lunedì 5 ottobre 2020

Predicazione di domenica 4 ottobre 2020 su Matteo 15,21-28 a cura di Marco Gisola

Biella, 4 ottobre 2020

Matteo 15,21-28

Partito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone. Ed ecco una donna cananea di quei luoghi venne fuori e si mise a gridare: «Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide. Mia figlia è gravemente tormentata da un demonio». Ma egli non le rispose parola. E i suoi discepoli si avvicinarono e lo pregavano dicendo: «Mandala via, perché ci grida dietro». Ma egli rispose: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele». Ella però venne e gli si prostrò davanti, dicendo: «Signore, aiutami!» Gesù rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini». Ma ella disse: «Dici bene, Signore, eppure anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le disse: «Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi». E da quel momento sua figlia fu guarita.



Un dialogo serrato, potremmo dire una discussione tra Gesù e una anonima donna cananea. Chi ha vinto alla fine di questa discussione? Ma no, non è il dibattito tra Donald Trump e Joe Biden, dove sembra che la prima domanda che tutti si pongano il giorno dopo è “chi ha vinto?” senza preoccuparsi di che cosa hanno detto…

No, è un dialogo vero, quello tra Gesù e la donna, un dialogo in cui ci si ascolta e ci si prende sul serio.

Ma proviamo per un attimo, quasi per gioco, a ragionare in base al criterio “chi ha vinto”: dovremmo forse dire che ha vinto la donna; forse ha vinto la donna perché Gesù le ha dato ragione, ha vinto la donna perché ha portato Gesù a cambiare idea: Gesù prima del dialogo aveva un’idea e alla fine è uscito da questo dialogo con una idea diversa, anzi opposta a quella che aveva all’inizio.

Forse ha vinto la donna, perché in fondo ha ottenuto quello che voleva, cioè la guarigione della figlia.

Oppure hanno pareggiato? Forse hanno pareggiato, intanto perché per Gesù la guarigione della figlia della donna non è certo una sconfitta. E poi Gesù non viene costretto, ma viene convinto dalla donna. Qualcuno dice che Gesù viene convertito, altri che Gesù viene evangelizzato dalla donna.

Fatto sta che Gesù cambia idea. E forse questo racconto - che ci dice che persino Gesù è capace di cambiare idea – dovrebbe almeno farci capire che cambiare idea non è una sconfitta, ma può essere invece un passo avanti.

Ma anche Gesù ha un po’ vinto, o almeno non ha perso, perché in realtà anche la donna dà ragione a Gesù, quando gli dice che è vero che il pane è per i figli e non per i cagnolini.

E quindi chi ha vinto? Nessuno, ovviamente, perché non era né una competizione, né un conflitto, ma un dialogo, un dialogo sincero e aperto, un confronto serrato, in cui i due interlocutori hanno però saputo ascoltarsi. Forse allora hanno vinto tutti e due, oppure ha vinto la figlia della donna, che alla fine è stata guarita…

Oppure ha vinto… la fede: «“Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi”. E da quel momento sua figlia fu guarita».

Eh sì, perché tutto il brano porta qui, queste parole di Gesù sono non solo la conclusione, ma il culmine del racconto, che ci vuole dire che la fede (in questo caso la fede della donna) è più forte di tutte le differenze.

Gesù è in territorio pagano, la donna è una cananea, dunque una pagana, ma la sua fede in Gesù, il suo affidarsi a lui, porta alla “vittoria”, una vittoria senza sconfitti, perché la vittoria è la guarigione della figlia, la vittoria è la vita e sconfitta è casomai la morte o il male che questa ragazza si portava dentro.

Tutto il racconto porta lì, e senza questa conclusione – ammettiamolo – questo racconto lascerebbe l’amaro in bocca e Gesù stesso qui ci risulterebbe persino antipatico…

Un Gesù che quando la donna le si avvicina per chiedergli aiuto nemmeno le risponde! «Ma egli non le rispose parola », dice il testo. Gesù la ignora!

E quando i discepoli chiedono a Gesù di mandarla via, Gesù rincara la dose: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele», come dire: io non sono venuto per lei, per i pagani, ma solo per gli ebrei.

Ma la donna insiste, non molla. E probabilmente è in questo suo insistere che Gesù riconosce la sua “grande” fede. Nella sua insistenza, ma anche in quello che dice.

Insistere vuol dire non rassegnarsi, vuol dire non perdere la speranza, vuol dire che quella donna aveva capito che di Gesù poteva fidarsi e a Gesù poteva affidarsi.

Ma la fede della donna non sta soltanto nella sua insistenza. Sta anche a mio avviso nel suo atteggiamento verso Gesù e verso il dono che lei spera e chiede di ricevere da lui.

Vediamo questo dialogo che continua a farci apparire Gesù come poco simpatico, se non indisponente: Gesù dice «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini».

Non è certo una bella cosa da dire a una donna angosciata che cerca la guarigione della figlia. I figli sono chiaramente gli ebrei e i cagnolini – cagnolini domestici - sono i pagani.

Al di là della frase poco simpatica, qui Gesù sembra essere convinto che la sua missione è solo per gli ebrei, non per i pagani. Gesù non risponde così perché è antipatico e nemmeno perché davanti a sé ha una donna, ma perché è una pagana.

Gesù si sente inviato soltanto al suo popolo, non agli altri popoli. Alla fine di questo racconto sembra aver cambiato idea, ma in questo momento questa è la sua convinzione.

La risposta della donna è molto intelligente: «Dici bene, Signore, eppure anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Ma non è solo intelligente, non è solo astuta. Con queste parole la donna riconosce la precedenza del popolo ebraico.

Non la superiorità, ma la precedenza. È vero – dice la donna – tu sei venuto per il tuo popolo, per i figli di Israele, per i discendenti di Abramo, per quelli che Dio ha liberato dalla schiavitù d’Egitto, a cui ha dato la Torah, a cui ha mandato senza stancarsi i profeti… tu sei il messia di Israele… Ma…

C’è un ma: se è vero che questa enorme grazia della tua venuta è primariamente rivolta al tuo popolo, se è vero che questo enorme dono è prima di tutto per Israele, è anche vero che a me – cioè a noi pagani – bastano le briciole di questa grazia, gli avanzi di questo dono.

Le briciole della tua grazia sono più che sufficienti, gli avanzi del tuo dono – quello che cade dal tavolo e viene spazzato via oppure – appunto - mangiato dai cagnolini di casa – bastano perché mia figlia sia liberata e guarita.

Vorrei leggere queste parole della donna cananea non solo come una astutissima risposta alla frase un po’ sprezzante di Gesù, ma vorrei prendere sia le parole di Gesù, sia quelle della donna come affermazioni teologiche:

Gesù dice “io sono venuto per Israele”; la donna risponde: “Sì, tu sei venuto per Israele, ma i doni che porti al tuo popolo sono talmente sovrabbondanti che bastano perché anche noi pagani possiamo beneficiarne.

Ce n’è per tutti. Anche per me e anche per mia figlia.

La donna riconosce la precedenza del popolo di Israele, e non la vive come una umiliazione; d’altra parte la storia d’amore tra Dio e Israele durava da qualche secolo…

Se i cristiani avessero riconosciuto la precedenza di Israele e non si fossero, col tempo, sentiti superiori e poi quelli che avevano preso il posto di Israele, la storia sarebbe andata in modo diverso. Se i cristiani avessero imparato dalla donna cananea, la storia delle relazioni tra ebrei e cristiani sarebbe forse stata un’altra storia.

Il dialogo tra Gesù e la donna non è solo il dialogo tra uno che rifiuta (Gesù) e una che insiste per avere un miracolo (la donna), ma è un vero e proprio dialogo sul senso della missione di Gesù.

Per chi è venuto Gesù? Innanzitutto per il suo popolo, ma – ci dice questo racconto, se arriviamo fino alla fine – anche per chiunque abbia fede in lui. Ecco perché ha vinto la fede.

Gesù lo scopre qui, grazie a questo incontro? Prima lo aveva del tutto escluso? Dalle parole che dice alla donna sembra di sì, eppure aveva già guarito il figlio di un centurione romano, anche lui pagano… Ma sappiamo che i vangeli non sono un libro di matematica, in cui tutti i calcoli devono tornare…

Grande è la tua fede!” Non importa a che popolo appartieni, non importa la storia, la discendenza, la tradizione… Non importa nemmeno se sei donna o uomo, perché è significativo che in questo racconto sia una donna a parlare con Gesù, una donna non parlava in pubblico con un uomo… E lei non solo parla, ma dialoga, ribatte, insiste… perché grande è la sua fede.

Grande è la fede di chi pensa che bastano le briciole della grazia, le briciole dell’immenso amore di Gesù per essere salvati, liberati, guariti.

Riceviamo una lezione di fede da questa donna, una lezione di fede e di teologia. La riceve anche Gesù questa lezione, a quanto pare…

La grazia di Dio è per chiunque ha fede, per chiunque ha fede sono i doni di Dio. Tutto il resto non conta, il genere, la classe, il popolo, la provenienza, la cultura… solo la fede.

Questa lezione ci dà oggi questa donna, questa lezione ci dà la Parola di Dio attraverso questa donna. Ci dia il Signore di impararla e non dimenticarla e ci dia soprattutto una briciola della grande fede della donna cananea.

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