Roma (NEV), 10 febbraio 2010 -
Riportiamo di seguito la dichiarazione rilasciata oggi dalla pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese, a un anno dalla morte di Eluana Englaro. “Brutto giorno l’anniversario della morte di Eluana Englaro, e non solo per il ricordo di una storia dolorosa e lacerante ma anche - soprattutto - per l’uso che si è voluto fare di questa ricorrenza. Un uso politico ed ideologico che dimostra come la dignitosa e mille volte motivata scelta di papà Beppino non sia stata né capita né tanto meno rispettata da parte di chi avrebbe preferito prolungare all’infinito la sopravvivenza puramente tecnica di una giovane donna che aveva chiesto di morire con dignità.
Quello che ci ha colpito ieri non è stata la riapertura di un dibattito che fatalmente imporrà a breve una scelta politica da parte del Parlamento. Su temi così delicati è controversi è giusto e necessario che si apra un pubblico dibattito che attraversa le forze politiche, la società civile e le comunità di fede. Ci ha costernato, però, che piuttosto che partecipare a un dibattito pluralista nel quale si confrontano pensieri ed etiche differenti, uomini delle istituzioni e esponenti della chiesa cattolica si siano buttati, ancora una volta, sul corpo di Eluana. Lo hanno nuovamente stretto nelle loro mani e nei loro ragionamenti per affermare tesi già ampiamente espresse e ancora più ampiamente amplificate dai media. E così il corpo di una giovane donna ormai morta, paradossalmente, ha ripreso ad essere il teatro di uno scontro sui principi e sui valori assoluti della vita.
Alla fine della giornata, il bilancio etico è disastroso: nessun ragionamento, nessun rispetto, nessuna compassione. Solo, ancora una volta, giudizi dogmatici, siano essi teologici o giuridici. In questa battaglia attorno al corpo di Eluana non è mai risuonata la parola dell’amore e della speranza in Cristo. Qualcuno di noi lo ha fatto pregando e restando in silenzio ripensando a un gesto e a una storia di fronte alla quale tutti – uomini e donne di fede ma anche politici e commentatori – dovrebbero anche trovare il tempo per tacere, riflettere, interrogarsi.
Riesumare un corpo per giudicarlo e per colpire ancora una volta chi lo ha accompagnato nelle sue ultime ore è una brutta operazione, priva di amore e di compassione. Per questo io, da credente, sto con papà Englaro”.
Riportiamo di seguito la dichiarazione rilasciata oggi dalla pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese, a un anno dalla morte di Eluana Englaro. “Brutto giorno l’anniversario della morte di Eluana Englaro, e non solo per il ricordo di una storia dolorosa e lacerante ma anche - soprattutto - per l’uso che si è voluto fare di questa ricorrenza. Un uso politico ed ideologico che dimostra come la dignitosa e mille volte motivata scelta di papà Beppino non sia stata né capita né tanto meno rispettata da parte di chi avrebbe preferito prolungare all’infinito la sopravvivenza puramente tecnica di una giovane donna che aveva chiesto di morire con dignità.
Quello che ci ha colpito ieri non è stata la riapertura di un dibattito che fatalmente imporrà a breve una scelta politica da parte del Parlamento. Su temi così delicati è controversi è giusto e necessario che si apra un pubblico dibattito che attraversa le forze politiche, la società civile e le comunità di fede. Ci ha costernato, però, che piuttosto che partecipare a un dibattito pluralista nel quale si confrontano pensieri ed etiche differenti, uomini delle istituzioni e esponenti della chiesa cattolica si siano buttati, ancora una volta, sul corpo di Eluana. Lo hanno nuovamente stretto nelle loro mani e nei loro ragionamenti per affermare tesi già ampiamente espresse e ancora più ampiamente amplificate dai media. E così il corpo di una giovane donna ormai morta, paradossalmente, ha ripreso ad essere il teatro di uno scontro sui principi e sui valori assoluti della vita.
Alla fine della giornata, il bilancio etico è disastroso: nessun ragionamento, nessun rispetto, nessuna compassione. Solo, ancora una volta, giudizi dogmatici, siano essi teologici o giuridici. In questa battaglia attorno al corpo di Eluana non è mai risuonata la parola dell’amore e della speranza in Cristo. Qualcuno di noi lo ha fatto pregando e restando in silenzio ripensando a un gesto e a una storia di fronte alla quale tutti – uomini e donne di fede ma anche politici e commentatori – dovrebbero anche trovare il tempo per tacere, riflettere, interrogarsi.
Riesumare un corpo per giudicarlo e per colpire ancora una volta chi lo ha accompagnato nelle sue ultime ore è una brutta operazione, priva di amore e di compassione. Per questo io, da credente, sto con papà Englaro”.
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