domenica 6 settembre 2015

Predicazione di domenica 30 agosto su Luca 10,25-37 tenuta da Massimilano Zegna a Piedicavallo in piemontese (traduzione in italiano)

Il buon Samaritano

Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova e gli disse: “Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?” Gesù gli disse “Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?”
Egli rispose: “ Ama il Signore Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, e il tu prossimo come te stesso”. Gesù gli disse: “Hai risposto esattamente; fa' questo, e vivrai”. Ma Egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è il mio prossimo?” Gesù rispose: “Un uomo sendeva da Gerusalemme a Gerico; e s'imbattè nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Così pure un Levita, giunto in quello stesso luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto.
Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe pietà; avvicinandosi fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse ad una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: “Prenditi cara di lui; e tutto ciò che spenderai di più. Te lo rimborserò al mio ritorno”. Quali di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che si' imbattè nei ladroni?”Quegli rispose: “Colui che gli usò misericordia”. Gesù gli disse: “Va', e fa anche tu la stessa cosa”.



La parabola del buon Samaritano mi ha insegnato una cosa importante: imparare ad essere coerenti tra quello che si dice in pubblico rispetto a quello che si fa in privato. Una delle frasi che abbiamo sentito spesso nella vita specialmente riferita a proposito dei preti è questa: predica bene ma razzola male.

E in effetti la coerenza fra che cosa si dice e che cosa si fa non pare appartenere al mondo di oggi, ma già ai tempi di Gesù (parliamo di due mila anni fa) era la stessa cosa. Spesso Gesù se la prende con i cosiddetti dottori della legge o degli intransigenti farisei per farci capire che non basta conoscere a memoria il Vecchio Testamento per poter essere considerati bravi credenti in Dio.
E Gesù lo fa attraverso parabole molto significative. Una di queste è molto famosa e riguarda l'atteggiamento che si ha nei confronti di qualcuno che ha subito una violenza come nel caso dell'uomo malmenato dai briganti.
Passano tre uomini lungo la strada che scende da Gerusalemme a Gerico: il primo è un sacerdote, uno di quelli che probabilmente conosce bene il versetto 5 del capitolo 6 del Deuteronomio che dice “ Tu amerai dunque il Signore, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le tue forze” e altrettanto conoscerà bene il Levitico in cui al versetto 18 del capitolo 19 si dice “Amerai il prossimo tuo come te stesso”.
Probabilmente queste frasi il sacerdote le avrà dette ai suoi fedeli proprio nei giorni precedenti all'incontro con il povero disgraziato che è rimasto mezzo morto dopo le percosse dei briganti.
Però che cosa fa il sacerdote? Passa oltre dall'altra parte.
La seconda persona che transita da Gerusalemme a Gerico è un levita ossia faceva parte di coloro che avevano compiti di servizio accanto ai sacerdoti, erano custodi dei templi.
Anch'esso giunto in quel luogo, vide il malcapitato e passò oltre.

A questo punto giunge un Samaritano ossia un abitante della Samaria considerato dai Giudei un eretico se non addirittura un miscredente. Comunque una persona di un territorio non proprio amico.
E questo Samaritano è l'unico a fermarsi e ad averne compassione. “Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno”.
Quindi non solo si ferma, lo cura ma addirittura lo accompagna in una locanda e promette all'albergatore che se avesse avuto più spese lo avrebbe ripagato.

Il finale della parola è chiaro “Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". Chiede Gesù e il dottore della legge rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche tu fa' lo stesso".Il significato appare chiaro il prossimo non è solo colui che è tuo familiare, tuo amico, del tuo stesso paese, della tua stessa fede religiosa. Qualche volta, spesso, è proprio chi è lontano da te come idee, come fede, che può magari aiutarti quando sei in difficoltà
E noi cosa faremmo ci trovassimo in quella situazione? Ho letto un culto che hanno fatto i ragazzi della chiesa metodista di Piacenza in cui una delle ragazze ha detto che forse avrebbe avuto paura di incontrare il brigante che ha malmenato il malcapitato e quindi sarebbe stata in difficoltà.
E questo è vero. Diciamo che per evitare di predicare bene e razzolare male potrei dire che durante la nostra vita dobbiamo renderci conte che a volte siamo come il sacerdote o il levita e a volte siamo come il Samaritano.
L'importante è rendersi conto dei limiti che abbiamo e che se siamo credenti dobbiamo sforzarci di essere conseguenti alla nostra fede evitando di far credere di essere sempre sicuri in tutto.
Parafrasando Seneca che diceva di essere consapevole di non sapere nulla, noi potremmo dire essere sicuri della nostra insicurezza.
Comunque facendo a me stesso la domanda su cosa avrei fatto penso che avrei cercato di aiutare il malcapitato magari telefonando alla Croce Rossa. Poi non me la sarei sentito, anche per ragioni economiche, di accudire a questa persona. Questo sarebbe stato probabilmente la mia reazione.
La parabola del buon samaritano mi ha richiamato alla mente un altro brano sempre tratto dall' Evangelo di Luca al capitolo 6 versetti 37-38
“Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;perdonate e vi sarà perdonato. Date e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante, perchè con la misura che voi misurate, sarà rimisurato a voi”.
Questo brano di Luca è sicuramente molto noto perchè è normalmente molto citato, ma è quasi considerato impossibile da realizzarsi oppure si pensa che riguardi altre persone e non noi.
Fa parte di quel modo di pensare che potremmo definire della doppiezza. Tutti siamo d'accordo che le parole dell'evangelo siano sacrosante, ma spesso pensiamo che faccia parte delle cose che si dicono e non si fanno.
Ma è proprio impossibile seguire gli insegnamenti di Gesù Cristo senza pensare che siano soltanto delle prescrizioni utili ma impraticabili, come le medicine che fanno bene ma hanno anche decine di controindicazioni?
Anch'io spesso mi sono chiesto quanti degli insegnamenti di Cristo erano impraticabili e quanti potevano essere effettivamente accolti e seguiti.
Ognuno di noi probabilmente ha il suo metro di misura ed è certo che il linguaggio di Gesù si basa anche su espressioni paradossali per rimarcare meglio quanto è bene e quanto è male fare.
Però vi sono degli insegnamenti che ricorrono spesso e quindi non sono lasciati alla libera interpretazione. O meglio la libera interpretazione riguarda il modo di attuarli. Quando Gesù dice “non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati, perdonate e vi sarà perdonato” non si riferisce certo ai magistrati che devono compiere il loro dovere interpretando le leggi di ogni paese.
Riguarda invece il modo di interpretare la propria vita. Spesso infatti ci si basa sulla convinzione che noi facciamo le cose nel modo giusto. Riteniamo normalmente che non abbiamo mai giudicato nessuno, che non abbiamo mai condannato nessuno. Poi per quanto riguarda il perdono cominciamo con i distinguo. E no! quello non lo abbiamo perdonato perchè non se lo meritava!
Quello fa delle cose che noi non avremmo mai fatto! Quello dice delle cose che non avremmo mai detto! Quello non sta seguendo gli insegnamenti di Cristo perchè è troppo impulsivo, quell'altro è troppo remissivo, quello è troppo superbo, quell'altro si fa mettere sempre i piedi in testa!
Qual è allora la verità, qual è la vera interpretazione del pensiero di Gesù Cristo?
Io penso che la vera interpretazione del pensiero di Gesù Cristo sia quella di osservare i suoi insegnamenti di amore. Poi, amore, può essere declinato in modi diversi a seconda della nostra sensibilità.
E quindi amore può mutare con il mutare dei giorni, dei tempi e delle persone. Sarebbe ingiusto dire: io da quando sono nato non ho mai mutato opinione, ho sempre avuto lo stesso sentimento nei confronti delle persone, sono sempre stato coerente, non ho mai commesso atti gravi.
E' come se uno dicesse, io non mi sono mai mosso da casa, per cui non ho mai trasgredito ad alcun comandamento, non ho mai compiuto azioni irriguardose nei confronti di nessuno, ho sempre rispettato tutti.
Probabilmente Gesù lo avrebbe trattato come quello a cui ha dato dei talenti e li ha tenuti nascosti sotto terra.
Vivere secondo gli insegnamenti evangelici, non vuol dire dunque essere immutabili ma significa far fruttare i talenti che Iddio ci ha dato. A questo punto il linguaggio di Luca diventa bello e poetico
“Date e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante, perchè con la misura che voi misurate, sarà rimisurato a voi”.
Quel “pigiata, scossa, traboccante” è un'immagine veramente bella e ricorda i tini ricolmi d'uva che viene pigiata, scossa e poi trabocca.
C'è un elogio alla generosità: quando si vuol dare non bisogna dare in modo striminzito, usando con parsimonia il proprio donare. Bisogna far sentire il proprio desiderio di donare in modo generoso.
Questo non è un discorso materiale: i doni non sono i regali che a volte inondano la casa dei propri figli. Anzi in questo caso i troppi regali possono portare all'indifferenza e all'abitudine.
Il dono a cui Gesù si riferisce è quello spirituale: è una parola, un sorriso, una carezza, un atteggiamento,un abbraccio; poi certamente va bene anche il dono materiale ma deve essere sempre fatto con equilibrio.
Avevo detto all'inizio che la più autentica interpretazione dell'insegnamento di Gesù Cristo è quella di seguire i suoi inviti all'amore.
Mi piacciono particolarmente i versetti dal'8 al 10 dell 'Epistola ai Romani del capitolo 13.
“Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri: perchè chi ama il prossimo ha adempiuto la legge. Infatti il “non commettere adulterio”, “non uccidere”, “non rubare”, “non concupire” e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa parola: “ama il tuo prossimo come te stesso”. L'amore non fa nessun male al prossimo; l'amore è quindi l'adempimento della legge.
Gesù quindi interpreta i comandamenti in modo veramente originale ed autentico; Non si tratta di osservare delle prescrizioni in negativo: non uccidere, non rubare, non fare questo, non fare quello. Si tratta di cogliere in positivo questi adempimenti.
La legge si adempie dunque con l'amore.
Per curiosità sono andato a vedere nell'Enciclopedia Zanichelli la definizione di amore: ed ecco quello che ho trovato, “molto affettuoso, inclinazione profonda verso qualcuno; attrazione sessuale verso un'altra persona; aspirazione ardente e continuata alla realizzazione di un ideale etico, religioso e similare; interesse appassionato, predilezione. forte desiderio in qualcuno”.E poi richiamata in senso figurativo, in modo un po' inconsueto per un dizionario enciclopedico, vi è la parola Dio.
Ed è vero: Dio e Amore sono da considerare per un cristiano la stessa cosa . Ed è questo il vero metro di misura, la vera bussola per orizzontarsi in questo mondo.
Nel momento in cui svolgiamo un'azione importante dobbiamo sempre chiederci perchè lo facciamo.E se la risposta è quella che la facciamo per amore, allora dobbiamo essere felici della nostra scelta e il Signore sarà felice di noi.
E adesso desidero terminare con la lettura di qualche brano del salmo 71: “La mia bocca racconterà ogni giorno la tua giustizia e le tue liberazioni perché sono innumerevoli.Proclamerò i prodigi di Dio, il Signore, ricercherò la tua giustizia, la tua soltanto.
O Dio tu mi hai istruito si dalla mia infanzia, e io, fino a oggi, ho annunziato le tue meraviglie.
E ora che sono giunta alla vecchiaia e alla canizie, o Dio, non abbandonarmi,finchè non abbia raccontato i prodigi del tuo braccio a questa generazione e la tua potenza a quelli che verranno”. Amen

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