“Venga il tuo Regno”


Gesù ci insegna a chiedere nel Padre Nostro “venga il tuo regno”. Che cos’è il regno di Dio? È un luogo? Un tempo? Una situazione? La Bibbia ce ne parla molte volte, Gesù stesso ce ne parla nelle prime parole che sono riportate di lui: la sua prima predicazione è: “il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo”.
Molti testi biblici parlano del regno, ma nessuno lo descrive; solo pochi testi accennano a qualcosa, come per esempio il libro dell’Apocalisse, laddove parla di nuovi cieli e nuova terra dove non ci sarà più la morte e nemmeno il dolore e Dio abiterà con noi. È l’annuncio del ritorno di Gesù e della resurrezione dei morti, che ripetiamo ogni volta che celebriamo un funerale.
Dunque, del regno la Bibbia a volte parla al futuro, a volte ne parla al presente, o almeno come qualcosa di imminente, come qualcosa di straordinario che deve accadere.
Partiamo dal futuro: il Regno deve venire e Gesù ci insegna a chiedere “venga il tuo regno”. Questo vuol dire che la fede cristiana vive in attesa del regno, cioè vive protesa verso il futuro, futuro che è nelle mani di Dio. Tutta la Bibbia ci dice che non viviamo in un tempo indefinito, ma che viviamo il presente guardando al futuro.
Non è poco, se ci pensiamo bene. Troppa gente, soprattutto in questo tempo di crisi, crisi economica ma anche crisi spirituale e culturale - crisi di senso potremmo dire – vive solo preoccupandosi del presente o, peggio ancora, vive solo guardando al passato. Troppa gente ha perso quello che la Bibbia chiama speranza.
Ecco una prima parola che ci può aiutare a capire il senso del regno di Dio: speranza. l’annuncio che il regno viene dona speranza, perché vuol dire che c’è un futuro per noi e che questo futuro è nelle mani di Dio. La vita di un credente è una vita che ha una meta e un futuro e dunque ha speranza.

Come cristiani non viviamo in un tempo qualunque. Viviamo in un tempo che sta tra due eventi particolari: tra la venuta di Gesù e il suo ritorno. La nostra fede ha la sua origine nel fatto che Cristo è venuto, e ha la sua meta nel fatto che Cristo deve venire di nuovo.
Come una pianta vive di quello che succhia dalle radici, ma anche della luce che riceve dal sole, così la fede ha le sue radici nella prima venuta di Cristo, nasce dall’incarnazione, morte e resurrezione di Cristo, e vive dell’attesa del suo ritorno, vive dell’attesa del regno.
Oppure, per usare un’altra immagine, la fede è un cammino già iniziato verso una meta che ci è promessa: siamo già in cammino, ma non siamo ancora arrivati.
Nella fede cristiana non c’è posto quindi né per la rassegnazione, né per il fatalismo. Ci si rassegna e si è fatalisti quando si pensa che le cose non possano cambiare mai; ma se il futuro è nelle mani di Dio tutto può cambiare. La rassegnazione è una delle malattie croniche del mondo in cui viviamo.
In certe situazioni si pensa che nulla possa cambiare, che quello che accade sia inevitabile, che non vi sia più futuro. La rassegnazione è il sintomo della mancanza di speranza. Mentre la predicazione e l’azione di Gesù ha continuamente ridato speranza e ridato un futuro a poveri, ammalati e disperati. Quando Gesù ha ridato speranza a chi l’aveva persa, lì il suo regno era vicino, anzi era presente.
Questo futuro del regno che viene influisce sul nostro presente, anzi determina il nostro presente, perché la speranza in ciò che può accadere domani ti fa vivere oggi. Venga il tuo regno non vuol solo dire che attendiamo con fiducia e speranza che Gesù ci porti il suo regno. Vuol anche dire che noi abbiamo bisogno oggi che Cristo regni.
Abbiamo bisogno che Cristo regni oggi, perché la realtà che vediamo intorno a noi ci dice che Cristo non regna. Abbiamo letto nel vangelo di Matteo che Gesù invita i suoi discepoli a cercare prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia. Ecco qui una seconda parola chiave per riflettere sul regno di Dio: giustizia.
Perché ovunque c’è ingiustizia, Cristo non regna. Il regno di Dio porterà giustizia e cancellerà l’ingiustizia. Ma molte ingiustizie possono trasformarsi già oggi in giustizia, Cristo vuole regnare già oggi.
Abbiamo bisogno che Cristo regni innanzitutto su di noi, perché noi per primi abbiamo bisogno di giustizia e di speranza. Senza giustizia e speranza non è la vita che il Signore vuole per noi, perché Dio vuole per noi una vita piena di giustizia e di speranza.
E invece la nostra vita quotidiana è spesso fatta di ingiustizia e di rassegnazione, se Gesù non regna nella nostra vita.
E come vuole Gesù regnare nella nostra vita? Non certo con la forza e l’imposizione. Il mezzo che il Signore ha scelto per regnare su di noi è la sua Parola. Nella Bibbia noi incontriamo la giustizia e la speranza che Gesù ha predicato e vissuto. La parola di Dio vuole convincerci, vuole trasformarci, chiede da noi fiducia. Gesù infatti non ha vissuto da re potente, ma è un re che apparentemente è stato sconfitto.
Eppure dicendo “venga il tuo regno” noi affermiamo di riconoscerlo come nostro unico re, come unico Signore a cui valga la pena di obbedire. Le parole regno e regnare e il termine re ci possono sembrare un po’ superati, noi viviamo oggi in democrazia, che ci ha faticosamente guadagnata la generazione dei più anziani di voi.
Ma l’idea del re esprime bene il fatto che di re ce ne può essere soltanto uno. Solo uno può regnare. Non si può obbedire a due signori. O il nostro “re” è Gesù o è qualcuno o qualcosa altro. O ci facciamo guidare dalla sua voce, dalla sua Parola, o ci facciamo guidare da qualcos’altro.
Certo, Gesù è un re, un Signore che non ci promette né ricchezza, né potere, come fanno atri re e altri signori. Ma ci promette giustizia e speranza. A noi sta la scelta.
Ma non solo su di noi Gesù vuole regnare, bensì sul mondo. Questa richiesta del Padre Nostro riguarda tutta la creazione, tutte le creature.
Sbagliamo se trasformiamo il regno di Dio in qualcosa di intimo o di privato, o in qualcosa di puramente religioso, perché questo equivale chiudere Gesù in un angolino e dirgli “qui puoi regnare, ma al resto della mia vita ci penso io”.
Speranza e giustizia non sono dei concetti religiosi che tiriamo fuori durante il culto e poi rimettiamo in un cassetto fino alla domenica successiva. Gesù vuole regnare nei nostri rapporti familiari, di lavoro, di studio, di amicizia. Nessun ambito, nessuno spazio può essere sottratto alla speranza e alla giustizia. Se in qualche rapporto umano, di qualunque tipo, noi dimentichiamo speranza e giustizia, dimentichiamo Gesù stesso.
Concludo con l’esempio di un testimone: poco più di un anno fa moriva Nelson Mandela. Mandela era un cristiano evangelico metodista, e soprattutto è stato un testimone di speranza e di giustizia e dunque un testimone del regno di Dio.
Testimone di quella speranza che non ha perduto nemmeno durante i 26 anni di prigionia, che ha scontato perché lottava contro l’apartheid in Sudafrica. Testimone di quella giustizia che ha cercato anche quando da presidente del Sudafrica, ha istituito la commissione per la verità e la riconciliazione – due termini decisamente biblici! - per portare il suo paese fuori dall’apartheid.
Testimone di speranza e di giustizia, e dunque testimone del regno di Dio, come testimoni del regno di Dio siamo invitati a essere tutti e tutte noi.
La speranza per il futuro e la giustizia nel presente. Queste sono le parole chiave del regno di Dio. Cristo vuole regnare nella nostra vita attraverso la sua parola che dona speranza e insegna la giustizia. Chi vuole vivere seguendo queste due parole, è invitato a pregare: “venga il tuo regno”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bella meditazione. Grazie