domenica 7 febbraio 2010

UNA VITA PER GLI ALTRI

RICORDI SPARSI DEL FRATELLO TAVO BURAT

Non è facile parlare adeguatamente della figura di Gustavo Zanchi Buratti - da amici e conoscenti amichevolmente detto Tavo Burat - neppure quando si rammentano situazioni specifiche vissute insieme. Si rischia di non essere esaustivi e magari poco compresi, in quanto ancora forte è la dolorosa emozione per la sua recente scomparsa e la nostalgia del suo ricordo inesorabilmente si insinua nei nostri animi. Ciò nonostante proviamo ad avventurarci tra i tanti ricordi discernendone brevemente alcuni, sfumati nei rivoli infiniti della quotidianità nel trascorrere del tempo di ognuno, tra doveri, impegni, lavori, passioni, entusiasmi, delusioni, scelte di vita. Partiamo da quando a fine anni Sessanta conoscemmo Gustavo per il suo darsi da fare da insegnante progressista nel mondo della scuola media e per quello politico e istituzionale ormai da socialista di sinistra.. Dotato di forte personalità e di carattere vulcanico, parlava in scioltezza con competenza ed era coraggiosamente battagliero. Si capiva già che su varie questioni culturali e ambientali andava controcorrente e ai poteri forti risultava scomodo. Ma noi - allora militanti del Pdup - lo inquadrammo meglio come novello eretico quando nel settembre 1974 partecipammo con lui e altri ai festeggiamenti per la riscoperta e riabilitazione degli Apostolici di Fra Dolcino e Margherita.. In cima al monte Massaro - sui ruderi dell’antico grande obelisco abbattuto nel 1927 dai clericali fascisti - scoprì il nuovo cippo in pietra, forgiato in Valle Cervo dall’amico scalpellino Pierino Macchetti. Mentre sullo spiano di Bocchetta Margosio di fronte alla magica vista del monte Rosa si svolse la manifestazione a cui partecipò anche Dario Fo e Franca Rame con tanto di pranzo, interventi dal palco e ballo tradizionale a palchetto. In barba ai molteplici denigratori e boicottaggi fu una buona iniziativa che riuscì bene. Lasciando il segno e consolidando anche i nostri rapporti umani di stima reciproca e conoscenza personale che da quella volta continuarono ininterrottamente. Proprio quello fu un avvenimento prezioso che evidenziò in Tavo Burat il principale ispiratore, lo storico raffinato, l’infaticabile coordinatore, il militante politico libertario con venature movimentiste e anarcoidi.

Continuando, rammentiamo quando Tavo - in un febbraio dei primi anni Ottanta - ci portò a Rorà e Angrogna nelle Valli Valdesi a vedere dei falò accesi nel buio della sera e rievocativi la libertà religiosa concessa alla comunità valdese dalle Lettere Patenti emesse nel 1848 dal principe Carlo Alberto. Fu una esperienza suggestiva. Ospitati in un loro ostello a Torre Pellice il giorno dopo ci presentò dei pastori

( Platone - Genre - Tourn ) andando a visitare due chiese e un museo contadino. Pure in quella occasione ci sottolineò che da gnostico - grazie allo studio dei movimenti ereticali e in specie approfondendo la vicenda terrena dei Dolciniani terminata con il martirio - seppure con spirito critico aveva abbracciato la fede cristiana professata dai precursori e riformatori protestanti come Hus, Wyclif, Zwingli, Lutero, Calvino. La sincera tensione ideale nel farci conoscere delle circostanze storiche e alcune realtà realizzate nei secoli dal popolo-chiesa valdese, ci stupì ancora una volta mettendo in luce un altro aspetto della sua poliedrica personalità. Infine, permetteteci di accennare alle innumerevoli prese di posizione, compreso marce e manifestazioni, fatte insieme contro le dighe - il CDA a Biella - per la salvaguardia di ciminiere di antiche fornaci e vecchie cascine di pianura e montagna - per l’umanizzazione delle carceri - contro le guerre e per la pace - per la tutela dei parchi e animali in via di estinzione - per la riscoperta della lingua piemontese - per l’interesse verso i marghè e la civiltà alpina - per garantire diritti speciali alle comunità minoritarie linguistiche e nazionali della comunità europea, come per quelle degli esquimesi o degli indios amazzonici a rischio di sterminio da parte della cosiddetta civiltà moderna - per l’impegno dedicato a ceti popolari, umili e ultimi, e così via. Per cui quante discussioni su queste e altre problematiche! Quante battaglie a esse finalizzate! Gustavo per noi è stato rigoroso maestro e fraterno amico. Un compagno di strada con cui abbiamo discusso e a volte dissentito, ma con il quale molto spesso insieme abbiamo lottato, gioito, pianto, sofferto. Grave è stata la sua perdita, ma meravigliosi i suoi insegnamenti. Che ancora ci serviranno per cercare di cambiare in meglio lo stato di cose presenti.

Piero Delmastro - Aldo e Alberto Fappani


* Pubblicato il 3 -2 - 2010 su

“ Mondocapovolto “ inserto del bisettimanale biellese La Provincia

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