A cura di Tavo Burat
Giacomo Calleri, un amico.
Il 26 gennaio abbiamo perso Giacomo Calleri, nato a Graglia nel 1928: poeta, scrittore, ma soprattutto maestro d’umanesimo nostrano e patriota piemontese. Sarà ricordato per i suoi libri di rigore scientifico sulla Bessa e sugli Alpeggi biellesi, e le sue collaborazioni ai periodici locali. Ma noi vogliamo ricordarlo come studioso della Bibbia e amico dei Valdesi. Allorché il cardinale Pellegrino proibì la Messa in piemontese, egli disse: “Ebbene, andiamo a bussare dai Valdesi”. Ed è così che abbiamo incontrato il pastore E. Ayassot e si è iniziata la consuetudine del culto nella
nostra lingua a Piedicavallo. Nell’agosto 1973 abbiamo preparato il “Laudari cristian” con le traduzioni del poeta cattolico Camillo Brero, stampato da “Radio Tupamara” degli anarchici biellesi. Nei primi anni ‘80, a Graglia, insieme abbiamo posto una lapide in memoria di Timoteo Corlando (1860-1936) che dirigeva la Comunità dei Fratelli di colà, e fu grande testimone della libertà della parola in tutto il Biellese, collaborando anche con la Chiesa Valdese. Calleri non era un “rassegnato”, non “lasciava che l’acqua scendesse per il suo verso”, ma ascendeva in cerca di sorgenti. Era pure un cercatore d’oro nelle sabbie dell’Elvo. E noi lo ringraziamo perché ci ha accompagnato “parlando in salita” e ci ha aiutato a trovare scaglie d’oro nella vita.
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