calvino in campo internazionale, autore del classico Calvin théologien de l‘Eglise et du ministère.

Alcune considerazioni si possono però fare al riguardo. Non essendo L'Osservatore Romano una rivista storica ma un organo di stampa, molto definito ideologicamente, non è senza interesse porre la domanda: che senso ha questo testo? Si tratta di un'apertura ecumenica, di ricerca di un dialogo? Nel contesto dell’attuale pontificato sembra difficile poterlo dire. L'Osservatore Romano non diventa calvinista, non prende le difese di Calvino, neppure lo riabilita; si limita a leggere la storia e riflettere sui fatti.
Più che proporre una lettura positiva del riformatore da contrapporre a quella negativa tradizionale, che circola ancora largamente fra noi, offre una lettura obiettiva sulla realtà storica. Si abbandona così la polemica gratuita e la diffamazione; si rinuncia a deformare i fatti per galvanizzare la fede del popolo cattolico. Si rinuncia al ragionamento: se quello, l’altro da me, è l’eretico, il mostro, allora io sono nella verità e la mia identità è garantita (non da quello che io sono ma da quello che non sono!). Un fenomeno che oggi ben conosciamo, non più in campo confessionale ma sociologico.

Che si tratti di una impostazione nuova e significativa è evidente; va letta però nella problematica interna al cattolicesimo stesso. Il prestare attenzione ad un teologo cristiano, sia pure dissidente (per abbandonare il termine "eretico") rispetto alla ortodossia del cattolicesimo, è fondamentale per il cattolicesimo moderno. Se il problema della cristianità odierna è il confronto dialogico con la modernità laica, razionale, critica, forse si può imparare da questo umanista laico che si è misurato con il mondo moderno in termini più coraggiosi, arrischiati, di quanto abbia fatto il Concilio tridentino. E si può imparare da lui forse più che dal frate agostiniano Lutero.


Fonte: NEV - Notizie Evangeliche
dell'8 luglio 2009

si veda anche: www.chiesavaldese.org


UNA VALUTAZIONE CATTOLICA-ROMANA DI CALVINO: COMMENTI

tratto da: www.lastampa.it
3 luglio 2009


Il Vaticano riabilita Calvino




La statua di Giovanni Calvino a Ginevra


“Straordinario riformatore”
L’elogio sulla prima pagina
dell’Osservatore romano

GIACOMO GALEAZZI
CITTA’ DEL VATICANO

«Calvino meglio di Lutero». Il Vaticano «riabilita» il Grande Eretico nel cinquecentenario della sua nascita. Sulla prima pagina dell’Osservatore romano, l’accademico di Francia Alain Besançon elogia lo «straordinario» riformatore. «Malgrado la violenza delle polemiche rivolte contro di lui, Calvino è un cristiano - riconosce il quotidiano della Santa Sede - . L’organizzazione calvinista è una creazione geniale, capace di adattarsi alla monarchia, spingendola verso l’accettazione della rappresentanza, al patriziato delle città moderne, alle repubbliche aristocratiche e a quelle democratiche. Resiste a tutti i cambiamenti e le rivoluzioni della modernità. La sua superiorità storica, la sua efficacia sono evidenti, se paragonate alla rigidità autoritaria del mondo luterano e all’antica organizzazione cattolica così difficile da muovere».

Lutero, evidenzia l’Osservatore, «era stato incapace di fondare una vera Chiesa. Ne aveva affidato la guida ai prìncipi e, nella speranza di far nascere una cristianità più pura e più perfetta di quella con la quale rompeva, riteneva che il principe cristiano avrebbe potuto esserne il “vescovo naturale”». Calvino, invece, «non condivide questa illusione e fonda un sistema ecclesiale compenetrato nella società civile ma indipendente, sottoposto al magistrato legittimo, però in grado di tenerlo a distanza e di influenzarlo». Inoltre, da padre della riforma protestante, «fece profonda pulizia nei templi, tagliò nel folto delle tradizioni dogmatiche, espulse il vasto magma delle devozioni popolari, ma senza cessare di professare sinceramente il dogma dell’Incarnazione».

Insomma «pochi hanno lasciato un’impronta altrettanto duratura, visibile e riconosciuta sulla faccia della terra», rimarca Becançon accomunando il riformatore a Rousseau «che ha rimodellato il XIX e XX secolo». La forza del calvinismo «sta nell’avere diffuso il suo modello di cristianesimo nelle aree più progredite: Olanda, Inghilterra, Scozia, Stati Uniti». Calvino aderisce pienamente ai simboli di Nicea e di Costantinopoli. Professa di credere nella Chiesa una, santa, cattolica (anche se preferisce dire «universale») e apostolica. Crede nella Trinità, nel peccato originale, nella salvezza attraverso Gesù Cristo. Sebbene non voglia che si preghi la Madre di Dio, la onora e crede fermamente alla sua verginità perpetua. Mantiene due sacramenti, il Battesimo e la Cena. Crede nella presenza reale, anche se non ammette la concezione cattolica della transustanziazione. Aderisce ai due principi della giustificazione per fede e della sovranità della Bibbia «che il concilio di Trento, troppo tardi, purtroppo, poiché la rottura era già avvenuta, ha riconosciuto che potevano essere accolti nell’ortodossia».

Una coraggiosa rilettura di Calvino, come ci spiega la storica Lucetta Scaraffia, editorialista dell’Osservatore e promotrice di questa operazione, «in linea con la valorizzazione del patrimonio cristiano compiuta da Benedetto XVI e diretta a un rapporto profondo e senza compromessi con le Chiese protestanti, a partire dall’incidenza sull’Occidente delle originarie divisioni». E «senza paura di riabilitare un eretico».

UNA VALUTAZIONE CATTOLICA-ROMANA DI CALVINO

tratto da: L'OSSERVATORE ROMANO

Nella Pléiade le opere di Calvino a cinquecento anni dalla nascita

Il riformatore
che disincarnò l'Incarnazione


di Alain Besançon

Pochi francesi hanno lasciato un'impronta duratura, visibile e riconosciuta sulla faccia della terra. Non penso a quelli che hanno lanciato una moda intellettuale e artistica, perché ce ne sono molti. E neppure a quelli che fanno parte dei classici dell'umanità, come Montaigne, Pascal, Balzac, Cézanne e molti altri. Penso solo a quanti hanno spinto una parte dell'umanità europea a deviare dal suo cammino storico abituale, che hanno avuto la forza di imprimerle un'altra direzione. Non ne vedo che due: Rousseau, senza dubbio, che ha rimodellato il XIX secolo, e anche il XX, ma ancora di più Calvino (10 luglio 1509 - 27 maggio 1564). Proprio perché era straordinario, non c'era finora nella collezione più apprezzata dei classici francesi un volume di Calvino. L'opera completa di Rousseau è stata pubblicata da tempo. Lutero ha già un volume. Ecco dunque finalmente Calvino nella Pléiade (Calvin, Oeuvres, édition établie par Francis Higman et Bernard Roussel, Paris, Gallimard, 2009, pagine 1432, euro 45).
Si è potuto sostenere che senza Calvino la riforma luterana sarebbe rimasta una questione tedesca e a lungo andare avrebbe potuto essere riassorbita. Dopo tutto l'offensiva cattolica, all'inizio del XVII secolo aveva già ristabilito la gerarchia nei porti del Baltico, appena prima della fulminea controffensiva svedese, sovvenzionata da Richelieu. Ci furono riavvicinamenti per tutto il XVII secolo. Bossuet e Leibniz li sognavano, Bach non aveva problemi a mettere in musica messe. Nulla di simile con i calvinisti, severamente separati, come da un muro.
Fu piuttosto sotto la forma calvinista che sotto quella luterana che la Riforma avanzò in Polonia e in Ungheria. In Francia il partito calvinista arrivò quasi a impadronirsi dello Stato monarchico, e anche dopo la notte di San Bartolomeo, che lo decapitò, poté ancora sostenere trent'anni di guerra e non fu mai eliminato.
La forza del calvinismo sta nell'avere diffuso il suo modello di cristianesimo nelle aree più progredite, l'Olanda, la parte più dinamica dell'Inghilterra, la Scozia, e infine, e soprattutto, gli Stati Uniti. In Olanda, mi diceva un collega che vi ha vissuto a lungo e che ha ascoltato dal Nunzio questa battuta, il paesaggio religioso oggi è diviso tra i calvinisti protestanti, i calvinisti cattolici, i calvinisti ebrei, i calvinisti liberi pensatori. Tanto è profonda l'impronta lasciata dal riformatore francese.
Non entrerò nell'immensa letteratura a lui dedicata. Tutt'al più vorrei sfatare alcuni pregiudizi comuni.
Data la violenza delle polemiche rivolte contro di lui, non è inutile affermare che Calvino è un cristiano. Egli aderisce pienamente ai simboli di Nicea e di Costantinopoli. Professa di credere nella Chiesa una, santa, cattolica (preferisce dire universale) e apostolica. Crede nella Trinità, al peccato originale e a quello attuale, alla salvezza attraverso Gesù Cristo. Sebbene non voglia che si preghi la Madre di Dio, la onora e crede fermamente alla sua verginità perpetua. Mantiene due sacramenti, il Battesimo e la Cena. Contrariamente a ciò che a volte si dice, crede nella presenza reale, anche se non ammette la concezione cattolica della transustanziazione.
In materia dogmatica, Calvino, di una generazione più giovane di Lutero, è un luterano, puro e semplice. A Strasburgo, in ambito riformato, dove ha acquisito le sue convinzioni definitive, ha aderito pienamente, e senza nulla cambiare, ai due principi della giustificazione per fede, (sola fide, sola gratia) e della sovranità della Bibbia (sola scriptura). Sono due principi che il concilio di Trento, troppo tardi, purtroppo, poiché la rottura era già avvenuta, ha riconosciuto che potevano essere accolti nell'ortodossia.
Se vi è un punto a partire dal quale si percepisce meglio che Calvino si discosta dalla tradizione cattolica, e va persino più lontano di Lutero, è il suo iconoclasmo determinato che non immaginava potesse essere alla radice di una divergenza grave. Non sopportava il coacervo di tutto quello che si era accumulato nelle chiese del suo tempo, immagini troppo venerate, reliquie dubbie, nelle quali vedeva non senza ragione una ricaduta nell'idolatria. Ma facendo profonda pulizia nei templi, e, nello stesso tempo, tagliando nel folto delle tradizioni dogmatiche, espellendo il vasto magma delle devozioni popolari, non credo che si sia reso conto di alterare il dogma dell'Incarnazione, che, tuttavia, non cessava di professare in modo sincero. Lo spingeva verso l'astrazione, lo estenuava. Lo intellettualizzava. Disincarnava l'Incarnazione. Nell'Istituzione cristiana, lo espone more geometrico. S'inseriva così nella grande corrente dell'individualizzazione del rapporto con Dio, sorta all'inizio del XIV secolo, e che non ha smesso di affermarsi fino a oggi. Individualismo, rapporto personale, autonomo, con Dio, la società, lo Stato, la Legge: è con tutta la modernità che Calvino era anticipatamente in sintonia. E pure con la razionalizzazione, sebbene vi fosse in lui anche un'alta ispirazione mistica (cfr. C.A. Keller, Calvin mystique, 2001). Da parte mia credo che questa sia molto forte, sebbene Calvino diffidi di essa e la nasconda il più possibile. Io la percepisco persino in Kant.
Lutero era stato incapace di fondare una vera Chiesa. Ne aveva affidato la guida ai principi. Nella sua speranza di far nascere una cristianità più pura e più perfetta di quella con la quale rompeva, riteneva che il principe cristiano avrebbe potuto esserne il "vescovo naturale". Calvino non condivide questa illusione. Egli fonda un sistema ecclesiale compenetrato nella società civile e allo stesso tempo sufficientemente indipendente, sottoposto da un lato al magistrato legittimo, ma dall'altro, capace di tenerlo a distanza e di influenzarlo. L'organizzazione calvinista è una creazione geniale. Essa è capace di adattarsi alla monarchia, spingendola verso l'accettazione della rappresentanza; al patriziato delle città moderne, il suo ambito favorito; alle repubbliche aristocratiche; alle repubbliche democratiche. Resiste agilmente a tutti i cambiamenti e le rivoluzioni della modernità. La sua superiorità storica - voglio dire la sua efficacia - è patente, paragonata alla rigidità autoritaria del mondo luterano. E naturalmente paragonata all'immensa, alla complessa, all'antica organizzazione cattolica, così difficile da muovere.
Nella dottrina calvinista c'è un punto celebre, la predestinazione. Suppone che Dio assegni liberamente ogni uomo alla salvezza o alla condanna, ancor prima del peccato originale che lo ha radicalmente corrotto e che gli fa meritare, con tutti gli altri, in piena giustizia, la dannazione eterna. Dottrina che Calvino stesso giudicava "dura". Ma bisogna intenderla, da parte del cristiano che vi aderisce, come un affidarsi con totale fiducia a Dio. Come una pienezza dell'abbandono alla provvidenza divina. Di modo che, una volta compiuto questo passo supremo dell'atto di fede, il fedele sente e sa di far parte dei predestinati alla salvezza. Superata questa prova, che si può paragonare a quella di Abramo al momento di sacrificare suo figlio, il calvinista si sente in possesso della sua salvezza. È ormai tranquillo. Può e deve occuparsi della santificazione del mondo alla quale è chiamato, con un sentimento di riconoscenza dovuta e fervente a quel Dio che l'ha salvato gratuitamente. È un'occupazione a tempo pieno che non lascia troppo spazio all'arte e alla speculazione. Lutero confondeva la giustificazione e la santificazione, Calvino le distingue e le ordina l'una all'altra. La dottrina della predestinazione supralapsaria ("precedente la caduta") è stata ormai abbandonata dalla maggior parte delle comunità della tradizione calvinista, ma non da tutte. La confortante certitudo salutis è sempre lì.
Ritorniamo ora all'edizione che ci propone la Pléiade. Nella bibliografia noto che la sola edizione completa delle opere di Calvino è quella pubblicata in Germania fra il 1863 e il 1990, in non meno di 52 volumi. I grandi riformatori non scioperavano. Un'altra edizione è in corso dal 1992 presso Droz. Le edizioni scelte in francese non hanno l'aria di essere numerose, e neppure abbondanti.
Una decisione meraviglia. Non si trova nella Pléiade il testo più classico di Calvino, l'Istituzione della religione cristiana, né quello del 1536 in latino - Calvino ha ventisei anni - e neppure quello del 1541 in francese. Calvino rielaborò la propria opera fino alla sua morte. Le edizioni correnti che ci si può procurare oggi, e che non sono critiche, si fondano su quella del 1560. Se la Pléiade non ha ritenuto utile pubblicare il compendium canonico del pensiero calvinista, è, suppongo, perché lo si può trovare facilmente altrove. Non include neppure un altro testo fondamentale, ossia il Catechismo detto di Ginevra, pubblicato in francese nel 1542. Il volume, forse il più raro che ho fra le mani, è stato pubblicato in Sud Africa, dove si è conservato il calvinismo più rigoroso.
L'interesse degli editori, Francis Higman e Bernard Roussel, non sembra centrato sulla teologia di Calvino, ma sulla sua persona, il suo pensiero, la sua vita, il suo stile. La loro prefazione è un modello di concisione e di precisione. Essi hanno trovato il modo di risolvere in poche righe il problema lasciato da Max Weber. Offrono una interpretazione convincente sulla natura del regime ginevrino, non così teocratico come si crede, visto che i magistrati civili mantenevano il controllo. Sulla presunta "cattiveria" di Calvino. Sulla lingua e sulla grafia, adottata in questa edizione. Trung Tran dà tutte le spiegazioni necessarie. Le note abbondanti, erudite, necessarie, occupano un terzo del volume.
La materia è suddivisa così. Je n'ai pas cherché à plaire ("Non ho cercato di piacere") riunisce le prime lettere di Calvino (a Louis du Tillet, e in particolare a Sadoleto) che danno un'idea della sua formazione e del suo carattere dalla sua nascita in Piccardia ai suoi studi di diritto all'università di Orléans. Segue una selezione di commenti biblici. Calvino ha commentato instancabilmente le Scritture. Pronunciava circa 250 sermoni all'anno, che duravano ognuno un'ora abbondante e che sono per la maggior parte spiegazioni bibliche. Sulla dottrina: l'Istituzione e il Catechismo sono sostituiti da altri testi, come il Piccolo trattato della santa Cena, la Dichiarazione per mantenere la vera fede, la Breve risoluzione sui sacramenti.
Calvino ha lottato su tutti i fronti. Contro i papisti, soprattutto, ma anche contro i "nicodemiti" (quelli che cercavano un compromesso con Roma) e contro i battisti. La fede battista è quella che viene chiamata "riforma radicale", quella che fa a meno di un'organizzazione ad ampio raggio d'azione e di pastori regolarmente ordinati. I battisti furono oggetto nel secolo della Riforma di una caccia spietata a cui parteciparono protestanti e cattolici. Nonostante questi massacri spaventosi, li ritroviamo oggi in piena forma negli Stati Uniti, dove il loro numero supera di gran lunga quello di tutte le altre denominazioni protestanti, calvinisti compresi. Hanno conservato vive la logica e l'essenza dello spirito calvinista.
Il volume termina con gli ultimi scritti testamentari di Calvino. Come si sa, volle essere seppellito in modo così discreto e semplice che non si sa dove si trovi esattamente la sua tomba nel cimitero di Ginevra. Come Mosè.
Lo studio sulla lingua di Calvino occupa un grande spazio in questo volume. A buon diritto. L'ho praticata un po'. Ho fatto un po' fatica a entrarvi, ma poi sono stato affascinato da questa lingua marmorea, atemporale. Eccone i principi, da Calvino stesso esposti nel suo Trattato contro gli anabattisti: "Esporre e dedurre le materie distintamente e con un certo ordine, chiarire un punto dopo l'altro. Soppesare bene e guardare da vicino le frasi della scrittura per estrarne il senso vero e naturale. Servirsi di una semplicità e rotondità di parola che non sia lontana dal linguaggio comune. Io cerco di disporre in ordine ciò che dico, al fine di permetterne una più chiara e più facile comprensione". Era una novità. All'epoca, tutti ammiravano lo stile di Calvino, il suo "miele", anche se, per i cattolici, era un miele "avvelenato". Quello che mi colpisce è che il programma retorico di Calvino precede e annuncia il programma metodologico di Cartesio. Siamo nello stesso clima di pensiero.
Un clima francese abbastanza tipico, o piuttosto uno dei climi francesi. Rousseau, l'altro autore decisivo, è di un altro clima.



(©L'Osservatore Romano 3 luglio 2009)

venerdì 17 luglio 2009

AOSTA: "PAROLA" E MUSICHE

AOSTA
Inizio ore 21. Ingresso libero.
TEMPIO VALDESE – Via Croix de Ville, 11.


In collaborazione con
ORCHESTRA DA CAMERA D'AOSTA


“Parola” e Musiche
al Tempio Valdese
Seconda edizione - Estate 2009


Venerdì 24 luglio
Alex Elia e Luigi D'Urso, trombe - Federico Ragionieri, organo
Musiche di Albinoni, Corelli, Telemann, Vivaldi.



Venerdì 31 luglio
Giorgio Carlin, organo
Musiche di Buxtehude, Cima, Frescobaldi, Gabrieli, Muffat, Sweelinck


Venerdì 14 agosto
Morena Sirni, soprano - Daniele Di Tommaso, baritono -
Bruno Manassero, organo
Musiche di Albinoni, Fauré, Gounod, Mozart, Rossini e Vivaldi.


giovedì 16 luglio 2009

Parlare di Cristo tra le montagne biellesi

di Max Zegna (tratto da Riforma - Eco delle Valli)

Domenica 5 luglio si festeggiava la riapertura del tempio di Piedicavallo (Biella) per i culti estivi e durante una tipica giornata biellese (prima sole e temporalun bielèis, temporalone biellese a fine giornata) si è svolto quello che è ormai un appuntamento tradizionale: l’incontro fra le comunità biellesi e torinesi.

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mercoledì 15 luglio 2009

martedì 14 luglio 2009

Sciopero dei blog


ROMA - Sciopero dei blog con un "rumoroso silenzio". Inteso non solo come astensione dalla scrittura, ma anche come manifestazione di piazza, prevista per oggi a Roma, alle 19 a Piazza Navona. Contro cosa? Contro il decreto Alfano (o "intercettazioni"), anzi contro un suo articolo specifico, quello che prevede - recita il Manifesto di "Diritto alla Rete" che è il nome dell'iniziativa: "contro il cosiddetto obbligo di rettifica, pensato sessant'anni fa per la stampa, e che se imposto a tutti i blog (anche amatoriali) e con le pesanti sanzioni pecuniarie previste, metterebbe di fatto un silenziatore alle conversazioni on line e alla libera espressione in Internet". Continua qui

CultBook - La pelle (Curzio Malaparte)

lunedì 13 luglio 2009

DIARIO DAL TERREMOTO

Dall'inizio di giugno le chiese metodiste e valdesi stanno promuovendo un progetto di assistenza sociale in alcuni campi delle zone terremotate in provincia dell'Aquila. Il progetto è realizzato da due assistenti sociali, Elisa Carri e Giovanna Mei, che attualmente vivono in un camper stazionato presso il campo di Camarda. Il progetto consiste nella gestione di uno sportello di servizio sociale rivolto a chi vive nei campi, che offre informazioni, contatti, consulenze per il disbrigo di pratiche, sostegno psicologico e legale. L'intervento si colloca nel quadro dell'azione sostenuta dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Nel corso dell'estate è previsto l'arrivo di alcuni volontari che sosterranno il lavoro delle operatrici permanenti; al tempo stesso si stanno organizzando dei soggiorni per gli sfollati nei centri evangelici italiani. Per sostenere finanziariamente il progetto o per offrire la propria disponibilità per un periodo di volontariato scrivere a: info@chiesavaldese.org



Il G8 passa, i problemi restano
di Elisa Carri

E’ passato: in realtà a Camarda e in altri campi non si è visto nessuno ma il G8 è passato e siamo tornati alla normalità, come le luci e le ombre degli ultimi mesi.
Due autobus diretti a Luogosanto, località sarda, sono arrivati nel Campo di Camarda e per una settimana, una sessantina circa di Camardesi, si sono spogliati dell’etichetta di "Terremotati" per indossarne una decisamente più comoda, quella di "Turisti"!
Ma mentre c’è chi ha trascorso una settimana diversa, di vacanza, c’è chi ha continuato la propria vita in tenda. La mancanza dei tanti bambini si è fatta da subito notare, in quanto è stata una settimana decisamente meno rumorosa. I residenti della tendopoli di Camarda stanno continuando a collaborare tra loro e con la Protezione Civile; a turno, si impegnano nella pulizia dei bagni e degli spazi comuni, nel servizio in segreteria e in cucina. E’ bello vedere come il Campo sembri più dinamico e vivo. Ovviamente le difficoltà da affrontare ci sono sempre e continuano ad emergere le problematiche legate alla convivenza insostenibile nelle tende, legate alla paura che si prova per le scosse sismiche e per l’incertezza sul proprio futuro!
Arrivano diverse segnalazioni da famiglie, residenti non solo nel Campo ma anche fuori. La nostra collaborazione con il C.O.M. "Centro Operativo Misto" con sede a Paganica (fraz. de L’Aquila), e in particolare con l’ufficio "Assistenza alla Popolazione", diventa sempre più richiesta e utile. Il nostro lavoro consiste anche nel creare un ponte di collegamento tra ciò che accade nelle tendopoli e nelle realtà poco "visibili", e gli enti di competenza, presenti sul territorio.
Continua il nostro impegno anche nel Campo S. Biagio, di Tempera. Questo Campo non è gestito dalla Protezione Civile, ma il Capo Campo è della Misericordia. Di fatto però, la tendopoli è completamente gestita dalle Brigate di Solidarietà Attiva, Rifondazione Comunista. I giovani volontari delle Brigate si occupano della gestione del Campo in tutto e per tutto: si impegnano in cucina, nella pulizia degli spazi comuni del Campo, nella pulizia dei bagni, nella gestione della Biblioteca e della tenda ludica.
Il Campo è composto da 180 persone, in più ve ne sono altre 30-40 che usufruiscono solo della mensa perché hanno la casa agibile o la tenda nel terreno di proprietà. Una decina di famiglie presenti nella Tendopoli sono rimaste senza casa e per loro la situazione è più complessa ed è più difficile fare un discorso sulla progettazione del futuro. Molti abitanti di Tempera sono invece ospitati dai figli in altre zone del territorio o hanno trovato una sistemazione altrove.
Ci sono situazioni molto delicate come quella di un paio di famiglie che hanno vissuto un lutto grave. Ci sono stati 9 morti a Tempera, un numero relativamente piccolo se si pensa alla gravità dei danni che il terremoto ha comportato, ma comunque è un numero significativo per la popolazione.

Tra i residenti del Campo S. Biagio nessuno vuole andare via, tutti hanno bisogno di risposte e sicurezze. Questo è un aspetto riscontrato anche nel Campo di Camarda e ci sono altre problematiche in comune, quali la mancanza di privacy, la convivenza a stretto contatto nella tenda che è sempre più difficile e l’integrazione tra diverse esigenze che diventa sempre più incompatibile. Con l’andare del tempo la soglia della tolleranza diminuisce, aumenta la stanchezza che sfocia in rabbia ed è facile che ci siano degli screzi tra la popolazione.
Bisogna notare come in questi piccoli paesi de L’Aquilano non ci siano condomini. Questo significa che la gente non è mai stata abituata a vivere con altre famiglie in uno stesso stabile e doversi ora adattare ad una convivenza forzata non è cosa facile. Tra gli abitanti delle Tendopoli è molto forte l’idea di proprietà privata, di possesso della propria casa, perché è da sempre considerata come luogo dove tutto si può fare, dove chi detta le regole sono i proprietari stessi, senza dover tener conto del vicinato che praticamente, nella realtà del paese, pare non esistere. Ovviamente all’interno delle tendopoli il concetto di "privato" non esiste ma bisogna adattarsi all’idea che tutto è in comune e nulla è di proprietà.

Anche nel Campo di Tempera si sta verificando ciò che è accaduto in quello di Camarda: i bambini non hanno regole! Sono lasciati liberi e senza controllo da parte dei genitori, questo comporterà dei problemi quando i figli rientreranno un giorno, nelle case e dovranno riadattarsi alle regole che si instaurano in una famiglia quando si vive in condizioni e situazioni "normali".
Tra i residenti della Tendopoli di Tempera, sono presenti una ventina di ragazzi comprendenti bambini e adolescenti e questi ultimi sono i più difficili da coinvolgere nelle attività del Campo, vista anche l’età di per sé, complessa da comprendere e da poter gestire.

E’ proprio nel Campo S. Biagio di Tempera che i primi 3 volontari delle Chiese metodiste e valdesi hanno operato per una settimana intera.
Il primo giorno, al loro arrivo, si è tenuto un incontro con il Responsabile delle Brigate di Solidarietà Attiva e la Psicologa che è presente nel Campo due giorni a settimana. Questo incontro è servito ai volontari per capire bene in che contesto si stavano inserendo e quale aiuto potevano offrire concretamente.
Mai come ora questa gente ha bisogno dell’aiuto dei nostri volontari per andare avanti, ed emerge sempre di più la richiesta di una nostra maggiore presenza. Sono Pronte le tende per i nostri volontari, sia nel Campo di Camarda che in quello di Tempera, S. Biagio. La presenza sul campo, di persone che abbiano la volontà di dedicare del tempo all’ascolto e al sostegno di chi sta vivendo da fin troppo tempo in tenda, è sempre più preziosa e ben gradita.
E’ bastata solo una settimana per i volontari che hanno collaborato nel campo S. Biagio per farsi sentir dire da un residente della Tendopoli: Tornate!
E’ sorprendente come la gente riesca ad affezionarsi così velocemente a chi viene da lontano per offrire un aiuto, per trasmettere un messaggio di speranza e sostenere chi ne ha bisogno. Le persone che vivono in tenda hanno tanto bisogno e voglia di raccontarsi, di parlare di sé, di avvertire che qualcuno è ancora interessato a loro e che c’è qualcuno che ha ancora voglia di condividere le sofferenze, le paure e le angosce che questa gente ha provato e che non smette di sentire.
C’è bisogno di organizzare attività ricreative per i bambini e di fare assistenza agli anziani, di ascoltare tutte le persone hanno bisogno di parlare e di sfogarsi, di trasmettere le proprie sensazioni ed emozioni, riflessioni, esigenze e problematiche, nonché desideri.
I nostri aiuti sono fondamentali! La sola presenza nel campo dei volontari è di per sé un grande motivo di gioia per chi riceve il nostro aiuto.

Durante il Campo Juniores organizzato ad Ecumene, Centro evangelico metodista, Velletri (Roma), ho portato testimonianza del lavoro che stiamo facendo presso le Tendopoli. I ragazzi molto incuriositi e contenti di questo intervento, avranno la possibilità di visitare e vedere direttamente sul posto, la realtà del Campo S. Biagio di Tempera e del Campo di Camarda.

Avviso per i volontari!
Per informazioni e/o prenotazioni, contattare:
Presso la Tavola Valdese, Demetrio Canale al numero: 06.47.45.537

13 luglio 2009


Le cinéma français

Nell’ambito degli sportelli delle lingue minoritarie Valli Pellice, Chisone e Germanasca, il Centro Culturale Valdese, su incarico delle Comunità Montana Val Pellice, organizza otto incontri per assaporare il cinema in lingua francese durante le serate estive. La comprensione linguistica sarà facilitata dalla distribuzione di schede in lingua francese e italiana, relative ai film proposti; sarà inoltre presente per una chiacchierata dopo il film la curatrice degli incontri Micaela Fenoglio.

Mercoledì 15 luglio 2009

LA VACHE ET LE PRISONNIER

de Henri Verneuil (1959), avec Fernandel, d’après le roman de Jacques Antoine "Une histoire vraie". En 1943, Charles Bailly, prisonnier de guerre en Allemagne, décide de s'évader de la ferme où il est employé. Sa ruse consiste à traverser le pays, la vache Marguerite en laisse et un seau de lait dans l'autre main...

Il programma completo qui

domenica 12 luglio 2009

Domenica 12 luglio 2009 - Culti a CHIVASSO e a PIEDICAVALLO


Domenica 12 luglio 2009
SESTA DOMENICA DOPO PENTECOSTE
Culti di Adorazione e Lode


Chiesa Cristiana Evangelica Valdese di Chivasso
Via Ivrea, 3 - CHIVASSO
Culto alle ore 10.30
predicazione a cura di Alga Barbacini



a PIEDICAVALLO (Biella)
Culto alle ore 17.00
predicazione a cura di Ludovica Pepe Diaz



BUONA DOMENICA E BUONA SETTIMANA A TUTTI!

PASSI BIBLICI PER L'ESTATE


Versetto del mese di settembre:

Dov'è il vostro tesoro,
lì sarà anche il vostro cuore
(Evangelo di Gesù Cristo secondo Luca 12,34)


Versetto del mese di agosto:

Il Signore ti benedica e ti protegga!
Il Signore faccia risplendere il suo volto
su di te e ti sia propizio! Il Signore rivolga
verso di te il suo volto e ti dia la pace!
(Numeri 6,24-26)


Versetto del mese di luglio:

Rallegratevi nel Signore
(Filippesi 3,1)

sabato 11 luglio 2009

GRATITUDINE

AZIONE DI GRAZIE

Per la missione che ci affidi,
per la speranza che ci inviti ad annunziare,
per l'amore che ci lega a tutti gli uomini,
che Tu sia benedetto, Signore!

da "Quaderno CEVAA"


Comitato Italiano per la CEVAA,
Al di là delle barriere,
stampato ma non pubblicato, Trieste, 1995, p. 94,
raccolta di testi a cura di Renato Coïsson.

venerdì 10 luglio 2009

UNA RILETTURA INTERCONFESSIONALE

in copertina: La grotta di Elia, disegno di Emiliano Billai


Il Signore stava passando.
Davanti a lui un vento fortissimo
spaccava le montagne e fracassava le rocce,
ma il Signore non era nel vento.
Dopo il vento venne il terremoto,
ma il Signore non era nel terremoto.
Dopo il terremoto venne il fuoco,
ma il Signore non era neppure nel fuoco.
Dopo il fuoco, Elia udì come un lieve sussurro.
Si coprì la faccia col mantello,
uscì sull'apertura della grotta
e udì una voce che gli diceva:
«Che fai qui, Elia?»

1 Re 19,11-13




Anastasia Di Gerusalemme
Charlò Camilleri
Natale Fioretto
Eric Noffke

Che fai qui, Elia?

Lettura interconfessionale di 1 Re 19,11-13

prefazione della pastora MARIA BONAFEDE
Moderatrice della Tavola Valdese

postfazione di MARIO GNOCCHI
Presidente del Segretariato Attività Ecumeniche

(collana Pneuma 10),
GRAPHE.IT EDIZIONI,
Perugia, 2009, pp. 80.

graphe@graphe.it


Il ricavato della vendita di questo libro
andrà per l'allestimento di una
sala parto
a Buta in Burundi