domenica 7 novembre 2021

Predicazione di domenica 7 novembre 2021 sul Salmo 85 a cura di Marco Gisola

1 Al direttore del coro.Salmo dei figli di Core.
O SIGNORE, tu sei stato propizio alla tua terra, hai ricondotto Giacobbe dalla deportazione.

2 Hai perdonato l’iniquità del tuo popolo, hai cancellato tutti i suoi peccati.
3 Hai placato il tuo sdegno, hai desistito dalla tua ira ardente.

4 Ristoraci, o Dio della nostra salvezza, fa’ cessare la tua indignazione contro di noi.
5 Sarai adirato con noi per sempre? Prolungherai la tua ira d’età in età?

6 Non tornerai forse a darci la vita, perché il tuo popolo possa gioire in te?
7 Mostraci la tua bontà, SIGNORE, e concedici la tua salvezza.

8 Io ascolterò quel che dirà Dio, il SIGNORE: egli parlerà di pace al suo popolo e ai suoi fedeli, purché non ritornino ad agire da stolti!

9 Certo, la sua salvezza è vicina a quelli che lo temono, perché la gloria abiti nel nostro paese.

10 La bontà e la verità si sono incontrate, la giustizia e la pace si sono baciate.
11 La verità germoglia dalla terra e la giustizia guarda dal cielo.

12 Anche il SIGNORE elargirà ogni bene e la nostra terra produrrà il suo frutto.

13 La giustizia camminerà davanti a lui, e seguirà la via dei suoi passi.


I salmi, più di altri testi biblici, sono veramente un intreccio tra Parola di Dio e parola umana, perché da un lato sono preghiera, quindi parola umana, a volte preghiera del singolo, individuale, a volte del popolo e quindi collettiva. Ma al tempo stesso sono Parola di Dio, preghiera diventata Parola di Dio, e che quindi non esprime soltanto il punto di vista umano, ma anche quello di Dio. E in questo bellissimo salmo questo si vede molto bene. Ma molti salmi sono anche dei percorsi, dei cammini di preghiera e di fede composti da diverse tappe, come in questo salmo 85. proviamo allora a percorrere questo cammino, a fare anche noi il percorso che fa il salmo.

1. Il salmo inizia con quella che potremmo chiamare una confessione di fede per ciò che Dio ha fatto nel passato: O SIGNORE, tu sei stato propizio alla tua terra, hai ricondotto Giacobbe dalla deportazione. Hai perdonato l’iniquità del tuo popolo, hai cancellato tutti i suoi peccati. Hai placato il tuo sdegno, hai desistito dalla tua ira ardente.

Dio ha fatto, ha fatto tutte queste cose, che il salmista conosce bene. Il salmista, colui cioè che prega, prega perché conosce Dio, sa quello che Dio ha fatto per lui e per il popolo. In particolare qui il salmista si riferisce al ritorno di Israele dall’esilio in babilonia: hai ricondotto Giacobbe dalla deportazione. Il salmista prega il Dio che ha liberato il popolo, magari non lui personalmente, ma la generazione precedente, non sappiamo. Il salmista prega perché Dio ha agito. La preghiera nasce da questa conoscenza di Dio e delle sue opere, perché Dio si è rivelato nelle sue opere, come la liberazione di Israele dalla schiavitù d’Egitto e dall’esilio in Babilonia.

Questo vale anche per la nostra preghiera. Anche noi preghiamo perché conosciamo ciò che Dio ha fatto per noi nel suo figlio Gesù. La preghiera nasce dalla fiducia e la fiducia nasce dalla conoscenza delle opere che Dio ha compiute. Ho detto: opere che Dio ha compiute”, cioè nel passato. Avrete notato che tutti i verbi di questa prima parte del salmo sono al passato: hai ricondotto, hai perdonato ecc. Il percorso che questo salmo descrive in tre tappe, è caratterizzato da tre tempi diversi: il passato, il presente e il futuro. E infatti i verbi della prima parte sono al passato, quelli della parte centrale al presente e quelli dell’ultima parte al futuro.

Ciò che Dio ha fatto nel passato porta alla confessione della fede e dunque alla gratitudine. La preghiera nasce dalla gratitudine per ciò che Dio ha fatto e dalla fiducia che Dio che ha operato nel passato, opera anche nel presente e nel futuro.

2. La seconda parte del salmo, cioè la seconda tappa del percorso è proprio il presente. E nel presente le cose non vanno molto bene. Dio ha perdonato, Dio ha ricondotto il popolo dall’esilio nella sua terra, ma ora le cose non vanno bene e c’è di nuovo bisogno di perdono, e infatti la preghiera è: Ristoraci, o Dio della nostra salvezza, fa’ cessare la tua indignazione contro di noi. Il popolo ha di nuovo bisogno del perdono di Dio. Il salmista prega perché il Dio che ha perdonato nel passato perdoni nuovamente nel presente. Prega perché sa che Dio può perdonare di nuovo nel presente.

E quindi, dopo la confessione di fede in Dio per ciò che ha fatto, viene ora la richiesta vera e propria, formulata con verbi al presente e all’imperativo: ristoraci! Fa’ cessare la tua indignazione… Ma in mezzo alla preghiera di richiesta, incontriamo delle domande: “Sarai adirato con noi per sempre? […] Non tornerai forse a darci la vita?”. Ecco un esempio della parola umana intrecciata alla Parola di Dio: la domanda è uno dei modi umani, molto umani, di rivolgersi a Dio.

La preghiera nasce dalla confessione di fede, è per fede che si può chiedere, ma poiché la fede è una relazione, a Dio non facciamo soltanto richieste, ma anche domande, tante domande. Questo salmo ci insegna quindi che nella nostra preghiera trovano posto anche le domande.

Il presente è dunque fatto di richiesta di perdono e di domande, domande che sono in fondo un altro modo di esprimere la preghiera di richiesta: la domanda “Non tornerai forse a darci la vita?”, vuol dire in fondo: torna a darci la vita! Nella prima tappa si confessa la fede e quella fede fa sì che nella seconda tappa del percorso si possa chiedere e domandare.

3. Poi nel salmo avviene una svolta. Nella parte finale del salmo – dunque nell’ultima tappa del percorso - i verbi sono al futuro, e il verbo al futuro indica la promessa di Dio. Ma prima dello sguardo verso il futuro, cioè verso le promesse di Dio, c’è una frase che dà la vera e propria svolta alla preghiera del salmista: “io ascolterò quel che dirà Dio, il SIGNORE”. Altri traducono “voglio ascoltare ciò che dice il Signore”.

Che cos’è che fa passare dal presente al futuro? Che fa passare dalla richiesta, dalla supplica, nuovamente alla fede nelle promesse di Dio? È l’ascolto di ciò che Dio ha da dirci, l’ascolto della Parola di Dio. Il salmista ascolta Dio e che cosa dice Dio? “egli parlerà di pace al suo popolo e ai suoi fedeli. Dio parla di pace. Dio parla di pace al suo popolo, la pace di Dio, che prevede che Israele mantenga il patto che si è preso con lui.

Dio vuole la pace con e per il suo popolo, ma il popolo deve ovviamente fare la sua parte. Per questo il salmista chiede perdono, perché il popolo non ha fatto la sua parte e si è allontanato da Dio. E infatti quando il salmista si mette in ascolto di Dio, Dio parla di pace, ma poi aggiunge: “purché non ritornino ad agire da stolti!”. Se il popolo torna ad agire da stolto, se cioè cerca la pace dove non la si può trovare, nelle alleanze militari con i paesi vicini più forti, nell’idolatria…. Allora rischia di perdere la pace, come sembra sia successo, visto che il salmista deve chiedere a Dio di intervenire.

In questa parte del salmo è Dio che parla; si suppone che il salmo fosse letto nella liturgia del culto e che un’altra voce, diversa da chi ha pronunciato la prima parte del salmo, riferisca queste parole di Dio. Un po’ come quando nel nostro culto leggiamo l’annuncio del perdono, che viene pronunciato da chi presiede il culto ma vuole comunicare e annunciare la Parola di Dio. Quindi qui non si tratta di saggi consigli di un fratello o di una sorella ma di Parola di Dio. Il popolo è posto davanti all’alternativa tra l’ascoltare la Parola di Dio e l’agire da stolti, cioè l’ascoltare qualcun altro.

Chi sceglie di ascoltare ciò che Dio ha da dire, può andare avanti nell’ascolto del salmo.

4. E la prima cosa che ascolta è “Certo, la sua salvezza è vicina a quelli che lo temono”. Se il salmista supplica Dio è perché lo sentiva lontano e chiede perdono perché sa che è il popolo che si è allontanato da Dio. La risposta è che la salvezza di Dio invece è vicina per quelli che lo temono, cioè che si affidano a lui.

La frase è preceduta dall’espressione “Certo”. È certo, è una certezza, quello che questo salmo sta dicendo al popolo – e a noi – da parte di Dio: la salvezza è vicina per chi lo teme, ovvero si affida a lui. È una certezza fondata sulle promesse di Dio.

E poi incontriamo quel bellissimo verso che dice “La bontà e la verità si sono incontrate, la giustizia e la pace si sono baciate”. Sono le parole che in tutto l’AT esprimono la fedeltà di Dio e le sue promesse: bontà, verità, giustizia e pace, le parole d’oro che ci descrivono Dio, quello che Dio è e fa. E anche se ovviamente il salmo non parla di Gesù, per noi cristiani è difficile non vedere come questo incontro tra bontà e verità e questo bacio tra giustizia e pace sono avvenuti per noi in Cristo, che ci ha rivelato la bontà e la verità di Dio e ci ha portato la giustizia e la pace di Dio.

Il salmo rappresenta quindi un’ottima scuola di preghiera, che per noi sarà rivolta a Dio in Cristo; è nel suo nome, infatti, che noi ci rivolgiamo a Dio in preghiera. Questa scuola di preghiera, questo salmo, ci dice che la preghiera nasce dalla fede in Dio e dalla riconoscenza per ciò che Dio ha fatto per noi – e per noi lo ha fatto nel suo figlio Gesù.

La preghiera non può poi non mettere nelle mani di Dio il nostro allontanamento da lui e chiedergli perdono, perché Dio ha perdonato e vuole e può perdonare. E infine nella preghiera ci si mette in ascolto della Parola di Dio, ascolta la voce di Dio che rinnova le sue promesse.

Così anche noi cristiani impariamo a pregare dal salmo dell’antico Israele e siamo grati a Dio per averci donato questa scuola di preghiera, attraverso la voce del salmista che ha pregato con fiducia il Signore ed ha creduto nelle sue promesse.

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