lunedì 31 agosto 2009

Sermone in Piemontese

Maria Pia Coda Forno Legge il sermone al Culto di ieri a Piedicavallo
Grazie a Piera per la foto

domenica 30 agosto 2009

Arrivederci...

Arrivederci al prossimo anno. Oggi si è svolto l'ultimo Culto estivo presso il tempio di Piedicavallo, da Domenica prossima i Culti riprenderanno a Biella. Durante il culto di apertura era stata distribuita una piccola storia del tempio, chi desiderasse ricevere la versione digitale scriva qui


sabato 29 agosto 2009

Culti a Biella - settembre

UN COMMENTO SUI LAVORI SINODALI

Ieri si è conclusa la Sinodo 2009.
Si riporta un commento di Paolo Naso.


A volte la Bibbia
è più chiara
della politica


Paolo Naso*

Un no secco al pacchetto sicurezza, convinto e motivato sia sul piano giuridico che su quello teologico. E' questo il messaggio più forte lanciato dal Sinodo delle chiese valdesi e metodiste che si conclude oggi a Torre Pellice (To), nel cuore di quelle valli in cui questo antico movimento di riforma religiosa ha trovato rifugio nei secoli delle persecuzioni. Per questa piccola comunità che oggi conta trentamila persone e un centinaio di chiese da Trieste a Palermo, i recenti provvedimenti sull'immigrazione alimentano il pregiudizio e la xenofobia, negano principi costituzionali fondamentali, frenano i processi di integrazione e quindi di coesione sociale di una società sempre più palesemente multietnica, multiculturale e multireligiosa come quella italiana.
Affermazioni che valdesi si ripetono da settimane, ottenendo ben scarso ascolto da parte del mondo della politica e della grande informazione. E forse per questa ragione ieri hanno voluto compiere un gesto irrituale indicendo un digiuno di protesta e di solidarietà. Protesta contro il "pacchetto", solidarietà per le sue vittime designate e cioè quelle migliaia di immigrati che da qualche giorno vivono sul filo sottile della precarietà: chi è irregolare ha più paura e chi non lo è sa bene che può diventarlo da un giorno all'altro, entrando in un tunnel che lo allontana dai servizi sociali, dal lavoro, dalla possibilità di affittare una casa. Un digiuno vissuto nell'ascolto delle cronache degli ultimi anni: dall'assassinio di Jerry Masslo, forse la prima vittima di un'Italia che nel 1989 si credeva ancora un paese di emigrati, a quello di Abdul Guibre, ucciso per un pacco di biscotti. Razzismo, si dirà. Ma come definire gli oltre seimila morti di immigrazione nel Mediterrano? Ai valdesi non basta la ricostruzione tecnica di quello che è successo. Chiedono risposte sulle responsabilità politiche e impegnano la Tavola valdese - il loro organismo esecutivo - a richiedere la revisione delle norme adottate. Insomma la buttano in politica. Ma un attimo dopo, usciti in un corteo solenne e silenzioso dall'aula sinodale, entrano nel vicino tempio. Insieme italiani ed immigrati, giovani e anziani, pastori e laici. C'è anche un vescovo cattolico e non stupisce: l'impegno per gli immigrati costituisce la frontiera avanzata di un ecumenismo che su altri piani - bioetica, ora di religione, laicità dello Stato - si fa più difficile.
E in chiesa risuonano le impegnative parole dell'Antico Testamento ("Avrete la stessa legge tanto per lo straniero quanto per il nativo del paese") e delle scritture apostoliche ("Non c'è più né giudeo né greco né schiavo né libero…"). A volte la Bibbia parla con una chiarezza che la politica non riesce a trovare.

* dell'Unione chiese valdesi e metodiste

28/08/2009

Preghiera

O Gesù, Tu sei tutto compassione,
puro, sconfinato amore tu sei;
visitaci con la tua salvezza,
entra in ogni cuore fremente.

Charles Wesley


venerdì 28 agosto 2009

LA RICERCA DEL REGNO DI DIO E LA SUA GIUSTIZIA

Sinodo delle chiese metodiste e valdesi

Maria Bonafede riconfermata moderatora
della Tavola Valdese
- Al centro del suo discorso conclusivo
la ricerca del Regno di Dio e della sua giustizia

Torre Pellice (Torino), 28 agosto 2009 (SSSMV/14) - “Cercate anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia…”: questo il messaggio centrale lanciato alle chiese da Maria Bonafede, riconfermata oggi moderatora della Tavola valdese (organo esecutivo dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi) dal Sinodo riunito a Torre Pellice (23-28 agosto).
Prendendo spunto dal sermone sulla montagna (Matteo 6,26-29) nel suo discorso conclusivo la pastora Bonafede, riconfermata per il quinto anno consecutivo, ha messo l'accento sulla ricerca del Regno di Dio e, facendo riferimento al momento di digiuno e preghiera osservato ieri dal Sinodo in solidarietà con gli immigrati - “una comunione vibrante di cordoglio, di invocazione e di morale protesta” -, ha affermato: “Abbiamo provato a cercare le radici della nostra fede in Dio soltanto e non in noi, per altri e non per noi, cercando i criteri del Regno, il modo di pensare di Dio, cercando di collocare saldamente il nostro anelito alla giustizia e le idee che c’eravamo scambiati nel dibattito nella dimensione della preghiera e dell’ascolto”.
Un Sinodo particolarmente “intenso”, ma che non è stato “in ansia per se stesso”, ha affermato Bonafede, facendo eco alle parole di Gesù: “Non siate in ansia per la vostra vita di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete”.
“Con Gesù il Regno di Dio si è fatto vicinissimo, riconoscibile come amore che ci incontra – ha concluso Bonafede -. Il Regno e la giustizia di Dio fanno della nostra vita una vita veramente umana, una vita che ha un centro, una vita che sa che ogni giorno è il giorno della partecipazione, della condivisione, dell'amore che si può spendere senza riserve”.
I lavori del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, si sono conclusi con l’elezione anche delle altre cariche: gli altri membri della Tavola valdese eletti sono: Eugenio Bernardini, vice moderatore; Giovanni Anziani, Adriano Bertolini, Giuseppe Ficara, Daniela Manfrini, Ruggero Mica. Alessandra Trotta è stata eletta presidente dell'Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI). Decano della Facoltà valdese di teologia di Roma è il professor Daniele Garrone. Il Sinodo ha eletto nuovo professore di teologia pratica Enrico Benedetto, 53 anni, sposato con due figli, per un ventina di anni giornalista inviato de “La Stampa” a Parigi, consacrato nel 2005 pastore della Chiesa riformata di Francia. Benedetto entrerà in carica nel 2011 e sostituirà il professore Ermanno Genre. Presidente della Commissione sinodale per la diaconia (CSD) è Marco Armand Hugon. La diaconia è una parte integrante dell'Unione delle chiese valdesi e metodiste, in quanto espressione della testimonianza cristiana nell'ambito dell'azione sociale. (NEV/CS76)


tratto dal sito: www.fedevangelica.it

NOTIZIE DALLA SINODO

Sinodo Valdese:
soddisfazione per la sentenza del Tar
sui crediti scolastici



TORRE PELLICE
Il Sinodo Valdese, giunto all’ultima giornata di lavori, a Torre Pellice (Torino), ha espresso «soddisfazione» per la recente sentenza del Tar del Lazio sulla questione del riconoscimento dei crediti scolastici per gli studenti, che si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica.

E da Torre Pellice è giunto, inoltre, un ringraziamento «a tutti coloro che destinano l’otto per mille alla Chiesa valdese, ritenendo che questo segno esprima fiducia ed apprezzamento per la gestione di tali fondi da parte della nostra chiesa».

Altro tema affrontato, in queste giornate, quello dell’ecumenismo, in particolare del dialogo «intra-evangelico ritenuto sempre più necessario»: di fronte alla presenza crescente delle chiese pentecostali, che rappresentano «una importante espressione spirituale dell’evangelismo mondiale», il Sinodo invita, infatti, le chiese «a ricercare e rafforzare il contatto ed il dialogo fraterno».

Oggi il Sinodo ha, inoltre, rivolto «un caloroso saluto di buon lavoro» al neo eletto segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, il teologo norvegese e pastore luterano Olav Fykse Tveit, che dal 1 gennaio prossimo succederà a Samuel Kobia.


tratto da: www.lastampa.it
del 28 agosto 2009

Emergency compie 15 anni


L'incontro nazionale Qui

giovedì 27 agosto 2009

Corso di specializzazione per ANIMATORE LUDICO

Organizzato dall'agenzia formativa KALEIDOS,
a Firenze dal 16 ottobre 2009 al 13 febbraio 2010

Corso di specializzazione per ANIMATORE LUDICO
GIOCO, RELAZIONE, CULTURA, SPAZIO, MATERIALI, INVENZIONI, FANTASIA, RUOLO

Percorso formativo di 49 ore suddiviso in sette giornate di sette ore ciascuna

a Firenze dal 16 Ottobre 2009 al 13 Febbraio 2010

Orario 10 - 13 / 14 - 18
Sede KALEIDOS, Via dei Serragli 49
Costo: 450 euro + IVA (20%)

Iscrizioni: entro il 30 settembre 2009

Spedire la scheda di iscrizione (scaricabile da www.kaleidosforma.it) unitamenall'attestazione di pagamento a: KALEIDOS via Serragli 49, 50124 Firenze o via mail: info@kaleidosforma.it o via fax 0554640060

Per informazioni: tel. 055213574 orario 9 - 13 / 15 - 18

PER SISTEMAZIONI ALLOGGIATIVE SONO PREVISTE FACILITAZIONI PRESSO:
FORESTERIA VALDESE di Firenze Via Serragli 49
tel 055212576 Fax 055280274

La Foresteria si trova nello stesso stabile dell'Agenzia Formativa, 15 minuti a piedi dalla Stazione FS di Santa Maria Novella.

Il programma del corso è consultabile sul sito internet www.kaleidosforma.it

mercoledì 26 agosto 2009

martedì 25 agosto 2009

SINODO VALDESE: SOLIDARIETA' CON GLI IMMIGRATI


SOLIDARIETA' CON GLI IMMIGRATI

Nel quadro del dibattito sul tema dell'immigrazione e delle recenti norme legislative relative alla sicurezza, l'assemblea sinodale ha preso la decisione di esprimere la propria solidarietà con le persone coinvolte in questa problematica con un momento di digiuno che verrà effettuato giovedì 27 agosto. Questa decisione viene presa in analogia a quanto si ebbe anni or sono nel quadro dei dibattiti sull'obiezione di coscienza al servizio militare. Tra le prime adesioni quella del senatore del Pdl Lucio Malan che, pur avendo votato a favore del provvedimento, ritiene che su questo tema “vada fatto ogni sforzo per conciliare l'irrinunciabile rispetto dei diritti di coloro che desiderano entrare in Italia con l'esigenza di dare regole al loro ingresso”. Ha aderito anche Paolo Ferrero, già ministro della solidarietà sociale e attualmente segretario del Partito della Rifondazione comunista. “Gli ultimi provvedimenti in materia di sicurezza – ha affermato – hanno una natura razzista che deve essere combattuta sul piano politico, culturale ed etico. Come credente e come valdese mi associo con convinzione al digiuno per protestare contro queste nuove norme”. Invitiamo chi da casa volesse unirsi a questo digiuno a inserire sul forum un proprio intervento per spiegare i motivi della sua adesione.


tratto dal sito: www.chiesavaldese.org

SOLIDARIETA' PER I NOSTRI FRATELLI E SORELLE IMMIGRATI


Il tempio Valdese dove si è tenuta l'apertura del sinodo



Il Sinodo digiuna per protesta
contro il pacchetto sicurezza



Il monito dei pastori valdesi:
«Con queste politiche si allontana
il processo d'integrazione»


TORRE PELLICE (TORINO)
Una giornata di digiuno e preghiera per protesta contro il pacchetto sicurezza del Governo è stata indetta stamattina dal Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste, riunito in questi giorni a Torre Pellice. Il 27 agosto i deputati sinodali - 180 tra pastori e laici - intendono così esprimere la loro solidarietà agli immigrati, in quanto questo ddl «porterà solo ad allontanare il processo d'integrazione». La decisione è stata presa unanimamente dopo il lungo dibattito di ieri sull’argomento da cui sono emerse aspre critiche nei confronti delle nuove norme e, in particolare, sul reato di clandestinità.

«La preoccupazione è fortissima ed è su diversi piani - ha commentato la pastora metodista Giovanna Vernarecci a proposito della legge 94 del 2009 - L’aspetto pericoloso di questa normativa non riguarda solo quegli aspetti che di fatto peggiorano la vita degli immigrati, come l’allungamento dei tempi per ottenere la cittadinanza, o le difficoltà per i ricongiungimenti».

A destare la preoccupazione delle Chiese evangeliche sono soprattutto le «due novità» introdotte dalla nuova legge: «Il reato di clandestinità va a colpire non una condotta ma ciò che una persona è». La disciplina invece riguardo il permesso di soggiorno è «contro l’articolo 27 della nostra Costituzione secondo il quale nessuno può essere considerato colpevole sino alla condanna definitiva». Ha poi aggiunto: «Come credenti ci troviamo di fronte alla necessità di affermare quanto questa normativa sia poco congruente con il messaggio evangelico».

Nel corso dei lavori si è anche parlato del progetto «Eci - Essere Chiesa insieme», volto a studiare e sperimentate un modo «possibile e creativo» per «integrare nelle comunità i nostri fratelli e le nostre sorelle immigrati che sempre più popolano le nostre Chiese in Italia». Intanto, secondo il valdese Paolo Naso, si tratta di «quantificare una presenza che è stata sottovalutata», un «fenomeno che fa dell’immigrazione evangelica la terza realtà migratoria presente sul nostro territorio dopo quella musulmana e ortodossa». Su 300 comunità evangeliche presenti nel nostro Paese, 200 «hanno una presenza significativa di immigrati». A Torre Pellice si è parlato di 4/500 mila immigrati evangelici, appartenenti per lo più alle Chiese pentecostali e libere ma anche alle Chiese storiche, soprattutto metodiste e presbiteriane. «La "sfida" - sostiene Naso - è passare dalla "fase dell’incontro" alla fase della "testimonianza di una fratellanza possibile" da rendere alla città in un tempo in cui le politiche migratorie destano gravissime preoccupazioni».


tratto da: www.lastampa.it
di martedì 25 agosto 2009

PER “DARE UN FUTURO AL SERVIZIO CIVILE”

Anche la CSD Diaconia Valdese aderisce alla Campagna CNESC

Mobilitazione per difendere e rilanciare il Servizio Civile Nazionale

APPELLO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ON. SILVIO BERLUSCONI

Per leggere il testo completo e aderire alla campagna: http://www.firmiamo.it/scn

"Il Servizio Civile Nazionale è un bene del Paese": inizia così la Campagna di mobilitazione promossa dalla Conferenza Nazionale Enti di Servizio Civile, in collaborazione con il Forum del Terzo Settore, l'Associazione ONG Italiane, l'ARCI, l'Arciragazzi, Legambiente, l'Uisp, e l'Auser in difesa e rilancio del Servizio Civile Nazionale

Il Servizio Civile Nazionale, su base volontaria, dopo il successo iniziale, da qualche anno è entrato in crisi per la sovrapposizione di finalità e modalità di attuazione fra di loro contraddittorie, generando confusione fra i giovani, le organizzazioni, le istituzioni. I tagli alle risorse economiche decisi dal Governo per il triennio 2009-2011 ne mettono in crisi anche l'operatività. Nel 2009 su 100.000 posti richiesti solo 25.000 sono stati finanziati, il numero più basso dal 2003.

Vogliamo che si dia un futuro al Servizio Civile Nazionale. Che sia volontario, rivolto a tutti i giovani cittadini che vivono stabilmente nel nostro Paese o che da altri Paesi vogliono partecipare, che metta al centro la crescita dei valori e delle capacità dei giovani, facendo le organizzazioni strumento di questa strategia educativa, attraverso concreti progetti di efficace intervento sociale, che abbia come finalità l'adempimento da parte dei giovani del diritto/dovere di promuovere la pace e di partecipare consapevolmente alla vita pubblica, facendo della cittadinanza un'esperienza effettiva.

E' essenziale che lo Stato - questo l'appello che le organizzazioni rivolgono al Presidente del Consiglio dei Ministri - si impegni concretamente attraverso:

- il sollecito invio al Parlamento di una proposta che avvii la necessaria riforma della legislazione in vigo


- lo stanziamento per il 2009 di un finanziamento straordinario che permetta l'avvio di altri 10.000 giovani oltre i 25.000 già programmati e la stabilizzazione, dal 2010, del numero di giovani in SCN pari ad almeno 40.000 unità.

Il nostro invito è duplice: le associazioni ad aderire, i cittadini a firmare e fare firmare.

Alla Cnesc aderiscono: Acli, Aism, Anpas, Anspi, Arci Servizio Civile, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Avis nazionale, Caritas Italiana, Cenasca-Cisl, Cesc, Cnca, Confederazione Nazionale Misericordie d'Italia, Cong.P.S.D.P.Ist.don Calabria, Diaconia Valdese, Federazione SCS/CNOS - Salesiani per il Sociale, Italia Nostra, Federsolidarietà / CCI , Focsiv, Legacoop, Unpli, WWF

domenica 23 agosto 2009

Culto del 23 agosto a Piedicavallo


Foto di Anna Piovesan

LA SINODO 2009: SERMONE PER IL CULTO DI APERTURA


SINODO 2009

Il testo della predicazione del past. Daniele Garrone
durante il culto di apertura del Sinodo 2009


«1 Queste sono le parole della lettera che il profeta Geremia mandò da Gerusalemme al residuo degli anziani esiliati, ai sacerdoti, ai profeti e a tutto il popolo che Nabucodonosor aveva deportato da Gerusalemme a Babilonia, 2 dopo che il re Ieconia, la regina, gli eunuchi, i prìncipi di Giuda e di Gerusalemme, i falegnami e i fabbri furono usciti da Gerusalemme.
3 La lettera fu portata per mano di Elasa, figlio di Safan, e di Ghemaria, figlio di Chilchia, che Sedechia, re di Giuda, mandava a Babilonia da Nabucodonosor, re di Babilonia. Essa diceva:
4 Così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d'Israele, a tutti i deportati che io ho fatto condurre da Gerusalemme a Babilonia: 5 «Costruite case e abitatele; piantate giardini e mangiatene il frutto; 6 prendete mogli e generate figli e figlie; prendete mogli per i vostri figli, date marito alle vostre figlie perché facciano figli e figlie; moltiplicate là dove siete, e non diminuite. 7 Cercate il bene della città dove io vi ho fatti deportare, e pregate il SIGNORE per essa; poiché dal bene di questa dipende il vostro bene [...] 10 Poiché così parla il SIGNORE: «Quando settant'anni saranno compiuti per Babilonia, io vi visiterò e manderò a effetto per voi la mia buona parola facendovi tornare in questo luogo. 11 Infatti io so i pensieri che medito per voi», dice il SIGNORE: «pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza. 12 Voi m'invocherete, verrete a pregarmi e io vi esaudirò. 13 Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore; 14 io mi lascerò trovare da voi», dice il SIGNORE; «vi farò tornare dalla vostra prigionia; vi raccoglierò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove vi ho cacciati», dice il SIGNORE; «vi ricondurrò nel luogo da cui vi ho fatti deportare».
(Deuteronomio 6: 4-9)


Agli esuli di Israele, Dio dice di Babilonia: “Dal suo bene il vostro dipende”. Parole che evocano quelle della famosa aria di Ottavio del “Don Giovanni di Mozart”. Ottavio dice di Anna: “Dalla sua pace la mia dipende, quel che a lei piace vita mi rende, quel che le incresce morte mi dà.”
Non è però esattamente con l’amoroso trasporto dell’aria di Ottavio che le religioni tornano ad apostrofare la città in questo albore di XXI secolo, caratterizzato da quella che il sociologo francese Gilles Kepel ha chiamato “la rivincita di Dio”! Le religioni tornano a riaffacciarsi nella “città secolare” con le loro rivendicazioni e pretendono che la città aderisca alle loro richieste “per il suo bene”.

Vi sono innanzitutto fondamentalisti di ogni sorta, che odiano la città moderna, e propagandano – purtroppo con successo, almeno in alcuni ambiti – la loro ricetta per il bene della città: sottoporre tutti alla “legge di Dio” , se necessario con la forza, tanto “Dio lo vuole. Chi sa da Dio che cosa è il bene ha il diritto di inculcarlo, il dovere di imporlo.
Ma è di noi cristiani qui in Europa e in Italia che ci dobbiamo occupare. Le chiese hanno pian piano accettato ad accettare e poi a riconoscere la “città secolare”, lo stato democratico e pluralista, più o meno neutrale in materia di fede e di morale. Eppure, neppure in questo contesto, si guarda al bene della città (o del paese come l’antica traduzione greca dei Settanta ha inteso) con l’amoroso trasporto di Ottavio.

Cominciamo dalla voce cristiana che più di ogni altro si fa udire in Europa, quella delle gerarchie cattolico-romane. In Italia essa viene quotidianamente amplificata dai mezzi di comunicazione di massa e accolta con riverenza da una pletora di chierichetti atei, che ci spiegano che purtroppo non credono in Dio, ma che tuttavia danno ragione alla chiesa.

Alla città, che si bolla come disperata e disorientata, si dice che essa ha perduto il senso del bene perché ha espulso Dio dal mondo, gli ha tolto il suo spazio. Per fortuna, però, vi sono soccorrevoli e solleciti esperti di umanità – come si autodefiniscono – che poco menzionano Dio, ma molto “la vita”, i “valori non negoziabili”, ciò che - secondo loro – è iscritto nella natura ed evidente alla ragione onesta, da sempre e per sempre. Essi promettono il bene della città, purché si lasci di nuovo mettere sotto tutela, purché dia retta ai suoi pastori. Allora la città saprà vivere di “sana laicità” e non di laicismo nichilista; lo stato di diritto riacquisterà quel fondamento trascendente senza il quale esso inevitabilmente e rovinosamente collasserebbe. Non correrà il rischio di fraintendere o di estendere eccessivamente i diritti umani, stabiliti dal Creatore, e sempre – come è noto – insegnati dalla città cristiana. La città potrà riacquistare l’equilibrio armonico che ha avuto praticamente fino al XVI secolo, quando essa ha colpevolmente iniziato a negare a Dio il suo spazio. Questa visione stinge anche sul dialogo interreligioso, che sempre più spesso cerca di realizzare un fronte comune della vita e della morale, in polemica contro la cultura delle libertà e dei diritti.

Che ne è della nostra piccola diaspora valdese e metodista in questa nostra città? Come ci preoccupiamo del suo bene? Ci sono stati momenti in cui guardavamo al bene della città “sull’aria di Ottavio”, cioè speravamo nelle sue capacità di rinnovarsi, modernizzarsi, liberalizzarsi, europeizzarsi. Abbiamo avuto momenti di passione per il bene di questa città che per secoli non ci ha né ascoltati né voluti, e in cui ci siamo diffusi dopo il 1848. Dovremmo rileggere criticamente la nostra storia dal 1848 ad oggi sotto questa angolatura – “ che cosa abbiamo detto del bene della città; che cosa abbiamo fatto per contribuirvi? “ - per vedere che idea del bene della città hanno propugnato i nostri padri, in tutte le sue sfaccettature, compresi gli accenti patriottici e lealisti nei confronti della casa Savoia e il “ci confessiamo cristiani e ci dichiariamo marxisti”. Potrebbe essere anche questo un modo di valorizzare il centocinquantenario dell’unità d’Italia, che la città sembra oggi mettere in sordina, in attesa che il Risorgimento venga battezzato nel 2011, quando ci verrà spiegato che l’unità d’Italia si radica nella sua identità cattolica. Il Risorgimento, la Resistenza, la Costituente, le battaglie per la libertà religiosa, le Intese, l’impegno politico …

Oggi certamente i toni non sono più ottimistici. Che diciamo, che facciamo? Temo che non andiamo oltre lo sdegno – per altro sacrosanto - per la rimonta clericale e il disappunto per l’assenza d una postura laica nella cultura e nella politica, salvo nobili quanto limitate eccezioni (sebbene espresse anche con fermezza da una delle Presidenze della Camera)? Temo che non andiamo oltre la delusione per la fine della politica, espressa però più come rimpianto di un mondo che non c’è più (ma che ancora si agita come se nulla fosse nelle sue concrezioni partitiche) , sostituito da un nuovo scenario che a mio avviso non abbiamo ancora affrontato sine ira et studio e quindi non abbiamo ancora compreso. Finiamo per cedere ad un senso di estraneità per questa città, che ci sembra essa stessa dimentica del bene comune. Le 300.000 firme per l’otto per mille segnalano che siamo percepiti come liberali, laici e trasparenti, ma basta questo per il bene della città? Che qualcosa dobbiamo fare per il bene della città , ce ne ricordiamo in Sinodo, ogni anno, con gli ordini del giorno intesi a “dire una parola al paese.” Si tratta però spesso di una singolare rivisitazione del detto “Bibbia e giornale”. Siccome al Sinodo ci sono i giornalisti, ogni giorno ci deve essere qualcosa sui temi importanti per la città. Un ordine del giorno si può sempre fare, perché nel gruppo redazionale di ciò incaricato c’è sempre qualcuno che ha letto Repubblica e Il Manifesto e che conosce la Bibbia. Partecipiamo all’orientamento ecologista, terzomondista, antiliberista che è ormai senso comune nell’ecumene … Ma è questo che serve e che basta a “cercare il bene della città”? Non rischiamo sempre di dire “profeticamente” come il mondo dovrebbe ottimamente essere, anziché cercare, nello sporco delle storia, e nella laicità della politica, nel compromesso delle mediazioni umane, quel che può essere bene in quanto meglio di quello che c’è?
Con queste domande nel cuore, ascoltiamo la lettera di Geremia, una delle pagine al tempo stesso più rivoluzionarie – rispetto alle idee dei suoi destinatari – e più “liberali” – mi si passi il termine evidentemente anacronistico – rispetto al giudizio che pesava su Babilonia: nazione idolatra e violenta, paese di empietà.

Pochi anni prima, nel 597 una primo assalto babilonese aveva messo una seria ipoteca sul futuro di Giuda ed erano state deportate le classi dirigenti. Il decennio successivo è fatto di speranze disilluse e di iniziative politico- militari fallimentari. Si sogna un intervento di Dio che riscatti Gerusalemme e profeti diffondono questa speranza, che Geremia bolla come un sogno, oggi diremmo un delirio. Si tenta di allacciare alleanze con altri stati, per resistere a Babilonia e ribaltare la situazione. Anche tra gli esiliati, la situazione presente è considerata transitoria. Dio certamente interverrà in modo clamoroso per ripristinare l’ordine perduto. Dio però manda tramite Geremia a dire: in esilio vi ho mandato io, perciò accettate questa situazione e anzi mettetevi radici. Non sognate la fine di Babilonia, cercate il suo bene” . Cercate il bene della città nemica, senza Dio, in cui io vi ho messi.

Cercare il bene della città dell’esilio. Cercare il bene degli altri, mentre su di noi pesa il giudizio di Dio. Qui c’è una prima lezione per noi. Cercare il bene della città e riconoscere il giudizio di noi su di noi vanno inseparabilmente insieme. Non possiamo non pensare alla secolarizzazione moderna. E se la città secolare che ha ridotto a diaspora i cristiani che prima erano egemoni in ogni campo, che ha tolto alle chiese il potere che avevano, che ha ridotto il loro spazio, fosse il giudizio di Dio? Non Dio ha estromesso dal mondo, ma ha sconfitto la pretesa umana di rendere pervasiva e normativa la comprensione che qualcuno ne aveva di lui. Nel centenario calviniano parliamo anche del rogo di Serveto, arso sulla base del diritto giustinianeo che puniva la blasfemia. Se la città governa in nome di Dio (inevitabilmente il Dio di qualcuno) c’è sempre un blasfemo. Per questo dovremmo sentirci raggelare il sangue nelle vene, oggi che si torna a parlare di “fare qualcosa contro la blasfemia”. Invece di strombazzare le radici “cristiane” d’Europa, il nostro primo e più serio contributo al bene della città in cui come cristiani siamo minoranza, è riconoscere che cosa stato fatto del messaggio cristiano in regime di cristianità. Ammettere che, sebbene sia vero che i diritti umani sono affermati nella prima pagina della Bibbia, i cristiani ne sono stati gli ultimi adepti, per cui oggi dovrebbero farne l’apologia con lo spirito dei convertiti e non con il tono dei maestrini. Riconoscere che la laicità che faticosamente è stata posta alla base degli stati moderni è il rimedio che ha posto fine all’intolleranza in nome di Dio. Salutare la fine del potere temporale o del’acquiescenza del potere politico alle confessioni cristiane come una benedizione e non come una iattura o una menomazione temporanea da superare presto con una rinnovata influenza sulla società. Accettare - senza rimpianti di un mondo cristiano che non c’è mai stato e che non ci sarà mai, il Regno di Dio è un’altra cosa - la condizione diasporica, quella dei discepoli mandati nel mondo senza tutele e privilegi.

La democrazia laica moderna è assai diversa dalla monarchia babilonese. Ma questi cambiamenti accentuano semmai la pregnanza della lettera di Geremia. Non si tratta soltanto più di sano realismo e magari, una volta messe radici, di leale identificazione coi destini della nazione in cui si può non solo vivere, ma anche prosperare, ma anche morire in guerra – e qui la storia degli emigrati dalla val Germansca a Valdese potrebbe offrire parecchie analogie con la diaspora ebraica in Mesopotamia, sotto i Babilonesi prima e i Persiani poi, compreso il benessere economico: come in Babilonia alcuni esuli fondarono la banca Murashu e figli, così un pralino diede vita al panificio Rostan a Valdese …

C’è molto di più, perché in democrazia non ci sono più sudditi, ma cittadini liberi. Non ci sono più editti, ma le leggi di un parlamento liberamente eletto. Soprattutto, c’è l’idea di un bene comune che non coincide con le visioni particolari di questo o quel gruppo, ma è inteso come uno spazio di eguale libertà e diritti per ognuno, qualunque sia la sua visione religiosa, morale o ideologica. Cercare il bene della città significa dunque sentirsi solidali con gli altri in una ricerca che non ha ricette date in partenza, ma che richiede una faticosa ricerca. Implica l’umiltà di riconoscere ed accettare il fatto che il bene della città non può mai essere il Bene con la b maiuscola, realizzato in base alla verità con la V maiuscola, ma solo il bene che può risultare da una umanissima ricerca di giustizia. E anzi, ricordiamoci che tutte le volte che la città, compresa quella cristiana”, ha chiamato ad un bene con la maiuscola, le cose sono finite male, anzi malissimo, per molti, anzi troppi.

Il grande esegeta von Rad ha detto che la lettera di Geremia mostra “un realismo e una sobrietà che farebbero impallidire un politico.” Abbiamo tutti letto giorni fa delle opposte, ma simmetriche reazioni degli estremi dello schieramento politico all’indagine di Bankitalia sui lavoratori immigrati in Italia, su questi nuovi esuli che vengono e cercare il loro bene e contribuiscono al nostro. Sono necessari e fanno i lavori che la città non vuol più fare. E’ così, è la realtà. Anziché negarlo con irrealistici schemi ideologici, dovremmo avere l’umiltà di andare ad interpellare questi immigrati e chiedere a loro di farci la loro esegesi di “dal suo bene il vostro dipende”.

La lettera di Geremia apparve certamente sconvolgente ai suoi lettori, addirittura rivoluzionaria. Chiede di mettere radici nella città del giudizio di Dio e forse arriva ad ipotizzare matrimoni misti con la sua popolazione. Esdra, parlando delle popolazioni pagane, dirà ai rimpatriati a Gerusalemme:
“Ora dunque non date le vostre figlie ai loro figli, e non prendete le loro figlie per i vostri figli, e non ricercate la loro prosperità né il loro benessere, e così diventerete voi forti, mangerete i migliori prodotti del paese, e potrete lasciarlo in eredità perenne ai vostri figli". [Esdra 9,12]
Abbiamo qui un’altra lezione, in un momento in cui si propaganda la necessità di un impulso demografico per salvaguardare l’identità di questa nazione dalle radici cristiane?

Ma c’è un aspetto ancora più importante in cui il nostro testo è rivoluzionario. Si tratta dei versetti da 10 a 14. Se Dio ha potuto far scrivere la lettera di Geremia, se egli dunque si rivolge ancora a coloro che ha cacciato lontano dal suo volto, allora – dice chi prosegue il testo inserendo i vv. 10-14 – questo ci rivela qualcosa di Dio. Vuol dire che Dio è presente al di là del suo santuario, al di fuori di Sin, nel luogo della sua assenza, se posso usare questo paradosso. Dio si fa incontrare e trovare in un luogo in cui non ha uno spazio evidente e garantito. Nella mentalità dell’Antico Vicino Oriente, la a sconfitta di una nazione era la sconfitta dei suoi déi; la fine del suo tempio comportava la sua scomparsa dal mondo o almeno la sua ininfluenza . Quando, nel salmo 137, gli esiliati dicono “Come potremmo cantare i canti del SIGNORE in terra straniera?” non danno soltanto voce al loro orgoglio nazionale ferito, ma esprimono un vuoto assai più grande: il vuoto di Dio. Siamo esclusi dallo spazio di Dio. Ma qui si compie una delle più gradi rivoluzioni di pensiero della storia. Dio si fa trovare al di fuori di uno “spazio di Dio”. Nasce una nuova forma di religione, che ha bisogno soltanto della Parola di Dio e della fede, di un libro, la Scrittura, e della preghiera. Per dirla con le parole di Ezecheiele, sempre rivolte agli esiliati, “io sarò per voi un santuario “temporaneo” o “parziale”. Dio che si fa santuario in una situazione che appare come eclissi del suo volto e ritrarsi del suo braccio.

“Mi cercherete e mi troverete” non si riferisce al momento in cui si sarà compiuta la promessa di un ribaltamento delle sorti di Israele - che questi versi pure contengono - ma già in Babilonia, già in esilio, già nella dispersione voluta da Dio. Nel luogo e nel tempo in cui a voi sembra solo possibile rimpiangere ciò che non c’è più, voi mi ritroverete, perché “mi cercherete con tutto il cuore”.
Non essere dei nostalgici di Dio, dei restauratori del mondo perduto in cui pensavamo di averlo sempre con noi e per noi, ma ritrovarlo davanti a noi quando nulla lo mostra e lo garantisce. Ecco la promessa agli esuli chiamati a radicarsi nella città e cercarne il bene.

Non credo sia sbagliato, nella nostra riflessione sulla diaspora cristiana e la città secolare, ricevere queste parole non solo e innanzitutto come una promessa, ma anche come un invito. Lo tradurrei così. Cercate Dio. Con due accentuazioni. Cercate Dio. Fate in modo che mai la città debba avvertirvi come dei detentori di Dio. Non apparite come i suoi amministratori o gestori. Non presentatevi mai come i suoi rappresentanti. Non come i divulgatori dei suoi valori. Non sentitevi chiamati o a difenderlo e a presentarlo come fondamento necessario. Tra l’altro, non gli corrisponde, perché egli non si muove sul piano della necessità, ma su quello della gratuità. Non ostinatevi a insegnare in modo paternalistico che senza di lui come presupposto, nessuno può fare nulla di buono.. Cercatelo, cercatelo con tutto il cuore. Cercatelo voi cercalo tu.

Cercate Dio. Non cercate altro. Molte altre cose le potete e dovete cercare, umilmente, con altri, nella cultura e nella politica, nella ricerca scientifica, nel lavoro e nella professione. Ma la vostra vocazione è cercare Dio. Non vi preoccupate in primo luogo di etica, di valori, di civiltà, ma cercate Dio. Non cerca chi pensa di avere la Verità. Chi ha conosciuto la santità di Dio, lo cerca ancora. Chi lo ha incontrato, lo cerca di nuovo, per non scambiare mai il Vivente con ciò che egli ha capito di lui. Anche questa volta lo ha detto bene Lutero: “Il compimento di questa vita non sta nell’avere Dio, ma nel cercarlo. Sempre bisogna cercarlo e ancora cercarlo, sempre di nuovo, da capo. Così il cammino procede di forza in forza, di chiarezza in chiarezza nella stessa immagine. Infatti sarà beato, non chi comincia a cercare, ma chi persevera fino alla fine (Mt 10,22), ricominciando sempre di nuovo a cercare ciò che ha trovato. Infatti chi non progredisce sulle vie di Dio e chi non cerca ancora, perde ciò che ha trovato, perché sulle vie di Dio non ci si può mai fermare …” (M. Lutero, commento a Rom 3, 11).

I cercatori di Dio, “cercano il bene della città e pregano per essa”. Cercare il bene non è sinonimo di pregare. “Cercare il bene della città” è un fare, come quando Isaia (1,17) dice: “imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l' oppresso, fate giustizia all' orfano, difendete la causa della vedova!”
Se ci pensiamo bene, “pregare per” è la cosa più laica che possiamo fare. Perché è l’unica in cui non ci mettiamo nulla di nostro. “Pregare per …” non significa affidare a Dio, perché le compia con la sua potenza, quelle iniziative nei confronti della città che noi non riescono (più). Non significa sperare che egli faccia diventare gli altri come noi vorremmo. Significa chiedere a Dio che sostenga tutti nella ricerca della giustizia e della libertà. Soprattutto, pregare per la città, significa chiedere speranza, significa rimettere il futuro non ai nostri piani per gli altri, ma al nuovo del Dio che viene.

Questa nostra assemblea, che apre il sinodo – la massima assise decisionale della nostra chiesa – costituisce un uditorio simile a quello della missiva di Geremia: anziani, sacerdoti, profeti e tutto il popolo della diaspora … pastori, deputati, diaconi, predicatori locali, laici impegnati, credenti … Questo nostro piccolo “resto”, quel che rimane di una storia lunga e sofferta, è - come Israele disperso in Babilonia, destinatario di una parola di giudizio, di vocazione e di promessa. E che altro deve fare un sinodo, se non sottomettersi al giudizio di Dio ed ascoltare la sua promessa e compiere la sua vocazione? E voi cari, Alessandro e Stefano, che programma più bello potete ricevere oggi per il vostro servizio, che quello di cercare Dio e cercare il bene della città?


tratto dal sito: www.chiesavaldese.org

PER UNA CHIESA DIVERSA

LA RICERCA DI UNA TAVOLA ROTONDA


Ministero: perché, come, cosa, chi?

Un’immagine che ritorna:

quella di una tavola rotonda.


Sarà necessario segare e segare ancora

per fare una tavola rotonda,

ridefinire, ridisegnare.


Trasformare una chiesa stretta e lunga

può essere doloroso,

sia per le persone che per le tavole.


Ma così era la croce,

tavola di dolore.

Questa vuol dire: dare. Questa significa: dire.


E’ da questa morte che nasce la vita,

è da questa morte che viene la risurrezione,

la ricerca continua di una chiesa dalla tavola rotonda.


Ma come sarebbe una Chiesa dalla tavola rotonda?


Non più troni,

perché ci sarebbe un solo re,

colui che ha lavato i piedi

dei commensali seduti a tavola.


Lui ha guarito i cuori,

ha dato la pace che disturba.

Qualcuno fra noi

ha perso l’orma dei suoi passi.


Ma il tempo, come le tavole,

cambia, si riaggiusta.


Che succederà ai ministri dritti e impettiti

confrontati con il popolo della tavola rotonda,

loro che hanno messo tanto tempo

per risalire verso l’alto della tavola,

( come ci si arrampica su una scala ),

per poi scoprire all’improvviso

che la tavola è diventata rotonda?


Sarà necessario che l’amore li arrotondi,

affinché non siano più da parte ma una parte

chiamata ad unirsi alle altre parti.

Perché Dio ha chiamato un solo popolo,

e non noi e gli altri.


Non si può formare un cerchio

con noi e gli altri,

perché una tavola rotonda non ha lati.

E tutti sono invitati a partecipare

alla festa, nella sua totalità.


Me né gli auguri né il nostro desiderio

ci aiuteranno a raggiungere lo scopo:

sarà necessario morire e risuscitare ogni giorno

( e segare e segare ancora ).


Un tempo abbiamo costruito

le nostre chiese strette e lunghe,

per farle diventare simili alla croce.

Ma perché questa immagine della croce,

se le nostre vite non ne sono conformi?


Alla tavola rotonda

non c’è il posto d’onore,

non c’è né il primo né l’ultimo,

né chi è ben messo né chi è sacrificato.


Alla tavola rotonda

si è con,

si è parte,

si è insieme e si è uno.


Alla tavola rotonda,

c’è posto per lo Spirito

e per i talenti,

e per la pace che disturba, quella data a tutti.


Siamo chiamati ad essere una Chiesa, un popolo.

Se Dio ci chiama, dobbiamo ubbidire,

innocenti come le colombe,

astuti come i serpenti,

sempre alla ricerca del cammino

che è là, davanti a noi,

quello di Dio, non il nostro.

Amen!


Preghiera di un missionario degli Appalaches.


tratto da:

Comitato Italiano per la CEVAA,

Quando è giorno?, raccolta di testi di fede,

traduzione di Renato Coïsson,

Torre Pellice 1988, Trieste 1994,

stampato ma non pubblicato,

pp. 144-146.

sabato 22 agosto 2009

LA SINODO 2009 INIZIA

SI APRE IL SINODO 2009

Domenica 23 agosto si apre, come è ormai tradizione da anni, a Torre Pellice il sinodo delle chiese metodiste e valdesi. Il culto di apertura, durante il quale saranno consacrati due nuovi pastori, sarà presieduto dal pastore Daniele Garrone, decano della Facoltà valdese di teologia a Roma. I lavori si protrarranno fino a venerdì e si concluderanno con l'elezione delle commissioni amministrative (in particolare dei sette membri della Tavola Valdese). Oltre ai problemi attinenti alla vita delle comunità, si affronteranno problemi di natura generale in riferimento alla testimonianza evangelica in Italia. Temi di discussione saranno: la cultura, l'immigrazione e probabilmente una relazione della commissione bioetica sulle cellule staminali. Il culto di apertura verrà trasmesso in diretta da Radio Beckwith in streaming e via radio (FM 96,50 e 87,80).


tratto dal sito: www.chiesavaldese.org

venerdì 21 agosto 2009

GNAM e SLURP: LA BUONA CUCINA

Budino alla Menta

Ingredienti per 4 persone:
1 litro di latte, 80 grammi di zucchero, 200 grammi di semolino, 50 grammi di burro, 3 uova, 50 millilitri di sciroppo di menta, 150 grammi di mandorle sgusciate, 50 grammi di uvetta, un pizzico di sale.


Realizzazione:
Cominciate con il preparare tutti gli ingredienti che userete per realizzare la ricetta: separate i tuorli delle uova dall’albume, montate a neve queste ultime, tritate le mandorle finemente e mettete l’uvetta a rinvenire in poca acqua tiepida. Preriscaldate il forno 180 gradi, e imburrate degli stampini da budino. Versate nel latte lo zucchero con un pizzico di sale e mettete sul fuoco medio. Quando si raggiunge il bollore versate a pioggia il semolino, riducete la fiamma e mescolate energicamente per una decina di minuti. Togliete dal fuoco, e quando l’impasto si è raffreddato aggiungetevi lo sciroppo di menta, le mandorle tritate, l’uvetta scolata, i tuorli d’uovo, e finalmente le chiare montate a neve.
Mescolate bene tutti gli ingredienti fino a ottenere una crema ben omogenea, quindi versatela negli stampi da budino precedentemente imburrati. Cuocete in forno per circa quaranta minuti a calore moderato. Poi fate raffreddare e riponete in frigo. Questo budino va infatti gustato freddo. In alternativa allo sciroppo, potete utilizzare alcune foglie di menta, frullandole in acqua prima dell’uso.


Fonte: il Resto del Carlino,
I Grandi Piatti della Cucina Vegetariana,
(Collana Fantasia), Bologna-Firenze, 1994, pagina 173.

giovedì 20 agosto 2009

SINODO 2009: DUE NUOVI PASTORI



DUE NUOVI PASTORI

Nel corso del culto di apertura del Sinodo vengono consacrati (ordinati) i futuri pastori e pastore delle chiese metodiste e valdesi. I candidati, muniti di una laurea in teologia e dopo un periodo di prova effettuato in una chiesa sotto la guida di un pastore anziano, sono preventivamente esaminati dal corpo pastorale. L'esame prevede alcuni quesiti teologici e un sermone su un testo biblico. I candidati di quest'anno sono Stefano D'Amore e Alessandro Esposito, il cui esame avrà luogo sabato mattina nell'aula sinodale della casa valdese di Torre Pellice. Qualora l'esito della prova risulti positivo, saranno consacrati il giorno successivo nel corso del culto di apertura della sessione sinodale.






SINODO 2009

I candidati al ministero pastorale
si presentano:

STEFANO D'AMORE


Ho 31 anni, ho studiato alla Facoltà valdese di Roma e all’Isedet di Buenos Aires. Dal 1° luglio 2007 sono stato destinato alla chiesa valdese di Torino per svolgere il periodo di prova.
Ricordo ancora molto bene quando a otto anni mi diressi verso il pastore che curava la comunità di Pinerolo nella quale sono cresciuto, per domandargli perché nella Genesi ci fosse scritto che Dio aveva creato il mondo e l’essere umano, visto che a scuola mi insegnavano la teoria del big bang e il fatto che tutti noi discendiamo dalla scimmia. L’aver accolto da parte sua quel mio dubbio come una cosa seria e l’aver tentato di fornirmi una chiave interpretativa adatta alla mia età, mostrano bene la prima cosa che vorrei sottolineare. La Chiesa valdese rappresenta per me uno spazio privilegiato nel quale è stato possibile dubitare, e proprio per questo permettersi di avere il tempo per rendersi conto delle cose, provare a comprenderle e crederle. Uno spazio nel quale il primo messaggio che ricevi non è il confine entro cui ti è concesso muovere i passi, ma il fatto che sei amato da Dio.
L’accoglienza del dubbio all’interno del percorso di fede significa poi apertura al dialogo – che vuol dire accortezza e lentezza nel giudizio – ma significa anche scegliere di dubitare, di assumere e sviluppare un pensiero critico nei confronti di ciò che mi sta attorno. Credo profondamente che Dio desideri intervenire nella storia di soggetti pensanti piuttosto che di automi stanchi o incapaci di riflettere e credo che questo sia un aspetto da non dimenticare anche nell’ambito della formazione delle generazioni più giovani. Da Agape ai gruppi giovanili, dalla comunità locale alla Facoltà, ho incontrato e lavorato in luoghi che mi hanno chiesto di lasciarmi mettere in discussione: da Dio innanzitutto, dal testo biblico, dall’altra che incontro, dall’altro che non posso incontrare.

La Fgei ha avuto una parte fondamentale in questo mio percorso, per essere stato uno dei principali soggetti che hanno suscitato e accompagnato la mia vocazione. Grazie a essa e a realtà come quelle dei centri giovanili e della Cevaa, ho incontrato sorelle e fratelli che mi hanno testimoniato la passione per Dio e il servizio del prossimo, aiutandomi a dare forma all’immagine del ministero pastorale che sento più vicina. È molto forte in me, inoltre, la convinzione che una Chiesa per essere tale deve essere diaconia. Questa dimensione, intesa come segno visibile e concreto che anticipa e annuncia la venuta del Regno, non può mancare nella vita di una comunità che si confessa credente: è essenziale per poter essere chiese responsabili, aperte alla costruzione di relazioni e dinamiche alternative, pronte ad affermare la dignità dove solitamente si sostiene l’esclusione, capaci di difendere i diritti dei poveri e aiutare le più deboli a rialzarsi. Non posso dimenticare un versetto di Isaia che dice «Io, il Signore, sono il primo; io sarò con gli ultimi».

Sarei felice di poter proseguire il mio servizio in questa piccola Chiesa attraverso la predicazione dell’Evangelo, la cura pastorale e l’impegno nella vita comunitaria, vivendo il ruolo pastorale come un’opportunità: per annunciare l’Amore di Dio, per prendersi il tempo di incontrare le persone nelle fragilità come negli entusiasmi, per riconoscere e valorizzare i doni altrui. Perché essa possa confermarsi – come recita un atto sinodale dell’ultima sessione rioplatense – «una Chiesa in cui viene voglia di stare».
Prego Dio di non farmi mancare sostegno e speranza e di concedermi di svolgere il ministero pastorale al servizio di una Chiesa che, affondando le proprie radici nella sequela di Gesù, mi auguro continui ad accettare la sfida del cambiamento senza esserne impaurita.



SINODO 2009

I candidati al ministero pastorale
si presentano:

ALESSANDRO ESPOSITO



Vocazione è realtà che sfugge alle nude parole, mistero che si ritrae di fronte a ogni tentativo di confinarlo nell’angusto spazio della definizione e che soltanto si consegna all’apertura del racconto. Vocazione, difatti, è figlia del cammino: percorso costellato di dubbi e di ripensamenti, di incontri e di ridefinizioni. La mia fede, e con essa la mia decisione di abbracciare il ministero pastorale quale sentiero lungo il quale darle corpo, hanno scoperto motivazioni di volta in volta differenti, figlie di una relazione con Dio in costante trasformazione. Luogo di questa relazione sono state le esperienze dentro le quali Dio ha permesso che lo scorgessi: incontri con storie di donne e di uomini nelle cui maglie Dio rimane impigliato, lasciando come una traccia impercettibile eppure evidente del suo passaggio.
Così, attraverso la complessità e la contraddittorietà delle vicende umane, Dio si è fatto strada in me e mi è venuto incontro, rivelandosi come il Dio dal volto umano, il Dio che attraverso le donne e gli uomini ha inteso e intende restituirmi alla mia umanità. E questo, per me, è stato e continua a essere anche il senso di quelle Scritture nelle quali Dio ha lasciato impressa come un’orma, che poi si scava nel cuore di chi le ascolta: un invito costante a divenire, ogni giorno, più umano.

In tale tentativo sempre incompiuto, due sono stati i luoghi dell’esercizio e dell’apprendimento. Le comunità, anzitutto: quella valdese di Torino, in seno alla quale ho imparato a muovere i primi, timidi passi; quella cristiana di base di Pinerolo, che mi ha insegnato la difficile bellezza della libertà e il coraggio del dissenso; quella valdese di Felonica Po e quella battista di Ferrara, che mi hanno «svezzato» pastoralmente; quelle valdesi di Trapani e Marsala, che mi hanno donato la gioia e l’entusiasmo di un ministero «di frontiera». A tutte sono debitore di una tessera del variopinto mosaico della mia fede itinerante, del dono di un orizzonte più ampio e di uno sguardo più attento.

Ancor prima e ancor più, però, sono stati i poveri a costituire il luogo della mia umanizzazione e, quindi, di una più profonda comprensione dell’evangelo: essi, infatti, ne sono i destinatari, coloro alla cui realtà siamo chiamate e chiamati ad accostarci e dalla cui realtà soltanto possiamo essere interrogati, provocati, trasformati. I poveri costituiscono il luogo privilegiato dell’esperienza di fede come esperienza pienamente umana; ma rappresentano, anche, la possibilità della conversione personale e comunitaria a quel Dio che nelle Scritture ne prende le difese in maniera incondizionata e che ci chiama a fare la stessa cosa perché possiamo dirci davvero figlie e figli suoi. E dovrebbero anche essere, i poveri, luogo nevralgico e imprescindibile di una riflessione teologica che prenda le mosse da quella realtà che il messaggio evangelico ci chiama ad assumere per poterla poi trasformare. Senza questa coscienza e questa prassi, credo, il mio ministero e la mia stessa fede sarebbero vani.

Tratto da Riforma del 21 agosto 2009

si veda anche il sito: www.chiesavaldese.org



mercoledì 19 agosto 2009

PAROLE DI VITA n. 4/2009


Marco di Berlinghiero (XIII secolo),
Profeta Michea, Biblia sacra, f. 155. Biblioteca Capitolare (Lucca).


Parole di vita

Rivista Bimestrale dell’Associazione Biblica Italiana (A.B.I.)

Edizioni Messaggero Padova

www.paroledivita.it

Bimestrale dell’Associazione Biblica Italiana (A.B.I.)

ANNO LIV
N. 4
Giugno - Luglio 2009

il libro dei DODICI PROFETI

4
MICHEA E NAUM

Introduzione al libro di Michea

L’affluire di popoli al monte del Signore

Un dominatore uscirà da Betlemme

Il culto autentico

Introduzione al libro di Naum

Naum e la violenza nella Bibbia

Israele e le nazioni:
un tema ancora attuale?


Scheda biblica

Che cos’è la tradizione

Contro la logica della violenza

«Città vecchia» di Umberto Saba

Apostolato biblico




martedì 18 agosto 2009

GNAM e SLURP: LA BUONA CUCINA

Cus-cus. È in pratica un semolone di grano duro cotto lentamente a vapore con un elaborato cerimoniale dagli africani del nord. Anche nella Sicilia del sud si usa come pietanza popolare. Chi non volesse, saggiamente, usare il cus-cus precotto e disidratato in commercio, può farselo da sé facilmente. Basta avere un recipiente per la cottura a vapore o anche un semplice scolapasta bucherellato. In una grande pentola si pone l'acqua e quando bolle si sospende al di sopra lo scolapasta (se i buchi sono larghi usare un telo pulito) con la semola già ben lavata e imbevuta d'acqua. Si cuoce per 40 minuti senza coperchio, rivoltando ogni tanto la semola. Poi si toglie, si amalgama con alcuni cucchiai di olio, con sale e peperoncino e si fa riposare per 5 minuti. Infine si pone di nuovo nella stessa pentola per altri 20 minuti. Si accompagna a verdure e ortaggi d'ogni genere.


Farinata ligure. È uno dei piatti tipici della Liguria, a base di ceci. Lasciare a bagno per tutta la notte la farina di ceci, dopo aver ben mescolato per evitare grumi. Si aggiunge poi del sale, olio abbondante, aromi, sale e condimenti piccanti, mescolando bene per amalgamare. Si pone il composto in una teglia bassa e si cuoce in forno ben caldo. Si serve tagliata a fette e condita a piacere.


Castagnaccio. È ancor oggi un dolce tipico della Toscana e del centro Italia. Si prepara con farina di castagne (attenzione a quella sofisticata con farina bianca) impastata con acqua, pochi cucchiai d'olio, un pizzico di sale, qualche cucchiaio di miele. Si fanno delle schiacciate tonde che si ornano con molti pinoli e uvetta. Si cosparge d'olio e si inforna a fuoco caldo (200°) per 40-60° minuti.



(ricette tratte da:
Nico Valerio, L'alimentazione naturale. La prima guida completa al mangiare secondo natura con 200 ricette.
Mondadori, Milano, 1980, pp. 317-318. 336).

domenica 16 agosto 2009

DOMENICA DI ISRAELE

DOMENICA 16 AGOSTO 2009
- 11a DOPO PENTECOSTE
- DOMENICA DI ISRAELE

Beata la nazione il cui Dio è il Signore;
beato il popolo ch'egli ha scelto per sua
eredità
(Salmo 33,12)

sabato 15 agosto 2009

"LA LAICITA' NON E' NICHILISMO E NON E' UN'IDEA ILLUMINISTA"

"Contrariamente agli anni precedenti questa volta andremo fino in fondo. In caso di invalidazione anche di questo pronunciamento faremo ricorso alla Corte costituzionale". Sono le parole di Domenico Maselli, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), che risponde così al ministro della Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini, la quale ha già annunciato l'appello al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR del Lazio in materia di crediti scolastici per gli studenti che si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica (IRC). Continua qui

giovedì 13 agosto 2009

lefrançais @ zones

Domenica 16 agosto 2009
Centro culturale "Dogana reale" di Bobbio Pellice ore 21

lefrançais @ zones

Canti e letture dal mondo francofono. A cura di Maura Bertin, Micaela Fenoglio, Jean-Louis Sappé. Nell'ambito delle iniziative per la tutela delle lingue minoritarie.

mercoledì 12 agosto 2009

TEMPO DI FESTA TEMPO DI MUSICA TEMPO DI RIFLESSIONE



FESTA TRADIZIONALE
MA SEMPRE NUOVA

Anche quest'anno una delle chiese delle Valli valdesi ospiterà la tradizionale festa del 15 agosto. Membri delle comunità locali e numerosi fratelli e sorelle provenienti da comunità italiane si incontreranno sulla collina di Luserna San Giovanni per trascorrere la giornata in comunione fraterna. Dopo il culto presieduto dal past. Giuseppe Platone, Maria Bonafede, moderatore della Tavola Valdese, rivolgerà ai presenti un suo messaggio. Nel pomeriggio il past. Giorgio Tourn ricorderà la figura di Giovanni Calvino, nel V anniversario della nascita; Marcello Salvaggio e Stefano D'amore animeranno la rimanente giornata con un programma musicale. Il culto del mattino potrà essere ascoltato in diretta anche in streaming su Radio Beckwith alle ore 10,15.


Il popolo della chiesa in festa

«Una festa disciplinata». Storia della festa valdese del 15 agosto

Ogni anno la Commissione esecutiva del I Distretto delle chiese valdesi e metodiste, corrispondente al territorio delle Valli valdesi (provincia di Torino), organizza, in collaborazione con una delle chiese locali, una riunione all’aperto il giorno del 15 agosto.
Si tratta di una festa a carattere popolare, che al di là del momento di culto e degli interventi legati a temi diversi è caratterizzata soprattutto dall’atmosfera di incontro, scambio di notizie, in un clima di fraternità che si manifesta a vari livelli.
L'incontro trae origine dalla situazione di segregazione imposta ai valdesi dalle leggi del Regno di Sardegna anteriori al 1848. Nella giornata del 15 agosto, dedicata all'assunzione di Maria e giorno festivo nel regno sabaudo, ogni attività lavorativa era vietata e il divieto si estendeva anche ai sudditi di religione valdese.
Per utilizzare in modo evangelico una festività loro imposta, i valdesi decisero di radunarsi per un momento di culto e di edificazione spirituale. Il loro 15 agosto risultava così essere una contro festività del culto mariano.

Sulle origini e gli sviluppi di questa festa si veda la pubblicazione di Bruno Bellion, "«Una festa disciplinata». Storia della festa valdese del 15 agosto" (ed. Claudiana, collana opuscoli del 17 febbraio della Società di Studi Valdesi, 2006, pp. 70) nella quale sono ricostruite le vicende storiche nell’arco di più di un secolo e mezzo, analizzandone i luoghi di ritrovo, gli argomenti trattati, gli anni particolarmente significativi (gli anniversari storici), gli ospiti e le iniziative di contorno.
Dall’esame delle linee di continuità e dei cambiamenti, emerge uno spaccato della vita ecclesiastica e culturale dei valdesi delle Valli dall’Ottocento ai giorni nostri.