lunedì 10 settembre 2018

Predicazione di domenica 9 settembre 2018 su Galati 5,13-14 in occasione della festa di Fra' Dolcino, a cura di Stanislato Calati

Predicazione tenuta da Stanislato Calati, pastore della Chiesa metodista di Vercelli-Vintebbio, alla Bocchetta di Margosio (Trivero) in occasione della Festa di Fra' Dolcino

Galati 5,13.14

Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri; poiché tutta la legge è adempiuta in quest'unica parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso».


Care sorelle e cari fratelli in Cristo Gesù, cari amici e care amiche qui convenuti per commemorare fra’ Dolcino,
l’Evangelo di Gesù Cristo, ci dice l’apostolo Paolo, è chiamata a libertà, l’Evangelo è, se preferite, un’autentica vocazione alla libertà, intesa nel senso più ampio possibile.
La libertà dell’Evangelo è affrancamento da tutte le sovrastrutture attraverso le quali, in ogni tempo e luogo, si esercita, come sistema, l’oppressione di alcuni ad opera di altri.
La libertà evangelica è appartenere a Dio e impegnare la libertà stessa, che è dono di Dio, nella relazione d’amore con Dio stesso e, come necessaria, irrinunciabile e incontenibile espansione all’esterno, verso il mondo, nel fraterno, amorevole e vicendevole servizio al prossimo.
E non è esperienza che si limiti al Nuovo Testamento.
Il popolo di Israele, liberato dall’Egitto, è invitato a vivere la libertà ricevuta in dono da Dio nel servizio a Dio e nel servizio al prossimo, questo, infatti, è il senso della Legge che, tramite Mosè, viene donata a Israele; Gesù la riassume in amare Dio con tutto sé stesso e amare il prossimo come sé stesso.
Non meno che la libertà, la Legge è dono, che viene ancora ricordato e festeggiato, nell’ebraismo, nel giorno della “gioia della Legge”, in cui si conclude la lettura del Pentateuco e, immediatamente, la si ricomincia.
Se la libertà è un dono, altrettanto grande è il dono della Legge, un manuale per l’uso corretto di quel dono che, appunto, è la libertà.
Un cristiano è un libero signore sopra ogni cosa, e non è sottoposto a nessuno, un cristiano è servo volenteroso in ogni cosa, ed è sottoposto ad ognuno.
Martin Lutero riassume in questa apparente contrapposizione quella che potremmo considerare l’essenza stessa dell’essere cristiani.
La vocazione a libertà è, nello stesso tempo, vocazione al servizio: in Cristo siamo liberati dal peso del doverci guadagnare la nostra giustizia di fronte a Dio, pronti, così, a metterci al servizio degli altri.
Nella storia bimillenaria del Cristianesimo, questa vocazione alla libertà, quando s’è assopita, s’è risvegliata ogni volta con il ritorno alla Scrittura e alla sua centralità per la fede cristiana, proprio come l’erba dei prati, appassita per il caldo e il secco dell’estate, rinverdisce al cadere delle prime piogge di settembre.
I primi martiri cristiani pagarono con la vita la scelta di testimoniare la propria fede di fronte al mondo, sfidando, in nome di Cristo, la repressione dell’autorità civile.
Purtroppo, impostosi il Cristianesimo come religione civile, ufficiale e obbligatoria, i perseguitati divennero presto persecutori.
Il movimento di Valdo, e quello degli Apostolici di Gherardo prima e Dolcino poi, unirono l’idea del ritorno alla fedeltà al Vangelo alla riscoperta della Scrittura e nella scelta della povertà espressero il rifiuto di un sistema politico e religioso, che opprimeva le persone non meno delle coscienze.
Dolcino in modo particolare incarnò la forza liberante ed eversiva dell’Evangelo, che si contrappone alla religione ufficiale, alleata del potere, e spesso potere essa stessa, che schiaccia e punisce chi si ribella in nome della libertà, della giustizia e di una pace autentica.
Secoli dopo John Wesley propose l’Evangelo come via per l’affrancamento dalle disperate condizioni di vita delle masse nell’Inghilterra del XVIII secolo: un percorso che, passando per la riconquista di una dignità personale ed individuale, si risolveva nella lotta per ottenere condizioni di vita e di lavoro più umane.
Giorgio Gaber, in una sua famosa canzone, cantava: La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione …
La libertà, per un cristiano, non può essere vuoto, ma qualcosa da riempire ed impegnare: non è né dev’essere - ammonisce l’apostolo - occasione per vivere secondo la carne, ma per servire l’uno l’altro, secondo il comandamento dell’amore.
Approfondiamo cosa significhi vivere secondo la carne e quali siano le opere della carne.
Vi inviterei subito, care sorelle e cari fratelli, ad allontanare dalla vostra mente l’idea che la carne sia da identificare con il corpo, e che, quindi, le opere della carne siano quelle che sono il prodotto degli istinti che il corpo ha per sua natura, così la sessualità in primo luogo, o i piaceri legati alla corporeità.
Il cristianesimo, e non solo il cattolicesimo, è stato troppo spesso incapace di superare un rapporto con la corporeità che non fosse di negazione o di condanna, se non di repressione.
Carne rappresenta certo la dimensione corporea, ma quando si pensi il corpo come fosse l’unica realtà umana autentica, come se tutto l’essere dell’uomo cominciasse e finisse lì; carne si contrappone a Spirito, quando carne esprime l’incapacità totale di comprendere le cose di Dio, di andare oltre il ristretto orizzonte della vita materiale.
Opere della carne sono la vita stessa dell’uomo, come se essa finisse con la morte, come se, oltre questo orizzonte terrestre e terreno, non vi fosse altro.
Esse non sono in sé male, purché non soffochino la dimensione spirituale dell’uomo e in particolare quella parte di noi che, aspirando all’eternità, cerca una relazione autentica e profonda con quell’Altro da noi che è Dio.
Tra le opere della carne vanno comprese, sorelle e fratelli, amici e amiche cari, quelle che si realizzano come dominio sugli altri, in un sistema oppressivo per il quale l’altro diviene un mezzo, una cosa da usare e gettar via quando non serva più, da eliminare, addirittura, se ci impedisca di realizzare i nostri scopi.
Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà … ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri…
Una fede fatta di sola devozione e pietà, nella quale non trovi posto, concretamente e coerentemente vissuto, il comandamento dell’amore, non è fede, forse è religione, ma è la caricatura di una fede cristiana autentica.
La libertà del cristiano è sì libertà dalla legge, ma non è una libertà senza legge, perché, se non è la giustizia delle opere, ma quella della fede che salva, non è, per questo, che le opere siano senza valore o senza importanza.
La visione protestante è spesso stata accusata, per ignoranza o colpevole malafede, di predicare, sostenendo la salvezza per grazia mediante la fede, l’inutilità delle opere.
John Wesley ribatteva con queste parole: Così sarebbe davvero, se parlassimo, come certuni fanno, d'una fede che fosse staccata dalle buone opere; ma la fede della quale parliamo noi non è tale, anzi è produttrice di tutte le buone opere e d'ogni santità.
Siamo da subito giusti, per la fede, agli occhi di Dio, ma rendere la nostra vita, il nostro modo di essere e il nostro modo di pensare coerenti con quella fede è un compito impegnativo, da svolgere lungo tutta un’esistenza, quale grata risposta all’amore di Dio per noi, un amore per il prossimo che opera per la giustizia, per la difesa dei valori d’umanità e solidarietà, sempre cercando e trovando nel dettato evangelico la bussola con cui orientarsi.
Particolarmente in questi tempi di buio, chiusura ed egoismo diffusi, la nostra presenza qui ha un significato ed un valore di memoria e testimonianza importante, che vorrei riassumere, citando l’ultima quartina delle “Rime in versetti dolciniani” di Aldo Fappani, presidente del Centro Studi fra’ Dolcino:
Per cui anche noi siamo qui per ricordare, invocare, rivendicare,
in comunione con coloro che quelle gesta hanno voluto imitare
nei precedenti secoli e ai nostri tempi al di qua e al di là del mare:
fratellanza, giustizia, solidarietà, sacri valori sempre da rinnovare.
AMEN

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