giovedì 11 aprile 2019

Predicazione di domenica 7 aprile 2019 - Culto con Scuola Domenicale: La Passione secondo... Pietro

La passione secondo… Pietro


Oggi vogliamo ripercorrere la storia della Passione di Gesù mettendoci nei panni di uno dei protagonisti di questa storia, Pietro. Questa mattina diventiamo tutti quanti un po’ Pietro. Pietro, come sapete è uno dei primi discepoli che Gesù ha chiamato a seguirlo, è un discepolo importante, perché spesso è lui che parla a nome di tutti gli altri.
È un discepolo, come vedremo, umano, con i suoi alti e i suoi bassi, con i suoi entusiasmi e le sue paure. Proprio come noi. Per questo vogliamo rileggere alcuni episodi della passione e della pasqua attraverso i suoi occhi.


Marco 8, 27-30: Pietro ha capito chi è Gesù
27 Poi Gesù se ne andò, con i suoi discepoli, verso i villaggi di Cesarea di Filippo; strada facendo, domandò ai suoi discepoli: «Chi dice la gente che io sia?» 28 Essi risposero: «Alcuni, Giovanni il battista; altri, Elia, e altri, uno dei profeti». 29 Egli domandò loro: «E voi, chi dite che io sia?» E Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30 Ed egli ordinò loro di non parlare di lui a nessuno.

Il grosso tema del vangelo di Marco è: chi è Gesù? Qui Gesù chiede ai discepoli che cosa la gente dica di lui e poi chiede a loro: «E voi, chi dite che io sia?». Cioè: chi sono io, secondo voi?
Pietro risponde prontamente, senza alcun dubbio: tu sei il Cristo. Cioè il Messia, il liberatore che Israele aspettava da molto tempo e che i profeti avevano annunciato. La risposta di Pietro, quindi, è quella giusta: è vero, Gesù è il Messia. Ma è sufficiente dire “Messia”?


Marco 8, 31-33: Ma ha capito davvero?
31 Poi cominciò a insegnare loro che era necessario che il Figlio dell'uomo soffrisse molte cose, fosse respinto dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, e fosse ucciso e dopo tre giorni risuscitasse. 32 Diceva queste cose apertamente. Pietro lo prese da parte e cominciò a rimproverarlo. 33 Ma Gesù si voltò e, guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro dicendo: «Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».

Appena Gesù dice che tipo di messia sarà, appena dice che cosa gli accadrà, cioè che deve essere respinto dai capi del suo popolo che lo metteranno a morte, e che poi risorgerà, Pietro lo rimprovera: il testo non ci dice che cosa Pietro abbia detto a Gesù, ci dice solo che lo rimprovera. Pietro non vuole che a Gesù accada qualcosa di male, non vuole che muoia.
Gesù, secondo Pietro, deve essere un messia trionfante, glorioso, non uno che viene respinto! Gesù lo rimprovera duramente: Pietro non ha il senso delle cose di Dio, cioè ragiona in modo troppo umano, esclusivamente umano.
Ecco il primo tratto molto umano di Pietro: vuole decidere lui che cosa Gesù deve fare, vuole decidere lui che cosa il messia deve fare, cioè che cosa Dio deve fare. Anche noi siamo un po’ così….


Marco 14,26-31: l’annuncio del rinnegamento di Pietro
26 Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi.
27 Gesù disse loro: «Voi tutti sarete scandalizzati perché è scritto: "Io percoterò il pastore e le pecore saranno disperse". 28 Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea». 29 Allora Pietro gli disse: «Quand'anche tutti fossero scandalizzati, io però non lo sarò!» 30 Gesù gli disse: «In verità ti dico che tu, oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo abbia cantato due volte, mi rinnegherai tre volte». 31 Ma egli diceva più fermamente ancora: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.


Gesù dice che tutti saranno scandalizzati. Che cosa vuol dire scandalizzati? Qui questa parola ha un significato ben preciso, un po’ diverso da quello che usiamo di solito: vuol dire “inciampare”. Gesù vuol dire che i discepoli inciamperanno, cioè che la loro fede inciamperà in un ostacolo molto grosso; questo ostacolo è la croce, è quello che Gesù subirà nella sua passione.
Ma Pietro è molto sicuro di sé, si sente forte, non ha paura. Gesù parla di quello che lo aspetta e del fatto che i discepoli fuggiranno: è scritto: “Io percoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse”.
Qui Pietro arriva a dire a Gesù: io sono disposto persino a morire insieme a te, se è necessario.
Pietro si sente un eroe, vuole bene a Gesù e vorrebbe stare con lui fino alla fine, qualunque cosa accada. Anche noi a volte ci sentiamo forti e ci sembra di non avere paura di nulla.
Ce la farà, Pietro? Intanto Gesù va in un giardino a pregare e la sua preghiera è molto angosciata, perché lui, invece, ha paura.


Marco 14,32-42: Nel Getsemani
32 Poi giunsero in un podere detto Getsemani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedete qui finché io abbia pregato». 33 Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, Giovanni e cominciò a essere spaventato e angosciato. 34 E disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate». 35 Andato un po' più avanti, si gettò a terra; e pregava che, se fosse possibile, quell'ora passasse oltre da lui. 36 Diceva: «Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi». 37 Poi venne, li trovò che dormivano e disse a Pietro: «Simone! Dormi? Non sei stato capace di vegliare un'ora sola? 38 Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39 Di nuovo andò e pregò, dicendo le medesime parole. 40 E, tornato di nuovo, li trovò che dormivano perché gli occhi loro erano appesantiti; e non sapevano che rispondergli. 41 Venne la terza volta e disse loro: «Dormite pure, ormai, e riposatevi! Basta! L'ora è venuta: ecco, il Figlio dell'uomo è consegnato nelle mani dei peccatori. 42 Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino».


Gesù chiede proprio a Pietro e ad altri due discepoli - Giacomo e Giovanni - di accompagnarlo e di pregare con lui. Ma loro si addormentano. Insomma: poco prima Pietro aveva detto di essere disposto a morire per Gesù e ora non riesce nemmeno a stare sveglio…


Il sonno è simbolo di stanchezza, ma anche di distanza: Pietro - e gli altri due – non riesce a stare con Gesù…


Simbolo: discepoli dormono


Marco 14,43-50: l’arresto
43 In quell'istante, mentre Gesù parlava ancora, arrivò Giuda, uno dei dodici, e insieme a lui una folla con spade e bastoni, inviata da parte dei capi dei sacerdoti, degli scribi e degli anziani. 44 Colui che lo tradiva aveva dato loro un segnale, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; pigliatelo e portatelo via sicuramente». 45 Appena giunse, subito si accostò a lui e disse: «Rabbì!» e lo baciò. 46 Allora quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono.
47 Ma uno di quelli che erano lì presenti, tratta la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio.
48 Gesù, rivolto a loro, disse: «Siete usciti con spade e bastoni come per prendere un brigante. 49 Ogni giorno ero in mezzo a voi insegnando nel tempio e voi non mi avete preso; ma questo è avvenuto affinché le Scritture fossero adempiute». 50 Allora tutti, lasciatolo, se ne fuggirono.
Vengono armati a prendere Gesù. Giuda lo bacia come i discepoli usavano baciare i loro maestri. Solo che questa volta il bacio era un segnale: “quello che bacerò è lui pigliatelo”, aveva detto Giuda ai soldati. I soldati mettono le mani addosso a Gesù e uno dei discepoli cerca di difendere Gesù tirando fuori la spada e tagliando l'orecchio del servo del sommo sacerdote.
Il vangelo di Marco non ci dice chi è, ma il vangelo di Giovanni sì:


Giovanni 18,10-11
10 Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la prese e colpì il servo del sommo sacerdote, recidendogli l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11 Ma Gesù disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero; non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?» (Giov. 18,10-11).


Pietro vuole difendere Gesù e per farlo usa persino le armi! Pietro vuol fare l’eroe!
Ma Gesù lo rimprovera: deve bere il calice che il Padre gli dà, cioè deve affrontare la sua passione, non c’è altra via. Bisogna andare avanti.
Pietro, di nuovo, non aveva capito, pensava di potere lui aiutare Gesù. Pensava di potere salvare Gesù.


Simbolo: spada


La spada ci ricorda il nostro orgoglio e ci ricorda che la violenza non porta da nessuna parte e che Gesù non ha voluto la violenza. E ci ricorda anche che qualche volta non capiamo ciò che Dio vuole dirci e facciamo esattamente il contrario di quello che lui vorrebbe.


Marco 14,66-72: il rinnegamento
66 Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle serve del sommo sacerdote; 67 e, veduto Pietro che si scaldava, lo guardò bene in viso e disse: «Anche tu eri con Gesù Nazareno». 68 Ma egli negò dicendo: «Non so, né capisco quello che tu dici». Poi andò fuori nell'atrio e il gallo cantò. 69 La serva, vedutolo, cominciò di nuovo a dire ai presenti: «Costui è uno di quelli». Ma lui lo negò di nuovo. 70 E ancora, poco dopo, coloro che erano lì dicevano a Pietro: «Certamente tu sei uno di quelli, anche perché sei Galileo». 71 Ma egli prese a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo di cui parlate». 72 E subito, per la seconda volta, il gallo cantò. Allora Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detta: «Prima che il gallo abbia cantato due volte, tu mi rinnegherai tre volte». E si abbandonò al pianto.
Gesù viene portato dal sommo sacerdote e dagli anziani che lo interrogano. Pietro lo segue di nascosto, non vuole abbandonarlo. Ma una donna lo riconosce: “anche tu eri con lui”. E qui Pietro ha paura: “non so che cosa dici”; e intanto il gallo canta.
Ma la donna insiste: è uno di quelli”, cioè uno dei discepoli di Gesù. Pietro nega. Altri cominciano a dire: «Certamente tu sei uno di quelli» e Pietro risponde: “Non conosco quell’uomo di cui parlate!”.
Il Gallo canta per la seconda volta.
Pietro si ricorda delle parole di Gesù: prima che il gallo abbia cantato due volte, tu mi rinnegherai tre volte”.
Eccolo qui, il Pietro coraggioso, quello che voleva morire con Gesù, quello che voleva difenderlo con la spada, arriva a dire che nemmeno lo conosce e per ben tre volte! Pietro si rende conto di quello che ha fatto e piange.
Pietro è triste ed è deluso da se stesso. Ha fatto tutto il contrario di quello che avrebbe voluto fare. Voleva essere forte è stato debole, voleva essere coraggioso ed ha avuto paura, voleva aiutare Gesù e per salvarsi ha detto che nemmeno lo conosceva…


Simboli: gallo e lacrime


Anche a noi capita a volte di non esser come vorremmo essere, o anzi addirittura di fare il contrario di quello che vorremmo fare. Vorremmo essere pronti, coraggiosi, generosi, attenti agli altri e invece a volte siamo stanchi, sospettosi, sfiduciati, indifferenti...
anche a noi capita di essere delusi da noi stessi, di essere colpevoli...
vogliamo esprimere tutto questo in una preghiera di Confessione di peccato


Marco 15,21-27: crocifissione
21 Costrinsero a portare la croce di lui un certo Simone di Cirene, padre di Alessandro e di Rufo, che passava di là, tornando dai campi. 22 E condussero Gesù al luogo detto Golgota che, tradotto, vuol dire «luogo del teschio». 23 Gli diedero da bere del vino mescolato con mirra; ma non ne prese.
24 Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirandole a sorte per sapere quello che ciascuno dovesse prendere. 25 Era l'ora terza quando lo crocifissero.
26 L'iscrizione indicante il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei.
27 Con lui crocifissero due ladroni, uno alla sua destra e l'altro alla sua sinistra.
La morte – e la resurrezione, ovviamente – di Gesù sono uno spartiacque. Tutto quello che Gesù aveva detto accade. Egli soffre, viene maltrattato e insultato e poi crocifisso.
Il terzo giorno risorgerà, ma per ora ci fermiamo un istante davanti alla croce, che rappresenta il rifiuto che noi umani opponiamo spesso a Gesù.


simbolo: croce


Giovanni 21,1-6.9-14: la pesca miracolosa
1 Dopo queste cose, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli presso il mare di Tiberiade; e si manifestò in questa maniera. 2 Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli erano insieme. 3 Simon Pietro disse loro: «Vado a pescare». Essi gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Uscirono e salirono sulla barca; e quella notte non presero nulla. 4 Quando già era mattina, Gesù si presentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che era Gesù. 5 Allora Gesù disse loro: «Figlioli, avete del pesce?» Gli risposero: «No». 6 Ed egli disse loro: «Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete». Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci. […]

9 Appena scesero a terra, videro là della brace e del pesce messovi su, e del pane. 10 Gesù disse loro: «Portate qua dei pesci che avete preso ora». 11 Simon Pietro allora salì sulla barca e tirò a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci; e benché ce ne fossero tanti, la rete non si strappò. 12 Gesù disse loro: «Venite a fare colazione». E nessuno dei discepoli osava chiedergli: «Chi sei?» Sapendo che era il Signore. 13 Gesù venne, prese il pane e lo diede loro; e così anche il pesce.
14 Questa era già la terza volta che Gesù si manifestava ai suoi discepoli, dopo esser risuscitato dai morti.


Pietro e gli altri discepoli sono tornati a fare quello che facevano prima, sono tornati al loro lavoro di pescatori. Pietro e gli altri vanno a pescare di notte, perché di notte i pesci abboccano di più e i pescatori andavano (e ancora oggi vanno) di notte a pescare. Ma quella notte non prende nulla. È già mattina quando incontrano Gesù, lo vedono a riva mentre se ne tornano con le reti vuote.
Incontrano Gesù ma non lo riconoscono. Gesù dice loro di tornare a pescare: “Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete” e essi seguono il suo consiglio, anche se non hanno ancora capito che è lui.
E questa volta pescano un sacco di pesci al punto che “non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci”.
Uno per volta cominciano a capire che quell’uomo che li ha rimandati al largo a pescare è Gesù e lui li invita a fare colazione con lui.
Siamo tornati al punto di partenza, ma questa volta è Gesù risorto che è lì con loro a mangiare il pesce. E Gesù compie qui due miracoli: il primo è che i discepoli tornano a pescare dopo una notte in cui non hanno preso nulla, niente di niente. Il secondo miracolo è che questa la pesca è molto abbondante.
Ma senza il primo miracolo, non sarebbe successo nemmeno il secondo, se i discepoli non forse tornati a pescare non avrebbero preso quei 153 pesci.
La presenza di Gesù risorto ci aiuta a non rassegnarci davanti ai fallimenti, ci spinge a ricominciare, a gettare di nuovo le reti. Per ricordarci di questo mettiamo qui davanti a noi un pesce.


simbolo: pesce


Giovanni 21,15-19: Gesù e Pietro

15 Quand'ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami più di questi?» Egli rispose: «Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo, una seconda volta: «Simone di Giovanni, mi ami?» Egli rispose: «Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pastura le mie pecore». 17 Gli disse la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?» Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: «Mi vuoi bene?» E gli rispose: «Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore. 18 In verità, in verità ti dico che quand'eri più giovane, ti cingevi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani e un altro ti cingerà e ti condurrà dove non vorresti». 19 Disse questo per indicare con quale morte avrebbe glorificato Dio. E, dopo aver parlato così, gli disse: «Seguimi».


Per tre volte Gesù chiede a Pietro se lo ami e per te volte Pietro risponde di sì, anche se l’ultima volta è un po’ triste perché si chiede perché Gesù continui a chiedergli la stessa cosa…
Tre volte Pietro aveva rinnegato Gesù, tre volte Gesù gli chiede se lo ama. Anche se Gesù non lo dice chiaramente, questa triplice domanda di Gesù e risposta di Pietro forse servono per superare l’episodio del rinnegamento.
Gesù non lo rimprovera, non lo condanna, non lo caccia via, gli chiede semplicemente se gli voglia bene.
E ogni volta che Pietro risponde di sì, Gesù gli dice: “pasci le mie pecore” o “i miei agnelli”. Gesù dà a Pietro un compito, il compito di pastore delle sue pecore, cioè dei discepoli. Quel Pietro così inaffidabile e così pauroso, quel Pietro che si voleva morire con Gesù e poi nega addirittura di conoscerlo, quel Pietro ha il compito di pascere le pecore di Gesù.
Il Signore chiede anche a noi se lo amiamo e se rispondiamo di sì, ha un compito anche per noi.


Gesù non ci chiede di essere perfetti, sa che come Pietro non posiamo esserlo e che come Pietro siamo pieni di contraddizioni.
Ci pone però ogni giorno una domanda, se l'amiamo, cioè se vogliamo seguirlo e fidarci di lui.
E ci chiede ogni giorno di gettar le nostre reti, anche se lo abbiamo già fatto, anche se siamo tornati a mani vuote.
Pietro è arrivato fin qui, a incontrare il risorto, nonostante e attraverso tutte le sue contraddizioni.
A lui – e a noi – Gesù chiede di amarlo, di fidarsi e di gettare le reti laddove lui vuole, e ricominciare così sempre di nuovo.




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