domenica 20 dicembre 2020

Predicazione di domenica 20 dicembre 2020 su Luca 1,26-28 a cura di Silvia Facchinetti

Luca 1,26-38

26 Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città di Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine fidanzata a un uomo chiamato Giuseppe, della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria. 28 L'angelo, entrato da lei, disse: «Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è con te». 29 Ella fu turbata a queste parole, e si domandava che cosa volesse dire un tale saluto. 30 L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. 32 Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre. 33 Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine». 34 Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?» 35 L'angelo le rispose: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio. 36 Ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia; e questo è il sesto mese, per lei, che era chiamata sterile; 37 poiché nessuna parola di Dio rimarrà inefficace». 38 Maria disse: «Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola». E l'angelo la lasciò.



Care sorelle e cari fratelli,

in quest’ultima domenica di avvento, il testo proposto per la predicazione è quello dell’annunciazione che, oltre a essere un testo cruciale del Nuovo Testamento, è anche un racconto molto poetico che ha ispirato nei secoli centinaia di artisti che l’hanno rappresentato in vari modi, ho scelto di mostrarvi molti dipinti suggestivi di varie epoche storiche accompagnati da una canzone e molti ancora ce ne sarebbero.

Credo che l’elemento comune che lega queste opere sia il tentativo di capire e rappresentare i sentimenti di Maria, che sono d’altronde anche presenti nel testo di Luca.

Ma c’è un’opera che non vi ho mostrato perché voglio farlo ora, che riprende in parte la visione di Maria che ha proposto De André nella Buona Novella basandosi sulle testimonianze dei vangeli apocrifi: un’opera letteraria, quella della scrittore portoghese José Saramago “Il vangelo secondo Gesù Cristo”.

Saramago immagina una Maria sedicenne, sposata a Giuseppe, la quale vive un’annunciazione particolare: riceve la visita di un angelo-mendicante che le svela che è rimasta incinta di Giuseppe e le lascerà una ciotola di terra luciccante segno della straordinarietà del bambino concepito.

La Maria di Saramago è molto realistica, conduce una vita tanto umile quanto dura, vive su di sè la subordinazione di potere e cultura che le impone la società patriarcale nella quale è nata, che la giudica inferiore, non la ritiene nè timorata né giusta perché le parole giusto e timorato nella lingua che parla semplicemente non hanno il femminile. Passa la giornata a svolgere i lavori di casa e poi va scalza al pozzo e a raccoglier legna, la notte adempie i suoi doveri coniugali in un modo quasi meccanico e distaccato, al mattino ringrazia Dio per averla creata così com’é, mentre il marito lo ringrazia per non averlo creato donna.

Possiamo immaginare che il racconto di Saramago non sia molto lontano dalla vicenda umana della Maria storica, della condizione di una donna ebrea nella società fortemente diseguale della Palestina di quel tempo.

La Maria di Saramago mi ha ricordato una serie tv che ho visto di recente, Unhorthodox, che mette in scena la vicenda di una donna appartenente alla comunità ebraica ortodossa di Brooklyn che vive una subordinazione simile e poi deciderà di lasciare il marito, la comunità, gli Stati Uniti e ricominciare gradualmente una vita libera in cui essere finalmente lei la protagonista delle proprie scelte.

Penso che queste storie lontane nei secoli ma non nelle emozioni e nelle esperienze vissute dalle donne, ci raccontino di un’oppressione di genere, che in modi differenti certo, ma anche oggi, in Occidente, nei nostri paesi, nelle nostre città, non è scomparsa del tutto.

Il tema della verginità stesso per secoli è stato uno strumento ideologico di controllo delle donne e del grande potere che scaturisce dal nostro ventre: quello di generare la vita.

In ambito cattolico nel culto mariano si è insistito molto su questo elemento: per definire Maria pura per eccellenza, è diventata La Vergine, che ha concepito senza essere contaminata dall’atto sessuale, concepita ella stessa in modo verginale secondo il dogma dell'immacolata concezione.

A me non dispiace immaginare la protagonista del nostro testo come la Maria di Saramago, e d’altronde la stessa analisi critica del testo ci dice che il termine vergine, con la quale viene presentata, parthénos, è la traduzione greca (nella versione della Bibbia in greco, la Settanta) di un termine che in ebraico significava semplicemente giovane donna.

Ma aldilà del dibattito sull’importanza della verginità di Maria, del tema del controllo della sessualità che tanta parte ha avuto nello sviluppo del cristianesimo, proviamo a concentrarci sui sentimenti di quella giovane donna, per nulla abituata a sentirsi considerata, degna di interesse, osserviamo la sua reazione alla notizia dell’angelo.

La vita di Maria, la sua dura quotidianità di donna, come tante altre, è stravolta infatti da un incontro.

L’angelo la visita e la saluta in modo particolare: nel testo italiano è tradotto “Ti saluto o favorita dalla grazia, il Signore è con te”, che sono proprio le parole che risuonano nella preghiera cattolica rivolta a Maria.

In realtà in greco il verbo è di forma passiva, a indicare che Maria è oggetto di grazia, la riceve da parte del Signore. Più in linea con il significato originario risulta la traduzione francese “Je te salue toi à qui une grace a été faite, le Seigneur est avec toi”.

A Maria viene donata la grazia da parte del Signore, il quale si propone come una presenza benevola che conosce e riconosce la giovane donna, le assegna un valore ed è al suo fianco.

Ella fu turbata”: inizialmente ciò che prova Maria è turbamento e l’espressione di Maria l’abbiamo vista in tanti dipinti: in alcuni sembra spaventata, si ristrae, si schernisce, è timorosa, vive questo stato emotivo di inquietudine a cui non sa dare ancora un segno preciso, positivo o negativo, si chiede appunto cosa stia succedendo.

La Parola di Dio che la raggiunge la sconvolge e le pone una domanda di senso. Cosa vuol dire questo saluto?

E’ come se il testo di Luca ci suggerisse Maria come esempio di credente, una credente che non rifiuta l’annuncio ma non è né incredula né ingenua, che non chiude la porta in faccia all’angelo ma che non crede acriticamente a ciò che le viene detto: lei s’interroga sul senso della chiamata che le è rivolta da Dio.

E’ turbata, non capisce, e proprio per questo chiede, entra in dialogo, richiede spiegazioni al messaggero del Signore anche solo con lo sguardo, con l'espressione del volto. Mi è piaciuta nei vari quadri anche la diversa rappresentazione dell’angelo: in alcuni aulico e ieratico, vestito di abiti sontuosi, arriva dall’alto, sovrasta Maria, in altri è al suo stesso livello, in altri ancora assume il corpo di donna, bello pensare a un messaggero al femminile, in un altro è solo una luce.

L’angelo rassicura Maria: “Non temere, dice perché il Signore ti ha già concesso la grazia e ti chiama ad accogliere la salvezza, anzi ti chiama a essere tu stessa protagonista del piano di salvezza, accogliendo il figlio di Dio nel tuo ventre, facendo nascere un grande re, colui che salverà tutta l’umanità.”

Ma ancora a Maria non basta questo per capire. Il turbamento si trasforma in stupore e, possiamo dire incredulità, rispetto a un messaggio così grande: perché proprio lei è stata scelta per dare alla luce un re così grande?

La fede di Maria è una fede adulta, che interroga e pone dubbi, che cerca di mettere in relazione il messaggio di Dio con la realtà che sta vivendo.

E noi donne e uomini di oggi non dovremmo forse fare altrettanto?

Cercare di superare l’incredulità e capire come il Signore, attraverso il testo biblico, parla alle nostre vite umane e provate con questo annuncio della nascita di un Dio che si fa bambino e uomo per darci la salvezza.

Oggi più che mai abbiamo bisogno, cari fratelli e sorelle, di riscoprire questo annuncio nella congiuntura pandemica mondiale che stiamo vivendo.

Oggi che quasi in ogni famiglia abbiamo vissuto esperienze dure e disperate di malattia, isolamento e mancato accompagnamento a persone care, abbiamo bisogno di sentire, di sapere che Dio è vicino a noi, che Dio sa cosa vuol dire vivere l’esperienza umana nel profondo di tutti i suoi sentimenti perché anche lui l’ha sperimentato in Cristo.

L’angelo allora continua a rassicurare Maria spiegandole che Dio interverrà e non la lascerà sola. Niente è impossibile a Dio che ha fatto avere un figlio anche a donne che erano sterili- Sara, come abbiamo sentito nel testo di Genesi, ed Elisabetta.

La parola di Dio è efficace e genera cose nuove, apre ciò che è chiuso come il ventre sfiorito di Elisabetta e riempirà di vita quello di Maria. La parola di Dio rassicura e propone una nuova strada da percorrere.

Alla fine Maria deve rispondere all’annuncio, scegliere se accettare o meno la chiamata.

E Maria, una donna come tante ma a cui il Signore ha dato la grazia, dopo aver ascoltato, chiesto, posto interrogativi, essere passata dal turbamento, allo stupore e al dubbio, accetta di mettere la sua vita a disposizione di Dio: “Ecco, la tua serva. Accetto di prendere parte al tuo progetto di salvezza per la mia vita e per tutti gli uomini e le donne del mondo. Sia fatta la tua volontà”

E allora proviamo fratelli e sorelle, come singoli e singole credenti, a essere come Maria in questo Natale che viene, proviamo ad ascoltare l’annuncio della nascita di Cristo, di colui che viene a portare la luce nelle tenebre e la salvezza nella paura e nella solitudine, e proviamo a metterci in dialogo con la Parola, con il testo biblico, con Dio nella preghiera, interrogandolo su come potrà avvenire questa salvezza nel concreto e nell’attualità delle nostre vite anche se ci sembra impossibile, su come anche noi possiamo partecipare a questo progetto di salvezza.

E come chiesa, proviamo a essere come l’angelo, capaci di portare il messaggio del Signore, di annunciare il Dio vivente che si fa carne, un messaggio di liberazione e salvezza, mettendoci in dialogo con chi ci sta di fronte, rassicurando il fratello malato, dando speranza alla sorella in ascolto.

In questo tempo di Avvento ci affidiamo a Te, Signore, rispondiamo come Maria: sia fatto secondo la tua parola.

Amen

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