domenica 26 giugno 2022

Predicazione di domenica 26 giugno 2022 su 2 Corinzi 4,5-10 a cura di Marco Gisola

 2 Corinzi 4,5-10

5 Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale Signore, e quanto a noi ci dichiariamo vostri servi per amore di Gesù; 6 perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre» è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio, che rifulge nel volto di Gesù Cristo. 7 Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi. 8 Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all’estremo; perplessi, ma non disperati; 9 perseguitati, ma non abbandonati; atterrati, ma non uccisi; 10 portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo;

Un tesoro in vasi di terra, ovvero una cosa molto preziosa, anzi preziosissima, contenuta e trasportata da contenitori molto molto fragili: questa è l’immagine molto semplice e molto efficace che l’apostolo Paolo usa per descrivere la realtà sua e di tutti i cristiani.

Un tesoro in vasi di terra: è chiaro che il tesoro è Gesù, nostro Signore, è - come ha scritto Paolo - il Dio che ha voluto risplendere “nei nostri cuori per fare brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Cristo”.

Il volto di Gesù ci rivela il volto di Dio, la volontà di Dio: questo è il tesoro, questo è l’evangelo, la buona notizia che ci annuncia che Cristo è venuto per rivelarci la grazia di Dio ed è morto e risorto per la nostra salvezza.

Il tesoro è Gesù, la sua opera di salvezza e liberazione, il suo amore che ci rende figli e figlie di Dio.

Il tesoro è la vocazione che ha rivolto ai suoi discepoli, che per seguirlo hanno lasciato ciò che avevano, ma hanno trovato molte sorelle e fratelli e un senso e uno scopo per la loro esistenza. Come noi.

È la libertà che ha portato a chi viveva emarginato e prigioniero di una malattia o di un pregiudizio e dunque la vita nuova che ha offerto alle vittime dell’ingiustizia, ma anche ai colpevoli, come Zaccheo, all’adultera che non ha condannato e ai lebbrosi che ha guarito reinserendoli nella vita sociale e religiosa. È il regno di Dio, che ha raccontato nelle sue parabole, in cui non vi sono né primi né ultimi, ma tutti sono uguali.

Il tesoro è il perdono, ovvero la possibilità di ricominciare che ha sempre offerto a tutti, a partire dai suoi discepoli, che spesso non lo hanno capito, che a volte gli hanno chiesto esattamente il contrario di quello che lui aveva sempre insegnato, che lo hanno tradito e rinnegato, mentre Gesù non li ha mai abbandonati anche quando loro lo hanno abbandonato.

Possibilità di ricominciare e possibilità di riscatto che ha offerto a uomini e donne, a farisei e a pubblicani, a ebrei e a pagani.

Il tesoro sta nel fatto che l’amore di Dio che Gesù ha incarnato è arrivato fino alla croce, al dono totale di se stesso e che nella risurrezione di Gesù Dio ha davvero fatto brillare la gloria di Dio nel mondo e nascere una speranza nuova per tutti e tutte.

Il tesoro è Gesù ed è dunque l’annuncio di Gesù, l’annuncio che Gesù è morto per noi ed è stato risuscitato. Il tesoro è dunque l’evangelo, la buona notizia che per l’umanità è possibile una nuova vita e dunque c’è speranza, speranza di perdono, speranza di giustizia, speranza di pace.

Ogni domenica noi ci ritroviamo qui per riscoprire questo tesoro. Per ascoltarne ogni volta l’annuncio, che risuscita anche noi.

Noi, che siamo invece i vasi di terra; lo è Paolo, l’apostolo parla innanzitutto di sé stesso e dei suoi compagni di predicazione, parla delle difficoltà e delle ostilità che ha incontrato e incontra nel suo cammino di apostolo.

Ma con lui siamo tutti noi, tutti i cristiani e le cristiane. Vaso di terra è la nostra fragile umanità con tutti i suoi limiti e difetti e anche con il suo peccato. Il vaso di terra sono le nostre colpe e il tesoro è il perdono di Dio, che non ci imputa le nostre colpe.

Vaso di terra è anche la Bibbia, mentre il tesoro che essa contiene è la Parola di Dio - con la P maiuscola. La Bibbia è vaso di terra perché è stata scritta da esseri umani, ispirati ma pur sempre umani, e ha bisogno della nostra preghiera e del nostro impegno per poter cercare di comprenderla e interpretarla.

Ma anche la nostra interpretazione è un vaso di terra, e non va mai confusa con il tesoro che è la Parola di Dio. Interpretazione necessaria, eppure sempre provvisoria, che ha sempre bisogno dello Spirito che ci aiuti a incontrare nella Bibbia il volto di Gesù che brilla per noi, come luce di amore e di grazia.

Un tesoro in vasi di terra: un’immagine composta da due parti che sono tra loro contraddittorie e proprio per questo l’immagine è molto efficace. Molto efficace perché molto semplice.

Eppure è difficile tenere insieme le due parti; c’è sempre il rischio di dimenticarne una o di metterla tra parentesi: c’è il rischio di vedere solo il tesoro e pensare che siamo noi il tesoro, che la chiesa è il tesoro, rischiando di non vedere più che invece siamo solo il vaso, che è fragile e debole.

E se vediamo soltanto il tesoro, e non il vaso di terra che lo contiene, il rischio è quello di cadere nell’orgoglio.

Ma c’è anche l’altro rischio, quello opposto, quello di vedere soltanto il vaso di terra, soltanto la fragilità umana e allora il rischio è la depressione, è il lamento: “siamo fragili, siamo pochi, siamo anziani…”

E dimenticare che proprio a questi fragili vasi è affidato il tesoro, che non è mai il vaso, ma è pur sempre nel vaso, perché ci è dato, affidato da Dio, il tesoro dell’evangelo.

Dio, che nella sua immensa libertà, ha scelto anche noi, anche questi vasi che siamo noi, che sei tu, per affidare anche – non soltanto a noi ma anche a noi, anche a te, il suo tesoro.

Il preziosissimo tesoro che è Gesù, che è l’evangelo della grazia, dell’amore e della speranza, che ci viene raccontato e annunciato dalla prima all’ultima pagina della Bibbia. Qui ci viene annunciato da queste parole di Paolo, in un modo apparentemente poco evidente, ma che mi sembra molto significativo.

Nel brano che abbiamo letto Paolo parla delle proprie difficoltà e tribolazioni nell’opera di annuncio dell’evangelo e scrive: “noi siamo tribolati in ogni maniera ma non ridotti all’estremo, perplessi ma non disperati, perseguitati ma non abbandonati, atterrati ma non uccisi”.

In queste parole di Paolo c’è tutta l'immagine del tesoro nel vaso di terra. Il vaso di terra è evidente, è lui, l’apostolo che subisce tutte queste ostilità e vive tutte queste difficoltà.

Ciò che segnala la presenza del tesoro sono invece due paroline, piccole ma importantissime: ma non: tribolati ma non ridotti all’estremo, perplessi ma non disperati, perseguitati ma non abbandonati, atterrati ma non uccisi.

Questo “ma non” è l’effetto della grazia di Dio, del tesoro affidato al vaso di terra che è Paolo e che siamo tutti noi.

Vaso di terra che umanamente è tribolato, perplesso, perseguitato, atterrato, ma non ridotto all’estremo, ma non disperato, ma non abbandonato, ma non ucciso.

Questo ma non è l’opera di Dio, che ha affidato il tesoro dell’evangelo ai fragili vasi di terra che siamo, è l’opera di Dio che nella sua grazia, ha scelto anche noi per affidarci il suo tesoro.

Queste parole di Paolo mi aiutano a salutarvi, lasciandovi un augurio – che poi tra cristiani l’augurio è in realtà una preghiera. Io vorrei certo augurarvi ogni bene, salute e felicità… tutte cose importanti nella vita.

Ma siamo vasi di terra e il nostro bene, la nostra salute e la nostra felicità dipendono da molte cose che non sono sotto il nostro controllo.

E allora vi auguro e prego che questo “ma non” della grazia di Dio operi in voi e per voi.

Vi auguro e prego che, se vi capiterà di essere tribolati, il Signore faccia sì che non siate ridotti all'estremo;

che se vi capiterà di essere perplessi, confusi, disorientati, il Signore faccia sì che non siate disperati, ovvero che non perdiate mai la speranza;

che se sarete perseguitati da qualche male o da qualche angoscia, il Signore faccia sì che sappiate di non essere abbandonati;

che se sarete atterrati, cioè gettati a terra, il Signore faccia sì che non siate “uccisi”, ovvero che possiate non soccombere alle fatiche e ai dolori della vita, e possiate ogni volta che cadete, essere da lui rialzati.

Questo è il tesoro dell’evangelo, questa era la fede di Paolo.

Possa essere anche la nostra e vostra fede, ogni giorno della nostra vita.





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