lunedì 23 aprile 2018

Predicazione di domenica 22 aprile 2018 su alcuni Salmi a cura di Marco Gisola - Culto con la scuola domenicale

Biella, 22 aprile 2018
I salmi – culto con scuola domenicale


Con i bambini abbiamo fatto un piccolo percorso sui Salmi, così come ce lo ha proposto la rivista “La scuola domenicale”.
I salmi sono antiche preghiere del popolo di Israele che sono state raccolte e ci sono state tramandate: nell’AT ne abbiamo una raccolta di 150! queste preghiere venivano probabilmente cantate e purtroppo non possiamo sapere come venivano cantate perché ci sono arrivati i testi ma non la musica.
I salmi sono preghiere, quindi parole umane rivolte a Dio. Ma sono nella Bibbia e quindi in qualche modo sono anche parola di Dio. Potremmo dire che sono una specie di scuola di preghiera.
La nostra rivista della scuola domenicale ci ha proposto di leggere alcuni salmi abbinando ogni salmo a una emozione.
Che cosa sono le emozioni? Sembra facile rispondere e invece non è così facile! l’emozione è ciò che si prova in un determinato momento a causa di qualcosa ed è qualcosa di diverso dallo stato d’animo o dal sentimento.
Il sentimento è qualcosa che dura nel tempo, per esempio amo una persona e questo amore dura nel tempo oppure sono amico o amica di qualcuno e anche questo è un sentimento che dura nel tempo.
L’emozione invece è quella che provo a volte in modo improvviso per una causa precisa. Per esempio: non c’è dubbio che i vostri genitori vi vogliano bene e questo è un sentimento che dura per sempre.
Però può capitare che i vostri genitori si arrabbino con voi, per esempio perché la vostra camera è leggermente in disordine…! La rabbia è un’emozione che non elimina il sentimento dell’amore, dell’affetto del genitore o dell’amicizia.
La rabbia accade per qualche ragione in un momento preciso: la rabbia per il disordine della stanza; la gioia perché giocando a calcio o a basket si è fatto un goal o un punto.
I salmi sono pieni di emozioni, perché chi prega nella preghiera ci mette se stesso, ci mette quindi le proprie emozioni. Nei salmi che abbiamo letto abbiamo incontrato gioia, paura, rabbia, tristezza… tutte le emozioni più umane che ci siano, e ovviamente abbiamo anche incontrato sentimento o stati d’animo che invece durano nel tempo, come la fiducia, che è un elemento che torna in quasi tutti i salmi.


Il primo salmo che abbiamo letto è il salmo 30 ed è un salmo di gioia. Leggiamo i salmi in una versione un po’ semplificata che ci ha proposto la nostra rivista.


Salmo 30 – Gioia

Signore Dio ti voglio lodare ti voglio festeggiare
perché quando stavo male mi sono lamentato, gridando e tu mi hai guarito.
stavo così male da sentirmi come morto e tu mi hai dato nuova vita.
Cantate tutti al Signore, voi che lo amate, e fate festa perché lui è Santo.
Talvolta si è arrabbiato con me per un momento, ma la sua bontà dura per tutta la mia vita.
Se la sera piangevo ancora, la mattina la gioia era ritornata.
Stavo bene e pensavo tra me e me «non corro alcun pericolo».
O Signore sei stato tu a rendermi forte,
ma quando ti sei nascosto da me, mi sono sentito abbandonato.
Ho gridato a te, ti ho pregato di ascoltarmi e di venirmi in aiuto.

Tu hai cambiato il mio dolore in danza.
Mi hai tolto il vestito della tristezza e mi hai messo il vestito della festa,
mi hai rivestito di gioia, così che io possa sempre lodarti senza mai tacere.
O Signore, mio Dio, io ti celebrerò per sempre.
Farò sempre festa per te.



Leggendo il salmo abbiamo visto che nelle sue parole vengono espresse molte emozioni, ma che l’emozione prevalente, quella che c’è di più, è la gioia.

La gioia in questo salmo ha una causa: la ragione della gioia è che qualcosa che andava male poi si trasformato in bene: “quando stavo male mi sono lamentato, gridando e tu mi hai guarito”.

Prima della gioia c’era il dolore e il dolore fa gridare. Il salmista grida; non ci viene detto perché, che cos’è che lo fa soffrire. Sappiamo solo che a un certo punto il suo dolore se ne va. Qualche volta nella vita le cose brutte passano e ne arrivano di belle, qualche volta, grazie a Dio, le cose cambiano!

Ho gridato a te, ti ho pregato di ascoltarmi e di venirmi in aiuto”. Nella preghiera possiamo esprimere il nostro bisogno di aiuto. È una cosa difficile a volte chiedere aiuto, vorremmo farcela da soli, vorremmo non aver bisogno di aiuto e quando ne abbiamo bisogno non sempre lo riconosciamo.

Si può chiedere aiuto ai genitori, ai nonni, agli amici… si può chiedere aiuto anche a Dio. Si può chiedere di ridarci la gioia, di aiutarci a vedere le cose con ottimismo e con fiducia.

Al salmista succede qualcosa di bello e ringrazia Dio:

Tu hai cambiato il mio dolore in danza. Mi hai tolto il vestito della tristezza e mi hai messo il vestito della festa”.

Usa questa bella immagine del cambiarsi vestito. È solo un’immagine ovviamente, trasformare la tristezza in gioia non è così facile come cambiarsi un vestito.

Ma forse l'immagine del vestito ci vuol dire che è cambiato davvero qualcosa, il salmista non è più lo stesso, non è più uguale a prima, ora ha un vestito che serve per danzare e per fare festa.

Dio gli ha dato la forza, le cose sono cambiate e ora può danzare a fare festa. Il salmista sa bene che le cose nella vita non vanno sempre bene, che a volte vanno anche male e a volte anche molto male. A un certo punto ha anche pensato che Dio lo avesse abbandonato.

Ma ha avuto fiducia e ha saputo attendere, finché Dio gli ha tolto il vestito della tristezza e gli ha messo quello della festa.

Questo salmo ci insegna a chiedere aiuto quando le cose vanno male e a ringraziare il Signore quando le cose brutte passano e ritorna la gioia.




Salmo 13 - paura
Fino a quando, o Dio, ti dimenticherai di me?
Sarà forse per sempre?
Fino a quando ti nasconderai da me?
Fino a quando avrò così tanta paura e sarò triste per tutto il giorno?
Fino a quando i miei nemici combatteranno contro di me?

Guarda, rispondimi, o Signore, mio Dio!
Mostrami come posso andare avanti, perché ho paura
e non succeda che il mio nemico dica: “l’ho vinto!”

Quanto a me, io ho fiducia nella tua bontà:
il mio cuore pieno di gioia perché tu mi salvi dai miei nemici.
A Te canterò, Signore, perché mi hai fatto del bene.



Nel salmo 13 ritorna due volte la parola “paura”. La paura è l’emozione più umana che ci sia; solo nei film e nei cartoni animati ci sono eroi che non hanno mai paura. Tutti gli esseri umani invece hanno paura, anche quando non lo vogliono ammettere.
E allora parlando di questo salmo con i ragazzi/e siamo partiti dalle nostre paure: la paura del buio, la paura di certi animali, la paura di stare da soli, soprattutto se è buio. Stare soli al buio, sapere che non c’è nessuno e che non puoi vedere quello che succede intorno e te … questo fa veramente paura!
Anzi, spesso la paura coincide proprio con il senso dell’abbandono, infatti il salmo inizia proprio con le parole “Fino a quando, o Dio, ti dimenticherai di me?”. Il salmista si sente abbandonato da Dio e si chiede – anzi no: lo chiede direttamente a Dio: ti sei forse dimenticato di me?
Quattro volte nel salmo torna la domanda “fino a quando?” è una serie di domande rivolte a Dio, che sono in fondo riassumibili in una domanda sola: ci sei ancora? Io ho paura, e tu dove sei?
A volte la paura ci porta a chiuderci in noi stessi, tutto ci fa paura e forse ci vergogniamo di avere paura e ce la teniamo per noi. Nel salmo questo non accade:
il salmista esprime tutta la sua paura – e tutte le altre sue emozioni e stati d’animo, come la tristezza – e la dice a Dio.
Si sa che quando si sta male è meglio tirare fuori il proprio dolore, piuttosto che tenerselo dentro. Il salmista lo fa con Dio, tira fuori la sua paura e la confida al Signore.
Questo salmo ci insegna a non vergognarci di avere paura; con un gioco di parole potremmo dire: ci insegna a non avere paura di avere paura, a non avere paura di esprimere la nostra paura.
Di nuovo, lo si può fare con i genitori, con gli amici e anche con Dio. E di nuovo il salmo termina con una parola di fiducia e di gioia. La paura è sconfitta da che cosa? Non dal coraggio, ma dalla fiducia. Potremmo dire che nella Bibbia il coraggio si chiama fiducia.
La Parola di Dio oggi non ci invita a essere coraggiosi, ma a essere fiduciosi. Il coraggioso è chi non ha paura (ma non esiste chi non ha mai paura, può esserci chi ha più o meno paura di una certa cosa, ma non c’è qualcuno che non ha mai paura).
Il salmista ha paura, e alla fine del salmo non trova il coraggio, ma trova la fiducia. Il coraggio – se ce l’ho – è una cosa tutta mia, e nessuno – ripeto – ha così tanto coraggio da non avere paura di nulla.
La fiducia invece è relazione, è fiducia in qualcuno, è fiducia in Dio che non ti lascia solo.
Ecco il messaggio che ci viene da questo salmo: Non avere paura di avere paura, confidala al tuo Signore e cerca in lui la fiducia che scaccia la paura.


Salmo 109 – rabbia

Mio Dio, non tacere,
perché quelli che non credono in te
hanno aperto la bocca disonesta contro di me.
Hanno raccontato tante bugie su di me.
Mi odiano e mi fanno guerra senza motivo.
Come ricompensa della mia amicizia mi accusano
e io non faccio altro che pregare.
Mi rendono male per bene e ricambiano il mio amore con odio.

Chiama contro di loro qualcuno ancora più malvagio.
Vorrei che stessero male, loro e tutta la loro famiglia.
Vorrei che non avessero più una casa, né da mangiare
e che nessuno faccia loro del bene.
Signore, ricordati sempre del male che hanno fatto.
Ma tu Signore vieni ad aiutarmi, salvami, perché sei buono e mi ami.

Io sono piccolo e povero e il mio cuore è in ansia.
Mi sento dissolvere come un ombra della sera.
Mi cacciano via come una cavalletta.
Le mie ginocchia tremano.

Aiutami, o Signore! Loro maledicono, ma Tu benedici.
I miei nemici saranno avvolti di vergogna come in un mantello.
A voce alta festeggerò il Signore e canterò la sua lode in mezzo a tutti.
Perché lui sta accanto ai poveri per salvarli dai loro nemici.


A volte nei salmi troviamo cose che non vorremmo trovare. Troviamo tante parole belle e dolci, ma anche spesso parole dure, che non vorremmo trovare nella Bibbia.
Come per esempio, parole di rabbia. Una preghiera piena di rabbia stupisce. Eppure nei salmi c’è, come il salmo che abbiamo letto, quando il salmista, parlando dei suoi nemici, dice: “Vorrei che stessero male … Vorrei che non avessero più una casa, né da mangiare...”
Perché questa rabbia? Questa rabbia è conseguenza di un’ingiustizia subita, un’ingiustizia che ha fatto molto male.
L’ingiustizia produce molte emozioni, prima di arrivare alla rabbia; Infatti il salmista dice:
Io sono piccolo e povero e il mio cuore è in ansia. Mi sento dissolvere come un ombra della sera.
Mi cacciano via come una cavalletta. Le mie ginocchia tremano.

Ansia, paura, sensazione di essere cacciato via come una cavalletta fastidiosa, come quando una mosca ci gira intorno e noi la mandiamo via con un gesto della mano!
Chi fa questa preghiera prova tutte queste emozioni negative, si sente come una cavalletta cacciata via...
Sono queste sensazioni che fanno nascere la rabbia. La rabbia nasce dentro di noi senza che noi la cerchiamo, come un piccolo vulcano che nasce nella pancia, che comincia a ribollire. In qualche modo il vulcano deve eruttare e allora escono parole dettate dalla rabbia.
E allora forse anche qui abbiamo una piccola lezione da imparare: dire a Dio la nostra rabbia prima che essa si sfoghi contro qualcun altro.
A Dio possiamo anche dire quelle parole che di solito non ci piace leggere nella Bibbia, come le parole vendicative che abbiamo letto qui. Possiamo dirgli la nostra rabbia e chiedergli giustizia.
E in un secondo tempo, sbollita la rabbia, possiamo chiedergli anche di non essere vendicativi come avremmo voluto essere quando la rabbia è stata più forte di ogni altra cosa.
Ma chiedere a Dio aiuto per superare le ingiustizie – quelle che subiamo noi o quelle che vediamo accadere nel mondo – questo nella nostra preghiera lo possiamo senz’altro fare.



Salmo 56 - tristezza
Dio aiutami, perché molti uomini mi combattono e mi perseguitano tutti i giorni.
Quando ho paura, io confido in te.
Confido in Dio e non avrò paura.
Che mi può fare la morte?
Gli altri fraintendono sempre le mie parole;
vogliono solo farmi del male.
Si riuniscono per spiare i miei passi, vogliono togliermi la vita.
Fai tu a loro così male come fanno a me!
Tu conti i passi della mia vita; raccogli le mie lacrime nell'otre tuo,
non le registri forse nel tuo libro?
Io so che Dio è per me.
Loderò la parola di Dio, loderò la parola del Signore.
In Dio ho fiducia. che potranno farmi gli uomini?



Questo salmo è la preghiera di una persona triste, che si sente minacciata dai suoi nemici che vogliono addirittura togliergli la vita. In questa profonda tristezza, però, sa che non è solo: “Io so che Dio è per me”, cioè dalla mia parte; e per parlare di Dio usa un’immagine molto bella:
Tu conti i passi della mia vita; raccogli le mie lacrime nell'otre tuo, non le registri forse nel tuo libro?
Dio conta i nostri passi e raccoglie le nostre lacrime, anzi le registra nel suo libro. Il salmo dice che Dio prende nota di tutte le lacrime che versiamo. un’immagine molto tenera di Dio, direi un’immagine materna di Dio.
Proprio questa fiducia troviamo nelle parole finali del salmo: poiché sa che Dio arriva addirittura a contare e a raccogliere le sue lacrime, il salmista può dire “in Dio ho fiducia. Che potranno farmi gli uomini?”. La fiducia in Dio è più forte di ogni altra cosa.
Da un’immagine di tenerezza di Dio che raccoglie le nostre lacrime, passiamo a un’altra immagine, l’immagine di cura che ci regala uno dei salmi più amati, il salmo 23:


Salmo 23 – speranza, fiducia, lode
Dio è il mio pastore: nulla mi manca.
Mi fa riposare sui prati più verdi e mi guida verso acque tranquille.
Fa bene all'anima mia.
Mi conduce sul giusto sentiero.
Anche se camminassi nella valle scura,
di nulla avrei paura, perché tu sei con me, tu mi dai sicurezza.
Tu prepari per me una tavola apparecchiata festa e mi riempi il bicchiere di gioia.
Certo la tua bontà e il tuo amore mi accompagneranno tutti i giorni della mia vita
e io abiterò nella casa di Dio per sempre.


Questo salmo esprime in modo molto intenso quello che abbiamo ritrovato un po’ anche negli altri, soprattutto nelle parti finali degli altri e della maggior parte dei salmi: la fiducia.
Tutto il salmo è una confessione di fiducia; la fiducia è espressa in molti modi diversi, e subito con l’espressione “Dio è il mio pastore”: questa frase esprime che Dio è qualcosa di diverso da me, come un pastore è diverso dalle pecore, quindi che può fare per me quello che io non posso fare. Ed esprime che il pastore è lì per me: Dio è il mio pastore.
E se è Dio a guidarmi nulla mi manca. Ho tutto quello che mi serve; non tutto quello che voglio, ma quello che mi serve (che sono cose un po’ diverse…!).
Ho tutto quello che mi serve, ma il salmo non nega e non tace i momenti difficili. Parla della valle scura, attraverso cui il pastore deve condurre il gregge e che è immagine dei momenti difficili della vita.
Ma proprio quando parla della valle scura, il salmista esprime il centro della sua fede: «Anche se camminassi nella valle scura, di nulla avrei paura, perché tu sei con me». Tu sei con me, quindi non ho paura.


Ricordate che l’altro salmo che abbiamo letto diceva “ho paura”. Questo dice: se tu sei con me, non ho paura.
Questa è la fiducia: so che tu, Dio, sei con me e quindi non ho paura della valle scura, perché tu non mi lasci solo ad attraversarla, ma mi accompagni, vieni con me e mi porti fuori dall’oscurità.


Due cose, per riassumere e concludere, possiamo portarci a casa oggi dalla lettura di questi salmi:
- la prima è che quando ci rivolgiamo in preghiera a Dio possiamo dirgli veramente tutto. Possiamo dirgli la nostra gioia, ma anche la nostra paura, la nostra rabbia, la nostra tristezza. Possiamo non avere segreti con Dio, non abbiamo bisogno di nasconderci e di nascondere le nostre emozioni.
- la seconda è che quello che quasi tutti i salmi ci dicono – anche quelli più di lamento - è che anche nella paura, nella rabbia e nella tristezza possiamo avere fiducia in Dio.
Non c’è paura così grande, non c’è rabbia così forte, non c’è tristezza così profonda che possano mettere in questione la nostra fiducia.
Possiamo dire a Dio tutta la nostra paura, senza perdere però la fiducia in lui; possiamo dirgli tutta la nostra rabbia, senza perdere la fiducia in lui; possiamo dirgli tutta la nostra tristezza, senza perdere la fiducia in lui.
In queste due cose – che a Dio possiamo dire tutto e esprimergli tutte le nostre emozioni, e che qualunque cosa stiamo vivendo possiamo mantenere la fiducia in lui – sta la grande lezione della scuola di preghiera che sono i salmi.
Che il Signore ci mantenga in questa libertà di dialogo con Dio e in questa fiducia nell’amore di Dio, che non viene mai meno.

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