Camarda (AQ), 14 giugno 2009. Un buon inizio
di Elisa Carri
Il nostro arrivo nel Campo di Camarda, a pochi chilometri dal capoluogo abruzzese, è stato accolto dalla popolazione con immenso piacere. Durante la prima settimana ho avuto la possibilità di far conoscere il nostro progetto alle persone che da oltre due mesi vivono nella tendopoli e convivono con la paura di un altro possibile terremoto.
Fin da subito la gente si è mostrata gentile e accogliente. Il Campo è composto da circa 300 persone ed è gestito dalla Protezione Civile della Sardegna, ogni 10 giorni cambia il Capo Campo e anche l’intero staff. Di questo la popolazione ne soffre perché non ha la possibilità di instaurare relazioni stabili e continue, e fa fatica ad abituarsi a questi cambiamenti. L’idea che invece due assistenti sociali possano offrire un servizio continuo per un periodo più lungo è rassicurante e permette di instaurare un rapporto diverso, più profondo.
Il campo è situato vicino il Comune di Camarda, dispone di una grande mensa, di una tenda per poter svolgere le attività ludiche e una tenda gestita dai ragazzi del paese. E’ assicurata l’assistenza medica ogni giorno ad opera della Misericordia e l’Esercito Italiano offre sul campo la consulenza di due psicologi e di un neurologo.
Con le figure professionali dell’Esercito Italiano si potrà avviare un lavoro di collaborazione, insieme abbiamo già realizzato un incontro per lo staff della protezione civile prima della partenza e sono in programma altri incontri di gruppo da realizzare per la popolazione, incontri basati sulla condivisione delle sensazioni, emozioni e sul confronto delle proprie esperienze vissute, legate all’evento del terremoto.
Una settimana è un periodo troppo breve per poter avere un quadro chiaro della situazione che la popolazione sta vivendo, ma dalle prime chiacchierate si evince che la gente ha ancora tanta paura. Ciò di cui si parla principalmente è il terremoto, visto che comunque la terra non ha smesso di tremare e ogni giorno si avvertono sempre delle scosse di assestamento. Chi soffre in particolar modo la vita attuale nella tendopoli, sono gli anziani. Spesso pensano a tutti i sacrifici fatti per poter garantire loro e ai loro figli una casa e una vita decorosa e si abbattono pensando che solo 26 secondi sono bastati per cancellare via tutto. Per tutti coloro che invece hanno un lavoro o che hanno le possibilità di investire ancora sul proprio futuro è più facile affrontare la situazione e adattarsi allo stile di vita che indubbiamente nelle tendopoli non è dei migliori.
Le tende presenti nel campo sono da 8 o 12 posti, anziani, bimbi e giovani si ritrovano a vivere a stretto contatto insieme e spesso vi sono problematiche relative alla convivenza e alla compatibilità delle diverse esigenze. Non c’è spazio per la privacy e la gente ha dovuto cambiare completamente le proprie abitudini.
Tutti gli abitanti di Camarda si conoscono fra loro, molti sono parenti e sono accomunati dalla gentilezza e dalla gratitudine che manifestano nei confronti di chi fa qualcosa per loro.
Presto saremo presenti anche nel campo di S.Biagio, dove si potrà allestire una tenda per i volontari e continuare il nostro lavoro a sostegno della popolazione.
Il lavoro da fare è tanto e non sarà facile ma ciò che mi spinge ad andare avanti è la consapevolezza che queste persone hanno bisogno di noi, che stiamo erogando un servizio indispensabile che sarà di grande aiuto per tutti coloro che devono rielaborare il trauma causato dal terremoto e trasformare la paura e lo sconforto in coraggio. Grande sostegno ci viene dagli abitanti stessi della tendopoli, dalle nostre comunità e dalla consapevolezza che il Signore è sempre vicino a noi.
tratto da: www.chiesavaldese.org
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