lunedì 30 giugno 2008

Una Torre di Libri

«Una Torre di libri» - secondo appuntamento
prosegue il 4 luglio il Caffè letterario in Piazza del Municipio a Torre Pellice

Dopo il grande successo di pubblico e di attenzione dei mass-media dell’inaugurazione, «Una Torre di libri» prosegue il 4 luglio con il secondo appuntamento, incentrato sulla Bibbia, su come trasmetterla alle generazioni future e come viene veicolata dai cartoons e dai fumetti.
L’appuntamento pomeridiano, alle ore 17.00, esplora il rapporto intergenerazionale in relazione alla fede, alla religione e alla spiritualità. Come si trasmettono le proprie convinzioni? Come si narra ai bambini la propria esperienza, ma anche quella biblica? Ci guidano in questo percorso Gabriella Caramore e Paolo De Benedetti, intervistatidall’ex moderatore della Tavola valdese Gianni Genre.

Interverrà pure Silvia Gastaldi, illustratrice apprezzata in Italia e all’estero – i suoi libri sono tradotti in più di venti paesi –, la cui mostra verrà inaugurata alle ore 19.00 nei locali del Municipio di Torre Pellice.

In serata, invece, Brunetto Salvarani e Paolo Naso illustreranno il rapporto tra fumetti e spiritualità. Da Schulz – disegnatore di Charlie Brown e dei Peanuts – ai famosi Simpson, sono numerosi i fumetti che interpretano la spiritualità contemporanea o fungono da strumento didattico di divulgazione del fatto religioso.
I due ospiti saranno intervistati da Gian Mario Gillio, direttore della rivista ecumenica e interreligiosa “Confronti”. È prevista la proiezione di cartoons.

Venerdì 4 luglio 2008 ore 17.00
La Bibbia e i bambini.

Come si trasmette la fede alle nuove generazioni?

Gianni Genre intervista Gabriella Caramore, Paolo De Benedetti e Silvia Gastaldi

ore 19.00 Inaugurazione della mostra di acquerelli di Silvia Gastaldiore
21.00 Cartoni animati e spiritualità: da Schulz ai Simpson
Gian Mario Gillio intervista Brunetto Salvarani e Paolo Naso.

ore 19.30 Walter e Gisella Eynard propongono al prezzo di 25,00 euro, tutto compreso, il seguente menu:

Terrina di salmerino in coulis di pomodoro e basilico

Petto di faraona al timo serpillo e orzotto mantecato alle punte di ortica

Parfait di melissa

Caffè

e un menu bambini a 10,00 euro tutto compreso:
Risotto agli zucchini novelli
Svizzerina allo speck e tortino di patate al gratin
Parfait di melissa


Poiché i posti a tavola sono limitati – e le richieste molte… –, si consiglia di prenotare con anticipo: 0121 91236; 0121 91422; 011 6689804
La manifestazione è realizzata con il contributo della Regione Piemonte, in collaborazione con: Provincia di Torino, Centro culturale valdese, Radio Beckwith Evangelica, Civica biblioteca di Torre Pellice «CarloLevi», Sistema bibliotecario pinerolese e Pro Loco di Torre Pellice. In caso di maltempo gli incontri si svolgeranno presso la Civica Galleria d’Arte “Filippo Scroppo”, via R. D’Azeglio 10 e le cene sotto i portici del Municipio.

venerdì 27 giugno 2008

giovedì 26 giugno 2008

I bambini della Merla

C’erano dei bambini rom che andavano ogni giorno con le loro mamme a chiedere l’elemosina per le vie del centro di Torino e davanti ai supermercati. Erano molto poveri, abitavano a Mappano, una frazione divisa a metà fra i comuni di Borgaro e di Caselle, nei pressi della Cascina “La Merla”. Vivevano in baracche costruite con materiali che la gente buttava: vecchi mobili, infissi, lamiere ondulate. Non avevano i gabinetti, né l’acqua per bere e per lavarsi. Un giorno una maestra del paese che aveva visto due di loro uscire dal bidone degli abiti usati, propose loro di andare a scuola. Dopo Darius e Sabatin arrivarono a scuola anche Roxana, Sami, Viorel, Sara e altri ancora. I compagni di classe li accolsero bene, qualcuno regalò lo zaino, altri gli astucci con le matite colorate, compresero di essere più fortunati ed impararono che al mondo ci sono ingiustizie a cui insieme si può porre rimedio.
Per tre anni i bambini della Merla frequentarono la scuola in modo sempre più regolare, anche se per raggiungerla dovevano camminare a piedi per quasi mezz’ora, giocarono con i compagni, studiarono con impegno, parteciparono alle feste ed alle gite scolastiche, Sami andò persino in soggiorno a Loano per una settimana con la sua classe. Ogni giorno arrivavano a scuola puliti, anche se si lavavano con l’acqua del canale che scorreva nei pressi del campo.
Un brutto giorno di fine novembre 2006 il campo fu distrutto da un incendio. Arrivarono il sindaco e gli assessori ed il sindaco tuonava: “ Qualcuno trovi una soluzione, ma fuori dal mio comune. Qui non potranno più stare!”
Avevano però degli amici che non li lasciarono soli: le maestre, il medico, il parroco , le signore della Caritas, le assistenti sanitarie che li avevano vaccinati, diversi cittadini di Mappano, Borgaro, Caselle e Torino, i ragazzi di Terra del Fuoco che per qualche tempo li ospitarono nella loro casa. Si avvicinava il Natale ed il Prefetto, proprio per il 25 dicembre fece loro un regalo: riuscì ad ottenere delle roulottes che furono collocate in un campo di emergenza all’ Isola del Pescatore.
Le roulottes a dire il vero erano un po’ malandate, ma il riscaldamento era garantito da pannelli elettrici sicuri. Quell’inverno i bambini si ammalarono di meno, nel campo c’erano i gabinetti, i servizi comuni, persino le docce con l’acqua calda. C’erano i volontari della Croce Rossa ed i ragazzi di Terra del fuoco che tutte le mattine li accompagnavano a scuola col furgone militare
Alcune mamme continuavano ad andare a chiedere l’elemosina davanti ai supermercati, ma i bambini, ormai più di venti, per nove mesi all’anno andavano a scuola.
Il sindaco però aveva detto: “Finito l’anno scolastico il campo verrà sgomberato e le roulottes saranno restituite alla Protezione Civile che provvederà a rottamarle e i rom non potranno stare un giorno di più nel mio comune!”
Continuava a ripetere questa minaccia anche se nel frattempo si era trovato un vecchio edificio da ristrutturare con i fondi che il Ministro per la Solidarietà Sociale aveva messo a disposizione.
Pioveva tutte le sere in quei giorni d’inizio giugno, i papà e le mamme erano preoccupati perché stavano per perdere le “case” in cui abitavano. Decisero così di spostare le roulottes dal campo che il giorno dopo avrebbe dovuto essere sgombrato.
Pare che a fermare le forze dell’ordine che provarono ad impedire il trasferimento siano state una ventina di persone: alcuni cittadini, una senatrice, alcuni consiglieri delle istituzioni locali, qualche insegnante ed un gruppo di giovani che persino il sabato notte si dedicano allo “sballo” della solidarietà e dell’impegno sociale. Quindi i bambini della Merla sono tornati ad essere “abusivi” nel Parco della Tangenziale Verde. Ma qui poteva capitare di vedere Sami su una panchina impegnato nei compiti delle vacanze, magari un esercizio di educazione alla convivenza civile e democratica : “Commenta le seguenti affermazioni contenute nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ”.
Oggi, a un anno da quel trasferimento, l’associazione Terra del Fuoco ha avviato un progetto per l’autorecupero di un edifico di Settimo chiamato il “Dado” che accoglie 8 famiglie coinvolgendole nei lavori di ristrutturazione dell’immobile e in un faticoso percorso di convivenza e integrazione. I protagonisti di questa storia sono i bambini che hanno conosciuto il duro lavoro dell’elemosina e oggi frequentano regolarmente la scuola e i ragazzi di Terra del Fuoco che ogni giorno accompagnandoli a scuola con il pulmino compiono con loro un percorso di emancipazione e di nuova cittadinanza.

Marisa Faloppa - Presidente del “Comitato per l’Integrazione Scolastica” Torino

Grazie a Lucia e Marisa per aver permesso la pubblicazione

I "mondiali" a Torino

La differenza

mercoledì 25 giugno 2008

25 giugno 1530

La Confessione di Augusta viene presentata alla Dieta all'Imperatore del Sacro Romano Impero dai principi e principi-elettori luterani tedeschi

Caro dottor Letta, no grazie

editoriale di Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese

Come è stato ben evidenziato da alcuni organi di stampa, nelle pieghe del disegno di legge governativo in materia di intercettazioni telefoniche approvato all'unanimità nel Consiglio dei ministri dello scorso 13 giugno, vi è una norma che suona decisamente eccentrica rispetto all’impianto generale del provvedimento: all’articolo 12, comma 2 lettera C, infatti, si prevede che un magistrato che indaga su reati imputati a un religioso cattolico, debba informare il vescovo competente; qualora l’indagine riguardi un vescovo, il magistrato deve informare la Segreteria di Stato vaticana.A giustificare il provvedimento voluto dal governo presieduto dall’on. Berlusconi a poco più di due mesi dal suo insediamento, si è detto che il testo si limita a esplicitare una norma già contenuta nel Concordato del 1984. Lasciamo ai giuristi valutare se si tratti di una semplice “esplicitazione” di norme preesistenti o se, piuttosto, non costituisca una forzatura tesa a garantire un privilegio a una istituzione religiosa – la Chiesa cattolica – che verrebbe preventivamente e tempestivamente informata di eventuali indagini a carico di religiosi, sacerdoti, vescovi. Un ulteriore privilegio riconosciuto a una confessione religiosa, una eccezione del principio secondo il quale la legge è uguale per tutti. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha voluto sottolineare che questa norma non favorisce la Chiesa cattolica e potrà comunque essere applicata anche alle altre confessioni religiose che dispongano di un’Intesa con lo Stato ai sensi dell’articolo 8 della Costituzione e persino a quelle che potranno ottenerla in futuro. E tra queste ci siamo anche noi, valdesi e metodisti, i primi a stipulare l’Intesa proprio nel 1984, poco dopo l’approvazione del nuovo Concordato. La considerazione del sottosegretario Letta sembra quindi interpellarci. Pertanto, ringraziando per l’attenzione espressa nei confronti della nostra come di altre comunità di fede, ci sentiamo in dovere di esprimere una risposta che, per quel che ci riguarda, è negativa. A valdesi e metodisti, infatti, non interessa una norma che garantirebbe ad alcune confessioni religiose dei privilegi rispetto a qualsiasi altra associazione, ente, azienda. Il senso di questo diniego sta in due argomenti: uno civile e laico, l’altro propriamente teologico. Non ci interessa un privilegio di questo tipo perché crediamo fermamente che Chiesa e Stato abbiano competenze diverse: e se non possiamo tollerare che lo Stato interferisca nella libera testimonianza della Chiesa o di qualsiasi altra comunità di fede, al tempo stesso non vediamo la ragione per la quale la Chiesa dovrebbe essere coinvolta nell’azione di un organo dello Stato quale la magistratura. Come cittadini italiani fatichiamo davvero a comprendere come e perché la giustizia italiana, ad esempio nel caso di reati sessuali nei confronti di minorenni, sarebbe meglio tutelata se si informassero le autorità religiose cattoliche dei procedimenti in corso. Non lo crediamo affatto e ci pare davvero anomalo che un provvedimento di questa natura sia stato inserito nel quadro di una norma sulle intercettazioni telefoniche. La seconda ragione è strettamente connessa alla nostra idea della testimonianza cristiana. Siamo convinti che la Chiesa debba testimoniare l’Evangelo senza i condizionamenti che le derivano da riconoscimenti speciali, privilegi, concessioni da parte del potere politico. Come cristiani evangelici sentiamo che il Signore ci ha chiamati ad essere testimoni della sua Parola: e la sua Parola, libera e disarmata, è la nostra forza. Ed anche l’unico privilegio che siamo disposti a riconoscere ed anzi a rivendicare per la Chiesa di Cristo

lunedì 23 giugno 2008

Acqua prepagata, una minaccia per i poveri


La Rete ecumenica dell’acqua lancia l’allarme sui nuovi sistemi adottati in Africa. Nel Lesotho, in Africa del Sud e in molti altri paesi africani sono stati adottati nuovi sistemi di fornitura dell’acqua con contatori a prepagamento. I più poveri rischiano di restare senz’acqua
Christian Johannessen*

Nel Lesotho, in Africa del Sud e in molti altri paesi d’Africa, i sistemi che obbligano i consumatori a utilizzare soltanto l’acqua che hanno pagato prima vengono incoraggiati come mezzo per finanziare una migliore infrastruttura di distribuzione d’acqua. Questo è un approccio problematico, avvertono gli esperti in acqua delle chiese, nella misura in cui minaccia l’accesso dei più poveri a questo bene di prima necessità, indispensabile alla vita.
I contatori d’acqua prepagati funzionano più o meno come i cellulari. Si compra una carta contenente un credito corrispondente a una certa quantità di acqua. Quando si inserisce la carta in una macchina – sia un contatore d’acqua per uso casalingo sia una fontana pubblica – si può tirare acqua fino allo svuotamento della carta. Ma, mentre il telefonino permette di solito al suo proprietario di chiamare numeri d’urgenza anche quando il credito è esaurito, il contatore d’acqua prepagato non può determinare l’urgenza del bisogno in acqua di una persona.
Secondo Michael Windfuhr, direttore del dipartimento dei diritti della persona presso l’agenzia protestante tedesca «Pane per il mondo» e membro del gruppo dirigente della Rete ecumenica dell’acqua, «i contatori d’acqua prepagati sono altamente problematici. Se una persona non ha più soldi e se la sua carta è vuota, essa non può procurarsi acqua per soddisfare i suoi bisogni fondamentali. È una violazione del diritto umano all’acqua. Dovrebbe essere impossibile privare chiunque sia dell’accesso all’acqua visto che si tratta di un bisogno fondamentale di ogni essere umano».
Economie di acqua a spese dei poveri
Con il vecchio sistema in cui la gente pagava le bollette dopo avere utilizzato l’acqua, non si poteva tagliare l’acqua senza preavviso, spiega Michael Windfuhr. Oggi, può trovarsi improvvisamente privata di accesso all’acqua potabile ed essere costretta di utilizzare un’acqua forse insalubre.
Michael Windfuhr afferma inoltre che la maggior parte dei problemi relativi all’acqua sono una questione di politica e non di penuria. «In zone in cui imperversa la siccità, si vedono ancora campi da golf irrigati. Nel Burkina Faso, alcune persone utilizzano da 250 a 400 litri di acqua al giorno, mentre altri non dispongono dei 50 litri quotidiani indispensabili. Anche nelle zone in cui la penuria è reale, è essenziale che gli abitanti siano approvvigionati in acqua».
Secondo Molefi Ndlovu, del Centro per la società civile a Durban, l’esempio del sistema di prepagamento dell’acqua a Johannesburg, in Sud Africa, dimostra bene il rischio di discriminazione nei confronti dei poveri.
«Si installano contatori d’acqua prepagati per risparmiare acqua. Ma questi contatori vengono imposti soltanto alle comunità nere povere e non alle comunità delle banlieues edoniste dove si spreca l’acqua», dice.
Le comunità povere sono disperate. Molefi Ndlovu parla delle manifestazioni di resistenza a questi contatori, condotte sotto il segno dello slogan «Distruggete i contatori, approfittate dell’acqua». Coloro che ricorrono a tali metodi rischiano la multa e il carcere.
Altri ricorrono ai tribunali per porre fine al nuovo sistema di prepagamento. Il tribunale di grande istanza di Johannesburg ha dichiarato di recente che l’attuale situazione è incostituzionale, e ha affermato che la gente dovrebbe poter scegliere tra contatori prepagati e sistemi normali e che il volume di acqua disponibile gratuitamente in Sud Africa è insufficiente,
La voce delle chiese
I sistemi di prepagamento dell’approvvigionamento in acqua sono stati uno dei principali temi affrontati nel quadro di una conferenza tenuta nello scorso aprile dalla Rete ecumenica dell’acqua a Maseru, capitale del Lesotho. Professionisti dell’acqua di tutta l’Africa guardano oggi verso il regno delle montagne perché i contatori d’acqua prepagati istallati di recente nei luoghi pubblici dalla compagnia di distribuzione d’acqua di Maseru vengono considerati come modelli dall’industria.
Le chiese danno il loro contributo all’approvvigionamento in acqua in tutto il mondo. La Rete ecumenica dell’acqua chiama oggi le chiese a impegnarsi in campagne di promozione del diritto umano all’acqua.
Åsa Elfström, consulente per le questioni di acqua e di sviluppo presso la Chiesa di Svezia e membro del gruppo direttivo della Rete, spiega: «La Chiesa ha una tradizione di sostegno ai più poveri e ai più emarginati. La gente che non ha accesso all’acqua non ha una voce potente. Se la Chiesa, che gode di un’alta considerazione nella maggior parte dei paesi, sa farsi sentire, potrà ottenere dai governi che essi cambino politica».
La Rete ecumenica dell’acqua è un’iniziativa di chiese, di organizzazioni e di movimenti cristiani che lavorano a promuovere l’accesso della gente all’acqua nel mondo e a trovare soluzioni su base comunitaria alla crisi dell’acqua. Il suo obiettivo è di portare una testimonianza cristiana comune nel dibattito sulle questioni dell’acqua. Il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) accoglie il segretariato della Rete e si sforza di facilitare la cooperazione tra i partner implicati.
La conferenza sul tema «Che la giustizia sgorghi come un torrente inesauribile» era ospite del Consiglio cristino del Lesotho e del gruppo locale dell’Associazione di difesa dei diritti «Pelum». (cec media)

(Traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel)

*Giornalista indipendente di Norvegia

giovedì 19 giugno 2008

Una Torre di Libri

Lampedusa, inaugurazione monumento di MIMMO PALADINO

"PORTA DI LAMPEDUSA - PORTA D’EUROPA"
IL 28 GIUGNO VERRA’ INAUGURATO IL MONUMENTO ALLA MEMORIA DEI MIGRANTI DECEDUTI IN MARE

L’isola di Lampedusa, sabato 28 giugno, sarà teatro di una importante iniziativa culturale e artistica. Qui, verrà inaugurato un monumento dedicato alla memoria dei migranti che hanno perso la vita in mare, realizzato da Mimmo Paladino (Paduli, 1948), uno delle personalità più apprezzate e riconosciute del panorama artistico internazionale.
“Porta di Lampedusa – Porta d’Europa” è una porta di quasi cinque metri di altezza e di tre metri di larghezza, realizzata in ceramica refrattaria. Il progetto è promosso dal Comune di Lampedusa, da Amani, Arnoldo Mosca Mondadori, Alternativa Giovani e la Comunità di Koinonia, col patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – Ufficio Italia, del Ministero dell’Interno, della Regione Sicilia e della Regione Puglia.Significato fondamentale di quest’opera è quello di consegnare alla memoria quest’ultimo ventennio in cui si è assistito a migliaia di migranti morire in mare, in modo disumano, nel tentativo di raggiungere l’Europa, una strage senza testimoni, spesso senza sepoltura e quindi senza pietà. L’intento è quello di consegnare alle generazioni future, che passeranno da Lampedusa, un simbolo che aiuti a non dimenticare e che inviti a una meditazione laica, come religiosa. Alla realizzazione hanno collaborato: Collegio di Milano, Fondazione O’Scia, Ceramica Gatti, Michelangelo Lombardi Costruzioni Srl e la Holding Turismo che, attraverso una donazione, ha contribuito alla costruzione dell’opera.

mercoledì 18 giugno 2008

martedì 17 giugno 2008

Culti a Piedicavallo

Immigrazione

Genova il 12 giugno 2008

Al Ministro degli Interni;
Al Prefetto di Genova;
Al Presidente della Regione Liguria;
Al Presidente della Provincia di Genova;
Al Sindaco di Genova;
(gruppi dei rispettivi Consigli)
Senatori e Deputati eletti in Liguria;
Associazioni di base e volontariato operanti nel territorio;
P.c. Tavola Valdese;
Federazione delle chiese Evangeliche in Italia;
Commissioni delle chiese presso il Parlamento Europeo.

Loro sedi

Lunedì 9 giugno 2008, alle ore 18,
nei locali della Chiesa Evangelica Valdese di Genova via Assarotti 21,

I CONSIGLI DELLE CHIESE
IGLESIA-HISPANO-AMERICANA, VIA ASSAROTTI 21;
METODISTA DI GENOVA- SESTRI, VIA FABIO DA PERSICO 40r;
VALDESE DIGENOVA- SAMPIERDARENA, VIA URBANO RELA 1-3;
IL CONCISTORO VALDESE, VIA ASSAROTTI 21;
(organi delle chiese di Genova che fanno parte della Chiesa Evangelica Valdese -Unione delle chiese metodiste e valdesi- i cui rapporti con lo Stato italiano sono regolati dalla Legge 449/11 agosto 1984)

RIUNITI IN SEDUTA CONGIUNTA
hanno discusso e approvato il seguente documento:

Mentre molte voci si levano ad esprimere la protesta del mondo dell’associazionismo e del volontariato contro le norme contenute nel “pacchetto sicurezza” richiamandosi alle convenzioni internazionali sui diritti umani, anche noi vogliamo levare la nostra voce perché come cristiani evangelici abbiamo un motivo in più per non tacere: il richiamo alle parole di Cristo: “Ero straniero e mi avete accolto... quello che avete fatto per uno di questi ultimi, lo avete fatto per me”. Proprio il concetto evangelico di accoglienza, cioè vedere nell’altro il nostro “prossimo” e l’immagine stessa di Cristo, ci spinge a denunciare:

- l’introduzione del reato d’immigrazione clandestina che trasforma un’irregolarità amministrativa in delitto, punisce una condizione e non un fatto, etichettando automaticamente come criminale ogni straniero senza permesso di soggiorno. Non dimentichiamo che la quasi totalità degli immigrati fugge da condizioni di vita disumane nella speranza di trovare una possibilità di sopravvivenza nel nostro paese.

- l’apertura di nuovi CPT e il prolungamento a 18 mesi del cosiddetto “trattenimento” (un eufemismo per non dire “detenzione”) in questi luoghi peggiori del carcere in cui sono sospesi i più elementari diritti umani;

- gli ostacoli posti alla regolarizzazione di chi sul territorio già vive e lavora, e le restrizioni al ricongiungimento famigliare che faciliterebbe la piena integrazione degli stranieri presenti in Italia; Non possiamo nasconderci le prospettive che il reato d’immigrazione clandestina, se introdotto nelle forme proposte, aprirebbe inevitabilmente: la saturazione delle carceri, già oggi sovraffollate e ingestibili, l’intasamento dei tribunali che già stentano a smaltire i fascicoli arretrati, ma soprattutto la trasformazione di centinaia di migliaia di persone in latitanti disperati, esposti al rischio di essere arruolati dalla criminalità organizzata. Vogliamo affermare con forza che migrare non è un crimine; è invece criminale un sistema mondiale (l’11% della popolazione del pianeta consuma l’88% delle risorse) che obbliga la gente a fuggire dal proprio paese per sopravvivere. Ci mortifica appartenere a un paese che ha assoluto bisogno di immigrati per funzionare, ma poi li rifiuta, li umilia, li tratta da mezzi e non da persone. Infatti, accogliendo l’invito evangelico a esaminare noi stessi e a guardare la nostra trave prima del fuscello dell’altro, non possiamo dimenticare che l’immigrato irregolare è spesso vittima di comportamenti ben più gravi di quello che può essere l’aver varcato una frontiera senza permesso. Riflettiamo su quante volte noi italiani non abbiamo esitato a sfruttare la situazione di debolezza e di bisogno degli immigrati irregolari per speculare sulla loro pelle. Pensiamo ad esempio agli imprenditori che sfruttano la forza lavoro degli immigrati assunti in nero a salari di fame e senza norme di sicurezza; a chi approfitta della debolezza delle donne immigrate costringendole alla prostituzione in condizioni vicine alla schiavitù: a chi affitta (sempre in nero e a prezzi da capogiro) immobili fatiscenti a frotte di immigrati; a chi brucia i campi nomadi, abitati anche da donne e bambini.

Auspichiamo dunque che il Governo e il Parlamento di questo Paese, che ha una tradizione di emigrazione non lontana nel tempo, sappiano rispettare i principi di solidarietà e di tutela dei più deboli già sanciti nella nostra Costituzione. Con viva cordialità.

f.to in originale.

Il presidente del CdC. higlesia-ispano-americana
Past. Teodoro Fanlo y Cortès

Il presidente del CdC. metodista di Genova-Sestri
Past. Stefano Mercurio

Il presidente del CdC. valdese di Sampierdarena
Silvia Ricca

Il vicepresidente del Concistoro valdese
Dott. Giacomo Grasso

lunedì 16 giugno 2008

La donna sulle Alpi

Articolo di Tavo Burat per il Numero 10 - primavera 2008 -
Per informazioni sulla rivista
Nunatak c/o Biblioteca Popolare Rebeldies
via Savona 10, 12100 Cuneo
Email qui
LA DONNA SULLE ALPI
Tavo Burat

Mi sembra importante esaminare il contesto in cui si inserisce la donna sulle Alpi. Si può parlare di società alpina fino a 40-50 anni fa, prima che questa fosse sconvolta dalla totale colonizzazione metropolitana, disarticolata nella sua economia ed espropriata di quella che era la sua cultura originaria e anche della possibilità, della capacità di interagire con le culture esteme.
Questa compagine sociale era composta da popolazioni per lo più indipendenti dai poteri signorili ed organizzate in forme arcaiche di collettivismo primitivo: era praticamente una società tribale, si contrapponeva a quella del diritto romano, sistema giurisdizionale che si basava sul diritto della proprietà, sul senso del padrone e della gerarchia. La società alpina era egualitaria, strutturata in senso orizzontale, non certamente verticale: una comunità di contadini, pastori, artigiani, tessitori, guaritori, con regole molto diverse da quelle imposte nelle città. Il concetto stesso di padrone e padrona nasce soltanto con l'arrivo dei romani, re e regine compaiono con i longobardi, e dopo il mille arrivano anche il Diavolo e il Padreterno. Prima c'era una civiltà agnostica, completamente diversa, anche da un punto di vista religioso, da quella, gerarchizzata, che si forma in seguito alla conquista cattolica e feudale. Nei piccoli paesi di montagna i rapporti sociali erano molto intensi per lo stretta pratica di una vita comunitaria nella quale lo sfera del privato era assai limitata. Uno per tutti, tutti per uno: lo pratica della proprietà collettiva portò intere comunità a simpatizzare, a sostenere le eresie che predicavano lo comunanza dei beni. Questi movimenti ereticali venivano a proporre una giustificazione dottrinale alla pratica del possesso collettivo. Fornivano le basi ideologiche a quanto veniva praticato già da tempo immemorabile, e che ora era messo in dubbio dal potere temporale in espansione del Vescovo e del Comune. Coesistevano due elementi contraddittori. Da una parte una resistenza al cristianesimo inteso come religione gerarchizzata nella gestione del potere. Nelle vallate alpine, l'evangelizzazione non era compiuta nel XVI- XVII secolo e c'erano ancora delle grosse resistenze culturali nei confronti della conquista religiosa. Non per niente i santuari, non per niente lo fortissima azione a tappeto portata avanti dai parroci per obbligare i ragazzi a frequentare una scuola strumentalizzata e finalizzata unicamente al catechismo. Però, se da una parte possiamo trovare questa opposizione alla conquista religiosa, dall’altra nasceva una grande sensibilità nei confronti del messaggio evangelico puro, privato di ogni sovrastruttura, portatore di una liberazione da ogni tipo di padrone e foriero dell' affermazione di una società di fratelli, di liberi e di eguali. Idee come queste incontravano lo stessa preparazione culturale, lo stessa situazione sociale della gente di montagna che si era strutturata e organizzata in questo modo già da millenni. Per questo motivo i movimenti ereticali hanno trovato sempre notevole ospitalità e comprensione sulle Alpi. Pensiamo alle Alpi occidentali francesi, alle infiltrazioni catare nella Lombardia, in particolare in Val Camonica, ai valdesi delle Alpi occidentali e ai loro omologhi che erano i cosiddetti poveri lombardi, agli apostolici e ai dulciniani, e poi, passando al periodo della Riforma, quindi al XVI secolo, pensiamo agli anabattisti, Gaismayr e alla rivolta dei contadini tirolesi e trentini, e al suo omologo, ma rigorosamente pacifista, Jacopo Hutter della Val Pusteria. Nel secolo XVII in Val Camonica esistevano i cosiddetti "pelagini" che erano dei prequietisti, ufficialmente cattolici, in realtà radicalmente diversi: il fatto stesso di poter pregare fuori dalle chiese era un vecchio insegnamento ereticale che deriva dalle Alpi francesi del XII secolo. Infatti il poter parlare a Dio fuori dagli edifici sacri, in silenzio, nella quiete, era una contestazione palese nei confronti di tutta l'organizzazione clericale. In questa società alpina, già "eretica" rispetto alla cultura e alla religione dominante, la donna, pur non partecipando al potere, non è stata mai considerata inferiore all'uomo perché produceva e lavorava, e aveva diritto alla spartizione dei prodotti. Per esempio, in una delle alte valli biellesi, la valle del Cervo, quelle che noi chiamiamo le sionere, cioè le fienatrici, che tagliavano il fieno selvatico, il “sion” (le ultime sono morte una decina di anni fa), vivevano parassite, possiamo dire, di due vacche. Tutta la loro vita ruotava intorno a due sole mucche, nutrendosi quasi esclusivamente di siero e di ricotta, perché col latte intero si facevano i latticini che venivano venduti e quindi erano solo gli scarti della lavorazione del formaggio che si potevano consumare. Qualche volta c'era un po' di carne, quando si ammazzava una bestia perché o si era ammalata, o era ammalato qualcuno In casa. Queste donne vivevano quasi da sole in quanto gli uomini, per le tragedie delle guerre che hanno infestato il Piemonte (dal 1600 in poi, una guerra ogni vent' anni in media), dovevano partire appena diventavano maturi per fare il soldato, e spesso a vent'anni venivano falciati. La valle del Cervo è la valle di Pietro Micca, alla cui vedova venne assegnata per pensione, combinazione, una micca, cioè una pagnotta, al giorno, dopo che perse il marito nell'assedio di Torino del 1706. A differenza delle altre valli biellesi, in cui esisteva un'attività mineraria, e gli uomini diventavano tagliapietre, selciatori e costruttori, nella valle del Cervo non c'erano cave di pietra, e i maschi potevano restare per anni interi all'estero, fuori valle, "per quelle france", come dicevano loro. Francia era la Savoia, la Svizzera, la Vallonia nel Belgio: dovunque esistessero paesi di lingua francese, era una Francia .. , e mentre gli uomini erano assenti per lunghi periodi, le donne avevano la responsabilità della famiglia, e una delle poche risorse era quella di tagliare il fieno selvatico, poi, soprattutto, di fare le portatrici. Portatrici prima per le costruzioni edilizie, poi per i turisti quando cominciarono ad arrivare. Tra l'altro organizzarono anche uno dei primi scioperi: mentre i tessitori scioperavano, le donne della montagna organizzarono la loro protesta perché erano pagate troppo poco. E si racconta ancora di queste donne che lavoravano con i muratori, e che avevano una forza straordinaria. Si ricorda un episodio abbastanza emblematico, avvenuto circa quaranta, cinquant'anni fa: una donna stava lavorando con un muratore, e stava costruendo il tetto a lastroni di pietra, come si usava nella sua valle. Gli uomini, invece, in cima al tetto orinavano e facevano a gara a chi orinasse più lontano, e intanto arrivavano le ragazze che portavano le pietre. A questo spettacolo, parlando puntualmente in piemontese, questa donna disse: "Ma non vi vergognate, sporcaccioni! Vedete che arrivano le ragazze, voi siete tutti lì che pisciate! Tutti quanti in fila!" e quelli si sono voltati e l'hanno presa in giro: " ... è soltanto invidia, perché tu non sei capace di fare come noi!" Ah si, allora lei prese un coppo, lo mise in mezzo alle gambe e con il coppo riuscì a sprizzare più lontano di tutti i colleghi messi in fila, ed in quel momento arrivarono le ragazze portando le lastre, e tutte quante le batterono le mani: aveva vinto anche in una gara come quella, tipicamente maschile. Ma c'erano altre donne importanti sulle Alpi che viaggiavano fino in Piemonte, fino nell'Appennino parmense: erano le sedonere di Claut, in Friuli. Portavano i cucchiaioni di legno, e a due a due, vestite di nero, con delle pantofole ai piedi dalla suola di stoffa di corda, scendevano dalla Valcellina, una valle con degli orridi tali che si diceva che Dante si fosse ispirato proprio ad essa per ricordare l'entrata nell'Inferno. E, come le sionere della valle del Cervo, dall'altra parte dell'arco alpino, le sedonere sovente cadevano nei burroni perché, sia per tagliare il fieno selvatico nei dirupi, sia per viaggiare cariche con le gerle, piene di cucchiaioni di legno, capitava loro di scivolare. Pensiamo alle tessitrici del biellese, donne veramente eccezionali, che tessevano per conto loro in scantinati appositi chiamati scrigna, con un caldo umido che non faceva certo bene alla salute, ma era necessario per mantenere quell' umidità che serviva per la tessitura. Tessevano dopo aver svolto le faccende di casa, dopo aver fatto anche i lavori di una povera agricoltura di sussistenza: la capra, la fienagione, ecc., lavoravano ore ed ore in questi antri tessendo le tele di canapa, ancora fino ad una quindicina di anni fa. Nel 1898, durante uno di quei carnevali "impegnati" in cui la comunità ritrovava la propria cultura e lanciava una sfida alla cultura dominante, le tessitrici si ribellarono perché era stata imposta una tassa su ogni metro di stoffa. Questo veniva a gravare ancora di più sulla miserrima rendita che avevano e loro, esasperate, insorsero. I carabinieri si spaventarono, spararono loro addosso e ci fu un eccidio, cui seguì a Torino un processo a quaranta donne, che poi furono fortunatamente tutte quante assolte. In pratica, attraverso queste testimonianze, possiamo rintracciare un conflitto con l'assetto maschilista, il crisma militare e teocratico del potere costituito. Per il potere odierno la natura è grezza e passiva, e così la terra che attende che l'uomo la renda positiva, contenitore che non crea ma procrea, quindi è ripetizione infinita. Niente a che vedere con quella che viene chiamata la civiltà danubiana, che si estendeva dai Carpazi fino all'Europa centrale, poi scendeva lungo l'arco alpino, e poi ancora per l'itinerario dell'Appennino sino alle Marche. Di queste civiltà danubiane sono state rinvenute in Baviera case lunghissime, con stanze comuni centrali, che dimostravano l'assenza della divisione in classi. Tutte ricerche che Hitler boicottò perché non poteva accettare che fosse esistita una civiltà senza capi, priva di gerarchia, che non possedeva armi. Evidentemente, all'interno di civiltà come quella cosiddetta libica, quella celtica ed etrusca non esisteva uno Stato, e per questo furono cancellate dalla storia. La storia, invece, si è attardata su un modello vincente, che ha tramandato uno Stato con istituzioni militari e religiose, un potere gerarchizzato, difeso dalla violenza, da leggi che proteggono l'oligarchia, che sottomette una maggioranza di persone espropriate di tutto. Un sistema sociale retto da una classe dominante che tende alla staticità, quindi modello dello Stato schiavistico più famoso, quello greco, poi romano, poi feudale, poi monarchico, poi coloniale. Al contrario, in quello che era un tipo di società diversa, nella cultura mistica e popolare, la donna è rimasta depositaria del sapere ex lege. Le streghe, le sibille, terapeute del corpo e dello spirito, custodivano un sapere trasmesso per via orale, frutto di civiltà agrarie profondamente legate alla terra e all’ambiente, espressioni di organizzazioni sociali in cui le donne, nonostante la loro collocazione marginale, subalterna nei confronti dei poteri, costituivano l'anello forte. La donna, nell'emarginazione femminile contadina, era collocata entro i territori della povertà e di quello che veniva definito idiotismo: tutto ciò che non era scientifico era idiota. Gli eretici erano considerati degli idioti, quindi la donna diventava, come tipica depositaria di questa cultura altra, prototipo dell'idiotismo. Ecco il motivo della partecipazione della donna alle eresie: le eresie davano la liberazione anche rispetto alla vecchia cultura pagana, dove era comunque sempre l'uomo a fare il sacerdote. Invece nella cultura evangelica lo donna diventa protagonista: la donna che predica, derisa dalla religione del potere che schernisce gli eretici perché osano far parlare le donne, osano farle predicare. Pensiamo alla Margherita di Dolcino, o alla moglie di Jacopo Hutter, che fu catturato nel 1536, buttato in cisterne di ghiaccio e poi nell'acqua bollente, frustato e alla fine arso. La moglie, incinta, venne catturata e portata nel carcere di Innsbruck da cui riuscì rocambolescamente a fuggire per essere riacciuffata due anni dopo, nel 1538, ed infine giustiziata nel castello di Schoneck, in Val Pusteria. Il termine stesso di strega è un "nome errante", che attraversa sessi, ceti, razze, classi, eventi; dall'Europa si imbarca per il nuovo mondo, per cui ad un certo punto i nativi diventano pellirossa, son tutti quanti stregoni perché ogni attinenza allo sciamanesimo è evidentemente stregoneria. Le Alpi poi sono socialmente costituite da artigiani del bosco, da carbonai, pastori, soggetti "streghizzabili" per il difficile controllo sociale: chi è nomade sfugge all'occhio vigile della legge, parla un proprio linguaggio, un proprio gergo, quello dei carbonai, degli spazzacamino, dei pastori: tutta gente che puzzava di stregonerie e di eresie. Ma la donna, emblematicamente, rimane il prototipo della strega: non per niente, appunto, streghe ed eretici vengono parificati. Nel 1257, Alessandro VI estende l'inquisizione, che era nata 25 anni prima contro i Catari, alle streghe ed ai maghi. Giovanni XXII omologa le streghe agli eretici, e ne permette la tortura e la pena di morte. In un secolo, diciamo, di preparazione, fra il 1430 ed il 1520, cominciano le grandi cacce alle streghe e la pubblicazione di eminenti trattati di demonologia, come il "Malleus maleficarum", il martello delle streghe. Con l'accordo tra potere religioso e potere civile, iniziano le cacce nel comasco, in Valtellina, in Val Camonica: guerra totale al magico, guerra alla medicina naturale per affermare lo statuto di una nuova medicina basata sulla razionalità moderna, espressione di una scienza della ragione borghese, fraintendimento e liquidazione delle culture agrarie come sapere interpretativo del mondo. La strega rappresenta, in fondo,la resistenza della cultura animistica tipica della società agraria repressa e perseguitata, contrapposta alla cultura scientifica moderna della società borghese. Le donne, le cosiddette streghe, ma anche le donne in genere, tutto ciò che resiste ancora della vecchia civiltà sciamanica delle Alpi, comunicano con la Natura, parlano con le piante, praticano il concetto oggi definito bio-religione. Nell'universo della strega, le piante parlano, le piante comunicano con lo sciamana, e le insegnano le medicine e l'amore, mettendolo in rapporto continuo con tutto quello che c'è intorno. Pensiamo ai poeti attuali della bio-religione, che hanno scoperto questa "nuova" forma di ritualità osservando gli indiani d'america o gli aborigeni d'Australia: a noi basta guardare all'antica società alpina per ritrovare questo senso cosmologico, questa comunicazione totale nei confronti di ciò che ci circonda. Tra il 1550 e il 1650, si scatena la persecuzione più cruenta, lo lotta alle streghe diventa guerra totale, una vera e propria repressione nei confronti della cultura contadina. Da un a parte c'è il sapere pre-medico, che fonda la sua credibilità sull’oralità e la memoria; dall'altra, invece, la scienza che sta nascendo, basata sugli scritti dei ceti dominanti del passato, e che da questi vengono trasmessi ai ceti dominanti del presente. Da una parte il principio di autorità, l'ipse dixit, il libro che non ammette dubbi; dall'altra i principi naturali, la tradizione, la paternità anonima. Anche in campo religioso si fronteggiano due concezioni diverse: da una parte quella dei morti che abitano coi vivi, perché sono continuamente presenti nella vita di ogni giorno, dall'altra quella delle anime confinate nell'altro mondo, l'Inferno, il Purgatorio, e così via. Ricordiamo anche l'alta professione della levatrice, che ha veicolato i riti agrari della nascita, aborriti e combattuti dalla Chiesa perché espressioni di cultura orale ancora impregnata di paganesimo. Perseguitata, perché occorreva la presenza di un prete affinché si battezzasse subito il bambino, l'ostetrica era, in pratica, al centro dell' antinomia vita-morte. La donna era custode della vita perché era lei che dava da mangiare, che teneva il fuoco acceso, che allevava i figli quando gli uomini erano in guerra o all'estero a lavorare: era questo l'anello forte della domus, il perno della casa, il fulcro di quanto si doveva colpire e abbattere. Quando ci fu la persecuzione in Val Camonica, nel 1525, si registrarono 5000 imprigionati con l'accusa di stregoneria: 5000 in una sola valle vuol dire praticamente una persona per famiglia. Per distruggere la civiltà alpina che resisteva e la cultura altra bisognava debellare la donna che ne era il cuore, che ne era l'architrave.
Il testo proposto in quest'articolo è estratto da un intervento orale dell'autore in occasione del workshop 'Matriarcato e montagna': Centro di Ecologia Alpina, 10-11/03/1995; il testo integrale, senza le correzioni apportate dai redattori per l'edizione attuale, è contenuto nella pubblicazione degli atti del convegno citato, a cura di Michela Zucca, Trento 1996.

Cultura

Aperto il dibattito sulla cultura

giovedì 12 giugno 2008

FESTA DEL TRIANGLE DE L’AMITIE'


8 giugno 2008

Tor de Pot (comune di Verrayes) AOSTA

Eravamo più di 100 persone alla Rencontre du Triangle de l’amitié dell’8 giugno scorso. Infatti quel giorno le sorelle e i fratelli delle chiese riformate di Chamonix e Martigny, delle chiese valdesi di lingua italiana di Ginevra e Losanna, accompagnati dai pastori Graham Beeston (Chamonix), Pierre Boismorand (Martigny) e Luca Negro (Ginevra), insieme con i membri di chiesa di Aosta, con i pastori Alfredo Berlendis e Pieter Bouman, con il consiglio di chiesa, hanno celebrato, nell’ amena località di Tor de Pot (comune di Verrayes), presso la casa della famiglia Denabian- Monaja, la ricorrenza biennale del Triangle de l’amitié.
La presidente del consiglio di chiesa, Vanda Monaja, che ha curato e coordinato la parte logistico-ricettiva, ha salutato i presenti all’arrivo, dopo l’accoglienza, iniziata intorno alle nove del mattino, curata dai fratelli e dalle sorelle della chiesa ospitante.
Leo Sandro Di Tommaso, che ha curato la parte organizzativa a partire dall’inverno scorso, ha tenuto un breve discorso introduttivo. All’inizio ha voluto ricordare le lunghe giornate di pioggia e la grazia di una giornata che si annunciava eccezionalmente bella, in quel piccolo Eden della famiglia Denabian. “Un jour béni resplendit pour nous – comme le disait le prophète – après trop de journées pluvieuses. Remercions le Seigneur qui nous a aidé pour que ce jour, pour lequel on a travaillé dès le mois de novembre, soit pour nous une occasion de fraternité ». Ha proseguito ricordando che le Alpi non hanno mai diviso i popoli, anzi sono state “le lieu d’un perpétuel passage de marchands, de pèlerins, d’armées même, d’évangélisateurs et, enfin et heureusement, d’hérétiques, comme vous et comme nous… ».
Il culto in francese è stato presieduto dal pastore Pieter Bouman, che ha tenuto anche la predicazione sul testo di Matteo, 9: 35-10: 8, molto adatto a ricordare che cosa significa essere chiesa ovunque il Signore ci abbia collocato.
Si sono alternate nelle letture e nelle varie parti liturgiche le voci di tutte le chiese presenti e, alla Santa Cena, tutti i pastori, il diacono di Martigny e il predicatore locale sono intervenuti con la recitazione di parte della liturgia.
Durante l’incontro è stato ricordata l’ alluvione della Val Pellice e la morte delle quattro persone, tra cui tre valdesi, ed è stata lanciata la raccolta di una colletta per dare un segno di solidarietà, in linea con l’appello della FCEI e della stessa Moderatora. La cifra raccolta sarà inviata al più presto a destinazione.

La giornata è stata memorabile per due ragioni. La prima, perché ci si è uniti alle celebrazioni ufficiali del 50° anniversario della nascita del Triangle de l’amitié, che le città di Aosta, Chamonix et Martigny fondarono nel lontano 1957, molto prima dell’apertura dei tunnel. Fausto Serra, membro del comitato del Triangle, invitato dagli organizzatori, ha rievocato la storia di questa antica amicizia e portato i saluti dell’organizzazione che fu creata al fine di riunire i popoli dopo la guerra, favorire i rapporti economici e turistici, concretizzare e realizzare progetti comuni.
La seconda ragione concerne proprio le chiese del triangolo le quali, dopo alcuni incontri, costituirono, ai tempi del pastore Paolo Marauda, il loro “triangolo” all’interno di questa struttura internazionale, in un primo incontro nel 1966, dopo l’ apertura dei trafori (Grand San Bernardo: 19 marzo 1964; Monte Bianco: 19 luglio 1965).
Da allora i rapporti tra le tre chiese sono proseguiti ogni due anni, alternando i luoghi dell’ incontro e estendendo l’invito anche alle chiese di lingua italiana di Ginevra e Losanna, che sono state curate negli anni dal pastore di Aosta.
Gli incontri del 1992, a Chamonix, e del 1994, ad Aosta, hanno dato nuovo vigore ai rapporti dopo un periodo di stanca. Il culto nel 1994 fu celebrato nel salone del Palazzo regionale, mentre l’agape fraterna, consumata nel cortile interno della casa valdese di Aosta, fu conclusa col canto della “Chorale des adieux”, per salutare i cambi pastorali sia di Chamonix sia di Martigny. Ma quel canto fu, inconsapevolmente, anche di addio al ministero pastorale di Roberto Romussi, che ci lasciò proprio il 20 giugno di quell’anno.
Già l’ultimo incontro in Valle d’Aosta era stato tenuto a Tor de Pot : tutti hanno ringraziato la famiglia di Sergio Denabian, di Vanda Monaja e del loro figlio Alessandro, che si è prodigata per la buona riuscita della festa; in particolare si ringrazia Sergio che ogni volta prepara il capannone a prova di intemperie.

Sono stati salutati e ringraziati il pastore Graham Beeston e sua moglie Françoise che lasciano Chamonix per Bellegarde (presso Ginevra), dove Graham sarà anche cappellano in ospedale.

(dtls)


mercoledì 11 giugno 2008

Concerti ad Aosta

Enoteca valdese...

La vineria si trova a Valdese - Nord Carolina, Usa - cittadina fondata da immigrati valdesi delle Valli. Buona visione

martedì 10 giugno 2008

Servizio Civile con la Diaconia Valdese

Ulteriori informazioni qui

Un valdese tra Sessantotto e postmodernità

La scheda del libro qui

Campi di volontariato sui terreni confiscati alla mafia

Saranno oltre 1500 i volontari e le volontarie provenienti da diverse regioni d'Italia e dell'Europa che a partire dal prossimo mese di giugno e per tutta l'estate fino a settembre, parteciperanno ai campi della legalita' sui terreni confiscati alle mafie, organizzati da Libera. Associazioni, nomi, e numeri contro le mafie, in sinergia con Legambiente, Arci, Agesci, e Pax Christi realizzati con il contributo della Tavola Valdese. E!state Liberi la parola d'ordine delle attivita' di volontariato, un segno di riconoscimento, un espressione che rappresenta con efficacia il senso dell'esperienza. Dal Piemonte alla Puglia, dalla Calabria alla Campania per finire in Sicilia e Sardegna, e Toscana tanti volontari e volontarie saranno accomunati da un modo diverso di fare le vacanze e si ritroveranno nell'estate 2008 a lavorare sui terreni confiscati ai boss della criminalita' organizzata, un tempo simbolo di violenza e sopraffazione.I campi della legalita' sono stati presentati oggi presso il Nuovo Cinema Aquila, al Pigneto, a Roma alla presenza di Luigi Ciotti, presidente di Libera, Paolo Beni, presidente nazionale Arci, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente, Leonardo Sagliocco, ufficio commissario straordinario per la gestione e la destinazione beni confiscati. ''La casa di Tom'' nell'occasione, e' stato dedicato a Tom Benetollo, protagonista e guida di battaglie per la pace, la solidarieta' ed i diritti umani, il Nuovo Cinema Aquila, al Pigneto, aperto lo scorso 23 maggio, bene confiscato alla criminalita' organizzata.

lunedì 9 giugno 2008

GRAZIE !




Nata a Napoli sotto le bombe, poi vissuta a Milano, in fine approdata a Biella, vi ho trovato nella mia Chiesa Valdese, una vera famiglia spirituale. Care sorelle e fratelli in Cristo, per il mio sessantasettesimo compleanno mi avete subbissato di e-mail di auguri, ed è stato veramente un regalo che non dimenticherò mai. Cosa fa più bene al cuore che sentirsi amati? Grazie, grazie ancora!
Vi abbraccio tutti.





Ludovica - Napoli 1941

Sottoscrizione. Raccolta fondi della Federazione evangelica per il Piemonte



Roma (NEV), 4 giugno 2008 - In seguito alle gravi precipitazioni degli scorsi giorni in Piemonte, che hanno causato morte e distruzione soprattutto nelle Valli Pellice e Germanasca, ma anche nella Val di Susa, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha lanciato una sottoscrizione. Il pastore Domenico Maselli, presidente della FCEI, nell'esprimere la propria solidarietà alla Tavola valdese - l'organo esecutivo dell'Unione delle chiese valdesi e metodiste in Italia che ha la sua sede istituzionale a Torre Pellice, e quindi in una tra le zone più colpite del Piemonte ha dichiarato: "Avuto notizia dei numerosi danni e delle perdite subite dalle comunità evangeliche nelle Valli valdesi e nella Val di Susa, la FCEI ritiene necessario manifestare la solidarietà degli evangelici italiani attraverso una catena di preghiera per chi ha perso i propri cari e per chi è in condizioni di grave indigenza, accompagnandola da una sottoscrizione volontaria a cui invita chiese e credenti evangelici italiani a partecipare". Tra i comuni che hanno registrato i danni più ingenti c'è Villar Pellice, dove una frana è costata la vita ad una giovane madre e alla sua bambina di tre anni, al nonno della bambina ritrovato avvolto in una coperta, e ad un giovane romeno che si doveva sposare tra poco. La pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese, in un messaggio di cordoglio del 2 giugno ha espresso la sua vicinanza nel dolore ai famigliari delle vittime: "Non siete soli. Sono con voi i cittadini di tutta la valle, le autorità locali, la protezione civile e tutti coloro che subito si sono adoperati con competenza e dedizione nelle ricerche di soccorso, nel faticoso e generoso impegno ad arginare il male e la sua forza. È con voi anche la comunità di fede". Purtroppo non è la prima volta che le piogge torrenziali producono delle devastazioni nelle Valli valdesi: era già accaduto nel 1977 e nel 2000 ed anche allora si erano registrate delle vittime. “Tuttavia bisogna tornare indietro di 150 anni per trovare morti da frane come quella che giovedì ha colpito alcune abitazioni – ha dichiarato Bruno Gabrielli, il pastore della chiesa valdese di Villar Pellice, interpellato venerdì 30 maggio dall’agenzia NEV -. È vero anche però, che gli enti locali, dal comune alla Regione, non hanno le risorse finanziarie per la necessaria manutenzione delle montagne sempre meno abitate. Ed è fatale che un ambiente così delicato si degradi”. Messaggi di solidarietà sono giunti al pastore Gabrielli da tutte le chiese valdesi e metodiste d'Italia.
Il consiglio della FCEI, riunito il 30 maggio a Roma, presa notizia del disastro, in un comunicato stampa ha espresso "alle comunità locali, ed in particolare alle chiese evangeliche del territorio, la sua profonda comunione in preghiera".

Per contribuire: ccp n. 38016002 (IBAN: IT 54 S 07601 03200 000038016002), intestato a
Federazione delle chiese evangeliche in Italia, via Firenze 38, 00184 Roma; causale: “Emergenza
Piemonte”.

domenica 8 giugno 2008

UNA DONNA ERITREA

Lei è una donna eritrea. Ha il volto bello. Segnato da cicatrici di cui parla poco. Ha un figlio di dieci anni che ha lasciato lì. Il suo compagno è morto nella guerra infinita che lacera il Corno d'Africa. E' venuta quì per non morire, e per salvare suo figlio e la sua famiglia. Ogni mattina prepara la colazione di mia figlia. Una bambina di tre anni e mezzo. Io vado al lavoro. Lei aspetta la bambina all'uscita di scuola. La bambina bianca piccola stringe la mano della donna nera dal sorriso triste mentre tornano a casa. Poi giocano, disegnano, scherzano tutto il pomeriggio fino al mio ritorno. Non so come è arrivata in Italia. Non so cosa pensa la sera quando si addormenta. Se manda i baci, dati e ricevuti dalla bambina bianca, anche a suo figlio. In silenzio. Al buio. Non so chi è veramente. So che ora è la mia famiglia. E che il suo coraggio mi insegna qualcosa tutti i giorni.
di Ilaria Bonaccorsi
Tratto da: "LEFT" n° 22-30 maggio 2008

OLTRE LA MUSICA

IO CANTO.....IO PREGO

“Amo la musica, perché rende allegre le anime. Perché caccia via il diavolo, perché crea una gioia innocente, che fa sparire l'ira, l'avidità e la superbia..........perché regna nei tempi della pace.”
Così Martin Lutero cercò di definire la specificità del dono della musica e del canto. Quindi, “testimonianza” di un singolo, di un gruppo o della comunità intera, attraverso la musica e il canto, di quello che si è ricevuto. Infatti la musica e il canto sono doni del creatore alle sue creature; fanno parte della buona creazione di Dio.
“Cantate al Signore un cantico nuovo!”, “Salmeggiate al Signore......poiché il Signore....è.....il mio cantico”, “Cantate di cuore a Dio, sotto l'impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali.”
(Salmo 98, Isaia 12, 1-6, Colossesi 3, 12-17)
Tutte le comunità cristiane hanno recepito quest'insegnamento per cui, la musica e il canto hanno, in modo particolare, la caratteristica di coinvolgerci non solo come individui, ma di farci partecipi di una comunità, di una comunione con quelli che cantano insieme a noi.
Nelle comunità evangeliche, in particolar modo, un ampio spazio dei culti è riservato alla musica. Oltre ad alcuni brani strumentali (preludio, interludio ecc.) eseguiti per lo più dall'organo, l'assemblea dei credenti è invitata a cantare diversi inni collettivi. Possiamo individuare parecchi motivi del perché di questo invito:
a) - per un motivo spirituale, cioè per obbedire all'esortazione del Nuovo Testamento, già in parte citata, “Cantate a Dio salmi, inni e canti spirituali, volentieri e con riconoscenza.
(Colossesi, 3, 16; Trad. interconfessionale LDC – ABU 1976)
b) - per un motivo storico: le chiese evangeliche di oggi si adeguano all'uso delle Chiese della Riforma, cioè quella luterana, ove si sviluppò il “corale”, e quella calvinista, ove ebbe grande impulso il canto dei “salmi”. Si cantano poi svariati tipi di inni e cantici di epoche più recenti, nonché composizioni dei giorni nostri.
c) - per un motivo, per così dire, sociale e insieme psicologico, per il fatto cioè che il cantare assieme stimola ed acuisce il sentimento di fratellanza e di comunione tra i credenti riuniti nel culto.
Scopo del canto è anzitutto lodare Dio, e lodarlo non soltanto con parole e concetti, ma anche servendosi di quello che, come abbiamo visto prima, è uno dei doni più belli ed elevati che Dio ha fatto all'uomo: la musica. Rendiamocene conto leggendo quel libro della Bibbia, il più poetico e musicale: i Salmi di Davide. L'inno sacro è poi anche preghiera, espressione di sentimenti e ripensamento di verità di fede: Martin Lutero infatti aveva composto una serie di corali che presero il nome di “corali del catechismo” affinché il popolo cogliesse meglio il messaggio evangelico.

venerdì 6 giugno 2008

giovedì 5 giugno 2008

SUPPLICA DA GERUSALEMME

SETTIMANA GLOBALE DI AZIONI DI PACE PER LA PALESTINA E ISRAELE

4 -10 Giugno 2008


SUPPLICA DA GERUSALEMME

Padre del Cielo, Dio della Pace,
Ti ringraziamo per il tuo dono più grande: il tuo figlio Gesù,
che è nato a Betlemme, ha attraversato tutta la Terra santa,
è morto e risorto per liberare questa terra e il mondo intero.
Egli è venuto in mezzo a noi come principe della pace!
Noi ti ringraziamo perchè oggi, in tante chiese e comunità del mondo,
stiamo pregando uniti per supplicare il dono della pace.
Perchè Gerusalemme e tutta la Terra santa hanno tanto bisogno di pace.
Tu che continui ad amare il mondo e tutti gli uomini
fa che le energie della Pasqua abbattano ogni barriera
e tocca il cuore di tutti quelli che in Terra santa vogliono amare Dio,
israeliani e palestinesi, di tutte le religioni.
Mandaci leader politici pronti a dedicare tutta la loro vita
affinchè i loro popoli vivano finalmente nella giustizia e nella pace.
Dona loro il coraggio necessario perchè compiano autentici gesti di riconciliazione,
pongano fine all'occupazione, garantiscano la libertà ai palestinesi,
la sicurezza agli israeliani, affinchè tutti siano liberati dalla paura.
I nostri capi comprendano la vocazione di Gerusalemme:
città santa per tutti i popoli, aperta a tutti i suoi abitanti e al mondo intero.
Nella terra che tu hai reso Santa con il tuo amore
fa che noi non ci odiamo e non ci ammazziamo a vicenda.
Fa che vinciamo il male con il bene
e libera il cuore dei palestinesi e degli israeliani dall'odio che genera solo violenza.
Fa che presto gli abitanti di Gaza siano sollevati da questa prova senza fine
e la liberazione dall'assedio che li minaccia, restituisca serenità e pace.
Padre del Cielo, Dio della Pace,
noi confidiamo in te e crediamo nelle inaspettate possibilità del bene
affinchè possa prevalere sul nostro peccato e sul male che ci facciamo gli uni gli altri.
Ti supplichiamo di benedire in particolare i bambini e i giovani,
perchè la paura che sconvolge le loro vite
si sostituisca al più presto con la gioia e la felicità della pace.
Ti preghiamo per gli anziani e per chi soffre,
per il loro benessere e per il contributo che possono dare al futuro della Terra santa.
E ti ricordiamo in particolare i profughi, costretti a lasciare la loro terra
e a vivere con grandi privazioni negli angoli più lontani del mondo.
Dona saggezza e discernimento ai nostri governanti
perchè trovino e perseguano con coraggio le soluzioni più giuste e onorevoli.
Tutto ti chiediamo nel nome di Gesù,
Dio della pace. Amen.

La nostra zona


Giovedì 5 giugno 2008 - ore 21
Sala Albarin - via Beckwith 49 Luserna San Giovanni (TO)


SOTTO LA STESSA LUNA
di Carlo Luglio con Franco Melone, Oliver Andelkovic, Samantha Andelkovic, Pavel Nenadovsky, Nino Smajovic, Giuliana Corona

Pavel e Oliver: due adolescenti Rom nella periferia di Scampia, a Napoli, sullo sfondo della faida camorristica. All'interno del campo Rom e all'esterno un minimo comune denominatore: storie di vite ai margini con una loro disperazione intrinseca, ma con la forza vitale tipica di chi deve sbarcare il lunario calpestando quotidianamente la propria dignità per sopravvivere. Premio d'arte e d'essai al Festival di Locarno, il film trae spunto da un episodio accaduto realmente nel 2004, quando nel campo nomadi di Secondigliano "o'sistema" uccise barbaramente due giovani. La notte seguente si verificò l'esodo silenzioso di tutta la comunità nomade, terrorizzata dalla violenza della criminalità organizzata.Il regista Carlo Luglio presenterà il film insieme a Gaetano Di Vaio, dell'associazione "Figli del Bronx" che l'ha prodotto, e ai due giovani protagonisti.

mercoledì 4 giugno 2008

martedì 3 giugno 2008

Solidarietà della Tavola Valdese alle vittime della frana di Villar Pellice

Maria Bonafede, moderatore della Tavola Valdese, ha rivolto una lettera di solidarietà e cordoglio alle famiglie Rivoira e Poet in occasione dei funerali a Torre Pellice della piccola Annik, della mamma Erica e del nonno Carlo

Roma, 3 giugno 2008

Ai familiari delle vittime dell’alluvioneAlle comunità di Villar Pellice e di Torre Pellice

Carissimi familiari, cari fratelli e sorelle in Cristo,nell’esprimervi la vicinanza e la solidarietà della Tavola Valdese e la mia personale, voglio dirvi che piangiamo con voi per la tragica morte delle persone a voi care, travolte dalla forza di questa alluvione.
Sappiamo che non siete soli in questo momento così difficile, che sono con voi i cittadini e le cittadine di tutta la valle, le autorità locali, la protezione civile e tutti coloro che subito si sono adoperati con competenza e dedizione nelle ricerche e nel soccorso, nel faticoso e generoso impegno ad arginare il male e la sua forza. E’ con voi anche la comunità di fede e certo queste presenze solidali vi danno forza. Ma sappiamo anche che nessuno può togliervi il dolore per la perdita della moglie, della figlia, e del padre, della mamma e del nonno, che nessuno può restituire alla vita il giovane rumeno che aveva trovato in Val Pellice una nuova comunità umana e civile e che aspettava di sposarsi. Loro sono scomparsi in un attimo e voi avete il difficile compito di vivere senza di loro e con lo spavento della loro perdita.
Provo anche a ricordare insieme a voi che oggi assistete ai funerali delle persone amate e così necessarie alla vostra vita, una immagine biblica che mi ha sempre parlato della vicinanza di Gesù alla nostra sofferenza ed anche alla nostra ribellione al male quando con prepotenza entra nella nostra vita. E’ l’immagine di Gesù di fronte all’annuncio della morte del suo amico Lazzaro e di fronte alla sorella che gliene parla: "Quando Gesù la vide piangere, e vide piangere anche quelli che erano venuti con lei, fremette nello spirito, si turbò e … pianse." (Giov.11).Gesù piange e freme per quella morte, come oggi piange e freme con voi. Rimangono le nostre domande e il nostro dolore, ma sappiamo che non siamo soli anche in questo senso e che chi condivide il fremito e il pianto è anche colui che apre la nostra vita ad una vita in cui sono iscritti per sempre i nostri nomi ed il senso delle nostre esistenze.

Con viva fraternità
past. Maria Bonafede

Maltempo nelle valli valdesi

Maria Bonafede, moderatore della Tavola valdese: "Oggi i soccorsi, domani sostegno agli enti locali per maggiori risorse"

Messaggi di solidarietà da tutte le chiese valdesi e metodiste al pastore di Villar Pellice

Mentre in diverse zone del Piemonte permane lo stato d’emergenza in ampie aree, proseguono i soccorsi alle popolazioni delle valli valdesi attraversate dai fiumi Pellice e Germanasca. Il bilancio delle ultime ore è di quattro morti. Decine gli sfollati e le case inagibili e irraggiungibili. Tre delle vittime erano di origine valdese: si tratta di Erika Poet, della figlia Annik Rivoira, di tre anni, e di Carlo Rivoira, suocero della donna e nonno della bambina.
"I soccorsi sono stati tempestivi – ha dichiarato all’agenzia NEV Bruno Gabrielli, il pastore della Chiesa valdese di Villar Pellice, il comune che sta registrando i danni più ingenti - ma la situazione resta difficile. Villar è raggiungibile solo dai mezzi della protezione civile; la casa di Riposo valdese Miramonti sta ospitando alcuni sfollati, altri sono sistemati presso parenti; qualcuno si appoggia nei locali della chiesa valdese". Purtroppo non è la prima volta che le piogge torrenziali producono delle devastazioni nelle valli valdesi: era già accaduto nel 1977 e nel 2000 ed anche allora si erano registrate delle vittime. "Tuttavia bisogna tornare indietro di 150 anni per trovare morti da frane come quella che ieri, dovuta a precipitazioni insolite, che ha colpito alcune abitazioni – prosegue Bruno Gabrielli -. È vero anche però, che gli enti locali, dal comune alla Regione, non hanno le risorse finanziarie per la necessaria manutenzione delle montagne sempre meno abitate. Ed è fatale che un ambiente così delicato si degradi". Messaggi di solidarietà sono giunti al pastore Gabrielli da tutte le chiese valdesi e metodiste d'Italia.
"Seguiamo con ansia la situazione nelle valli dove risiede all’incirca la metà dei valdesi italiani – aggiunge Maria Bonafede, moderatore della Tavola valdese. - Oggi è fondamentale aiutare e soccorrere le popolazioni; ma già da domani continueremo a sostenere l’impegno degli enti locali perché abbiano maggiori e più efficaci risorse per la salvaguardia ambientale nelle aree di montagna".
Anche il consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), riunito oggi a Roma, presa notizia del "disastroso maltempo che ha colpito le valli valdesi e la val di Susa, esprime alle comunità locali, ed in particolare alle chiese evangeliche del territorio, la sua profonda comunione in preghiera".
Tratto da NEV - Notizie evangeliche del 30 maggio 2008

lunedì 2 giugno 2008

2 Giugno- Festa della Repubblica





LA COSTITUZIONE ITALIANA
Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica , fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
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I PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA ITALIANA
ENRICO DE NICOLA -1948
LUIGI EINAUDI -1948 - 1955
GIOVANNI GRONCHI -1965 - 1962
ANTONIO SEGNI -1962 - 1964
GIUSEPPE SARAGAT -1964 - 1971
GIOVANNI LEONE -1971 - 1978
SANDRO PERTINI -1978 - 1985
FRANCESCO COSSIGA -1985 -1992
OSCAR LUIGI SCALFARO -1992 -1999
CARLO AZEGLIO CIAMPI -1999 -2006
GIORGIO NAPOLITANO -2006 -
Penso che bisogna veramente festeggiare questa ricorrenza perchè ci dice che non siamo sudditi di nessuno ma siamo liberi cittadini di una democrazia laica, che siamo un popolo con una identità unitaria a dispetto di tutti i regionalismi i campanili e i poderi che molti prediligono e coltivano ad oltranza. La nostra costituzione è veramente bella, non obsoleta , e non può scadere così in fretta come molte odierne tecnologie o elettrodomestici. Essa contiene motivi etici e morali universali che non possono e non devono scadere.
La nostra bandiera ci indica come Nazione e quindi appartiene a tutti come identità ; molti hanno dato la loro vita o la loro libertà perchè sventolasse su di una Nazione ed un popolo liberi , per questo penso vada rispettata ed onorata senza melensi patriottismi ma con tutta quella dignità che le compete . Onore quindi alla nostra Bandiera ed al Presidente della Repubblica che rappresenta tutti e ciascuno di noi.
Non sono nazionalista e tanto meno ho idee politiche di destra, ma sono fiera di essere italiana, e ad ogni festa nazionale ( 25 Aprile - 1° Maggio e 2 Giugno ) espongo la bandiera al balcone, credo unica in tutta la mia città, mentre ne vedo sventolare tantissime per una vittoria ai campionati di calcio: riflettete, riflettete gente!...

domenica 1 giugno 2008

Asta benefica


Giovedì 12 Giugno, si terrà un'asta benefica dei quadri prodotti dai bambini che frequentano il Laboratorio di Creatività "Toccar con mano " di Ludovica Pepe Diaz , attivo presso la Fondaz. Clelio Angelino Onlus per le leucemie infantili. Si tratta di quadri eseguiti come riproduzione di opere famose, imparando a dipingere alla "maniera" del pittore e così capendone la tecnica ed il mondo poetico.

L'asta si terrà, preceduta da un aperitivo, dalle ore 18, nei giardini "Fondo Edo Tempia" in via Malta 3 - Biella. Parte delle opere sono già visibili presso "UN MOMENTO NORDICO", via Quintino sella , 57.
Martedì-sabato: 10- 12,3o 15,30- 19,30-Domenica: 10- 12,3o

Per informazioni: Ludovica