martedì 15 marzo 2022

Predicazione di domenica 13 marzo 2022 su Matteo 26,36-46 a cura della pastora Joylin Galapon

Domenica scorsa abbiamo avuto in mezzo a noi la pastora Joylon Galapon che prenderà servizio nella nostra chiesa a partire dal mese di luglio. Pubblichiamo la sua predicazione su Matteo 26,36-46

  Matteo 26:36-46

36 Allora Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai discepoli: «Sedete qui finché io sia andato là e abbia pregato». 37 E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a essere triste e angosciato. 38 Allora disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me». 39 E, andato un po' più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi». 40 Poi tornò dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me un'ora sola?

41 Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 42 Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».

43 E, tornato, li trovò addormentati, perché i loro occhi erano appesantiti. 44 Allora, lasciatili, andò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le medesime parole.


45 Poi tornò dai discepoli e disse loro: «Dormite pure oramai, e riposatevi! Ecco, l'ora è vicina, e il Figlio dell'uomo è dato nelle mani dei peccatori. 46 Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino».


Sermone

Care sorelle e cari fratelli nel Signore,

Cosa ricordiamo del luogo del Getsemani?

Quali immagini abbiamo di questo luogo?

La memoria del Getsemani è il luogo più intimo della preghiera rivolta dal figlio al Padre.

Gesù rivolge a suo Padre "Abba", Dio mio, una preghiera di supplica.

Egli lo prega di non lasciarlo soffrire.

A suo Padre, l'unico che può rispondere la sua richiesta. Solamente Lui può esaudirla.

Nel suo momento di angoscia e tristezza Gesù pregò al Padre: Abbà, Padre mio.

Ha rivolto questa parola di supplica al Padre come segno di quel legame profondo, di quell'amore paterno che ognuno di noi comprende: come nostro Padre Dio si prende cura delle sue figlie e dei suoi figli.

Mentre Gesù gli parla, invocando il nome di suo Padre, gli rivolge una preghiera di supplica davanti al rischio della morte. Dobbiamo guardare con chiarezza e meditare su ciò che è stata quella morte.

Queste sono le parole che ci ricordano della richiesta insistente (3 volte) affinché il Padre non permetta che avvenga la sua fine (la sua morte). «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».

Per ben tre volte vengono espresse le stesse parole al Padre di non permettergli di soffrire. Avrebbe potuto evitarlo? No! La consapevolezza di essere il suo unico figlio non lo esime da ciò che il Padre vuole da lui. Dio è onnipotente. Non può distruggere il male senza fare di suo figlio la sua vittima? Evidentemente, la risposta a questa angosciosa domanda era negativa. Non c'era altro modo.


Gesù disse:<<Se questo è possibile>> -

Egli non parla della possibilità di una fuga fisica verso le aride colline alla richiesta che il messia soffra la periferia della città, ma della possibilità che Dio stabilisca il suo regno senza una onta(infamia) pubblica e una morte atroce.

<<Se è possibile>> ma sarà quel che sarà. Accadrà ciò che doveva accadere.

La richiesta di Gesù e la volontà del Padre saranno prese in considerazione come il compimento (in atto, compiuto) per un fine ultimo. Non c'è altro modo, non c'è altra scelta da fare se non quel puro atto di dono di Dio che dimostra, prima di tutto a se stesso, poi al suo amato, prediletto Figlio: <<Questo è il mio figlio diletto; ascoltatelo>>. Matteo 17,5; Marco 9,7; Luca 9,35


<<Si gettò la faccia a terra>>. Immaginiamo i gesti compiuti da Gesù: Si alzò, cadde a terra, tutto il suo corpo si appoggiò a terra. Il gesto compiuto da Gesù nel pregare con le mani appoggiate per terra, abbracciando la terra, dimostra in tal modo il sentimento di umiltà, di voler accogliere Dio, appoggiandosi sulla terra, laddove l'umanità si riconosce come tale. La richiesta di rinuncia, con l'abbandono della terra, fa capire che l'uomo, fatto di polvere, al contempo si affida al suo Creatore. Giobbe disse: <<Nudo sono uscito dal grembo di mia madre e nudo tornerò in grembo alla terra>> Giobbe 1,21


Il fatto che Gesù abbia accettato la natura umana, di essere uguale all'uomo, è un segno della sua sottomissione a Dio Padre Divino. Questa differenza di essere divino e allo stesso tempo umano era espressione di accettazione della propria sottomissione al piano di Dio. Ciò è stato riassunto nella lettera di Paolo alla comunità di Filippi al capitolo 2 dal verso 5 al 9: <<Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente[a], ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome[b] che è al di sopra di ogni nome, …>>

La distinzione dei ruoli tra loro(tra Dio e Gesù), di conseguenza, mostra la volontà di compiere entrambe le missioni nei confronti dell'umanità - ruoli pienamente assegnati e assunti come segno della giustizia, della libertà e della promessa pianificata e realizzata di salvezza del mondo intero per tutto il tempo della storia.

A nome della chiamata di Gesù (ministero, servizio) è al servizio del Padre e dell’uomo. Alla volontà assoluta di Dio gli deve tutto. Come disse:: <<Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l’opera sua>> Gv.4,34.


Gesù prese con sé i suoi tre discepoli. Li esortò a vegliare, a pregare con lui, in modo che non fossero tentati da Satana, (lo spirito maligno). Tuttavia, erano così assonnati e stanchi che non furono in grado di stare in guardia quando lui chiese loro di fare la guardia(vegliare, sorvegliare). Nonostante Gesù fosse in mezzo ai suoi tre discepoli, era solo. Il solo a sentire e a percepire la sofferenza era Gesù. Fu l'unico ad avere questa sensazione travolgente, consapevole di ciò che stava per accadere. Egli espresse la sua amara delusione quando i suoi seguaci più vicini si dimostrarono incapaci di lottare con lui: Allora, non siete stati capaci di vegliare con me un'ora?


I discepoli di Gesù e i suoi amici più stretti non facevano parte del compimento della missione scelta da Gesù e che Dio voleva che si compisse. Al contrario, sono stati considerati come complici di questo atto di negazione, di violenza, di tortura e poi di morte.

Dio non ha imputato loro la colpa, poiché saranno i testimoni della sua volontà, quindi della testimonianza futura, di quanto leggiamo negli atti degli apostoli, e nelle lettere dell’apostolo Paolo alle prime comunità.

Il nome 'figlio dell'uomo' è confermato.

Gesù è un uomo perfetto, nato figlio dell'uomo, che come tale dimostra la sua sottomissione, l'obbedienza a colui che lo ha creato e che ha predestinato il suo ruolo (missione, vocazione) in questo mondo. Gesù, quindi, come figlio di Dio compirà sua missione come uomo pieno di timore (amore e riverenza) verso Dio.

Qui, in questo passo biblico, in questo brano particolare ci viene ricordato tutto il cammino di Gesù, che sarà il primo discepolo e poi maestro (della vita) dei suoi discepoli.

Come disse a coloro che lo seguirono, ognuno deve lasciare, odiare, rinunciare alla famiglia(alla propria vita) e poi portare la propria croce. Seguire Gesù, seguire le sue orme, i suoi insegnamenti, le sue parole e le sue azioni costituiscono tutta la strada e il cammino del discepolato.

Qual è la regola fondamentale? Chi ascolta la Parola di Dio diventa un credente, uno che è disposto a rinunciare alla propria volontà per il bene di molti, per il bene di una comunità. Quelli di noi che hanno scelto di essere al servizio della Parola di Dio devono fare i conti con questa scelta. La scelta di servire e di mettersi al servizio di Dio per compiere la sua volontà è una scelta ponderata; si rinnova ogni giorno, ponendosi sempre come obiettivo il meglio.

Nella nostra epoca, questa scelta di servire e di essere al servizio della Parola è diventata più difficile da intraprendere, soprattutto da parte dei credenti, proprio perché non è una scelta qualsiasi, è la scelta di Dio. La Facoltà di Teologia è in crisi perché ci sono poche persone iscritte al pastorato, in quanto non si tratta di una volontà immediata da fare, è una scelta che va ambita (va perseguita con perseveranza, costanza) .

Si tratta della volontà di Dio. È una preghiera persistente a Dio che deve concederla. Molti pregano per avere più operai, perché la messe è grande.

L'esempio è la chiamata per rivelazione dell'apostolo Paolo: un convertito; era un persecutore dei seguaci di Gesù ed è diventato un perseguitato a causa della Parola viva cioè l’evangelo della CROCE.

La preghiera di Gesù di supplica di non soffrire, di non portare la croce di quel CALICE, è per noi oggi una consolazione perché il Signore ci ha dato la possibilità di capire con la nostra fede data da lui, il Vangelo della salvezza in Cristo Gesù (puramente compiuta nel nome suo, di CG).

Dobbiamo ricordare tutto, dobbiamo conservare nel nostro cuore il messaggio della croce di Gesù, portando il peso del nostro peccato(le nostre mancanze, le nostre debolezze, le nostre obiezioni).

Dobbiamo inchinarci a Dio, inginocchiarci davanti a Dio per il Figlio che non si è voltato dalla nostra menzogna, dalla nostra viltà. Ha abbracciato la terra, non si è allontanato dalla morte di un uomo peccatore e ha dato la sua vita in cambio di quella morte.

***

Gesù è morto per me, per te, per Putin, per molti.

Che cosa sta succedendo? Il mondo geme e a causa di un potente malvagio gli innocenti muoiono. Vorrei condividere con voi una mia riflessione personale sulla guerra di oggi.

Qualche tempo fa ero convinta e l'ho detto ad altri che il coronavirus 19 è un nemico invisibile, è difficile da colpire perché non lo si vede, è subdolo, è nascosto, ma quando si manifesta lo si sa bene, colpisce l'organo respiratorio dell'essere umano mostrando la sua crudeltà e cattiveria, uccidendo senza mezze misure le persone deboli come hanno vissuto molte persone anziane e malate. Agisce direttamente sui polmoni, l'organo fondamentale per la respirazione. Dio creatore ha dato a tutti noi questo organo per poter respirare. Sono più di due anni che lo combattiamo, e abbiamo intravisto in un certo senso una liberazione, che secondo gli scienziati, il momento è finalmente arrivato per superare questa malattia con i vaccini. Finalmente la guerra pandemica può definirsi conclusa.

Col cuore pieno di gioia, mi sono detto che finalmente dopo 4 anni potrò anche programmare il mio viaggio per visitare la mia terra natia. Che grande risultato! Questo è di nuovo un sogno poiché un' altra prova è arrivata, con un altro tipo di guerra.

Dal 24 febbraio la guerra è iniziata ed è visibile a tutti noi, perché è concepita (architettata, pianificata) dal presidente russo Putin. Egli ha invaso, con la sua astuzia, una nazione chiamata Ucraina, che fino a poco tempo fa viveva in pace. Credevo che l'uomo nemico, essendo visibile, fosse facile da colpire. Ebbene, la convinzione che avevo prima, secondo cui il coronavirus sia più difficile da colpire perché invisibile rispetto all' uomo che è visibile, non è più valida. Ma mi sbagliavo allora. In realtà, non è facile catturarlo ora, se è lui il colpevole, perché non è solo. È circondato dalle persone che sono le sue ali: loro e le loro armature. Putin è pieno di armature da battaglia. È un guerriero, potente, come una bestia selvaggia e feroce che non è facile da domare perché lo spirito maligno che lo domina lo circonda, lo protegge.

La lettura continua delle parole di Dio che si è allieto a partire dal popolo di Israele come dice allora a Mosè: << ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il grido che gli strappano i suoi oppressori; infatti io conosco i suoi affanni. Sono sceso per liberarlo dalla mano degli egiziani e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso, in un paese nel quale scorrono il latte e il miele.>> Esodo 3:7-8. Siamo chiamati a leggere, quindi a dimorare nella parola del Signore cosicché Egli stesso possa trovare la sua dimora in noi. Noi siamo il tempio di Dio. Può essere che anche noi contribuiamo nel presente alla sua volontà di salvare il nostro nemico e il suo nemico, e non solo, dato che ci sono ancora tanti nostri nemici creature di Satana.

Certo, la salvezza del Signore Dio è vicina a quelli che lo temono, perché la gloria abiti nel nostro paese, nel mondo intero. Amen.

Joylin Galapon

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