martedì 25 ottobre 2016

Culto di domenica 23 ottobre 2016 con la scuola domenicale su 1 Samuele 3 e 8

Biella, 23 ottobre 2016 - culto con scuola domenicale

Lettura: Isaia 55,6-11
preghiera
cercate Dio, trovatelo e fate di lui una forza nella vostra vita
senza di lui tutti i nostri sforzi si riducono in cenere
e le nostre aurore diventano più oscure delle notti
senza di lui, la vita è un dramma senza senso a cui mancano le scene decisive.
Ma con lui possiamo passare dalla fatica della disperazione, alla serenità della speranza.
Con lui possiamo passare dalla notte della disperazione all’alba della gioia. Amen (Martin Luther King)

Canto
La chiamata di Samuele
due settimane fa abbiamo avuto il primo incontro di scuola domenicale; in questi primi incontri leggiamo dei racconto dalla Bibbia – ovviamente – e in particolare dall’Antico Testamento, in cui si racconta…. La storia del popolo di Israele, cioè del popolo di Gesù, prima che nascesse Gesù, molto tempo prima. Abbiamo iniziato a leggere la storia di una persona che è stata importante per questo popolo: il suo nome è … Samuele.
In realtà abbiamo raccontato anche un po’ che cosa è successo prima che Samuele nascesse, e cioè che sua mamma – che si chiamava Anna - desiderava tanto un figlio ma non riusciva ad averne. Una volta all’anno lei e suo marito andavano a una festa in un santuario (un posto dove si andava per pregare) e lì c'era un sacerdote di nome Eli.
Eli vede che Anna era molto triste e Anna le dice che è triste perché vorrebbe avere un figlio ma non ci riesce. Eli le fa coraggio, le dice vedrai che prima o poi un figlio arriverà. Anna dice a Eli che se avesse avuto un bambino, lo avrebbe portato da lui al santuario perché vivesse con Eli e lo aiutasse. E grazie a Dio le cose vanno bene, perché Anna ha un bambino – il nostro Samuele. Appena Samuele è cresciuto un po’ Anna lo porta a Eli e lo lascia con lui.
Anna aveva anche fatto la promessa che non avrebbe tagliato i capelli di Samuele, come segno che Samuele era un servo di Dio. Così Samuele è un ragazzino con lunghi capelli e aiuta Eli in tutto il lavoro che c’è in quel santuario. Una sera, Eli era già a letto e anche Samuele va a dormire, si addormenta ma dopo un po’ succede una cosa strana...

Animazione Cestino con biglietti con i nomi dei bambini. Ogni bambino prende un bigliettino e chiama ad alta voce il nome che c’è scritto

Lettura: 1 Samuele 3,4-10.19-21
Questo racconto ci dice due cose:
La prima è che Samuele è un profeta: che cos’è un profeta nella Bibbia? Profeta significa che Dio gli parla e Samuele deve riferire ciò che Dio gli dice al popolo d’Israele. Da ora in poi Samuele avrà questo compito: riferire al popolo quello che Dio gli dice. Attraverso Samuele Dio parla a Israele proprio come aveva fatto con Mosè.
E noi? Probabilmente Dio non ha parlato direttamente a nessuno di noi e nessuno di noi è un profeta. Quindi questo che cosa vuol dire? Che Dio non ci parla? In qualche modo, Dio ci parla. E che modo ha scelto Dio per parlarci? Ha scelto delle persone che poi hanno scritto delle cose, e queste cose che hanno scritto sono raccolte … nella Bibbia! Dio parla anche a noi attraverso la Bibbia. È per questo che a scuola domenicale leggiamo la Bibbia e che al culto leggiamo la Bibbia, perché crediamo che attraverso questi antichi racconti Dio ci voglia parlare, Dio ci voglia dire qualcosa.
Anzi, leggendo la storia di Dio che chiama Samuele possiamo dire che Dio non solo ci parla attraverso la Bibbia, ma che Dio ci chiama attraverso la Bibbia. Come ha chiamato Samuele, Dio chiama anche noi. Samuele ha sentito la sua voce, noi no, noi sentiamo le parole che ci vengono dalla Bibbia, dalla Bibbia Dio ci chiama e vuole dare anche noi un compito come ha dato a Samuele.
Ogni racconto biblico ci dice qualcosa su che cosa Dio vuole da noi. Per questo noi leggiamo la Bibbia. È per questo che ora leggiamo ancora un racconto dalla storia di Samuele, una storia che succede un po’ di anni dopo, quando Samuele è già grande ed è un grande profeta conosciuto in tutto il suo popolo.
Canto
Lettura 1 Samuele 8,10-20
Il popolo d’Israele ai tempi di Samuele non aveva un re. Dio sceglieva degli uomini che metteva a capo del popolo quando ce n’era bisogno o quando c’era un problema da risolvere. Si chiamavano “giudici” ma erano anche capi militari.
E quindi non c’era un re, non c’era una monarchia, non c’era una dinastia. Perché il re era Dio, non ce n’era bisogno di un altro. E invece ora Israele vuole un re e quindi Dio ci rimane male, perché si sente rifiutato. Ci aspetteremmo che Dio si arrabbiasse con Israele e dicesse “assolutamente no, un re non ve lo darò mai”. E invece… Dio dice a Samuele: il popolo vuole un re? Tu dagli pure un re. Ma Israele deve sapere che vuol dire avere un re.
Abbiamo letto un brano di questo racconto. Che cosa dice Dio a Israele? Dice che il re che tanto desiderano…
«Questo sarà il modo di agire del re che regnerà su di voi. Egli prenderà i vostri figli e li metterà sui carri e fra i suoi cavalieri … li metterà ad arare le sue terre e a mietere i suoi campi...Prenderà le vostre figlie per farsene delle profumiere, delle cuoche, delle fornaie. Prenderà i vostri campi, le vostre vigne, i vostri migliori uliveti per darli ai suoi servitori. Prenderà la decima delle vostre sementi e delle vostre vigne … Prenderà i vostri servi, le vostre serve, il fiore della vostra gioventù … Prenderà la decima delle vostre greggi e voi sarete suoi schiavi.
Qual è la parola (il verbo) che incontriamo tante volte in questo racconto? Prenderà. Il re prenderà i vostri figli, le vostre figlie, i vostri campi, le vostre vigne, i vostri uliveti… Il re che Israele vuole avere prenderà. Israele deve saperlo, deve sapere a che cosa va incontro. Dio era il vero re d’Israele, ed era un re che dava. Il re che Israele vuole avere sarà un re che prende.
Dio ha dato a Israele la libertà, la terra, la legge… Il re che Israele vuole avere prenderà dal popolo tutte le cose che abbiamo sentito. Eppure Dio lascia che Israele abbia un re. Il primo re d'Israele si chiamerà Saul. Potremmo dire che Dio lascia libero Israele ma gli dice quali sono le conseguenze delle sue scelte.
Dio fa così anche con noi: ci lascia liberi di prendere le nostre decisioni, ma ci avverte delle conseguenze delle nostre scelte o ci chiede almeno di pensare a quali sono le conseguenze delle nostre scelte. Essere liberi, vuol dire essere responsabili di ciò che si decide.
Essere liberi è una cosa bellissima, ma qualche volta vuol dire anche essere liberi di sbagliare. Israele sbaglia, ma Dio lo lascia libero di sbagliare. Infatti Israele insiste e non ascolta quello che Dio gli ha detto attraverso Samuele.
Insiste perché? Perché vuole essere come gli altri popoli. Quando Samuele dice al popolo tutto quello che il re farà, tutto quello che prenderà, Israele risponde: «No! Ci sarà un re su di noi; anche noi saremo come tutte le nazioni». Israele vuole essere come gli altri popoli. Tutti hanno un re, perché non devo avere anch’io un re? Voglio essere come gli altri.
Anche a noi capita a volte di voler essere come gli altri. Ma non sempre voler essere come gli altri è una cosa buona. A volte è meglio essere diversi. Non è detto che la maggioranza abbia ragione. A volte la maggioranza sbaglia.
Dio vuole che decidiamo in base a quello che lui ci insegna, non in base alla maggioranza. Non è sempre giusto uniformarsi alla maggioranza, anche se a volte è più comodo. A volte è necessario far parte della minoranza, a volte è necessario avere il coraggio di andare controcorrente.
Vedete che questa antica storia – vecchia forse di 2.500 anni! - ha qualcosa da insegnarci? dall’errore di Israele che vuole avere un re per essere come gli altri popoli, impariamo qualcosa. Impariamo che non è sempre giusto fare quello che fanno tutti, quello che fa la maggioranza. Dobbiamo pensare con la nostra testa, scegliere liberamente che cosa è più giusto. In che senso Dio ci aiuta a scegliere? Non dicendoci esattamente che cosa dobbiamo fare, ma per esempio dicendoci che è meglio scegliere quello che è più giusto, piuttosto che quello che è più comodo.
Scegliere quello che non fa male agli altri, piuttosto quello che potrebbe far male a qualcuno. Oppure meglio ancora, scegliere di fare quello che fa del bene agli altri, piuttosto di scegliere di rimanere indifferenti. Ecco quello che ci insegna questo racconto. Israele avrà un re, come voleva avere, ma vedremo che Dio non rinuncerà a continuare a occuparsi del suo popolo e continuerà a parlargli e a provare ad aiutarlo, anche dopo che ha preso decisioni sbagliate.
Canto
Animazione: Dio chiama anche noi
prima di concludere il nostro culto, vogliamo tornare al tema che abbiamo toccato all’inizio: Dio parla anche a noi, Dio chiama anche noi. A scuola domenicale abbiamo fatto questo cartellone con i nomi dei bambini, per simboleggiare Dio che ci chiama e pronuncia i nostri nomi. Ma oggi che siamo tutti insieme, vogliamo aggiungere tutti i nostri nomi a questo cartellone, perché Dio chiama anche tutti e tutte noi.
(Si distribuiscono cartoncini colorati e pennarelli e ognuno/a scrive il proprio nome – i bambini li incollano sul cartellone che si unisce a quello già fatto a scuola domenicale)
Raccolta offerte e avvisi
Preghiera finale
Che Dio ti dia
per ogni tempesta un arcobaleno,
per ogni lacrima, un sorriso
per ogni affanno, una promessa
e una benedizione per ogni prova.
Per ogni problema che la vita ti mette davanti,
che Dio ti dia un fedele amico col quale condividerlo.
Per ogni sospiro, una dolce musica
e una risposta a ogni preghiera.
Che Dio ti dia il dono della sua pace e della sua gioia. Amen


Padre Nostro
canto
Benedizione

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