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Timoteo 1, 12-17
12 Io ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù, nostro Signore, per avermi stimato degno della sua fiducia, ponendo al suo servizio me, 13 che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella mia incredulità; 14 e la grazia del Signore nostro è sovrabbondata con la fede e con l'amore che è in Cristo Gesù. 15 Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. 16 Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza, e io servissi di esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in lui per avere vita eterna. 17 Al Re eterno, immortale, invisibile, all'unico Dio, siano onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
I
nostri maestri ci insegnano che la prima e seconda lettera a Timoteo
e
la
lettera a Tito, si chiamano *lettere pastorali* perché parlano,
sopratutto,
della chiesa e dei suoi pastori. La chiesa e i suoi pastori
sono
un'opera dello Spirito che realizza un comando e una promessa del
Risorto.
Secondo la testimonianza di Matteo 28, 16-20, il Risorto
incarica
i discepoli di una missione. Leggo.
Quanto
agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù
aveva loro designato. E, vedutolo, l'adorarono; alcuni però
dubitarono. E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni
potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate
miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte
quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i
giorni, sino alla fine dell'età presente».
Come
i discepoli mettono in atto questo comando, quando lo spirito della
Pentecoste
scende per aiutarli a superare i lodo dubbi, è raccontato
negli
Atti degli Apostoli, che i nostri maestri attribuiscono
all'evangelista
Luca. Sorgono, con gli apostoli, altri evangelisti, che
si
spargono predicando la buona novella, e fondano chiese nelle comunità
che
li accolgono. Queste comunità si danno un ordinamento e si danno dei
pastori.
Dopo un periodo iniziale, si tiene il primo concilio della
chiesa
a Gerusalemme. Perché è successo quello che succede sempre nelle
nostre
opere: ci sono opinioni e progetti discordanti, sorgono dei
conflitti,
è importante considerare tutto e scegliere la via giusta.
Ascoltiamo
la lettura del primo brano.
Atti
15, 22-29 Allora
parve bene agli apostoli e agli anziani con
tutta
la chiesa, di scegliere tra di loro alcuni uomini da mandare ad
Antiochia
con Paolo e Barnaba: Giuda, detto Barsabba, e Sila, uomini
autorevoli
tra i fratelli. E consegnarono loro questa lettera: «I
fratelli
apostoli e anziani, ai fratelli di Antiochia, di Siria e di
Cilicia
che provengono dal paganesimo, salute. Abbiamo saputo che
alcuni
fra noi, partiti senza nessun mandato da parte nostra, vi hanno
turbato
con i loro discorsi, sconvolgendo le anime vostre. È parso
bene
a noi, riuniti di comune accordo, di scegliere degli uomini e di
mandarveli
insieme ai nostri cari Barnaba e Paolo, i quali hanno messo
a
repentaglio la propria vita per il nome del Signore nostro Gesù
Cristo.
Vi abbiamo dunque inviato Giuda e Sila; anch'essi vi
riferiranno
a voce le medesime cose. Infatti è parso bene allo Spirito
Santo
e a noi di non imporvi altro peso all'infuori di queste cose,
che
sono necessarie: di astenervi dalle carni sacrificate agli idoli,
dal
sangue, dagli animali soffocati, e dalla fornicazione; da queste
cose
farete bene a guardarvi. State sani».
In
questo estratto notiamo due cose, per tornarci dopo. Prima di tutto,
si
parla di rapporti tra comunità e si parla di persone con il loro
nome:
le opere dello spirito le fanno, in pratica, singoli che agiscono
in
modo coordinato. Poi notiamo che le norme sono estremamente
importanti
per le comunità, forse più di qualunque esigenza pratica: in
questo
caso le norme sembrano riguardare l'idolatria, le regole
alimentari,
le regole sessuali.
Nella
seconda lettura Paolo incontra il nostro personaggio, Timoteo.
Ascoltiamo
la lettura.
Atti
16, 1-5 Giunse
anche a Derba e a Listra; e là c'era un
discepolo,
di nome Timoteo, figlio di una donna ebrea credente, ma di
padre
greco. Di lui rendevano buona testimonianza i fratelli che erano
a
Listra e a Iconio. Paolo volle che egli partisse con lui; perciò lo
prese
e lo circoncise a causa dei Giudei che erano in quei luoghi;
perché
tutti sapevano che il padre di lui era greco. Passando da una
città
all'altra, trasmisero ai fratelli, perché le osservassero, le
decisioni
prese dagli apostoli e dagli anziani che erano a
Gerusalemme.
Le chiese dunque si fortificavano nella fede e crescevano
ogni
giorno di numero.
Notiamo
ancora che gli evangelisti che operano per conto dello spirito,
oltre
ad avere un nome, hanno anche un famiglia, un padre e una madre.
Molto
tempo dopo la loro prima missione, Paolo scrive una lettera di
istruzioni
a Timoteo che ha lasciato come pastore della comunità metre
lui
proseguiva nel suo incessante viaggiare. Timoteo è un credente di
madre
ebrea e di padre greco. Nell'ebraismo, l'appartenenza al popolo si
eredita
dalla madre, ma è il padre che accompagna il figlio alla
circoncisione.
Paolo, per Timoteo, agisce come padre, circoncidendolo e
prendendolo
con sè per associarlo alla sua opera.
Timoteo
ci appare come una persona sospesa a metà tra due mondi, quello
ebreo
e quello greco. In un certo senso, è il prototipo del primo
cristiano.
Infatti il primo cristianesimo nasce dalla fusione e dal
contrasto
di questi due mondi. Un dibattito che è durato secoli. Il
credo
che confessiamo nel culto è una testimonianza di una prima antica
sintesi.
La
figura di Timoteo ci aiuta a capire perchè i dibattiti sulla legge
sono
così importanti nei vangeli, molto più importanti di quanto noi
possiamo,
sulla base della nostra esperienza personale, immaginare.
Possiamo
farcene un'idea osservando le lacerazioni che colpiscono le
comunità
islamiche a contatto con il mondo europeo. Anche per l'Islam le
tematiche
della legge sono molto rilevanti, proprio riguardo a quei temi
di
cui parla la lettera degli anziani di Gerusalemme: l'idolatria, le
norme
alimentari, le norme sessuali.
La
lettera a Timoteo parla ad un Timoteo ormai installato nella sua
chiesa.
È una lettera rivolta alla gestione della chiesa, ormai
stabilizzata,
alla ricerca di un suo funzionamento che le permetta di
essere
quello che deve essere, secondo il mandato del Risorto.
La
lettera inizia con i saluti, poi indica a Timoteo la necessità di
resistere
a falsi insegnamenti che si diffondono nella chiesa. Poi,
stranamente,
Paolo parla di sé.
1
Timoteo 1, 12-17 Io
ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo
Gesù,
nostro Signore, per avermi stimato degno della sua fiducia,
ponendo
al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un
persecutore
e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché
agivo
per ignoranza nella mia incredulità; e la grazia del Signore
nostro
è sovrabbondata con la fede e con l'amore che è in Cristo Gesù.
Certa
è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che
Cristo
Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io
sono
il primo. Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché
Gesù
Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza, e io
servissi
di esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in lui per
avere
vita eterna. Al Re eterno, immortale, invisibile, all'unico Dio,
siano
onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Fino
ad ora vi ho detto quello che i nostri maestri ci insegnano. Ora
devo
addentrarmi in un discorso più personale su temi su di esegesi su
cui
non c'è accordo.
Non
è veramente strano che Paolo parli di sè in una lettera di
istruzioni
a Timoteo. Infatti, ho letto la storia negli Atti come la
storia
dell'adozione di Timoteo da parte di Paolo. Timoteo riceve a
Paolo
il segno della paternità (la circoncisione) e l'eredità della sua
opera
di evangelizzazione dei pagani. Timoteo è ben attrezzato,
esattamente
come lo è Paolo stesso, a respingere le pretese eretiche sia
dei
giudei che dei greci. Paolo parla di sè in una lettera al figlio
Timoteo
a proposito della comune impresa perchè questo è il linguaggio
dei
padri: "Io ho fatto questo, tu cerca di andare avanti, e non
tornare
indietro".
In questo senso, Paolo parla a tutti i pastori della chiesa
di
tutti i tempi.
Ascoltiamo
ancora:
Io
ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù, nostro
Signore,
per avermi stimato degno della sua fiducia, ponendo al suo
servizio
me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un
violento;
Paolo attribuisce la propria forza, cioè l'efficacia
della
sua missione, a Cristo, che lo ha trovato affidabile, malgrado
all'inizio
fossi un nemico di Cristo. La virtù umana che è stata
utilizzata
è l'affidabilità, il meritare fiducia.
ma
misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella
mia
incredulità; e la grazia del Signore nostro è sovrabbondata con
la
fede e con l'amore che è in Cristo Gesù.
Il mio peccato era
dovuto
a ignoranza e non malizia, dunque è stato facilmente
cancellato
dalla grazia.
Certa
è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata:
che
Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei
quali
io sono il primo. Questa
mia chiamata si appoggia sulla
verità
della venuta di Cristo per la salvezza.
Ma
per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo
dimostrasse
in me, per primo, tutta la sua pazienza, e io servissi
di
esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in lui per avere
vita
eterna.
La ragione per cui mi è stata fatta misericordia è è
che
potessi essere di ispirazione per i credenti, specialmente
essendo
pastore.
Da
questa lettura ricavo questo insegnamento. La chiesa cristiana è
stata
voluta da Cristo ed edificata nelle nazioni e nei secoli da
pastori
sostenuti dallo spirito. Il suo primo scopo è insegnare a tutte
le
persone, in tutti i paesi, e in tutti i tempi che
Cristo Gesù è
venuto
nel mondo per salvare i peccatori.
Questa verità ne contiene
tante
altre, tutte buone e sante, ma che sono subordinate a quella e
che,
da sole, non possono costituire la chiesa.
Ogni
chiesa agisce esclusivamente per mezzo dei suoi membri e dei suoi
pastori,
aiutandosi con la legge che la ordina, guidata dalla memoria di
ciò
che stato, in particolare la predicazione delle scritture, e guidata
dalla
speranza di giò che deve essere. Non ci sono altri contributi
positivi.
Per questo deve avere particolare cura per la trasmissione
critica
da una generazione all'altra dei contenuti della sua fede, come
da
Paolo a Timoteo.
Alla
fine, ripetiamo l'invocazione di Paolo a Dio: Al
Re eterno,
immortale,
invisibile, all'unico Dio, siano onore e gloria nei secoli
dei
secoli. Amen
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