domenica 2 giugno 2019

Predicazione di giovedì 30 maggio 2019 - Ascensione di Gesù su 1 Re 8,22-30 a cura di Marco Gisola

22 Poi Salomone si pose davanti all'altare del SIGNORE, in presenza di tutta l'assemblea d'Israele, stese le mani verso il cielo, 23 e disse: «O SIGNORE, Dio d'Israele! Non c'è nessun dio che sia simile a te, né lassù in cielo, né quaggiù in terra! Tu mantieni il patto e la misericordia verso i tuoi servi che camminano in tua presenza con tutto il cuore. 24 Tu hai mantenuto la promessa che facesti al tuo servo Davide, mio padre; e ciò che dichiarasti con la tua bocca, la tua mano oggi adempie. 25 Ora, SIGNORE, Dio d'Israele, mantieni al tuo servo Davide, mio padre, la promessa che gli facesti, dicendo: Non ti mancherà mai qualcuno che sieda davanti a me sul trono d'Israele, purché i tuoi figli veglino sulla loro condotta e camminino in mia presenza, come tu hai camminato. 26 Ora, o Dio d'Israele, si avveri la parola che dicesti al tuo servo Davide, mio padre! 27 Ma è proprio vero che Dio abiterà sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non ti possono contenere; quanto meno questa casa che io ho costruita! 28 Tuttavia, o SIGNORE, Dio mio, abbi riguardo alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, ascolta il grido e la preghiera che oggi il tuo servo ti rivolge. 29 Siano i tuoi occhi aperti notte e giorno su questa casa, sul luogo di cui dicesti: Qui sarà il mio nome! Ascolta la preghiera che il tuo servo farà rivolto a questo luogo! 30 Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele quando pregheranno rivolti a questo luogo; ascoltali dal luogo della tua dimora nei cieli; ascolta e perdona!


Oggi ricordiamo l’ascensione di Gesù, ovvero la salita di Gesù al Padre. Gesù risorto se ne va, torna al Padre, i discepoli, dopo la grande gioia di averlo rivisto risorto dopo la sua morte, ora devono definitivamente salutarlo e imparare a cavarsela da soli. In realtà non proprio da soli, perché Dio a Pentecoste manderà il suo Spirito.
Oggi il lezionario ci propone un brano dell’AT, che quindi leggiamo in parallelo al racconto dell’ascensione. Si tratta di una parte della preghiera che il re Salomone rivolge a Dio dopo aver costruito il tempio di Gerusalemme.
Dio aveva chiesto che gli fosse costruita una casa. La voleva fare Davide, il padre di Salomone, ma Dio gli aveva detto che l’avrebbe costruita suo figlio. Ed ecco dunque che Salomone costruisce il tempio e in questo brano c’è una sorta di dedicazione del tempio a Dio.
Possiamo trovare un punto comune nei due racconti in una domanda: il racconto dell’ascensione vuole rispondere alla domanda: “dove è Gesù?” e il racconto che abbiamo letto nel primo libro dei Re vuole rispondere alla domanda: “dov’è Dio?”.
Partiamo dal racconto del libro dei Re: i cieli e i cieli dei cieli non ti possono contenere, dice Salomone nella sua preghiera.
Salomone sa bene che Dio non è nel Tempio, da buon ebreo sa bene che Dio è il creatore che sta al di fuori della sua creazione, che è più grande e più alto di ogni creatura.
I cieli, come sapete, è il luogo per definizione irraggiungibile, lontano dalla vita degli esseri umani e di tutte le creature, ma se tutto l’AT ci dice che Dio è nei cieli, qui Salomone dice che Dio è oltre, è più grande persino dei cieli.
Dio è oltre, ma ha deciso di far abitare la sua gloria nel Tempio. Pochi versi prima, all’inizio di questo capitolo, quando i sacerdoti portano l’arca dell'alleanza dentro il tempio, nel luogo detto santissimo (o santo dei santi), viene raccontato che «la nuvola riempì la casa del Signore» (la nuvola come quella che aveva accompagnato Israele nel deserto) e poi viene detto che «la gloria del Signore riempiva la casa del Signore» (v. 10-11).
E quindi, sono quindi vere entrambe le cose: è vero che Dio è immensamente più grande del tempio e più grande di tutti i cieli, che non lo possono contenere; ed è anche vero che Dio ha scelto il tempio per farvi abitare la sua gloria, un luogo quaggiù sulla terra, dove il suo popolo possa recarsi per adorare e per pregare.
Ma Dio non diventa prigioniero di quel luogo, non è sempre lì, e non per forza. Detto in altre parole: Dio non è lì fermo in un luogo, a disposizione del popolo. Dio non diventa un oggetto chiuso in un luogo dove il popolo sa che può trovarlo, sempre e comunque. Potremmo anche dire: Dio non si lascia usare da Israele, non diventa il servo di Israele, ma rimane il Signore di Israele.
Il tempio, potremmo dire, è il luogo in cui Dio e Israele si incontrano, perché Dio viene verso Israele, Dio viene dal suo popolo e fa abitare la sua presenza - o la sua gloria – nel tempio.
E quando la presenza di Dio – a volte chiamata “nome”, a volte chiamata “gloria” - scende nel tempio? Quando l’arca dell’alleanza è stata messa nel tempio.
E che cosa c’è nell’arca dell’alleanza? Ci sono le tavole della legge di Mosè, ci sono le tavole del patto. Il culto che si farà nel tempio di Gerusalemme sarà un culto celebrato davanti alle tavole dell’alleanza.
Dunque non è tanto il tempio in sé ad essere sacro, luogo sacro, ma è il patto ad essere sacro. Tra l’altro, oggi possiamo dire che è proprio così perché l'ebraismo vive da 19 secoli e mezzo la sua fede senza più avere alcun Tempio; ma il patto rimane valido ed è il patto che tiene gli ebrei legati a Dio e tra di loro.
Il Tempio è uno strumento di cui Dio e il popolo si servono per “incontrarsi”. Lì il popolo si recherà per invocare Dio, il quale ascolterà le sue preghiere “dalla sua dimora nei cieli” (8,30). Dio non è quindi chiuso nel Tempio, ma rimane libero nei cieli. Il Tempio è il luogo dove Dio dà appuntamento al popolo.
Dunque: dov’è Dio? Dio è nei cieli, Dio è libero, non si lascia catturare, Dio è dove vuole essere, e nella sua libertà cerca noi, ci viene incontro, ci dà appuntamento. Al suo popolo ha dato appuntamento nel tempio, ma prima ancora gli ha dato appuntamento nel patto, nelle tavole della Torah.
E veniamo dunque alla seconda domanda: dov’è Gesù? Che cosa ci dice il racconto dell’Ascensione? Ci dice che Gesù sale, torna da dove è venuto, torna a Dio. Potremmo dire che l’ascensione è il compimento della incarnazione: Gesù è venuto da Dio, è nato, ha vissuto guarito e insegnato, è morto ed è risorto, ma la sua opera è completa, è compiuta solo quando torna al Padre.
Il Credo dice che Gesù ora siede alla destra del padre, il che significa che Gesù regna insieme al padre, che il regno di Dio è iniziato con la sua venuta ma non è finito con la sua partenza. Il regno non è compiuto ma è iniziato.
E Gesù regna, dal cielo, dalla destra del Padre, attraverso la sua parola e attraverso lo Spirito, che verrà dato ai discepoli dieci giorni dopo, a Pentecoste.
È un regno apparentemente debole, ma forte per chi confida in lui, perché è il regno della fiducia e della speranza, è il regno della misericordia e dell’amore. È un regno debole, perché si serve dei discepoli per essere annunciato e vissuto. Quei discepoli che se ne stanno lì con il naso per aria a guardare il cielo, stupiti e sconcertati.
Perché i discepoli avrebbero senz’altro preferito che Gesù rimanesse con loro e che risolvesse tutti i loro problemi. Invece no. Gesù se ne va e dice loro: io ho compiuto il mio compito, ora tocca a voi. E il vostro compito è quello di annunciare e vivere quel regno. Perché non è ancora il momento del regno nei cieli, ma è il momenti che il regno dei cieli venga predicato sulla terra.
Non occupatevi troppo del cielo, occupatevi piuttosto della terra, e di tutta la terra fino alle sue estremità. Dunque, finita la missione di Gesù, inizia la missione dei discepoli. La conseguenza pratica dell’ascensione di Gesù è quindi l’inizio dell’annuncio del regno da parte dei discepoli.
Un regno debole, se guardiamo ai discepoli che sono chiamati a annunziarlo e a viverlo, ma forte per chi confida nel fatto che Gesù regna dall’alto dei cieli, attraverso la sua Parola e il suo Spirito.

La preghiera di Salomone termina con la richiesta a Dio di tenere gli occhi aperti sul suo tempio e di ascoltare le preghiere che il popolo gli rivolgerà, rivolti verso quel luogo. Possiamo chiedere anche noi la stessa cosa al Signore:
Tieni gli occhi aperti sul tuo povero mondo e sulla tua povera chiesa, che ti incontra nella tua parola e nel tuo Spirito. E ascolta le preghiere che i tuoi discepoli e le tue discepole ti rivolgono nel nome di quel Gesù che è tornato a te e che regna, nella sua parola e nel suo Spirito.
Ascoltali dal luogo della tua dimora nei cieli, dove accanto a te c’è il tuo figlio, che è il nostro Signore e salvatore; ascolta e perdona!

Nessun commento: