lunedì 5 ottobre 2020

Messaggio rivolto dal past. Marco Gisola in occasione della "Giornata interreligiosa della pace e della fratellanza" tenutasi domenica 4 ottobre presso il Santuario di Graglia

 Giornata della pace e della fratellanza

Santuario di Graglia (BI) – 4 ottobre 2020


Oggi parliamo di pace e se apro il libro che sta alla base della fede cristiana, la Bibbia, vedo che la parola “pace” si incontra nella Bibbia molte volte.

C’è però un’altra parola, che incontriamo molte meno volte nella Bibbia e che anche nel nostro linguaggio usiamo di meno e che trovo però molto significativa.

È una parola che ha un significato simile ma un po’ diverso della parola pace: la parola riconciliazione.

La parola “riconciliazione” è usata nel Nuovo Testamento per parlare del significato della venuta di Gesù: la Bibbia dice che Gesù è venuto per riconciliare l’umanità con Dio.

Quindi Dio – per noi cristiani attraverso la persona di Gesù - è colui riconcilia e riconciliandoci con lui ci chiede di portare questo messaggio di riconciliazione e di vivere la riconciliazione. La Bibbia dice che siamo diaconi di riconciliazione, cioè servitori della riconciliazione.

Riconciliazione è una parola che trovo molto efficace – oltre che attuale – perché è molto concreta: la riconciliazione non è la pace, ma è il percorso che porta alla pace, il cammino che ha come meta la pace.

Ri-conciliazione ci parla di qualcosa che era separato e che viene ricomposto, ri-unito, di nemici che si riconciliano, cioè fanno la pace, smettendo di essere nemici.

Riconciliazione parla di una frattura sanata, di uno strappo ricomposto e quindi prende sul serio gli strappi e le fratture che riempiono la nostra vita, strappi che avvengono nella nostra relazione con Dio e nelle relazioni tra noi esseri umani, tra noi esseri umani e la natura, il creato.

Gli strappi sono le nostre colpe, sono gli strappi di cui noi esseri umani siamo responsabili. La mancanza di pace, il fatto di non essere riconciliati, ma di essere in conflitto, è una nostra responsabilità o, se preferite, una nostra colpa.

La parola riconciliazione prende sul serio anche le nostre colpe e le nostre responsabilità.

Queste colpe che generano strappi e provocano ferite sono principalmente la sete di potere, il desiderio di ricchezza, il desiderio di prevalere e di sopraffare, come abbiamo visto anche in molti fatti di cronaca di questi ultimi tempi.

Il non considerare l’altra persona sul mio stesso piano e come avente i miei stessi diritti.

La riconciliazione può avvenire solo tra uguali, solo se coloro che cercano la riconciliazione si riconoscono uguali nei diritti e nella dignità.

Il primo passo verso la riconciliazione e quindi verso la pace è riconoscersi tutti e tutte uguali.

Per concludere: da un punto di vista cristiano la pace con Dio è un dono, un dono di Dio: Dio ci riconcilia con sé attraverso il suo figlio Gesù.

E la pace tra gli esseri umani è un compito, la riconciliazione, o meglio la ricerca della riconciliazione è un compito che ci è affidato (una vocazione), un servizio, un lavoro, un cammino che è affidato alla nostra responsabilità, che parte dal fatto che siamo tutti e tutte uguali.

Un compito e una responsabilità spirituale innanzitutto, ma anche culturale, sociale, politica in senso lato, perché ha a che fare con i diritti e l’uguaglianza di tutti gli esseri umani.

La mia preghiera è che questo compito e questa responsabilità di cercare la riconciliazione e lavorare per la pace sia un compito che tutte le religioni - e anche i non religiosi - possano assumersi insieme.



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