sabato 18 luglio 2009

UNA VALUTAZIONE CATTOLICA-ROMANA DI CALVINO: UN COMMENTO PROTESTANTE


Calvino in prima pagina
di Giorgio Tourn

Il Cinquecentenario della nascita di Giovanni Calvino provoca qualche lieve sommovimento nella pubblicistica italiana. Non mancano articoli - per esempio, quello pubblicato recentemente da Roberto Spataro sulla rivista dei salesiani "Cristianità" - che si ricollegano alla più bieca e superata tradizione storiografica del Calvino tenebroso disumano e tirannico inventore della teocrazia ginevrina, omicida e illiberale.
In controtendenza appare ora un articolo sorprendente a firma dello storico francese Alain Besançon. Sorprendente per l’organo di stampa: L’Osservatore Romano, voce autorevole del cattolicesimo ufficiale di curia che lo ha pubblicato in prima pagina venerdì 3 luglio; e sorprendente per il tenore, in chiave nettamente positiva. Il riformatore di Ginevra è un credente che si colloca nella più classica tradizione cristiana, profondo conoscitore delle Scritture, estimatore dei Padri della Chiesa; concentra la sua riflessione sulla figura di Cristo; ha una visione profonda della realtà sacramentale, a differenza di Lutero (e in questo sta la sua superiorità e maggior interesse per noi oggi); ha impostato il problema del rapporto Chiesa-società politica in termini di autonomia.
L’autore dello scritto è un autorevole esponente della cultura cattolica francese. Siamo nella tradizione dei Maritain, Mounier, de Lubac, Congar, quel cattolicesimo che ha ispirato il Vaticano II; o, per restare nel campo degli studi calviniani, di Alexandre Ganoczy, uno dei massimi studiosi di Calvino in campo internazionale, autore del classico Calvin théologien de l‘Eglise et du ministère.

Alcune considerazioni si possono però fare al riguardo. Non essendo L'Osservatore Romano una rivista storica ma un organo di stampa, molto definito ideologicamente, non è senza interesse porre la domanda: che senso ha questo testo? Si tratta di un'apertura ecumenica, di ricerca di un dialogo? Nel contesto dell’attuale pontificato sembra difficile poterlo dire. L'Osservatore Romano non diventa calvinista, non prende le difese di Calvino, neppure lo riabilita; si limita a leggere la storia e riflettere sui fatti.
Più che proporre una lettura positiva del riformatore da contrapporre a quella negativa tradizionale, che circola ancora largamente fra noi, offre una lettura obiettiva sulla realtà storica. Si abbandona così la polemica gratuita e la diffamazione; si rinuncia a deformare i fatti per galvanizzare la fede del popolo cattolico. Si rinuncia al ragionamento: se quello, l’altro da me, è l’eretico, il mostro, allora io sono nella verità e la mia identità è garantita (non da quello che io sono ma da quello che non sono!). Un fenomeno che oggi ben conosciamo, non più in campo confessionale ma sociologico.

Che si tratti di una impostazione nuova e significativa è evidente; va letta però nella problematica interna al cattolicesimo stesso. Il prestare attenzione ad un teologo cristiano, sia pure dissidente (per abbandonare il termine "eretico") rispetto alla ortodossia del cattolicesimo, è fondamentale per il cattolicesimo moderno. Se il problema della cristianità odierna è il confronto dialogico con la modernità laica, razionale, critica, forse si può imparare da questo umanista laico che si è misurato con il mondo moderno in termini più coraggiosi, arrischiati, di quanto abbia fatto il Concilio tridentino. E si può imparare da lui forse più che dal frate agostiniano Lutero.


Fonte: NEV - Notizie Evangeliche
dell'8 luglio 2009

si veda anche: www.chiesavaldese.org


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