Deuteronomio
6,4-9
Ascolta, Israele: Il SIGNORE, il nostro Dio, è l'unico SIGNORE.Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il cuore, con
tutta l'anima tua e con tutte le tue forze. Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto
in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti
alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte
in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della tua
città.
Ascolta
Israele! In ebraico: Shemà Israel. Il testo per la domenica
della Riforma di quest’anno – chiamato appunto lo Shemà
- è quel brano che è
diventato la confessione di fede degli ebrei, che un ebreo è
chiamato a ripetere tutti i giorni due volte al giorno.
Ascolta
Israele! E ascolta anche tu, discepolo o discepola di Gesù di
Nazaret! Ascoltiamo anche noi, perché Dio ha qualcosa da dirci.
Ascolta, perché la fede nasce dall’ascolto. Ascolta, perché tutto
nasce dalla Parola, tutto ciò che esiste, tutto ciò che siamo,
tutto ciò che Dio vuole che noi siamo.
Ascolta,
perché non soltanto la fede nasce dall’ascolto. Anche la gioia
nasce dall’ascolto di quella parola di liberazione che Dio ha
pronunciato in Gesù Cristo. Perché il Dio che ha liberato il suo
popolo dalla schiavitù non vuole che nessuno sia schiavo e continua
a liberare e a portare la sua parola di liberazione nel mondo.
Ascolta,
perché anche la comunione nasce dall’ascolto della Parola che
chiama non solo te, non solo me, ma chiama noi e chiama molti e ci
chiama insieme, abbattendo i muri e portando riconciliazione, e
dunque comunione.
Ascolta,
perché anche la speranza nasce dall’ascolto dell’evangelo della
resurrezione, perché quella Parola fa risorgere e fa rinascere a
nuova vita i colpevoli, gli scoraggiati, gli oppressi. Rialza chi è
curvo sotto i pesi della vita o del dolore; apre gli occhi a chi è
cieco e non sa più vedere alcun futuro; rimette in marcia chi è
stanco e rassegnato.
Ascolta,
perché anche l’amore nasce dall’ascolto di quella Parola, che ci
parla dell’amore di cui Dio ci ama e che ci ha rivelato nel suo
figlio, quella Parola che ci insegna ad amare, a noi che non saremmo
capaci di amare, o che vorremmo amare chi ci ama, che vorremmo
decidere noi chi amare e come amarlo.
E
invece quella Parola ci insegna ad amare chi il Signore sceglie per
noi, a partire da chi ha più bisogno di amore, forse a partire
proprio da chi meno sa amare.
Ascolta,
perché tu hai bisogno, noi abbiamo bisogno di fede, di fiducia, di
gioia, di comunione, di speranza e di amore e tutto questo lo
incontriamo, lo riceviamo e lo impariamo nell’ascolto della Parola
di Dio.
Ascolta,
perché è Dio che ci parla, che ci parla di sé, ci dice chi lui è,
ci dice che cosa ha fatto e che cosa fa, che cosa ha promesso e che
cosa manterrà. È Dio che ci parla e ci dice chi siamo noi, donne e
uomini che senza quella parola rischiano di ascoltare soltanto la
propria voce e di vedere soltanto se stessi e i proprio bisogni,
quando non i propri capricci.
Ascolta,
Israele: Il SIGNORE, il nostro Dio, è l'unico SIGNORE.
In queste parole c’è tutta
la storia di Dio con Israele, nel suo nome – perché in
questa frase c’è il nome di Dio: la
parola tradotta con “Signore” è il tetragramma, le quattro
lettere del nome di Dio – nel suo nome c’è in fondo tutto
l’Esodo, c’è la liberazione e c’è il patto
sul monte Sinai, c’è
la Torah.
Ascolta
è la prima parola; che
ci mette in relazione con Dio, che fa nascere un dialogo, perché
all’ascolto di Dio e della sua parola segue la risposta, la
risposta che siamo chiamati a
dare con la nostra parola,
con la nostra preghiera, con la nostra gratitudine, con
la nostra richiesta, a volte
anche con il
nostro lamento e spesso anche con
le nostre domande.
Ascolta,
perché fiducia, gioia,
comunione, speranza e amore non
nascono spontaneamente dentro di noi ma vengono da fuori di noi, ci
vengono donate, sono dono di Dio, sono il suo regalo che ci ha fatto
chiamandoci alla fede nel suo figlio Gesù.
Ascolta
è la prima parola, e la
seconda è Ama:
Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il
cuore, con tutta l'anima tua e con tutte le tue forze.
Ascolta
Dio e Ama Dio. Ma che cosa vuol dire amare Dio? Non
è una questione di sentimento. Amare Dio significa – tra le tante
altre cose – affidarsi e seguire
la sua Parola. Affidarsi al
Dio liberatore, al Dio che ha liberato Israele dall’Egitto,
affidarsi a Gesù che ci ha liberati dalla colpa e dalla paura.
Affidarsi
a colui che ha liberato e che ci vuole liberi, affidarsi a lui per
rimanere liberi.
E
poi seguire la sua Parola,
ovvero mettere in pratica i suoi comandamenti, cioè
la sua volontà.
Questi
comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore;
il cuore per l’ebraismo è
l’organo non del sentimento, ma della volontà: questi comandamenti
vogliono diventare la volontà di chi li riceve, vogliono
diventare la nostra volontà.
Dio
vuole che la sua volontà diventi la nostra; questa
è la conversione a cui hanno chiamato i profeti, a cui ha chiamato
Giovanni il battista, a cui ha chiamato Gesù proprio all'inizio
della sua predicazione.
Questi
comandamenti li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai
quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando
ti coricherai e quando ti alzerai.
I
comandamenti di Dio vogliono riempire tutto il tempo e tutto lo
spazio della vita dell’ebreo, come la Parola di Dio vuole
riempire tutto il tempo e tutto lo spazio della nostra vita; nel
senso che vuole accompagnarci, guidarci, sostenerci e incoraggiarci
in ogni luogo e in ogni tempo, in
casa o per via, nel privato e nel pubblico.
Questi
comandamenti Te li legherai alla mano come un segno, cioè li
legherai a ciò che la tua mano fa, alle tue azioni, alle tue
decisioni. Tutto ciò che la tua mano fa deve tenere presente i
comandamenti di Dio. E nulla di ciò che la tua mano possa fare è
escluso dal seguire i comandamenti di Dio e dal metterli in pratica.
Questi
comandamenti Te li metterai sulla fronte in mezzo agli
occhi, cioè
tutto ciò che guarderai, lo guarderai con gli occhi guidati e
trasformati dai comandamenti, lo guarderai con gli occhi di Dio. Tu
ebreo liberato dalla schiavitù, guarderai il tuo fratello ebreo o la
tua sorella ebrea come colui o colei, che come te, è stato liberato
dall’Egitto, dalla casa di schiavitù. Lo/la guarderai come una
persona libera e liberata come te.
E
tu, discepolo e discepola di Gesù, guarderai tua sorella e tuo
fratello con gli occhi di Cristo, come colui o colei per il/la quale
egli ha dato la sua vita, come l’ha data per te; come colui o colei
per il/la quale è risorto e ha vinto la morte, come per te.
Questi
comandamenti li scriverai sugli stipiti della tua casa e
sulle porte della tua città. Ti
guideranno nella tua vita privata – gli stipiti della tua casa –
e nella tua vita pubblica – le porte della tua città.
Perché
Dio vuole che la sua volontà sia fatta nel privato come nel
pubblico, nella vita familiare e amicale e nella vita sociale e
pubblica. Perché Dio è il
Signore della tua vita privata e della tua vita pubblica.
Dunque
ascolta Dio e ama Dio. E il prossimo? Già nell’ebraismo
contemporaneo di Gesù, al comandamento di amare Dio era unito il
comandamento dell’amore per il prossimo.
Quando
nel vangelo di Luca (10,27), Gesù interroga il dottore della legge e
gli chiede che cosa sia scritto nella legge, egli risponde: «Ama
il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con
tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te
stesso».
E
Paolo affermerà che «chi
ama il prossimo ha adempiuto la legge. Infatti tutti
i comanda-menti
si riassumono in questa parola: «Ama il tuo prossimo come
te stesso» (Rom
13,9).
Potremmo
dire che il contenuto dei comandamenti è l’amore per il prossimo e
che l’amore per il prossimo è la sintesi e l’apice di tutti i
comandamenti. Quindi in fondo
nello Shemà,
nell’Ascolta Israele,
il prossimo c’è, anche se non è nominato, perché ci sono i
comandamenti.
Non
c’è amore per Dio senza amore per il prossimo, semplicemente
perché Dio, nei suoi comandamenti, chiede di amare il prossimo.
Oggi
è la domenica della Riforma, che sicuramente ha rimesso
al centro l’ “ascolta”.
Ma ha anche sottolineato
l’ “ama”. E ha detto
che per imparare ad amare è necessario ascoltare.
Perché
la Parola che siamo chiamati ad ascoltare è la Parola che ci dice
che Dio ci ama e che per questo ci chiede di amarlo e di riporre in
lui la nostra fiducia.
E
che ci dice che amarlo con tutto il cuore, con tutta
l'anima, con tutta la forza e con tutta la mente
significa affidarci a lui e con
lui andare verso il nostro
prossimo per amare anche lui con
tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la forza e
con tutta la mente.
Per
imparare questo è necessario ascoltare la
sua Parola; perché la nostra
volontà sia convertita e
diventi simile alla sua
è necessario ascoltare la
sua Parola; per trovare la
forza, la passione e la gioia per fare questo è necessario ascoltare
la sua Parola.
Ascolta,
Israele: Il SIGNORE, il nostro Dio, è l'unico SIGNORE.
È
l’unico che ti ha amato così tanto da arrivare alla croce di Gesù,
per te, per amor tuo
e perché tu imparassi a amarlo e ad amare il
prossimo.
Ama,
dunque. E per amare, ascolta la sua Parola d’amore.
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