venerdì 31 dicembre 2010

VIVERE IL NOSTRO TEMPO

"Il mio tempo sta nelle tue mani"
(Salmo 31, 16)

Alcuni passaggi della predicazione del teologo Karl Barth tenuta il 31 dicembre 1960

Il tempo scorre sempre eguale ma noi abbiamo inventato il calendario per scandirlo, a fine anno finisce un tempo e poi ne inizia un altro. Il salmo (31, versetto 16) dice che il credente mette il suo tempo, ieri e domani nella mani di Dio. Il tempo per lui non è però solo il giorno di domani, è il suo destino. Offriamo qui i pensieri che su questo versetto ha espresso il teologo protestante Karl Barth in una sua predica il 31 dicembre 1960.

Il mio tempo. Che significa? Il mio tempo non è altro se non la mia esistenza terrena: il mio passato, quindi, fin dalla nascita e il mio futuro fino alla morte. Inoltre, cosa più meravigliosa: il mio presente, il continuo passaggio dal passato al futuro, l'istante attuale che affiora di continuo per sparire di nuovo (...).
«Il mio tempo» significa però, anche, qualche cosa d'altro. La parola che Lutero ha tradotto con «mio tempo» propriamente significa: la mia sorte. Il mio tempo è dunque la storia della mia vita: tutto ciò che accade durante la mia esistenza; tutto ciò che ho fatto oppure omesso e che in futuro farò oppure ometterò, persino quello che in quest'ora faccio o tralascio. Il mio tempo è la storia di tutta la mia vita con ciò che ho sofferto e operato e forse soffrirò e farò ancora; tutta la mia vita con quanto sono stato, sono e sarò. Questa mia vita è nelle tue mani! (...)

Merita considerare bene in questa sede pure la parolina sta. Il mio tempo non giace, quindi, in qualche posto come una borsetta che qualcuno ha perduto nel tram o altrove. Non rotola nemmeno come una palla sfuggita da chissà quale mano. Nemmeno trema come fogliame nel bosco. Non dondola e vacilla come un ubriaco. Il tempo «sta». Viene trattenuto. Viene portato. È assicurato. Non «sta» per il fatto che io sia un giovane ben saldo sulle gambe: nessuno di noi lo è. Il tempo «sta» perché è nelle tue mani. E ciò che è nelle tue mani ha il carattere della stabilità. In te sta dunque: il mio ieri, il mio oggi e il mio domani con i suoi segreti e le sue manifestazioni palesi. Là c'è il mio tempo, la storia della mia vita; io stesso, già prima - molto prima - che nascessi ero nelle tue decisioni, dall'eternità. E là rimarrò: non soltanto fino alla mia morte, ma oltre essa, per sempre. Nulla, proprio nulla di ciò che è avvenuto, avviene e avverrà, andrà perso, dimenticato, cancellato. Io sono, io vivrò, anche se dovessi subito morire, perché la mia vita sta nelle tue mani.

E solo ora viene la cosa principale: «II mio tempo sta nelle tue mani». (...) Non nelle mani di un oscuro, tetro destino dinanzi al quale si sente ribrezzo e si ha paura; con il quale si potrebbe discutere, lottare; con il quale ci si potrebbe battere, internamente e esternamente. Con il destino io potrei venire a discussione. Con te, mio Dio, non lo posso fare; non mi resta che accordarmi.
Il mio tempo non si trova, nemmeno, nelle mani di qualche grande o piccolo uomo, al quale, prima o poi, mi appoggio, dal quale, lentamente, a poco a poco, potrei liberarmi.
E la cosa più importante: il mio tempo non sta nelle mie mani. È una vera fortuna che io non debba ricorrere a me stesso, come persona di riguardo (...).

Mi domanderete: ma Dio ha mani? (...) Che significa: mani di Dio? Permettetemi che mi esprima anzitutto così: le mani di Dio sono le sue opere, le sue azioni, le sue parole, le quali - lo sappiamo o non vogliamo saperlo - ci circondano da ogni lato, ci portano, ci sostengono. Tutto questo però potrebbe ancora essere detto e inteso soltanto metaforicamente, simbolicamente. C'è un punto, però, nel quale cessa l’immagine e il simbolismo e la faccenda delle mani di Dio diventa molto seria: là dove tutte le azioni, le opere e le parole di Dio hanno il loro inizio, il loro centro e il loro scopo: «le tue mani», le mani, cioè del nostro Salvatore Gesù Cristo. Sono quelle mani che egli ha ben aperte quando ha gridato: «Venite tutti da me, voi che siete stanchi e affaticati ed io vi ristorerò». Sono le mani con le quali egli ha benedetto i bambini; con le quali ha toccato e guarito i malati. Sono le mani con le quali egli ha spezzato il pane e l'ha distribuito ai cinquemila nel deserto e poi, ancora una volta, ai suoi discepoli, prima di morire. Sono infine e soprattutto quelle mani inchiodate in croce per la nostra riconciliazione con Dio. Fratelli e sorelle: queste sono le mani di Dio: le forti mani di un padre; le buone, delicate, tenere mani di una madre; le fedeli, soccorritrici mani di un amico; le mani misericordiose di Dio, nelle quali si trova il nostro tempo, nelle quali ci troviamo tutti noi.

________________________
Karl Barth, Invocami! Prediche dal penitenziario di Basilea,

tr. it. P. Vicentin, Morcelliana, Brescia 1969.


il testo è riportato dal sito:

www.chiesavaldese.org

in data: venerdì 31 dicembre 2010, ore 18.40.


Nessun commento: