domenica 5 settembre 2021

Predicazione di domenica 5 settembre 2021 su Luca 19,1-10 a cura di Marco Gisola

 Luca 19,1-10

Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Un uomo, di nome Zaccheo, il quale era capo dei pubblicani ed era ricco,  cercava di vedere chi era Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura. Allora per vederlo, corse avanti, e salì sopra un sicomoro, perché egli doveva passare per quella via. Quando Gesù giunse in quel luogo, alzati gli occhi, gli disse: «Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua». Egli si affrettò a scendere e lo accolse con gioia. Veduto questo, tutti mormoravano, dicendo: «È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!» Ma Zaccheo si fece avanti e disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo». Gesù gli disse: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio d'Abraamo; perché il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto».


«il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto». Il testo biblico di oggi è un racconto che ci dice chiaramente che cosa è venuto a fare Gesù: a cercare e a salvare. A cercare e a salvare ciò che era perduto, ovvero chi era perduto, in questo caso Zaccheo. E, con Zaccheo, tutti e tutte noi. Cercare e salvare.

Partiamo dal cercare. E partiamo dagli sguardi, dagli occhi dei personaggi di questo racconto; in ogni racconto che si rispetti – dalle fiabe ai grandi romanzi, e vale anche per la Bibbia – i dettagli sono importanti.

Zaccheo vuole vedere Gesù; quali siano le sue intenzioni profonde il racconto non ce lo dice, se sia solo curiosità, se pensa che quell’uomo possa significare qualcosa per la sua vita… il testo dice solo che vuole vederlo, forse gli basta vederlo da lontano. Zaccheo è molto determinato, sale persino sopra un albero di Sicomoro, perché è basso di statura e c’è molta gente che impedisce al suo sguardo di arrivare dove vuole arrivare, cioè a Gesù. Comunque in questo voler “vedere” è lui, Zaccheo, il soggetto e Gesù è l’oggetto.

Gesù è l’oggetto del suo sguardo, è lui – Zaccheo - che decide che vuole vederlo e come vuole vederlo, forse, appunto, solo vederlo, senza lasciarsi troppo interpellare da lui, vederlo un attimo mentre passa e via… Il testo dice «cercava di vedere chi era Gesù», chi era questo strano tipo che faceva parlare molto di sé, di cui si diceva che a volte condivideva la tavola con i suoi colleghi pubblicani, gli esattori delle tasse, che erano odiati dal resto della popolazione, perché lavoravano per conto degli occupanti romani, e si arricchivano sulla pelle del popolo.

Zaccheo poi era il capo dei pubblicani di Gerico ed era molto ricco, era potente e ricco e quindi molto odiato. Nessuno lo avrebbe fatto passare per permettergli di assistere al passaggio di Gesù, per questo sale sul sicomoro.

Ma il suo sguardo incontra lo sguardo di Gesù, o meglio: è trovato dallo sguardo di Gesù: «Quando Gesù giunse in quel luogo, alzati gli occhi, gli disse: “Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua”».

È detto di passaggio, ma è un dettaglio importante: Gesù alza gli occhi e non lo fa per caso, non perché incuriosito da quell’uomo arrampicato su un albero… No, non è un caso, lo sguardo di Gesù cerca Zaccheo. «È venuto a cercare e salvare ciò che era perduto»…

Lo chiama persino per nome: «Zaccheo scendi presto….!» Chi glielo aveva detto come si chiamava? Chi gli aveva detto che questo Zaccheo era sull’albero? È chiaro che è un racconto che non è logico, ma teo-logico, ovvero non segue la logica umana, ma la logica di Dio.

Tu sei lì a cercare di vedere Gesù, per capire chi è, per decidere poi, forse, se ti interessa, se vuoi lasciarti coinvolgere, o se ti basta vedere che faccia abbia… e lui ti sorprende, ti chiama per nome, ti dice: io cercavo te! Altro che vedermi passare, altro che vedere chi sono…

No, non sei tu che vedi me, sono io che guardo te, che cerco te, che sono qui per te: «devo fermarmi a casa tua». Passiamo da un Zaccheo che voleva vedere Gesù a un Zaccheo che è guardato da Gesù, che è cercato da Gesù, il quale ora gli dice che vuole entrare in casa sua, cioè nella sua vita.

Gesù vuole entrare nella casa e nella vita di un impuro, di un perduto. Di uno che voleva vederlo passare, per vedere chi fosse. E Gesù gli fa capire chi è: è colui che è mandato da Dio a cercare e salvare ciò che è perduto.

E Zaccheo scende subito e conduce Gesù a casa sua, dove lo accoglie con gioia. Di nuovo i dettagli sono importanti: la fretta e la gioia.

La fretta, perché davanti a Gesù, davanti alla grazia non c’è tempo da perdere, non c’è da pensare. La fretta – Gesù che dice «scendi presto» e Zaccheo che scende effettivamente subito - esprime che quel momento è cruciale, unico.

Ma non nel senso che bisogna fare in fretta, perché bisogna fare qualcosa in fretta, bensì nel senso che è già tutto stato fatto, che la grazia ha già fatto tutto, e si può – Zaccheo può – cominciare subito una vita nuova.

Zaccheo scende dall’albero diverso da come vi è salito, perché tra il momento in cui è salito e il momento in cui ne è sceso è stato trovato dallo sguardo di Gesù, è stato trovato dallo sguardo della grazia di Dio. È salito sull’albero un Zaccheo perduto, ne scende un Zaccheo ri-trovato, salvato.

Perché Gesù è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto, e oggi è venuto per lui, per Zaccheo, che era perduto e ora è salvato, che il suo sguardo – lo sguardo della grazia di Dio - ha cercato, trovato, salvato. E dopo la fretta la gioia.

E qui entriamo nel secondo verbo importante: Gesù è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto: il primo frutto del salvare è la gioia di Zaccheo.

Gioia, perché è stato trovato; gioia, perché è stato salvato; gioia, perché davanti a lui si spalanca una possibilità nuova, impensabile fino a pochi minuti prima, impensabile prima che quello sguardo lo trovasse. Lo sguardo di Gesù, lo sguardo della grazia.

Gioia, perché Gesù entra in casa sua; nessuno entrava in casa sua, forse qualche collega pubblicano come lui, ma il resto del suo popolo non sarebbe mai entrato in casa sua; gli uomini di Dio, i “veri credenti”, non sarebbero mai entrati in casa sua, perché era un impuro, un perduto.

E infatti Gesù è criticato per il fatto di entrare in casa sua: «tutti mormoravano, dicendo: “È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!”». E certo, perché Gesù cerca e trova chi è perduto, entra nella casa e nella vita dei peccatori.

Gioa, dicevamo, perché davanti a Zaccheo si apre una nuova vita, una nuova possibilità e questa possibilità si chiama giustizia. Se il primo frutto della grazia, dell’incontro con lo sguardo di Gesù, è la gioia, il secondo – ma bisognerebbe dire il primo a pari merito – è la giustizia.

Salvezza è giustizia. È anche molto altro, è anche appunto gioia, speranza, fede, amore, è tutte queste cose insieme, ma non si può prescindere dalla giustizia. Zaccheo era oggettivamente ingiusto, oggi sarebbe un piccolo mafioso, ricco e potente grazie alla sua ingiustizia.

La novità, il cambiamento, la conversione sta qui: nel rinunciare all’ingiustizia e nel praticare la giustizia. Nel restituire il maltolto: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo». E restituire il maltolto vuol dire implicitamente riconoscere la propria colpa e chiedere perdono.

Zaccheo è cambiato, quello sguardo lo ha trasformato tutto, nell’intimo (la gioia, la fede, la speranza…) ma anche nel portafoglio (la giustizia): non può più vivere e godere delle ricchezze ingiuste che ha accumulato taglieggiando la povera gente, deve restituire.

Questo racconto da un lato ci mostra ancora una volta come nella Bibbia la salvezza sia strettamente legata alla giustizia, cosa che spesso lungo i secoli si è dimenticata. E d’altro lato, ci dice che non vi è ingiustizia così grande – e quella di Zaccheo era grande – che lo sguardo di Gesù non possa trasformare.

Lo sguardo della grazia di Dio trasforma Zaccheo e lo converte dall’ingiustizia alla giustizia e trasforma anche noi e ci converte dall’ingiustizia alla giustizia. La giustizia è conseguenza della grazia, insieme alla gioia, alla fede, alla speranza e all’amore.

Che tutto ciò sia frutto dello sguardo di Gesù, che è venuto a cercare e salvare ciò che è perduto, che è venuto a cercare e salvare anche noi, è una cosa meravigliosa di cui possiamo essergli grati per tutta la nostra vita.

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