La
passione secondo… Pietro
Oggi
vogliamo ripercorrere la storia della Passione di Gesù mettendoci
nei panni di uno dei protagonisti di questa storia, Pietro. Questa
mattina diventiamo tutti quanti un po’ Pietro. Pietro, come sapete
è uno dei primi discepoli che Gesù ha chiamato a seguirlo, è un
discepolo importante, perché spesso è lui che parla a nome di tutti
gli altri.
È
un discepolo, come vedremo, umano, con i suoi alti e i suoi bassi,
con i suoi entusiasmi e le sue paure. Proprio come noi. Per questo
vogliamo rileggere alcuni episodi della passione e della pasqua
attraverso i suoi occhi.
Marco
8, 27-30:
Pietro
ha capito chi è Gesù
27
Poi Gesù se ne andò, con i suoi discepoli, verso i villaggi di
Cesarea di Filippo; strada facendo, domandò ai suoi discepoli: «Chi
dice la gente che io sia?» 28
Essi risposero: «Alcuni, Giovanni il battista; altri, Elia, e altri,
uno dei profeti». 29
Egli domandò loro: «E voi, chi dite che io sia?» E Pietro gli
rispose: «Tu sei il Cristo». 30
Ed egli ordinò loro di non parlare di lui a nessuno.
Il
grosso tema del vangelo di Marco è: chi è Gesù? Qui Gesù chiede
ai discepoli che cosa la gente dica di lui e poi chiede a loro: «E
voi, chi dite che io sia?». Cioè: chi sono io, secondo voi?
Pietro
risponde prontamente, senza alcun dubbio: tu sei il Cristo. Cioè il
Messia, il liberatore che Israele aspettava da molto tempo e che i
profeti avevano annunciato. La risposta di Pietro, quindi, è quella
giusta: è vero, Gesù è il Messia. Ma è sufficiente dire “Messia”?
Marco
8, 31-33:
Ma
ha capito davvero?
31 Poi cominciò a insegnare loro che era necessario che il Figlio dell'uomo soffrisse molte cose, fosse respinto dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, e fosse ucciso e dopo tre giorni risuscitasse. 32 Diceva queste cose apertamente. Pietro lo prese da parte e cominciò a rimproverarlo. 33 Ma Gesù si voltò e, guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro dicendo: «Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».
31 Poi cominciò a insegnare loro che era necessario che il Figlio dell'uomo soffrisse molte cose, fosse respinto dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, e fosse ucciso e dopo tre giorni risuscitasse. 32 Diceva queste cose apertamente. Pietro lo prese da parte e cominciò a rimproverarlo. 33 Ma Gesù si voltò e, guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro dicendo: «Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».
Appena
Gesù dice che tipo di messia sarà, appena dice che cosa gli
accadrà, cioè che deve essere respinto dai capi del suo popolo che
lo metteranno a morte, e che poi risorgerà, Pietro lo rimprovera: il
testo non ci dice che cosa Pietro abbia detto a Gesù, ci dice solo
che lo rimprovera. Pietro non vuole che a Gesù accada qualcosa di
male, non vuole che muoia.
Gesù,
secondo Pietro, deve essere un messia trionfante, glorioso, non uno
che viene respinto! Gesù lo rimprovera duramente: Pietro non ha il
senso delle cose di Dio, cioè ragiona in modo troppo umano,
esclusivamente umano.
Ecco
il primo tratto molto umano di Pietro: vuole decidere lui che cosa
Gesù deve fare, vuole decidere lui che cosa il messia deve fare,
cioè che cosa Dio deve fare. Anche noi siamo un po’ così….
Marco
14,26-31: l’annuncio del rinnegamento di Pietro
26
Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli
Ulivi.
27 Gesù disse loro: «Voi tutti sarete scandalizzati perché è scritto: "Io percoterò il pastore e le pecore saranno disperse". 28 Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea». 29 Allora Pietro gli disse: «Quand'anche tutti fossero scandalizzati, io però non lo sarò!» 30 Gesù gli disse: «In verità ti dico che tu, oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo abbia cantato due volte, mi rinnegherai tre volte». 31 Ma egli diceva più fermamente ancora: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
27 Gesù disse loro: «Voi tutti sarete scandalizzati perché è scritto: "Io percoterò il pastore e le pecore saranno disperse". 28 Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea». 29 Allora Pietro gli disse: «Quand'anche tutti fossero scandalizzati, io però non lo sarò!» 30 Gesù gli disse: «In verità ti dico che tu, oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo abbia cantato due volte, mi rinnegherai tre volte». 31 Ma egli diceva più fermamente ancora: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
Gesù
dice che tutti saranno scandalizzati. Che cosa vuol dire
scandalizzati? Qui questa parola ha un significato ben preciso, un
po’ diverso da quello che usiamo di solito: vuol dire “inciampare”.
Gesù vuol dire che i discepoli inciamperanno, cioè che la loro fede
inciamperà in un ostacolo molto grosso; questo ostacolo è la croce,
è quello che Gesù subirà nella sua passione.
Ma
Pietro è
molto sicuro di sé, si
sente forte, non ha paura. Gesù parla di quello
che lo aspetta e del fatto che i discepoli fuggiranno: è scritto:
“Io percoterò il pastore e le pecore del gregge saranno
disperse”.
Qui
Pietro arriva a dire a Gesù: io sono disposto persino a morire
insieme a te, se è necessario.
Pietro
si sente un eroe, vuole bene a Gesù e vorrebbe stare con lui fino
alla fine, qualunque cosa accada. Anche noi a volte ci sentiamo forti
e ci sembra di non avere paura di nulla.
Ce
la farà, Pietro? Intanto Gesù va in un giardino a pregare e la sua
preghiera è molto angosciata, perché lui, invece, ha paura.
Marco
14,32-42: Nel Getsemani
32
Poi giunsero in un podere detto Getsemani, ed egli disse ai suoi
discepoli: «Sedete qui finché io abbia pregato». 33
Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, Giovanni e cominciò a essere
spaventato e angosciato. 34
E disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale;
rimanete qui e vegliate». 35
Andato un po' più avanti, si gettò a terra; e pregava che, se fosse
possibile, quell'ora passasse oltre da lui. 36
Diceva: «Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me
questo calice! Però, non quello che io voglio, ma quello che tu
vuoi». 37
Poi venne, li trovò che dormivano e disse a Pietro: «Simone! Dormi?
Non sei stato capace di vegliare un'ora sola? 38
Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione; lo spirito è
pronto, ma la carne è debole». 39
Di nuovo andò e pregò, dicendo le medesime parole. 40
E, tornato di nuovo, li trovò che dormivano perché gli occhi loro
erano appesantiti; e non sapevano che rispondergli. 41
Venne la terza volta e disse loro: «Dormite pure, ormai, e
riposatevi! Basta! L'ora è venuta: ecco, il Figlio dell'uomo è
consegnato nelle mani dei peccatori. 42
Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino».
Gesù
chiede proprio a Pietro e ad altri due discepoli - Giacomo e Giovanni
- di accompagnarlo e di pregare con lui. Ma loro si addormentano.
Insomma: poco prima Pietro aveva detto di essere disposto a morire
per Gesù e ora non riesce nemmeno a stare sveglio…
Il
sonno è simbolo di stanchezza, ma anche di distanza: Pietro - e gli
altri due – non riesce a stare con Gesù…
Simbolo:
discepoli dormono
Marco
14,43-50:
l’arresto
43
In quell'istante, mentre Gesù parlava ancora, arrivò Giuda, uno dei
dodici, e insieme a lui una folla con spade e bastoni, inviata da
parte dei capi dei sacerdoti, degli scribi e degli anziani. 44 Colui
che lo tradiva aveva dato loro un segnale, dicendo: «Quello che
bacerò, è lui; pigliatelo e portatelo via sicuramente». 45 Appena
giunse, subito si accostò a lui e disse: «Rabbì!» e lo baciò. 46
Allora quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono.
47 Ma uno di quelli che erano lì presenti, tratta la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio.
48 Gesù, rivolto a loro, disse: «Siete usciti con spade e bastoni come per prendere un brigante. 49 Ogni giorno ero in mezzo a voi insegnando nel tempio e voi non mi avete preso; ma questo è avvenuto affinché le Scritture fossero adempiute». 50 Allora tutti, lasciatolo, se ne fuggirono.
47 Ma uno di quelli che erano lì presenti, tratta la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio.
48 Gesù, rivolto a loro, disse: «Siete usciti con spade e bastoni come per prendere un brigante. 49 Ogni giorno ero in mezzo a voi insegnando nel tempio e voi non mi avete preso; ma questo è avvenuto affinché le Scritture fossero adempiute». 50 Allora tutti, lasciatolo, se ne fuggirono.
Vengono
armati a prendere Gesù. Giuda lo bacia come i discepoli usavano
baciare i loro maestri. Solo che questa volta il bacio era un
segnale: “quello che bacerò è lui pigliatelo”, aveva detto
Giuda ai soldati. I soldati mettono le mani addosso a Gesù e uno dei
discepoli cerca di difendere Gesù tirando fuori la spada e tagliando
l'orecchio del servo del sommo sacerdote.
Il
vangelo di Marco non ci dice chi è, ma il vangelo di Giovanni sì:
Giovanni
18,10-11
10
Allora
Simon Pietro, che aveva una spada, la prese e colpì il servo del
sommo sacerdote, recidendogli l'orecchio destro. Quel servo si
chiamava Malco. 11
Ma Gesù
disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero; non berrò forse il
calice che il Padre mi ha dato?»
(Giov. 18,10-11).
Pietro
vuole difendere Gesù e per farlo usa persino le armi! Pietro vuol
fare l’eroe!
Ma
Gesù lo rimprovera: deve bere il calice che il Padre gli dà, cioè
deve affrontare la sua passione, non c’è altra via. Bisogna andare
avanti.
Pietro,
di nuovo, non aveva capito, pensava di potere lui aiutare Gesù.
Pensava di potere salvare Gesù.
Simbolo:
spada
La
spada ci
ricorda il
nostro orgoglio e ci ricorda che
la violenza non porta da nessuna parte e che Gesù non ha voluto la
violenza. E ci ricorda anche che qualche
volta non capiamo ciò che Dio vuole dirci e facciamo esattamente il
contrario di quello che lui vorrebbe.
Marco
14,66-72:
il
rinnegamento
66
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle serve del sommo
sacerdote; 67
e, veduto Pietro che si scaldava, lo guardò bene in viso e disse:
«Anche tu eri con Gesù Nazareno». 68
Ma egli negò dicendo: «Non so, né capisco quello che tu dici».
Poi andò fuori nell'atrio e il gallo cantò. 69
La serva, vedutolo, cominciò di nuovo a dire ai presenti: «Costui è
uno di quelli». Ma lui lo negò di nuovo. 70
E ancora, poco dopo, coloro che erano lì dicevano a Pietro:
«Certamente tu sei uno di quelli, anche perché sei Galileo». 71
Ma egli prese a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo di
cui parlate». 72
E subito, per la seconda volta, il gallo cantò. Allora Pietro si
ricordò della parola che Gesù gli aveva detta: «Prima che il gallo
abbia cantato due volte, tu mi rinnegherai tre volte». E si
abbandonò al pianto.
Gesù
viene portato dal sommo sacerdote e dagli anziani che lo interrogano.
Pietro lo segue di nascosto, non vuole abbandonarlo. Ma una
donna lo
riconosce: “anche
tu eri con lui”. E qui Pietro ha paura: “non so che cosa dici”;
e
intanto il gallo canta.
Ma
la donna insiste: “è
uno di quelli”,
cioè
uno dei discepoli di Gesù.
Pietro
nega. Altri cominciano a dire: «Certamente tu sei
uno di quelli»
e
Pietro
risponde:
“Non conosco
quell’uomo di
cui parlate!”.
Il
Gallo canta per la seconda volta.
Pietro
si ricorda delle parole di Gesù: prima che il gallo abbia cantato
due volte, tu mi rinnegherai tre volte”.
Eccolo
qui, il Pietro coraggioso, quello che voleva morire con Gesù, quello
che voleva difenderlo con la spada, arriva a dire che nemmeno lo
conosce e per ben tre volte! Pietro si rende conto di quello che ha
fatto e piange.
Pietro
è triste ed è deluso da se stesso. Ha fatto tutto il contrario di
quello che avrebbe voluto fare. Voleva essere forte è stato debole,
voleva essere coraggioso ed ha avuto paura, voleva aiutare Gesù e
per salvarsi ha detto che nemmeno lo conosceva…
Simboli:
gallo e lacrime
Anche
a noi capita a volte di non esser come vorremmo essere, o anzi
addirittura di fare il contrario di quello che vorremmo fare.
Vorremmo essere pronti, coraggiosi, generosi, attenti agli altri e
invece a volte siamo stanchi, sospettosi, sfiduciati, indifferenti...
anche
a noi capita di essere delusi da noi stessi, di essere colpevoli...
vogliamo
esprimere tutto questo in una
preghiera di
Confessione di peccato
Marco
15,21-27: crocifissione
21
Costrinsero a portare la croce di lui un certo Simone di Cirene,
padre di Alessandro e di Rufo, che passava di là, tornando dai
campi. 22
E condussero Gesù al luogo detto Golgota che, tradotto, vuol dire
«luogo del teschio». 23
Gli diedero da bere del vino mescolato con mirra; ma non ne prese.
24 Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirandole a sorte per sapere quello che ciascuno dovesse prendere. 25 Era l'ora terza quando lo crocifissero.
26 L'iscrizione indicante il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei.
27 Con lui crocifissero due ladroni, uno alla sua destra e l'altro alla sua sinistra.
24 Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirandole a sorte per sapere quello che ciascuno dovesse prendere. 25 Era l'ora terza quando lo crocifissero.
26 L'iscrizione indicante il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei.
27 Con lui crocifissero due ladroni, uno alla sua destra e l'altro alla sua sinistra.
La
morte – e la resurrezione, ovviamente – di Gesù sono uno
spartiacque. Tutto quello che Gesù aveva detto accade. Egli soffre,
viene maltrattato e insultato e poi crocifisso.
Il
terzo giorno risorgerà, ma per ora ci fermiamo un istante davanti
alla croce, che rappresenta il rifiuto che noi umani opponiamo spesso
a Gesù.
simbolo:
croce
Giovanni
21,1-6.9-14: la pesca miracolosa
1
Dopo queste cose, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli presso il
mare di Tiberiade; e si manifestò in questa maniera. 2
Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i
figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli erano insieme. 3
Simon Pietro disse loro: «Vado a pescare». Essi gli dissero:
«Veniamo anche noi con te». Uscirono e salirono sulla barca; e
quella notte non presero nulla. 4
Quando già era mattina, Gesù si presentò sulla riva; i discepoli
però non sapevano che era Gesù. 5
Allora Gesù disse loro: «Figlioli, avete del pesce?» Gli
risposero: «No». 6
Ed egli disse loro: «Gettate la rete dal lato destro della barca e
ne troverete». Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla
su per il gran numero di pesci. […]
9 Appena scesero a terra, videro là della brace e del pesce messovi su, e del pane. 10 Gesù disse loro: «Portate qua dei pesci che avete preso ora». 11 Simon Pietro allora salì sulla barca e tirò a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci; e benché ce ne fossero tanti, la rete non si strappò. 12 Gesù disse loro: «Venite a fare colazione». E nessuno dei discepoli osava chiedergli: «Chi sei?» Sapendo che era il Signore. 13 Gesù venne, prese il pane e lo diede loro; e così anche il pesce.
14 Questa era già la terza volta che Gesù si manifestava ai suoi discepoli, dopo esser risuscitato dai morti.
Pietro
e gli altri discepoli sono tornati a fare quello che facevano prima,
sono tornati al loro lavoro di pescatori. Pietro e gli altri vanno a
pescare di notte, perché di notte i pesci abboccano di più e i
pescatori andavano (e ancora oggi vanno) di notte a pescare. Ma
quella notte non prende nulla. È già mattina quando incontrano
Gesù, lo vedono a riva mentre se ne tornano con le reti vuote.
Incontrano
Gesù ma non lo riconoscono. Gesù dice loro di tornare a pescare:
“Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete” e
essi seguono il suo consiglio, anche se non hanno ancora capito che è
lui.
E
questa volta pescano un sacco di pesci al punto che “non potevano
più tirarla su per il gran numero di pesci”.
Uno
per volta cominciano a capire che quell’uomo che li ha rimandati al
largo a pescare è Gesù e lui li invita a fare colazione con lui.
Siamo
tornati al punto di partenza, ma questa volta è Gesù risorto che è
lì con loro a mangiare il pesce. E Gesù compie qui due miracoli: il
primo è che i discepoli tornano a pescare dopo una notte in cui non
hanno preso nulla, niente di niente. Il secondo miracolo è che
questa la pesca è molto abbondante.
Ma
senza il primo miracolo, non sarebbe successo nemmeno il secondo, se
i discepoli non forse tornati a pescare non avrebbero preso quei 153
pesci.
La
presenza di Gesù risorto ci
aiuta a non rassegnarci
davanti ai fallimenti, ci
spinge a ricominciare, a gettare di nuovo le reti. Per ricordarci di
questo mettiamo qui davanti a noi un pesce.
simbolo:
pesce
Giovanni
21,15-19: Gesù
e Pietro
15 Quand'ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami più di questi?» Egli rispose: «Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo, una seconda volta: «Simone di Giovanni, mi ami?» Egli rispose: «Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pastura le mie pecore». 17 Gli disse la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?» Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: «Mi vuoi bene?» E gli rispose: «Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore. 18 In verità, in verità ti dico che quand'eri più giovane, ti cingevi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani e un altro ti cingerà e ti condurrà dove non vorresti». 19 Disse questo per indicare con quale morte avrebbe glorificato Dio. E, dopo aver parlato così, gli disse: «Seguimi».
15 Quand'ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami più di questi?» Egli rispose: «Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo, una seconda volta: «Simone di Giovanni, mi ami?» Egli rispose: «Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pastura le mie pecore». 17 Gli disse la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?» Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: «Mi vuoi bene?» E gli rispose: «Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore. 18 In verità, in verità ti dico che quand'eri più giovane, ti cingevi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani e un altro ti cingerà e ti condurrà dove non vorresti». 19 Disse questo per indicare con quale morte avrebbe glorificato Dio. E, dopo aver parlato così, gli disse: «Seguimi».
Per
tre volte Gesù chiede a Pietro se lo ami e per te volte Pietro
risponde di sì, anche se l’ultima volta è un po’ triste perché
si chiede perché Gesù continui a chiedergli la stessa cosa…
Tre
volte Pietro aveva rinnegato Gesù, tre volte Gesù gli chiede se lo
ama. Anche se Gesù non lo dice chiaramente, questa triplice domanda
di Gesù e risposta di Pietro forse servono per superare l’episodio
del rinnegamento.
Gesù
non lo rimprovera, non lo condanna, non lo caccia via, gli chiede
semplicemente se gli voglia bene.
E
ogni volta che Pietro risponde di sì, Gesù gli dice: “pasci le
mie pecore” o “i miei agnelli”. Gesù dà a Pietro un compito,
il compito di pastore delle sue pecore, cioè dei discepoli. Quel
Pietro così inaffidabile e così pauroso, quel Pietro che si voleva
morire con Gesù e poi nega addirittura di conoscerlo, quel Pietro ha
il compito di pascere le pecore di Gesù.
Il
Signore chiede anche a noi se lo amiamo e se rispondiamo di sì, ha
un compito anche per noi.
Gesù
non ci chiede di essere perfetti, sa che come Pietro non posiamo
esserlo e che come Pietro siamo pieni di contraddizioni.
Ci
pone però ogni giorno una domanda, se l'amiamo, cioè se vogliamo
seguirlo e fidarci di lui.
E
ci chiede ogni giorno di gettar le nostre reti, anche se lo abbiamo
già fatto, anche se siamo tornati a mani vuote.
Pietro
è arrivato fin qui, a incontrare il risorto, nonostante e attraverso
tutte le sue contraddizioni.
A
lui – e a noi – Gesù chiede di amarlo, di fidarsi e di gettare
le reti laddove lui vuole, e ricominciare così sempre di nuovo.
Nessun commento:
Posta un commento