Biella,
22 settembre 2019
Genesi
28,10-22
Giacobbe partì da Beer-Sceba e andò verso Caran. Giunse ad un certo luogo e vi passò la notte, perché il sole era
già tramontato. Prese una delle pietre del luogo, se la mise per
capezzale e lì si coricò.
Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima
toccava il cielo; e gli angeli di Dio salivano e scendevano per la
scala.
Il SIGNORE stava al di sopra di essa e gli disse: «Io sono il
SIGNORE, il Dio d'Abraamo tuo padre e il Dio d’Isacco. La terra
sulla quale tu stai coricato, io la darò a te e alla tua
discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e tu ti
estenderai a occidente e a oriente, a settentrione e a meridione, e
tutte le famiglie della terra saranno benedette in te e nella tua
discendenza.
Io sono con te, e ti proteggerò dovunque tu andrai e ti ricondurrò
in questo paese, perché io non ti abbandonerò prima di aver fatto
quello che ti ho detto».Quando Giacobbe si svegliò dal sonno, disse: «Certo, il SIGNORE è
in questo luogo e io non lo sapevo!»
Ebbe paura e disse: «Com'è tremendo questo luogo! Questa non è
altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo!» Giacobbe si alzò la mattina di buon’ora,
prese la pietra che aveva messa come capezzale, la pose come pietra
commemorativa e vi versò sopra dell'olio.
E chiamò quel luogo Betel; ;
mentre
prima di allora il nome della città era Luz.
Giacobbe
fece un voto, dicendo: «Se Dio è con me, se mi protegge durante
questo viaggio che sto facendo, se mi dà pane da mangiare e vesti da
coprirmi,
e
se ritorno sano e salvo alla casa di mio padre, il SIGNORE sarà il
mio Dio e
questa pietra, che ho eretta come monumento, sarà la casa di Dio; di
tutto quello che tu mi darai, io certamente ti darò la decima».
Giacobbe
ha appena lasciato la casa di famiglia e sta andando verso la casa
dello zio Labano, fratello di sua madre. La madre gli aveva detto di
andare dallo zio per chiedere di sposare una delle sua figlie, perché
non voleva che sposasse una donna cananea.
In
realtà Rebecca sapeva che il fratello di Giacobbe, Esaù, voleva
vendicarsi del fatto che Giacobbe gli aveva rubato con l’inganno la
benedizione paterna, facendosi passare per suo fratello approfittando
del fatto che suo padre Isacco era quasi cieco.
Giacobbe
è dunque un uomo in fuga, dal futuro incerto, che non sa che cosa lo
aspetti. Nella casa di famiglia è in pericolo, nel paese dello zio
non sa ancora che cosa troverà. Ma oltre a essere un uomo in fuga è
un disonesto, un truffaldino: ha ingannato il padre per sottrargli la
primogenitura e così facendo ha dimostrato di non avere, non dico
affetto, ma nemmeno rispetto per suo fratello.
Oltre
a tutto ciò, non sembra che a Giacobbe di Dio importi poi granché.
E perché dovrebbe quindi Dio occuparsi di lui? Di questo uomo pronto
a ingannare chiunque per di ottenere quello che vuole!
Eppure
Dio si intromette nella vita e nel viaggio di Giacobbe. E va a
visitare Giacobbe, che si crede forte e intelligente, nel momento in
cui è più debole e più indifeso: il sonno. Giacobbe deve dormire
all’addiaccio, il buio lo ha colto prima che potesse arrivare in un
posto sicuro. Usa una pietra come guanciale e dorme.
Dio
lo visita attraverso un sogno. Prima di tutto gli fa vedere qualcosa:
una scala che collega terra e cielo e degli angeli che la percorrono.
Cielo e terra, attraverso la scala, si toccano, sono in contatto, gli
angeli, i messaggeri di Dio, vanno su e giù portano la Parola di Dio
sulla terra, mettono cielo e terra in comunicazione.
La
terra non è senza il cielo e il cielo non è senza la terra.
L’umanità non è senza Dio e Dio non è senza umanità. Il cielo –
cioè Dio – non è un’entità irraggiungibile e la terra non è
abbandonata da Dio a se stessa.
Ciò
significa che anche Giacobbe non è senza Dio e Dio non è, non vuole
essere, senza Giacobbe. Giacobbe non può più fare quello che vuole,
come se esistesse solo lui e Dio non ci fosse, come se quello che
accade sulla terra non riguardasse il cielo
E
allora, come dice un commentatore, il nucleo di questo racconto sta
già nel fatto che Dio si riveli a Giacobbe! Forse noi che conosciamo
la continuazione della storia questo può sembrare scontato, ma in
realtà non era affatto ovvio.
Giacobbe,
diciamocelo, è un poco di buono, un approfittatore e un ingannatore,
che per salvarsi la pelle è stato convinto a scappare e a cercare
rifugio da uno zio lontano. È questo Giacobbe qui che Dio va a
cercare e a dirgli che lui ha qualcosa da dire sulla sua vita, anzi:
che vuole lui, Dio, dire una parola decisiva sulla sua vita.
La
parola decisiva sulla vita di Giacobbe che Dio vuole dire è una
promessa. Con tutto quello che Giacobbe aveva combinato ci si sarebbe
potuto aspettare un rimprovero, un castigo… e invece no, Dio si fa
incontro a Giacobbe con una promessa.
La
promessa è quella classica, quella già rivolta al nonno Abramo e al
padre Isacco: è una triplice promessa: la terra, la discendenza e
l’essere benedizione per tutte le
famiglie della terra. Giacobbe
ora un fuggiasco ma Dio gli promette che lo ricondurrà nella terra
dove aveva già mandato il nonno Abramo.
Ma
a questa promessa si aggiunge una promessa personale: «Io
sono con te, e ti proteggerò dovunque tu andrai e ti ricondurrò in
questo paese, perché io non ti abbandonerò prima di aver fatto
quello che ti ho detto».
Dio
promette a Giacobbe la sua presenza e la sua protezione. “Io sono
con te” è la promessa che lega Dio a coloro che sceglie e che in
generale lega Dio al suo popolo.
Lo
prometterà al profeta Geremia: “Non ti vinceranno perché io
sono con te per librarti...” (1,19), lo dirà al popolo in
esilio in babilonia attraverso il profeta Isaia: “quando dovrai
attraversare le acque io sarò con te...” (43,2) e lo ha
detto Gesù risorto ai suoi discepoli – e quindi anche a noi –
dando loro la missione di andare a tutti i popoli: “io sono con
voi tutti i giorni fino alla fine dell’età presente” (Matteo
28,20).
Questa
frase, messa in bocca al credente, diventa invece una confessione di
fede, come nel famosissimo verso del salmo 23: “Quand’anche
camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun
male, perché tu sei con me”.
In
fondo era questo il significato della scala che Giacobbe ha sognato:
il cielo non è chiuso e Dio non è lontano perché viene in terra,
viene a essere con noi, anzi a camminare con noi:
Dio
sarà con Giacobbe, ma con un Giacobbe in cammino, in una sorta di
esilio, benché un esilio dorato, perché sarà dallo zio dove
troverà lavoro e moglie e si farà una famiglia, quella discendenza
che Dio gli aveva promesso.
Dio
è con Giacobbe. Questo cambia tutto. Giacobbe deve riprendere il
cammino, ma non lo riprende da solo, Dio è con lui e la promessa di
Dio è con lui. Noi sappiamo che davvero Giacobbe tornerà, tornerà
con una grande famiglia e si riconcilierà con il fratello Esaù. La
promessa di Dio si realizzerà.
Ma
Giacobbe cambia già ora, si rende conto che Dio lo ha visitato e fa
due cose: prima fa un piccolo rituale, prendendo la pietra su cui
aveva dormito e facendola diventare una pietra commemorativa, un
monumento, versandoci sopra dell’olio. Mentre fa questo dà un nome
al luogo: Betel, che significa casa di Dio.
Quel
luogo da ora in poi sarà legato all'evento che Giacobbe vi ha
vissuto. Lì Giacobbe ha incontrato Dio e quella per lui rimane la
casa di Dio. Forse a noi può lasciare perplessi legare la presenza
di Dio a un luogo, ma in fondo questo gesto di Giacobbe è anche una
confessione d fede: qui, dice Giacobbe ho incontrato Dio e questo
incontro ha cambiato la mia vita.
E
la pietra che ha eretto a mo’ di monumento lo ricorderà per
sempre. Del resto anche la storia valdese è piena di luoghi che dei
monumenti hanno fatto diventare luoghi della memoria, legati a
momenti importanti per la fede della nostra chiesa.
E
poi fa un voto, una promessa. Qui Giacobbe rimane Giacobbe e la sua
promessa è costellata di “se”: Se Dio è con me, se mi
protegge durante il
viaggio …, se mi dà pane da mangiare e vesti da coprirmi, se
ritorno sano e salvo alla casa di mio padre… Se Dio farà tutto
questo allora “il Signore sarà il mio Dio” e Giacobbe gli darà
la decima.
Giacobbe
insomma è molto pragmatico e vuole verificare che Dio mantenga la
promessa. Ma pure, accoglie la sfida e comprende che la promessa che
ha ricevuto da Dio implica anche un suo impegno e una sua promessa.
Giacobbe non è più solo, ma se la strada si fa in due, anche lui
deve prendersi i suoi impegni.
Che
cosa dice a noi questa antica storia, un po’ ironica, ma molto
affascinante?
Ci
dice – come tutta la Bibbia - che Dio non va a cercare i migliori,
anzi a volte sembra quasi cercare i peggiori! Dio non va a cercare i
migliori, ma ce la mette tutta per rendere migliori quelli che
sceglie.
Dio
si era legato ad Abramo e alla sua discendenza. Tra Giacobbe e Esaù
ha scelto Giacobbe e con Giacobbe fa i conti, con Giacobbe e con
tutti i suoi difetti e le sue colpe.
Dio
non lo abbandona a se stesso, questo ingannatore patentato, che non
ha rispetto per la primogenitura del fratello, e nemmeno per la
benedizione paterna che estorce con l'inganno! Dio lo va a cercare e
fa i conti con lui.
Non
i migliori, non i perfetti, che non esistono: Dio a va a cercare
Giacobbe, va a cercare il Giacobbe che è in noi con tutti i suoi
difetti e cerca di trasformarlo.
E
come cerca di trasformarlo? Dio non lo va cercare con un randello da
dargli sulla testa, ma prima con il sogno della scala e poi con la
promessa. È la promessa che può trasformare Giacobbe e renderlo un
po’ più simile a come Dio lo vuole.
Anche
noi Dio viene a cercare per rinnovarci la sua promessa. Lo ha fatto
in Gesù e lo fa ogni volta che l’evangelo viene annunciato e la
promessa di Dio viene ripetuta: io sono con te.
Oggi
la ripete anche a noi: Io sono con te, e ti proteggerò dovunque
tu andrai. Dio non ci molla,
come non ha mollato Giacobbe. Non
ci molla quando siamo soli e non ci molla nemmeno quando siamo
colpevoli.
Giacobbe
era un uomo solo, colpevole, fuggiasco. Alla fine della sua vicenda
sarà un uomo con una grande famiglia, riconciliato con il fratello
che aveva ingannato, e ritornerà nella sua terra.
Dio
non ci molla. Ovunque andremo, ci inseguirà con la sua promessa alla
quale ci richiederà di rispondere con fiducia.
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