giovedì 10 aprile 2008

Dolcino, civiltà montanara e autonomia bioregionale - Prima parte - di Tavo Burat

Per "bioregione" si intende un luogo geografico riconoscibile per le sue caratteristiche di suolo, di specie animali e vegetali, di microclima, oltre che per la cultura umana che da tempo immemorabile si è sviluppata in armonia con tutto ciò. Le Valli alpine, come la Valle Sesia, costituiscono - o meglio, costituivano - bioregioni, e cioè insieme biologici tendenti all'autosufficienza ed all'autoproduttività, che si sono adattati alle condizioni dei loro habitat dove si realizza un "equilibrio circolare" tra tutti i fattori (produttori di energia, consumatori di energia, eliminatori dei rifiuti). Le popolazioni inserite nella bioregione formano comunità locali conferenti veste concreta a quello spirito di Gemeinchaft, cioè di "comunità di destino" entro cui si esprimono secoli di produzione culturale,[1] in spazi per lo più liberi dai condizionamenti, affrancati dalla subalternità, caratterizzati da una produzione culturale autonoma e cioè non eterodiretta.
Orbene, a me sembra che per comprendere Dolcino, Margherita e la loro relazione con la Valle Sesia, sia necessario rapportarli alla bioregione teatro della epopea del 1305-1307. Quella Valle Sesia che, con il trattato di Gozzano del 1275, aveva conquistato con decenni di guerriglia contro i feudatari Biandrate prima e i centri metropolitani di Vercelli e Novara poi, una quasi indipendenza; "quasi" perché I 'Universitas valsesiana corrispondeva - utilizzando un termine moderno - ad un protettorato: infatti, per trattati e contese con potenze forestiere era pur sempre necessario l'assenso della città (Novara).
Come è stato puntualmente rilevato[2], il rastrellamento per la caccia agli eretici, scatenato dai bravacci vescovili, con la conseguente sventura delle razzie operate da truppe assoldate che, com'era in uso, dovevano approvvigionarsi con le risorse locali, depredando i poveri montanari, invisi perché sospettati inoltre di proteggere gli eretici; le rappresaglie con l'abbattimento e l'incendio degli abituri rustici (quanto avverrà in quegli stessi luoghi 640 anni dopo, farà dire nihil sub soli novum!), non potevano che provocare una rabbiosa reazione da parte dei locali che, in quelle incursioni pre-potenti, vedevano a buon titolo una aperta violazione, e quindi una inaccettabile offesa, ai patti sottoscritti a Gozzano. Fondamentale è comprendere la struttura delle comunità alpine che caratterizzavano ancora le alti valli quando ospitarono gli Apostolici di Dolcino. Si trattava di vere comunità reali, non personali, caratterizzate dalla coesistenza fra la proprietà privata e quella collettiva. La prima era limitata alla abitazione, alle armi, agli utensili da lavoro, al bestiame ed a poca terra; la grande proprietà - i campi coltivabili, le brughiere e gli alpeggi per i pascoli, i boschi - era comunitaria, e il godimento delle sue singole componenti era stabilito da "regole" scaturite da assemblee di uomini liberi, vale a dire da coloro che portavano le armi e che al prezzo della vita difendevano quella proprietà. In alcuni Cantoni della Svizzera primitiva si è conservata la Landsgemeinde, assemblea per gli affari comunali e cantonali che emana leggi e regolamenti secondo i dettami della democrazia diretta, e la partecipazione è un diritto-dovere riservato sino a non molti anni fa agli uomini atti alle armi. Le comunità longobarde diedero vigore a tali assemblee degli uomini liberi, gli arimanni. Queste comunità erano chiamate vicìnie (vicinanze nel Biellese) comunaglie nell' Appennino parmense, regole, appunto, nel Cadore e nel Veneto. L'etica che informava lo spirito comunitario sull'inalienabilità del suolo, era di voler conservare intatto il patrimonio collettivo; quest'etica venne minata e distrutta dall'introduzione del diritto bizantino cristianizzato, codificato dall'imperatore Giustiniano, che sarà la base del Diritto Romano, dal quale si attingerà a piene mani per dotare il nuovo Stato unitario italiano del 1861. La comunità rurale-alpina può quindi definirsi come un insieme di famiglie vicine che coltivano un dato territorio soggetto a regole di utilizzazione collettiva, ed è l'antenata della maggior parte degli odierni Comuni "politici": in Svizzera sussiste tuttora il "doppio comune": quello moderno, "politico", e quello detto, in Canton Ticino e nei Grigioni italiani, "patriziale" corrispondente alla nostra "vicìnia" competente per l'amministrazione dei beni comunitari e per gli "affari pauperili" (cioè, l'assistenza)[3]; sino al secolo XIX ci furono conflitti anche aspri di competenza tra consigli "politici" e "patriziali" (in cui gli elettori sono esclusivamente gli "autoctoni", e cioè gli appartenenti a famiglie riconosciute originarie del luogo). Queste assemblee discutevano la priorità delle coltivazioni, le rotazioni agronomiche, lo sfruttamento dei boschi e dei diritti comunitari sul legnatico, di caccia e di pesca, dibattevano sull'ammissione di forestieri: così avvenne per gli Apostolici di Dolcino, come sappiamo dell'invito di Milano Sola ad ospitarli a Campertogno; o sul loro rigetto, come avvenne invece per le truppe di repressione inviate in alta Valle a caccia degli "eretici". La sostituzione del diritto tribale, poi longobardo, con il Diritto Romano non fu certo "pacifica" e durò secoli. In molte alti valli, quegli "uomini liberi" poterono conservare con le armi i loro privilegi, cioè la loro autonomia, le loro "regole"; le vicìnie riuscirono a sopravvivere specialmente sulle montagne (divennero i cosiddetti "usi civici") e si conservarono sino all'inizio del secolo XIX; in Valsesia, ricordiamo la strenua battaglia autonomista dell' on. Aurelio Turcotti (Varallo 1808 Torino 1885) canonico, ma poi fieramente eretico che manifestò nei suoi scritti simpatia per Dolcino, al Parlamento subalpino nei banchi della "montagna", la sinistra in cui sedeva Angelo Brofferio.

[1] Per il sociologo tedesco Ferdìnand Tonnies (1855-1936) Gemeindschaft è sinonimo di organizzazione sociale di tipo comunitario di società vissuta come "comunità di destino"; in contrapposizione alla Gesellschaft, una società in cui gli individui hanno rapporti di tipo utilitaristico. Ne scriveva nel suo Gemeinschaft und Gesellschaft (1897), trad. F. Tonnies, Comunità e società, ed. Comunità, Milano 1963.
[2] Cfr, Corrado Mornese Eresia Dolciniana e resistenza montanara, DeriveApprodi ed. Roma 2004; ldem, Eresia e montagna contro ortodossia e pianura. L'eretico Dolcino e lo. resistenza della Valsesia 1305-1307, in Achtung Banditen, Contadini e montanari tra banditismo, ribellismo e resistenze dall'antichità ad oggi, "Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea" Novara, e "Centro Studi Doleiniani", ed . Millenia, Novara, 2004, pp. 33-46;
Tavo Burat, L'anarchia cristiana di fra Dolcino e Margherita, Leone e Griffa ed. Pollone-Biella, 2002.
[3] Cfr. Gustavo Buratti, Diritto pubblico del Canton Grigioni, ed. Cisalpina, Milano-Varese 1959. Cenni moderni sulle vicìnie, anche in L'Alpe e la Terra, i bandi campestri biellesi nei secoli XVI - XIX, contributi di Gian Savino Pene Vidari (Aspetti storico giuridici) e di Marco Neiretti (Aspetti economici), a cura di Luigi Spina, Provincia di Biella ed., Biella 1997.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessante!

Anonimo ha detto...

è arrivata la seconda parte e in serata inserisco la terza ed ultima parte.

ciao