domenica 20 marzo 2016

Predicazione di domenica 20 marzo 2016 a cura di Marco Gisola (Culto con scuola domenicale)

In buone mani

Nel culto del mese scorso vi avevamo presentato il percorso che avevamo iniziato verso la Pasqua, percorso in cui abbiamo letto alcuni testi biblici attraverso un simbolo, il simbolo delle mani.
Nei primi testi che avevamo letto avevamo incontrato le mani di Gesù in due gesti molto importanti: nella ultima cena con i suoi discepoli, le mani di Gesù condividono il pane e il vino; così avevamo riassunto tutte le azioni che le mani di Gesù compiono in quell’occasione: prendere il pane, spezzarlo, darlo ai suoi discepoli e poi anche prendere il calice, offrirlo… il tutto accompagnato dalle sue parole che spiegavano quei gesti: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me»… «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi».
L’altro gesto delle mani di Gesù era quello di lavare i piedi ai suoi discepoli, ma anziché scrivere “mani che lavano” abbiamo scritto il significato che Gesù stesso ha dato a questo gesto e allora abbiamo scritto “mani che servono”, mani usate per servire, perché Gesù chiede ai suoi discepoli di servire gli uni gli altri.
Due gesti belli, positivi, carichi di significato. Ma che cosa succede poi alle mani di Gesù? Proprio poco dopo l'ultima cena in cui condivide pane e vino con i discepoli e in cui, secondo Giovanni, lava i piedi ai discepoli e insegna loro a essere servi, accade che Gesù viene arrestato e poi viene processato e condannato alla crocifissione:


Lettura: Marco 14,43-46
43 In quell'istante, mentre Gesù parlava ancora, arrivò Giuda, uno dei dodici, e insieme a lui una folla con spade e bastoni, inviata da parte dei capi dei sacerdoti, degli scribi e degli anziani. 44 Colui che lo tradiva aveva dato loro un segnale, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; pigliatelo e portatelo via sicuramente». 45 Appena giunse, subito si accostò a lui e disse: «Rabbì!» e lo baciò. 46 Allora quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono.


Lettura: Marco 15,21-39
Costrinsero a portare la croce di lui un certo Simone di Cirene, padre di Alessandro e di Rufo, che passava di là, tornando dai campi. E condussero Gesù al luogo detto Golgota che, tradotto, vuol dire «luogo del teschio».  Gli diedero da bere del vino mescolato con mirra; ma non ne prese.Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirandole a sorte per sapere quello che ciascuno dovesse prendere. Era l'ora terza quando lo crocifissero.L'iscrizione indicante il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. Con lui crocifissero due ladroni, uno alla sua destra e l'altro alla sua sinistra. [E si adempì la Scrittura che dice: «Egli è stato contato fra i malfattori».]
Quelli che passavano lì vicino lo insultavano, scotendo il capo e dicendo: «Eh, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso e scendi giù dalla croce!» Allo stesso modo anche i capi dei sacerdoti con gli scribi, beffandosi, dicevano l'uno all'altro: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso. Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, affinché vediamo e crediamo!» Anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Venuta l'ora sesta, si fecero tenebre su tutto il paese, fino all'ora nona. All'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì lamà sabactàni?» che, tradotto, vuol dire: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Chiama Elia!» Uno di loro corse e, dopo aver inzuppato d'aceto una spugna, la pose in cima a una canna e gli diede da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se Elia viene a farlo scendere».
Gesù, emesso un gran grido, rese lo spirito. E la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. E il centurione che era lì presente di fronte a Gesù, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Veramente, quest'uomo era Figlio di Dio!»


il primo brano che abbiamo letto è un pezzettino della scena dell'arresto di Gesù. Il testo dice che “gli misero le mani addosso e lo arrestarono”. Le mani degli altri sono su Gesù e non per dare una carezza, ma per prenderlo, per arrestarlo. Potremmo dire che Gesù è nelle mani degli altri, nelle mani di chi gli vuole fare del male. Non sono più le sue mani che agiscono, ma le mani degli altri, che lo arrestano, che lo fermano, che lo portano via. Questo testo non dice nulla sulle mani di Gesù, e allora abbiamo provato a immaginarcelo noi: come potevano essere le mani di un uomo arrestato e malmenato? Abbiamo pensato che le mani di Gesù erano legate.
Quelle mani che avevano condiviso il pane e il vino, che avevano lavato i piedi ai suoi discepoli per insegnare loro a essere servi, ora vengono legate. Non possono più condividere, non possono più lavare i piedi, non possono più fare nulla. A chi, di solito, si legano le mani? chi è che viene arrestato? I criminali, quelli che fanno del male agli altri e bisogna quindi fermare. E invece viene fermato Gesù, che usava le sue mani per condividere e per lavare i piedi, cioè per servire. Viene arrestato un innocente, viene legato uno che non fa del male agli altri, ma anzi fa del bene e insegna a fare il bene.
Gesù viene poi crocifisso, abbiamo letto il racconto molto triste della sua crocifissione. Gesù viene picchiato, deriso, cioè preso in giro, anche quando è già in croce, e infine muore. Gli dicono di scendere dalla croce, se è davvero il Cristo, il re di Israele. Chi lo prende in giro pensa che Gesù non possa scendere dalla croce, ma la realtà è che Gesù non vuole scendere dalla croce, perché il suo essere re non sta nella forza, ma nell’amore, non nel potere ma nel servizio.
Quando Gesù muore, il centurione che era lì di guardia dice una cosa molto interessante: «Veramente, quest'uomo era Figlio di Dio!» Il centurione, che era romano e quindi pagano e non ebreo, e non credeva in Dio, riconosce in Gesù il figlio di Dio mentre Gesù muore. Il vangelo di Marco vuole dirci che il figlio di Dio lo si riconosce nella croce, non nei troni dei re, non nel potere che si esercita, ma nell’amore che si dona.
È successo a tante persone di essere fermate, di essere legate, di essere anche uccise perché facevano del bene. Una di queste persone che è morta poco più di due anni fa è Nelson Mandela. Mandela era del Sudafrica ed era un cristiano che apparteneva alla chiesa metodista; ed era un nero che ha lottato per la fine dell’apartheid, cioè della discriminazione dei neri da parte dei bianchi in Sudafrica. Anche a lui hanno legato le mani: Mandela è stato 26 anni in prigione, è stato arrestato anche lui perché chiedeva giustizia, chiedeva diritti per i neri come lui. Grazie a Dio Mandela è poi stato liberato e, quando è finito finalmente l’apartheid, è addirittura diventato presidente del Sudafrica; è morto nel 2013 a 95 anni.
La storia di Mandela è una testimonianza del fatto che se è vero che a volte chi cerca la giustizia viene fermato e si trova con le mani legate, Dio dà la forza di non arrendersi e di andare avanti, di non perdere la speranza, perché le cose possono cambiare.
E c’è una storia nella Bibbia che più di tutte parla di cambiamento: è la resurrezione di Gesù, che noi celebreremo a Pasqua. Ma nel nostro percorso siamo già arrivati a Pasqua e oltre. I Vangeli non ci raccontano la resurrezione di Gesù, non ci è detto come Gesù è uscito dalla tomba, perché non è importante come Gesù è risorto, è importante che Gesù è risorto. I vangeli ci raccontano che la mattina di Pasqua la tomba di Gesù è stata trovata vuota e poi ci raccontano gli incontri di Gesù risorto con i suoi discepoli e le sue discepole. Nel vangelo di Giovanni Gesù si fa vedere prima da Maria Maddalena, che era andata al sepolcro e l’aveva trovato aperto e vuoto. Poi si fa vedere anche dai suoi discepoli:


Giovanni 20,19-29
La sera di quello stesso giorno, che era il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» E, detto questo, mostrò loro le mani e il costato. I discepoli dunque, veduto il Signore, si rallegrarono. Allora Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato, anch'io mando voi». Detto questo, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti». Or Tommaso, detto Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando venne Gesù. Gli altri discepoli dunque gli dissero: «Abbiamo visto il Signore!» Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò».Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» Poi disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente». Tommaso gli rispose: «Signor mio e Dio mio!» Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»

Non dobbiamo giudicare troppo in fretta Tommaso: probabilmente avremmo fatto anche noi la stessa cosa. La resurrezione di Gesù era una cosa troppo grande e troppo bella e anche molto difficile da credere. Era più facile credere che il corpo di Gesù fosse stato rubato, come dicevano alcuni.
Tommaso vuole vedere e vuole toccare – per questo abbiamo scritto “mani che vogliono toccare” - non si fida nemmeno soltanto della vista ma vuole proprio metterci le sue mani nelle ferite di Gesù.
Tommaso, ci siamo detti, siamo tutti noi, ci rappresenta, con tutti i nostri dubbi e la nostra difficoltà a credere, a fidarci. Dopo i discepoli, che hanno visto Gesù risorto, tutti quelli che sono venuti dopo hanno creduto senza vedere, fino a noi. Gesù dice a Tommaso: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Siamo beati se riusciamo a fidarci, siamo beati perché è un dono di Dio che ci aiuta a credere, perché noi tendiamo a non credere, a essere diffidenti. Gesù non rimprovera Tommaso, è disposto persino a farsi toccare come Tommaso voleva. Non lo sgrida, ma lo invita a credere: «non essere incredulo, ma credente».
Invita anche noi a credere, a fidarci e ad affidarci a lui. Non ci chiede di non avere dubbi, ma vuole che i nostri dubbi non siano più grandi della nostra fiducia in lui. Come a Pasqua la vita è stata più forte della morte, la fiducia è più forte dei dubbi e della rassegnazione.


Luca 24
50 Poi li condusse fuori fin presso Betania; e, alzate in alto le mani, li benedisse. 51 Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato su nel cielo. 52 Ed essi, adoratolo, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; 53 e stavano sempre nel tempio, benedicendo Dio


Torniamo alle mani di Gesù, che ora sono di nuovo libere perché Gesù è risorto. Queste sono le ultime parole del Vangelo di Luca. Luca ha scritto anche gli Atti e negli Atti ha raccontato l’ascensione di Gesù a Dio, il suo ritorno al Padre. La racconta anche nel vangelo, ma molto più brevemente.
Prima di salire a Dio Gesù fa una cosa molto importante: benedice i suoi discepoli e nel farlo alza le mani. Ci siamo chiesti come avrà alzato le mani Gesù… Il racconto non ce lo dice. Avrà fatto così (mani aperte verso l’alto) o così (mani aperte verso il basso)?
Nel primo modo il gesto delle mani sembra che voglia dare qualcosa a chi sta sotto le mani. nell'altro modo le mani sembrano voler ricevere qualcosa. Noi usiamo questo secondo gesto quando alla fine del culto invochiamo la benedizione del Signore, perché non diamo la benedizione, ma chiediamo la benedizione di Dio, abbiamo bisogno di ricevere la sua benedizione.
E che cosa vuol dire benedire? La benedizione di Dio nella Bibbia è, potremmo dire, la presenza di Dio nella vita quotidiana. Qualcuno ha detto che quando Dio agisce con grandi azioni (come l’Esodo del popolo di Israele nell’AT o la resurrezione di Gesù) questa è la salvezza, mentre quando Dio agisce senza che ce ne accorgiamo, nelle piccole cose della vita di ogni giorno, questa è la benedizione. Gesù, benedicendo i suoi discepoli, promette la sua presenza accanto a loro nella loro vita e anche nel compito che avranno di far conoscere il suo amore a tutti.
Ma poi il testo ci dice che anche i discepoli benedicono Dio. Qui questa parola ha un altro significato: i discepoli benedicono Dio, nel senso che dicono bene di lui, che lo lodano, che lo ringraziano. E infatti il racconto ci dice che i discepoli tornano a Gerusalemme “con grande gioia”. Grande gioia, perché Gesù è risorto ed è con loro e anche se sale in cielo e torna a Dio, sarà con loro nel suo Spirito. Proprio con questa grande gioia vogliamo concludere la nostra riflessione: grande gioia perché non siamo soli, perché Dio ci accompagna con la sua benedizione e siamo in buone mani…
Questa è la nostra grande gioia e la nostra grande speranza.
Riassumiamo infine quello che abbiamo capito in questo percorso attraverso le mani…  

(frasi dei bambini/ragazze)

Mani che condividono
Sono le mani di Gesù che condividono il pane e il vino con i suoi discepoli. Condividendo il pane e il vino, noi ricordiamo che Gesù ha dato la sua vita per noi e impariamo anche noi a condividere con gli altri.


Mani che servono
Sono le mani di Gesù che servono, che lavano i piedi ai suoi discepoli per dare un esempio a tutti noi e insegnarci che nessuno è superiore agli altri.


Mani legate
Sono le mani di Gesù che che vengono legate per impedirgli di condividere e di servire. Ma il nodo che lega le mani di Gesù si scioglie a Pasqua. Anche oggi a molte persone che fanno il bene e cercano la giustizia vengono legate le mani e a tutti loro Gesù risorto dona speranza.


Mani che vogliono toccare
Le mani che vogliono toccare sono quelle di Tommaso, che non crede se non vede e non tocca le ferite di Gesù, ma anche le mani di tutti noi che spesso dubitiamo e non crediamo alla Parola di chi ci racconta di Gesù.


Mani che benedicono
Le mani che benedicono sono quelle di Gesù, che ci promette la presenza di Dio accanto a noi tutti i giorni della nostra vita. Per questo anche i discepoli benedicono Dio, ovvero lo ringraziano e sono pieni di gioia perché Gesù è risorto.
Gesù benedice anche noi e anche noi lo vogliamo benedire e ringraziare per ciò che ha fatto per noi.

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